Episodio Extra: Il momento della verità
LA CONFESSIONE. Con Giorgio Meletti e Federica Tourn discutiamo le implicazioni per la Chiesa del motivazioni della sentenza sul caso Rugolo che sanciscono le responsabilità del vescovo Gisana
Le motivazioni della sentenza sono il segnale che qualcosa si è rotto nel sistema di omertà e coperture degli abusi, che far finta di niente non basta più, che un vescovo censurato da un tribunale dello Stato italiano inizia a sentire vacillare la sua poltrona. E che il Papa deve scegliere se continuare a coprire e legittimare o reagire.
Buongiorno a tutte e tutti,
come vedete oggi c’è un contenuto diverso dal solito: una puntata extra del podcast La Confessione, che in molti ci hanno sollecitato per commentare lo sviluppo recente più clamoroso, cioè le motivazioni della sentenza di condanna per padre Giuseppe Rugolo.
Un breve riassunto delle puntate precedenti per i tanti iscritti che ancora non erano qui con noi a marzo, quando è uscito il primo episodio del podcast di inchiesta che abbiamo realizzato con Giorgio Meletti e Federica Tourn, con il supporto di Carmelo Rosa.
Tra tutte le vicende di abusi nella Chiesa che in questi anni Federica Tourn ha raccontato, soprattutto sul quotidiano Domani in inchieste supervisionate all’epoca da Giorgio Meletti, ce n’era una diversa: quella che riguardava Antonio Messina, la vittima, e Giuseppe Rugolo, il prete abusatore.
Era diversa per due ragioni: la prima è che Antonio Messina ha trovato il coraggio e la forza di denunciare gli abusi subiti da ragazzino, tra 2009 e 2013, relativamente presto. Già nel 2014 inizia a confidarsi prima con i genitori, poi con il parroco, e in seguito con altri esponenti della Curia di Enna.
Non è scontato, perché spesso le vittime di abusi ci mettono anni a ricordare quello che hanno passato e rimosso per andare avanti: lo stesso Antonio impiegherà parecchio a ricostruire tutti i pezzi. Ma quello che ricorda è abbastanza per spingerlo a cercare giustizia dentro la Chiesa: don Giuseppe Rugolo era il prete che seguiva i giovani di Enna, in parrocchia e nei campi estivi, si conquistava la loro fiducia, individuava le fragilità e poi ne abusava.
L’altra peculiarità di questa vicenda è che - per la prima volta - possiamo sentire come pensano e parlano tra loro i preti, da quelli più in basso nella gerarchia ai vescovi, e in più abbiamo le carte delle interazioni con il Vaticano in processi interni che di solito restano ben segreti.
Dopo che Antonio ha denunciato Rugolo anche alla polizia, si è messa in moto la giustizia dello Stato che, a differenza di quella ecclesiastica, ha chiamato Rugolo e chi lo ha coperto a rispondere. Nella documentazione del processo, iniziato nel 2022, ci sono le intercettazioni telefoniche ma anche lunghe registrazioni che i protagonisti di questa storia facevano in autonomia.
La terza peculiarità della vicenda al centro della Confessione è che contiene tutti gli ingredienti dell’approccio italiano alla pedofilia clericale e agli abusi: cioè la propensione alla rimozione, l’indifferenza delle autorità locali e di una parte della comunità, il silenzio della Conferenza episcopale, l’esplicita copertura del Papa.
Sì, perché questa storia arriva a papa Francesco, che interferisce addirittura nel processo con una irrituale difesa del vescovo Rosario Gisana alla vigilia di una udienza decisiva: Gisana è il vescovo che in una telefonata con Rugolo ammette di aver “insabbiato questa storia”, che considera le denunce di Messina una faccenda di amori omosessuali delusi, che racconta di conoscere preti responsabili di cose ben peggiori di quelle di Rugolo che restano coperti al riparo della Chiesa siciliana.
Ecco, c’è tutto questo nella Confessione. E poi c’è la sentenza che è arrivata giusto un paio di giorni prima che uscisse il podcast, a marzo. Rugolo condannato a 4 anni e sei mesi per tentata violenza su Antonio Messina (le violenze commesse sono andate in prescrizione) e per abusi su altri due ragazzi, la Curia considerata responsabile in solido in sede civile per le spese e i risarcimenti.
Dopo molti mesi sono arrivate le motivazioni di quella sentenza che, per la prima volta in Italia, stabilisce una responsabilità diretta della gerarchia e del vescovo in particolare nel coprire, tollerare e consentire gli abusi da parte di don Giuseppe Rugolo. E non una volta, ma per anni e anni.
Grazie anche alla visibilità che la storia ha avuto grazie al podcast - se ne è discusso poco sui giornali italiani ma molto su quelli internazionali, ultimo il Times di Londra pochi giorni fa - monsignor Rosario Gisana ha rotto il silenzio e ha parlato in prima persona in una intervista alla Stampa (che ho analizzato in un altro pezzo qui su Appunti).
E’ il segnale che qualcosa si è rotto nel sistema di omertà e coperture degli abusi, che far finta di niente non basta più, che un vescovo censurato da un tribunale dello Stato italiano inizia a sentire vacillare la sua poltrona. E che il Papa deve scegliere se continuare a coprire e legittimare o reagire.
Ce n’è, insomma, più che abbastanza per una puntata extra della Confessione: una chiacchierata con Giorgio Meletti e Federica Tourn per analizzare tutto quello che è successo dopo l’uscita del podcast e dopo che le sue sette puntate hanno raggiunto mezzo milione di ascoltatori.
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Come rispondere alla politica della rabbia: il dibattito su Appunti
I sostenitori della democrazia liberale sembrano destinati a diventare una frustrata minoranza, per effetto della rapida scomparsa dei partiti più moderati, per l’ascesa delle destre radicali e per l’affermarsi di figure e forze anti-sistema, non più soltanto populiste ma anti-democratiche.
Da Donald Trump negli Stati Uniti, ad Alternative für Deutschland in Germania, a Nigel Farage in Gran Bretagna, a Marine Le Pen e Jordan Bardella in Francia.
Questo rinnovato successo delle foze più antidemocratiche ha colto molti di sorpresa e suscita sconcerto.
Cosa si può fare? Ne discutiamo su Appunti per tutta l’estate.
Grazie per questo tipo di documentazione della pedocriminalità. Sono fiero di essere un vostro sottoscrittore ma ho ancora una spina nel cuore sapendo che Don Rugolo è tornato in parrocchia ad Enna perché temo che solo una piccola parte della popolazione locale sia consapevole della sua furia demoniaca. Avendo approfondito le mie conoscenze sul caso Rupnik anche grazie all’ottimo articolo di Federica Tourn pubblicato nel sito della Rete dell’abuso, mi sorge pure il timore che queste storie siano molto più diffuse di quanto stiamo ancora pensando. Infine mi dolgo di aver ascoltato il podcast “La Confessione” solo recentemente perché questa estate ho visitato Piazza Armerina e sarei passato volentieri sotto gli uffici di Gisana ad urlare almeno :”Vergogna! Dimettiti!”
Vi ringrazio molto per aver fatto un lavoro di inchiesta complesso e chiarificatore sul tema degli abusi sessuali di sacerdoti e religiosi nei confronti delle bambine o dei bambini, delle ragazzine o ragazzini minorenni. Noi, in Italia, la chiamiamo ancora pedofilia, ma in Francia, viene chiamata con un termine più consono : pedocriminalità.
A tal proposito leggete il bel saggio di Francesco Benigno e Vincenzo Lavenia ( ordinario di Storia Moderna Alma Mater di Bologna, con il quale mia figlia ha sostenuto due esami e si è laureata ):
Peccato o crimine - La Chiesa di fronte alla pedofilia - Ed Laterza
E anche “Nessuno ti crederà. Abusi sessuali nella Chiesa” Danielle Scherer, pubblicato coraggiosamente dalle edizioni San Paolo.
Grazie e buona pausa estiva di riposo, riflessione e meditazione.
Monica Occhi