Così il governo Meloni incentiva l’evasione
Il primo settembre sono entrati in vigore gli sconti su penalità e interessi sulle somme evase. Ora chi evade, se beccato, pagherà meno. Ecco come
Di fronte alle esigenze del bilancio, lo Stato italiano allevia controlli e sanzioni sugli evasori anche se tutti gli altri dovranno prendere atto che su sanità, scuola, previdenza e altri servizi pubblici bisognerà tenere conto della scarsità di risorse
Roberto Seghetti
Di fronte a un debito pubblico appena superiore al 100 per cento del Prodotto interno lordo e ad un deficit di bilancio di oltre 22 miliardi di sterline il nuovo premier britannico, Keir Starmer, ha preannunciato un autunno di sacrifici.
In campagna elettorale il primo ministro si era impegnato a non toccare i contributi, le imposte sul reddito o l’Iva ed ha assicurato che manterrà la parola. Ma “chi ha le spalle più larghe porterà il peso maggiore” ha assicurato nel suo primo discorso, alludendo alla possibilità di incrementi di imposta sugli utili straordinari delle imprese e sui capital gain sui dividendi dei grandi azionisti.
E in Italia che cosa farà il governo di fronte a un debito pubblico che continua a ruotare attorno al 140 per cento del Pil e alla necessità di trovare 25/30 miliardi di euro nel bilancio per il 2025? Molte voci si rincorrono, come sempre in questo periodo. Ma ci sono già alcuni dati già certi.
Basti pensare alle norme entrate in vigore il 1 settembre, quindi già operative, in base alle quali penalità e interessi sulle somme evase al fisco sono stati drasticamente ridotte, attenuate, agevolate
La sequenza di queste attenuazioni è impressionante, se lette tutte insieme e, soprattutto, se le si considera alla luce di una situazione più che singolare: l’Italia è in vetta a tutte le classifiche con quasi 90 miliardi di euro l’anno persi ogni anno a causa dell’evasione fiscale.
Perdiamo ettolitri di acqua potabile da ogni tubatura e ci lamentiamo della siccità, ma da anni si fa poco o nulla. Così come perdiamo imposte da ogni parte e ci mancano i denari per la sanità, la scuola, i servizi; eppure non si riparano i buchi nella rete: si allargano.
L’elenco (che non comprende tutti i possibili abbattimenti di sanzione previsti dopo che il fisco abbia notificato al contribuente che non gli tornano i conti, cioè dopo che ti hanno ben beccato) è lungo, ma illuminante.
Dichiarazioni relative alle imposte sui redditi
Per i contribuenti che non presentano la dichiarazione fiscale fino ad oggi la sanzione variava dal 120 al 240 per cento del dovuto, ma da oggi in poi sarà del 120 per cento. Se non c’erano imposte da versare la sanzione varierà da 250 a 1.000 euro. In quest’ultimo caso, se i contribuenti erano tenuti a tenere le scritture contabili, la sanzione può essere raddoppiata. Non tieni i libri contabili che dovresti tenere? Transeat, paghi una mancia e via così.
Se la dichiarazione omessa viene presentata con un ritardo di massimo 90 giorni e prima di eventuali controlli la sanzione è del 70 per cento.
Se la dichiarazione fiscale è infedele? Fino ad ora la sanzione variava dal 90 al 180 per cento. Oggi è del 70 per cento e viene aumentata dalla metà al doppio se il contribuente utilizza documentazione falsa.
Cioè se imbrogli lo Stato, presenti documentazione falsa e grazie a questi espedienti evadi i tuoi doveri verso la collettività, se ti beccano – sempre che ti becchino – paghi il 70 per cento in più o anche il 105 se hai proprio presentato carte false per giustificare i tuoi conti.
Se tuttavia integri la dichiarazione infedele prima dei controlli la sanzione diventa del 50 per cento.
Memento: il governo stima che il gap tra verità e dichiarato sia del 68,5 per cento (evadono o dicono bugie 7 su 10) per i lavoratori autonomi e del 2,5 per cento per i dipendenti.
Dichiarazione sull’Iva
L’omessa dichiarazione viene sanzionata con un’aggiunta del 120 per cento (finora era dal 120 al 240 per cento).
Nel caso di regimi speciali, se il contribuente presenta la dichiarazione entro tre anni la sanzione è del 45 per cento del dovuto (finora era dal 60 al 120 per cento). Se però la dichiarazione è presentata entro il termine per il periodo successivo, la sanzione viene ridotta al 25 per cento.
L’infedele dichiarazione Iva viene sanzionata con un’aggiunta del 70 per cento del dovuto (finora era dal 90 al 180 per cento). E la sanzione può crescere di un ulteriore 50 per cento e fino al 100 per cento, se vengono presentati documenti falsi, condotte simulatorie o fraudolente.
Memento: l’Iva è una delle voci più consistenti nel conteggio dell’evasione fiscale. E l’evasione dell’Iva è, di riflesso, anche un metodo per dichiarare meno Irpef del dovuto da parte degli autonomi.
Versamenti
Il ritardo di oltre 90 giorni viene sanzionato con un’aggiunta del 25 (era del 30) per cento del dovuto; del 12,5 per cento entro i 90 giorni; dello 0,83 per cento per ogni giorno di ritardo fino al quindicesimo.
Se il contribuente vanta un credito dal fisco che invece non gli spetta, la sanzione sarà pari al 25 per cento del dovuto.
Se il credito è proprio inesistente è del 70 per cento, ma se il contribuente ha presentato documenti materialmente e ideologicamente falsi allora la sanzione è aumentata della metà o anche del doppio. Cioè tu raggiri lo Stato e presenti carte false, ti beccano – se ti beccano – e chiudi la partita pagando in più il 105 per cento del dovuto.
Per capire l’enormità di queste decisioni vale la pena si ricordate alcune delle cose dette a giugno dal presidente di coordinamento delle Sezioni riunite in sede di controllo della Corte dei Conti, Enrico Flaccadoro, nella sua relazione sul rendiconto generale dello Stato 2023:
“Guardando all'azione dell'amministrazione tributaria per il recupero del gettito, se crescente rilievo assume l'invio delle cosiddette lettere di compliance, continuano ad essere inferiori ai risultati pre-pandemia (e a ridursi ancora nel 2023) gli accertamenti dell'Agenzia delle entrate: oltre 175 mila contro i circa 190 mila del 2022 e i 267 mila del 2019 (quelli ordinari)”.
Memento: i contribuenti sono circa 40 milioni di soggetti. Come dire: vengono fatti sempre meno controlli. E quando l’amministrazione dello Stato coglie sul fatto gli evasori, molti non pagano:
“Consistente è il numero dei contribuenti che non versano quote rilevanti delle imposte dovute e dichiarate: a fronte degli importi richiesti a seguito di comunicazioni di irregolarità, solo poco più del 20 per cento viene corrisposto (la restante parte è iscritta a ruolo). Elevata è l'incidenza dell'Iva, che costituisce circa il 60 per cento del non versato”, ha aggiunto Flaccadoro.
“Lo stesso accade per i controlli documentali: delle somme dovute sono versate in media meno del 30 per cento. Un fenomeno che risulta ancora più grave quando accompagna misure come le rottamazioni delle cartelle esattoriali con consistenti vantaggi per i singoli contribuenti: è il caso della rottamazione quater che, pur presentando un risultato superiore alle attese, a fronte di 6,8 miliardi riscossi, registra omessi versamenti di rate per 5,4 miliardi”.
Di fronte alle esigenze del bilancio, lo Stato italiano allevia controlli e sanzioni sugli evasori anche se tutti gli altri dovranno prendere atto che su sanità, scuola, previdenza e altri servizi pubblici bisognerà tenere conto della scarsità di risorse.
Di più: si allenta la briglia sull’evasione, mentre le entrate aggiuntive che abbiamo a disposizione come Paese e di cui il governo va giustamente fiero derivano per larga parte da una crescita dell’occupazione dipendente, cioè dalle imposte versate dai lavoratori dipendenti, cioè dal gruppo di contribuenti che già garantisce la stragrande parte dell’Irpef.
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Come rispondere alla politica della rabbia: il dibattito su Appunti
I sostenitori della democrazia liberale sembrano destinati a diventare una frustrata minoranza, per effetto della rapida scomparsa dei partiti più moderati, per l’ascesa delle destre radicali e per l’affermarsi di figure e forze anti-sistema, non più soltanto populiste ma anti-democratiche.
Da Donald Trump negli Stati Uniti, ad Alternative für Deutschland in Germania, a Nigel Farage in Gran Bretagna, a Marine Le Pen e Jordan Bardella in Francia.
Questo rinnovato successo delle foze più antidemocratiche ha colto molti di sorpresa e suscita sconcerto.
Cosa si può fare? Ne discutiamo su Appunti per tutta l’estate.
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j
Mi chiedo: perchè in Italia con i governi di qualunque colore gli evasori sono tollerati ? In questo caso mi pare di capire addirittura incentivati.
Qual'è la ratio? Perchè deve esserci !
Aggiungo: l'evasione fiscale si può combattere soprattutto cambiando la cultura di un paese. Le sanzioni sicuramente servono ma credo serva in particolare che le persone capiscano che una società civile lo è solo se ciascuno contribuisce a sostenerla. Non si può essere patriottici e tollerare chi della comunità se ne frega.
L’Irpef viene pagata integralmente anche dai pensionati, nel mio caso, conteggiando anche le addizionali regionali e comunali , la percentuale media di tassazione è del 30%. Aggiungo che nella mia vita lavorativa le tasse le ho sempre pagate sia ovviamente quando sono stata dipendente sia come titolare di una piccola casa editrice.