Devi ancora decidere chi votare? Tutti gli approfondimenti di Appunti
La guida al voto, la posta in gioco, la disinformazione russa, il nuovo bipolarismo. Una selezione delle letture utili per scegliere, i seggi sono aperti fino alle 23
Ci sono però visioni diverse sui valori che l’Europa incarna e che i cittadini vogliono vedere realizzati. Da qui nasce la formidabile sfida da parte delle forze più conservatrici e sovraniste
Nicoletta Pirozzi
Buon pomeriggio,
visto che si vota fino alle 23, molti di voi che ancora non lo hanno fatto sono ancora in tempo per andare ai seggi.
Magari avete appena finito il pranzo domenicale e non sapete bene e non avete voglia di andarvi a cercare su Internet spunti di riflessione per prendere la vostra decisione ultima. E allora vi aiutiamo noi con Appunti.
Ecco qui una selezione degli approfondimenti sulle elezioni europee e, sotto, l’analisi di Nicoletta Pirozzi che presenterà domani il suo libro a un evento dell’Istituto Affari internazionali a cui parteciperò anche io e che sarà un momento per un primo bilancio del voto.
Qui la guida al voto di Appunti, partito per partito, con l’analisi degli effetti europei e domestici del voto per ciascun partito e con il posizionamento sui temi cruciali. Decidere non è facile, dopo mille riflessioni io ho scelto AVS e Christian Raimo e spiego perché:
Qui lo speciale Cose lette, viste e sentite, con numeri, analisi sulla posta in gioco, commenti, e un estratto della mia intervista a Mario Monti:
La filosofa Gloria Origgi, da Parigi, ci spiega la competizione in Francia, laboratorio di un nuovo bipolarismo tra liberali e destre radicali che tiene ai margini la sinistra:
Un altro filosofo, Maurizio Mascitti, analizza la campagna elettorale italiana, che ricorderemo per il generale Vannacci e per le parolacce di Giorgia Meloni (“sono quella stronza della Meloni”): come è possibile che ci siamo ridotti così?
Di campagna elettorale ho scritto anche io, in questo pezzo, ma molto meglio di me lo ha fatto Fabrizio Tesseri, che enuncia il Teorema dell’elettore mediocre
A peggiorare la qualità del dibattito pubblico c’è poi la disinformazione russa, metodica, implacabile, che si muove sui social e sfugge ai controlli (scarsi) delle piattaforme. L’obiettivo è generare caos, più che favorire questo o quel candidato.
Il politologo Gianluca Passarelli spiega perché l’Europa è a un momento decisivo, deve cambiare ora per rimanere un faro di diritti e modernità:
Fa da contraltare al pezzo di Passarelli la preoccupata analisi di Roberto Seghetti, che in questo pezzo (molto molto letto) si chiede che succede se invece le cose andassero davvero male e l’Europa crollasse sotto il peso di sfide che potrebbe non essere in grado di reggere:
Qui un seminario interssantissimo con Eleanor Spaventa (Bocconi, IEP), Simon Hix (EUI), e Maurizio Ferrera (Statale di Milano) su come sarà il prossimo Parlamento europeo e quanto conterà nel processo legislativo
Leggete tutto, se vi interessa, ma poi alzatevi dal divano e andate a votare!
Ci sentiamo domani per le analisi e i commenti
Buon voto a tutte e tutti,
Stefano
Il libro e l’evento post-voto
Nicoletta Pirozzi è una ricercatrice dell’Istituto Affari Internazionali, responsabile delle relazioni istituzionali; Responsabile del programma "Ue, politica e istituzioni". Ha appena pubblicato il libro L’Europa matura (Linkiesta Books)
Presentiamo il libro domani allo IAI, a Roma, alle 16.30, qui le info
L’Europa matura
Introduce
Ferdinando Nelli Feroci, Presidente, IAI
Dialogano
Nathalie Tocci, Direttore, IAI
Marta Dassù, Editor-in-Chief di Aspenia e Senior Director Europe, The Aspen Institute
Modera
Stefano Feltri
Sarà presente l'autrice, Nicoletta Pirozzi
La scelta tra due idee di Europa
di Nicoletta Pirozzi
Il percorso di evoluzione europeo non è stato lineare e mai lo sarà. A prodigiosi passi in avanti come la creazione della moneta unica o l’abolizione delle frontiere interne, a grandi progetti come l’Erasmus per gli studenti o l’acquisto congiunto di vaccini anti-Covid e il Next Generation EU, si sono affiancate e succedute clamorose regressioni. E’ per questo che il processo di integrazione ha bisogno di continui stimoli e di una incessante supervisione, altrimenti rischiamo di bruciare importanti conquiste ottenute nel tempo e di tornare al punto di partenza, in un infinito Gioco dell’Oca.
Nel mio libro Europa mautra ipercorro il tumultuoso tragitto europeo degli ultimi anni, dallo scoppio della pandemia fino alle ultime fasi della guerra all’Ucraina, nel tentativo di offrire una panoramica delle ricadute sulla costruzione europea di un contesto globale di “policrisi” (come la definisce lo storico dell’economia Adam Tooze),analizzando le reazioni dell’Unione, dei suoi Stati membri, delle forze politiche e delle opinioni pubbliche.
Da questo quadro, la seconda parte del libro si proietta nel futuro prossimo, segnato dalle elezioni europee e dall’inizio del prossimo ciclo istituzionale nell’autunno del 2024, ma anche verso una prospettiva di medio-lungo periodo, per delineare le possibilità di riforma dell’Unione e avanzare proposte per la sua maturazione in un soggetto politico completo, in grado di rispondere alle istanze dei suoi cittadini e di reggere il confronto internazionale.
Le crisi recenti hanno dimostrato che obiettivi e interessi geostrategici non possono da soli trainare la costruzione europea.
Abbiamo capito che non era possibile fronteggiare una pandemia senza lanciare un grande piano di solidarietà, finanziato da debito comune garantito dalla Commissione europea e mirato a sostenere spesa pubblica per investimenti sociali, verdi, digitali.
Il popolo ucraino ci ha anche insegnato che l’aspirazione per la libertà e la democrazia è ancora un antidoto potente per reagire ad aggressioni e soprusi e che l’Europa ha il dovere morale e una necessità politica di tutelarla, nel suo vicinato come a livello globale. L’Unione rimarrà un progetto politico incompleto se non sarà basata su un complesso di valori di riferimento.
La sfida sovranista
Ci sono però visioni diverse sui valori che l’Europa incarna e che i cittadini vogliono vedere realizzati. Da qui nasce la formidabile sfida da parte delle forze più conservatrici e sovraniste, che in molti Paesi europei, dall’Ungheria alla Slovacchia, dalla Germania alla Spagna, dall’Italia alla Polonia, guadagnano terreno elettorale e si preparano a cambiare gli equilibri politici europei.
La loro narrativa è intrisa di richiami ideologici e la loro piattaforma politica, in palese critica con un approccio puramente tecnocratico, fa appello alla tradizione, al controllo, alla chiusura.
Il modello a cui ambiscono è quello di una fortezza, che riesce a tenere fuori le minacce percepite attraverso la protezione di un’identità univoca e parziale; un’Europa delle patrie che identifica nella sovranità nazionale l’unica strada di realizzazione del benessere dei cittadini.
Questo approccio può fare leva su chi si sente minacciato e impaurito dalla complessità e dalla instabilità dello scenario internazionale, ma è profondamente antistorico. Nell’attuale contesto globale, è ingenuo pensare che un’azione limitata ai confini nazionali possa far fronte alle sfide transnazionali che abbiamo di fronte e guidarci in un sistema di elevata interconnessione. In questa situazione, un controllo efficace sui risultati non è garantito tanto dalla possibilità di agire in maniera autonoma a livello nazionale ma dalla capacità di partecipare ed influenzare decisioni a livello europeo.
Se vogliamo un’Unione resiliente, sostenibile e competitiva, l’opzione più convincente è quella di riscoprire e attuare i suoi valori fondativi, quelli che hanno ispirato la costruzione europea dalle sue origini nel Manifesto di Ventotene del 1941 e nella Dichiarazione Schuman del 1950 e poi sono confluiti nei Trattati di Roma del 1957.
Dignità umana, libertà, democrazia, uguaglianza, Stato di diritto, diritti umani rappresentano il vero patrimonio di valori dell’Unione. È questa la sfida che le forze europeiste di tutti i Paesi membri sono chiamate a comprendere e ad abbracciare alle prossime elezioni europee e per la prossima legislatura.
Dobbiamo riformare la nostra politica estera, di sicurezza e difesa per essere un attore non solo economico, ma anche politico, militare e civile credibile. Serve un’autorità politica unica che possa decidere, possibilmente a maggioranza qualificata, e poi forze militari autonome e capacità civili professionalizzate per agire.
Al contempo, occorre preservare il più possibile la relazione transatlantica, evitando di cadere in una spirale protezionistica, e rilanciare l’Alleanza Atlantica rafforzandone il pilastro europeo per rendere più vantaggioso per gli USA starci dentro. La componente europea deve essere tuttavia separabile, garantendoci quindi la possibilità di agire anche in modo indipendente se necessario.
Un porto sicuro
L’Europa non deve diventare una fortezza, ma un porto sicuro per chi prende il mare o viaggia via terra per fuggire a soprusi, povertà, guerra. La gestione del fenomeno migratorio non può essere appaltata a Paesi fragili o autoritari, ma deve diventare uno dei capisaldi di un’Europa integrata, non rassegnata alla decrescita e allo spopolamento.
Dobbiamo rilanciare la democrazia rappresentativa come unico modello in grado di coniugare libertà e benessere. I nostri avversari sfruttano le debolezze della democrazia per indebolirci e dividerci; noi dobbiamo giocare sui suoi punti di forza, sulla sua capacità di ispirare, di coinvolgere. Dobbiamo fare della democrazia e dei diritti umani, civili e sociali uno strumento della nostra politica estera e sfruttare meglio la nostra capacità di proiettare soft power nel resto del mondo.
Allo stesso tempo, dobbiamo difendere con forza le nostre democrazie dagli attacchi esterni, in settori quali la sicurezza cibernetica e l’educazione E’ prioritario non abbassare la guardia e investire per equipaggiare istituzioni e cittadini di fronte a queste minacce.
Per rendere il progetto europeo sostenibile, dobbiamo adottare un approccio creativo e differenziato, che permetta a chi può e vuole fare di più di andare avanti nella strada dell’integrazione, lasciando aperte le porte ad altri che si uniranno in seguito. L’orizzonte federalista resta valido, ma per raggiungerlo bisogna permettere a chi è già pronto di dimostrare a governi e cittadini che un salto di qualità è possibile e vantaggioso.
Bisogna adottare un nuovo approccio al vicinato, che passi anche per una riforma della politica di allargamento. Serve un approccio più politico e non solo tecnocratico-procedurale. Allo stesso tempo, l’Europa deve avere una visione globale: ripartire da politiche di sviluppo cooperativo e accordi di libero scambio di nuova generazione che abbandonino una volta per tutte l’approccio neocoloniale e affermino la logica del partenariato equo e sostenibile.
Difendere le regole
Il multilateralismo è coerente coi nostri valori e funzionale ai nostri interessi. L’Europa deve essere in prima linea per riaffermare ogniqualvolta possibile il primato delle regole di diritto internazionale e promuovere una riforma delle istituzioni multilaterali, che non funzionano più, per renderle più rappresentative e più efficienti. Questo significa anche rinunciare a qualche poltrona a favore dei nostri partner.
Ma forse più di qualsiasi cambiamento istituzionale o politico, lo sforzo principale dei prossimi mesi ed anni sarà quello di ripristinare in Europa uno spazio pubblico fondato sui valori, dando continuità a canali di democrazia partecipativa sul modello della Conferenza sul futuro dell’Europa e vigilando sulla resilienza delle nostre società.
È questa la forza del progetto europeo che ha ispirato le generazioni passate e che può continuare a parlare alle generazioni del futuro.
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Il Podcast: La Confessione
Ascolta La Confessione, il podcast di inchiesta che rivela per la prima volta da dentro come funziona il sistema di copertura e insabbiamento degli abusi sessuali nella Chiesa cattolica italiana.
Un podcast realizzato da Stefano Feltri, Giorgio Meletti e Federica Tourn, realizzato grazie al sostegno della comunità di Appunti. Con la collaborazione di Carmelo Rosa e la consulenza per musiche ed effetti di Stefano Tumiati.
Caro Stefano, tempo fa, nella trasmissione della Gruber, Caracciolo aveva commentato così la candidatura di Ilaria Salis: "beh, almeno così il parlamento europeo serve a qualcosa", cioè a liberare dalle manette ungheresi questa ragazza, perché altro non produce. Spero fosse solo una battuta, perché altrimenti siamo messi proprio male: di Europa abbiamo bisogno. Se il parlamento europeo ha un qualche senso, non ci manda una ragazzotta sprovveduta per raccattare qualche voto. Ilaria Salis è la Vannacci della sinistra.
Non mi aspettavo AVS. Ma li voti perché Raimo è amico tuo?