L'ultimo insabbiamento
IL PODCAST LA CONFESSIONE - Dopo le motivazioni della sentenza di condanna del prete abusatore Rugolo, il vescovo siciliano Rosario Gisana prova a negare ancora una volta le proprie responsabilità
Papa Francesco davvero ha intenzione di lasciare il vescovo di piazza Armerina Rosario Gisana al suo posto ancora a lungo? E come giustifica il fatto che in altri contesti abbia avuto un metro di giudizio ben diverso?
Quando abbiamo deciso, con Federica Tourn e Giorgio Meletti, di costruire un podcast (La Confessione) intorno alla vicenda di padre Giuseppe Rugolo e monsignor Rosario Gisana avevamo ben chiaro che non stavamo raccontando una storia di provincia, Enna, ma il modo in cui la Chiesa insabbia i casi di abusi e violenza in tutta Italia. E questo devono averlo capito anche i protagonisti della vicenda, fin su in Vaticano.
Dunque, quando sono uscite le pesantissime motivazioni del tribunale di Enna - firmate dalla dottoressa Maria Rosaria Santoni - che spiegano la condanna a padre Rugolo e chiariscono le responsabilità di Gisana, il sistema di copertura che tanto bene ha funzionato in questi anni è andato in tilt.
Antonio Messina ha provato a denunciare per anni, dentro la Chiesa, gli abusi subiti tra 2009 e 2013 da padre Giuseppe Rugolo ma non è successo niente, anzi Rugolo ha fatto carriera.
Poi si è rivolto all’autorità giudiziaria, Rugolo è stato arrestato nel 2021 e condannato dopo un processo lungo e faticoso, nel quale ha cercato di interferire perfino papa Francesco in persona, a marzo 2024.
Come fai, dunque, a insabbiare qualcosa che non è più insabbiato?
In due modi, o con il silenzio, che è la strategia preferita dal cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Cei e possibile futuro Papa. O parlando, coma ha fatto il vescovo di piazza Armerina in una intervista alla Stampa che pare negoziata in ogni virgola con gli avvocati.
L’intervista alla Stampa: Fact Checking
E’ una mossa disperata, parlare al vaticanista di un giornale lontano, di Torino, quando il vescovo non può più contare neppure sulla compattezza della sua comunità, a Enna, e della Chiesa siciliana, dove è cominciato un pericoloso (per lui) scaricabarile.
E forse non può più contare neppure sul Vaticano, visto che sulla vicenda di Rugolo è incorsa una nuova indagine ecclesiastica, come rivela lui stesso alla Stampa. Perché la prima, quella diretta dallo stesso Gisana, è stata parte dell’insabbiamento.
Gisana risponde alle motivazioni della condanna a Rugolo - condanna che vede la sua Diocesi co-responsabile in sede civile: “Non ho “facilitato l’attività predatoria” di alcuno”, dice a Domenico Agasso della Stampa.
La verità processuale non è quella di Gisana. Vediamo perché.
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