La famiglia conservatrice è in crisi
Il tema è ignorato dalla politica italiana, ma negli Stati Uniti le elezioni presidenziali saranno decise anche dallo scontro sui diritti riproduttivi
Essere contro la fecondazione assistita significa mettere in discussione le scelte di molte famiglie (anche Repubblicane), mettere a repentaglio parte del consenso, e, soprattutto, mettere a rischio i profitti della sanità privata legata alle cliniche di fecondazione
Alessandra Minello
Buongiorno,
Continua il caso politico del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano: nel pomeriggio di ieri è andato a palazzo Chigi e, dopo due ore di confronto con Giorgia Meloni, ha detto di non vedere ragioni per dimettersi.
Nel pezzo che ho pubblicato ieri ho spiegato perché la faccenda è seria ma anche perché la linea rossa che Sangiuliano e Meloni hanno individuato - l’uso di fondi pubblici - non è quella corretta per valutare il caso della consulente mancata del ministero, Maria Rosaria Boccia. Che sarebbe comunque stata a titolo gratuito, dunque la questione non è mai stata di soldi.
Il problema sono le bugie del ministero. Comunque, il pezzo lo trovate qui:
E mi pare il momento giusto per un articolo dell’economista Alessandra Minello, che già avete avuto modo di conoscere per i suoi articoli su genitori, rapporti di genere, e figli da una prospettiva economica (vi raccomando sempre il suo libro Genitori alla pari, per Feltrinelli, scritto con Tommaso Nannicini).
Qui Alessandra spiega perché la famiglia tradizionale per come la vedono i conservatori è in crisi.
Non si parla di Giorgia Meloni e Andrea Giambruno, o di Arianna Meloni e della sua rottura con Francesco Lollobrigida - coppie peraltro esplose senza mai essere state sposate - ma degli Stati Uniti e di come la propaganda Repubblicana e trumpiana entri in conflitto con il vissuto di molte famiglie reali.
Buona lettura,
Stefano
La famiglia conservatrice e i diritti riproduttivi
Mentre il centrodestra italiano si spacca sullo ius scholae, negli Stati Uniti i Repubblicani litigano sui diritti riproduttivi. I Democratici lo sanno e martellano senza sosta sul tema.
Si è chiusa nei giorni scorsi la convention Democratica a Chicago in cui, oltre a democrazia e libertà, si è evocato a gran voce il diritto alla libera scelta riproduttiva. Il partito di Donald Trump sul tema è più diviso che mai.
La divisione Repubblicana ha una storia che viene dal recente passato. Siamo in Alabama, stato che dal 2018 ha inserito nella costituzione il divieto di aborto. Nel 2020 un uomo in una clinica per la fecondazione assistita distrugge le fiale contenenti gli embrioni di tre famiglie.
Le famiglie fanno causa alla clinica, a fronte di una legge del 1872 che risarcisce “la morte di un minore”. Dopo una sentenza di primo grado sfavorevole, la Corte Suprema dello stato dà ragione alle famiglie: la legge sui minori tutela anche gli embrioni.
Le cliniche per la fecondazione assistita in Alabama reagiscono alla sentenza chiudendo. Se l'embrione è tutelato a tutti gli effetti come bambino, possono essere a rischio di processi civili e penali.
Lo Stato dell'Alabama in poche settimane corre ai ripari: una legge approvata quasi all'unanimità dà completa immunità a personale medico e paziente delle cliniche di fecondità.
Ne nasce un dibattito che arriva fino alla Casa Bianca. Il partito Democratico è a favore della fecondazione assistita, per tutte le famiglie.
Nel partito Repubblicano la situazione è più complessa. Trump si posiziona, approvando l’immunità, come la governatrice dell'Alabama, dicendo che il suo partito sostiene le famiglie che vogliono ricorrere alla fecondazione assistita.
La parte più conservatrice e pro-life del partito non è d'accordo: se l'embrione è un minore da tutelare, ogni embrione non impiantato è un aborto.
E questo, per la parte politica che ha recentemente abolito il diritto di aborto (con la sentenza che ha ribaltato la Roe vs Wade nel 2022), è inaccettabile.
JD Vance, candidato vicepresidente di Trump, sostiene questa visione pro-vita, che non è priva di altre contraddizioni.
È lo stesso Vance a definire le donne senza figli come delle "gattare", ma come si conciliano questo desiderio di alta fecondità che rende grande il Paese, le politiche pronataliste che i repubblicani propongono con l'opposizione alla fecondazione assistita?
La questione è spinosa perché essere contro la fecondazione assistita, inoltre, significa mettere in discussione le scelte di molte famiglie (anche Repubblicane), mettere a repentaglio parte del consenso, e, soprattutto, mettere a rischio i profitti della sanità privata legata alle cliniche di fecondazione.
È molto più semplice, di questi tempi, essere democratici. Il fronte è compatto: il vice di Kamala Harris, Tim Walz, ha raccontato la sua esperienza familiare di fecondazione assistita.
La senatrice democratica Tammy Duckworth ha portato al senato un disegno di Legge, “Access to Building Families Act”, sostenendo il diritto alla fecondazione assistita per tutte le famiglie e addirittura chiedendo che fosse approvato per “unanimous consent”.
La proposta è stata bloccata da una senatrice repubblicana, mentre il fronte democratico era unito.
È semplice, quindi, essere democratici oggi su questi temi. La stessa Harris ne sta facendo una bandiera, sostenuta dall'intero partito.
Qui da noi, per ora, la questione pare non esistere per la destra conservatrice. Nessun dubbio né divisione sul fronte etico.
Di fronte al Dio denaro, cede anche il più forte degli afflati tradizionalisti. La spinta pronatalista, d'altronde, riscontra il favore di tante famiglie.
Ma non c'è ancora stato un "caso Alabama". Non è detto non arrivi, vista l'arretratezza legislativa sui temi legati alla fecondazione assistita.
Nel frattempo la destra scricchiola sullo ius scholae. Non è per nulla scontato, però, che in Italia il centrosinistra trovi lo stesso slancio dei Democratici USA per compattarsi di fronte alle questioni etiche su cui si arrovella e divide il governo.
Appunti è possibile grazie al sostegno delle abbonate e degli abbonati. E’ con il loro contributo che Appunti può crescere e svilupparsi anche con progetti ambiziosi come La Confessione. Se pensi che quello che facciamo è importante, regala un abbonamento a qualcuno a cui tieni.
Come rispondere alla politica della rabbia: il dibattito su Appunti
I sostenitori della democrazia liberale sembrano destinati a diventare una frustrata minoranza, per effetto della rapida scomparsa dei partiti più moderati, per l’ascesa delle destre radicali e per l’affermarsi di figure e forze anti-sistema, non più soltanto populiste ma anti-democratiche.
Da Donald Trump negli Stati Uniti, ad Alternative für Deutschland in Germania, a Nigel Farage in Gran Bretagna, a Marine Le Pen e Jordan Bardella in Francia.
Questo rinnovato successo delle foze più antidemocratiche ha colto molti di sorpresa e suscita sconcerto.
Cosa si può fare? Ne discutiamo su Appunti per tutta l’estate.
Leggi su Appunti
j
Di solito evito di commentare, ma questa storia è particolarmente insopportabile e velenosa. Sono completamente d'accordo con il suo punto di vista. Il quid non sono i soldi (e anche su questo, il ministro con i suoi scontrini non è per nulla trasparente), non è nemmeno una questione di titolo gratuito (ma il ministro conosce la normativa relativa al lavoro a titolo gratuito? perché a me pare, se non ho capito male, che quello che dice sia comunque fuori da quanto sia consentito in Italia), e francamente secondo me non è nemmeno un problema di conflitto di interessi (sul quale ora glisso perché a mio avviso ciascuno in camera fa quello che gli pare). Quello che trovo odioso è il cumulo di bugie che questo losco individuo che ci ritroviamo come ministro quotidianamente propina all'orbe terracqueo per tenersi la poltrona senza mai assumersi la responsabilità di quello che dice e di ciò che fa. Poi uno si stupisce che i ragazzini blablabla. Ma che esempi porta questa gente che dovrebbe essere un faro di correttezza e integrità? Come rappresentano il paese queste persone? Almeno il minimo sindacale proprio. Il comportamento del ministro mi ricorda la vicenda di Monica Levinsky che alla fine fu la vera vittima di tutta la situazione, uscendone a pezzi per anni. Come si fa a non capire che c'è un'asimmetria totale in questa situazione? di pesi, di potere, di opportunità, di posizione. Stamattina, su questa vicenda, mi sono sentita commentare da un uomo che lei sapeva benissimo in che situazione si metteva e dunque di cosa si lamenta? a me commenti simili ricordano moltissimo quelli delle famose minigonne responsabili di molteplici stupri. La signora Boccia è una donna libera, professionalmente encomiabile (secondo quanto riferito dallo staff del ministro), in carriera e grintosa. Non dico che condivido quello che ha fatto e le intenzioni. Dico invece che gli strali in primis non dovrebbero essere rivolti contro di lei. Qualcuno dovrebbe spiegare perché è lei a dover pagare i conti finali di un omuncolo bugiardo, ignorante, supponente e soprattutto vigliacco, che non ha ancora imparato a stare al proprio posto, a tenere la bocca chiusa, a pensare solo a far bene il proprio lavoro ma soprattutto a tenere le cerniere dei pantaloni ben sigillate. Si vergogni ministro, lei non rappresenta la stragrande maggioranza del paese. Lei, forse, rappresenta solo se stesso e pure parecchio male.