La settimana di Appunti e Revolution
Le cose più interessanti dalla mia trasmissione-podcast per Radio3 e i pezzi da leggere o rileggere usciti su Appunti. Il dibattito su San Damiano
Christian Raimo ha aperto un dibattito sul docufilm San Damiano, di cui molto si parla, ne sono uscite riflesioni interessanti su cinema, degrado, povertà, responsabilità della politica, dell’arte, empatia e rimozione. Trovate tutti gli articoli qui.
Le puntate di Revolution
Le conseguenze italiane di Musk
I problemi di Ursula von der Leyen
Le navi fantasma russe
Imbavagliare Francesca Albanese
Il conflitto di interessi immortale
Da leggere su Appunti
Questo mio pezzo sul caso di Francesca Albanese, relatrice speciale dell’Onu per i territori palestinesi, ha generato molte reazioni, ve lo ripropongo qua
Francesca Albanese presa sul serio
Il segretario di Stato americano Marco Rubio e tanti altri dovrebbero spiegare, ad esempio, per quale ragione Google stia fornendo alle autorità israeliane tecnologie di targeting e sorveglianza utilizzate anche per l’uccisione di decine di migliaia di civili — uccisioni che sono oggetto di indagine sia da parte della Corte Internazionale di Giustizia sia della Corte Penale Internazionale
E vi consiglio anche questa lunga analisi di Dario Cristiani sul caso Piantedosi-Libia perché è la cosa migliore che potete trovare in giro, nessuno ne sa quanto Dario su questi temi.
Pacchi, doppipacchi e contropaccotti in Libia
L’ennesima buffonata di Haftar ha probabilmente motivazioni geopolitiche e annunciano l’ennesimo cambio di alleanze del generale. I turchi, che Haftar non hanno mai amato, vedono il loro obiettivo finale vicino – distruggere ogni velleità di isolamento nel Mediterraneo orientale – e se tale obiettivo si raggiunge grazie ad Haftar va bene lo stesso
E pure questo pezzo di Marzia Maccaferri sul primo - sofferto - anno di Keir Starmer come premier britannico lo considero un pezzo necessario e fondamentale, solo qua su Appunti
Quel che resta di Starmer un anno dopo
Starmer ha praticamente ipotecato la sua stessa sopravvivenza politica infilando una serie di banalissimi errori di comunicazione, ma anche di scelte politiche ottuse e palesemente controproducenti, puntando tutto sul piano internazionale, dalla crisi Ucraina allo sposare indiscriminatamente le posizioni di Israele, anche se va riconosciuto un recente, …
In effetti è stata una settimana di grandi pezzi qua su Appunti, anche questa analisi di Mattia Diletti sulla vittoria di Zohran Mamdani alle primarie Democratiche per il sindaco di New York la trovo fenomenale:
Il fenomeno Zohran Mamdani: analisi in sei punti
In vista delle elezioni di metà mandato del 2026 e delle presidenziali del 2028, i Democratici hanno bisogno di una rivolta di successo, come fu quella del Tea Party per i repubblicani nel 2010. Mamdani può essere una delle micce di questa rivolta
E poi Laura Turini, che sull’intelligenza artificiale e i tentativi di regolarla arriva sempre tempestiva con analisi di grande chiarezza e impatto:
Dobbiamo congelare l’AI Act?
Da operatore del diritto che si trova ad applicare l’AI Act, posso affermare che, con tutta la buona volontà, riuscire ad essere adeguati allo stato attuale non è solo difficile, ma è quasi impossibile perché nessuno sa con esattezza che cosa si debba fare
Questo pezzo di Maurizio Mascitti su egemonia culturale della destra, costruzione del consenso e ruolo cruciale della Zanzara di Cruciani-Parenzo per il centrodestra a guida Meloni è davvero imprescindibile.
Oltre Telemeloni
Nel 2022 Fratelli d’Italia aveva ricevuto voti trasversalmente da tutte le fasce di età. Il partito di Giorgia Meloni aveva dominato soprattutto nella fascia 45-64, ma c’era un solo gruppo in cui non era riuscito a primeggiare: quello dei giovani di età compresa tra i 18 e i 24 anni. La stessa fascia di età che negli ultimi anni sembra interessarsi di più ai contenuti della trasmissione La Zanzara di Cruciani e Parenzo
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Vi ripropongo la presentazione del podcast su Giancarlo Siani al quale ha lavorato Antonio Santaniello, uno dei validi componenti del team che produce con me Revolution per Radio3. Il podcast è ora disponibile anche su Spotify, oltre che su RaiPlay Sound e dunque non avete scuse per perdervelo.
Podcast - Il coraggio di scrivere
Immaginate di avere 26 anni, nel pieno della gioventù e delle forze, ricchi di entusiasmo, ideali e voglia di cambiare il mondo. Di essere in procinto di realizzare il sogno della vostra vita lavorativa. Infine, immaginate che tutto questo svanisca con il rumore secco di una pistola.
È la storia di Giancarlo Siani, un giovane giornalista napoletano ucciso dalla camorra a soli 26 anni. Un ragazzo che era un abusivo – così venivano chiamati i giornalisti che ancora non avevano un contratto stabile nelle redazioni – ma stava per essere assunto al Mattino dopo aver portato a termine delle sostituzioni estive.
Scriveva in particolare su Torre Annunziata e Castellammare di Stabia, due paesi alle porte di Napoli, indagando sui legami tra criminalità, politica e affari.
Aveva messo nero su bianco i traffici illeciti della camorra con l’appoggio della politica locale: fondi pubblici dirottati, appalti pilotati, cooperative di ex detenuti gestite in realtà dai clan.
Nonostante la sua giovane età Giancarlo era pungente, preciso, sensibile alle tematiche sociali, soprattutto a quelle legate al lavoro e ai giovani. Si interrogava sul futuro dei ragazzi di Torre Annunziata, spinti molte volte a fare i corrieri della droga. Siani sollevava delle domande importanti, ancora attuali e irrisolte tutt’oggi in molte parti del nostro Paese.
A decretarne la condanna, però, fu un altro motivo. Un articolo, un semplice articolo sul Mattino in cui paventava la possibilità che il clan Nuvoletta avesse venduto un loro alleato, Gionta, ai Carabinieri per fare pace con un clan rivale, i Bardellino.
Un’ipotesi inaccettabile per chi si professa “uomo d’onore” ed è strettamente legato alla mafia siciliana e a Totò Riina in persona.
Sarà lo “zio dalla Sicilia”, questo il nome con cui veniva chiamato dai camorristi, che darà il suo consenso all’omicidio di Giancarlo Siani. Solo con le maniere forti si poteva ripulire il nome del clan.
Il 23 settembre 1985 due sicari uccidono Siani sotto casa, con freddezza, senza pietà.
Quello che accadde negli anni successivi al suo omicidio è lo spot peggiore che si possa dare del nostro Paese. Depistaggi, arresti sbagliati, il tentativo della camorra di far passare Giancarlo come un frequentatore di bordelli per screditarne la figura.
Appena dopo l’omicidio venne arrestato Alfonso Agnello, un pregiudicato di Torre Annunziata riconosciuto come esecutore dell’omicidio da un garagista vicino casa di Giancarlo.
Solo 10 giorni dopo l’arresto saltò fuori una multa presa da Agnello esattamente un’ora prima dell’omicidio. Chiamato a giustificarla, Agnello nell’interrogatorio sbagliò sia l’ora che la data della multa, dichiarando di essere stato in compagnia della sua fidanzata Maria di cui non ricordava né il cognome né dove abitava (strano modo di intendere una relazione).
Sta di fatto che la multa c’era, era firmata da Agnello e controfirmata dai vigili di Castellammare: Alfonso Agnello venne così scarcerato.
La collega Daniela, ultima persona ad aver visto Giancarlo in vita, fu interrogata solo un mese dopo.
L’agendina di Giancarlo fu trovata dal fratello, nel portaoggetti dell’auto, ignorata dagli investigatori.
Solo anni dopo, grazie al PM Armando D’Alterio, le indagini furono riaperte e si fece finalmente luce su una vicenda dai contorni inquietanti.
Oggi il podcast Giancarlo Siani – Il coraggio di scrivere, ideato da Antonio Santaniello con la regia di Manuel de Lucia, ricostruisce con precisione e passione la vita di un ragazzo che ha sfidato la camorra armato solo di penna.
Essere giornalisti liberi, in Italia, lo si deve anche a uomini come Giancarlo. Lui ha pagato il prezzo più alto per questo diritto: la vita.