Cambiare l'Europa, sì certo, ma come?
Oggi si vota e il progetto europeo è a un momento di svolta decisivo, l'Unione deve evolversi per rimanere un faro di modernità e diritti
Il progetto federale-federalista, ovvero l’Europa quale sistema sovranazionale, è oggi in una fase decisiva, cruciale per il suo futuro
Gianluca Passarelli
Buongiorno,
oggi giorno 2 delle elezioni per il Parlamento europeo, ieri pomeriggio nella sezione di Roma dove voto io si erano presentate circa 100 persone su 1.400 ma è presto per fare un bilancio e temere l’astensione.
Oggi c’è una giornata grigia che non invita ad andare al mare, speriamo che molti scelgano le urne.
Qui su Appunti si è sviluppato un interessante dibattito nei commenti al mio post sulle possibili scelte elettorali, lo trovate qui:
Per ricordare la posta in gioco, oggi vi propongo un pezzo del politologo Gianluca Passarelli della Sapienza di Roma che ha pubblicato un libro di recente per Egea con un titolo ambizioso Stati Uniti d’Europa, che poi è stato adottato da una lista come nome elettorale.
Ovviamente non è un endorsemente a Renzi & C., ma Gianluca ci ricorda il dibattito di fondo in questa competizione elettorale.
Andate a votare, oggi pomeriggio vi mando un promemoria con un invito straordinario.
Buona domenica,
Stefano
Gianluca Passarelli è professore ordinario di Scienza Politica alla Sapienza Università di Roma. È autore, tra l’altro, di Il Presidente della Repubblica in Italia (2022), The Preferential Voting Systems (2020), Eleggere il Presidente. Gli Stati Uniti da Roosevelt a oggi (2020, con F. Clementi). La Lega di Salvini. Estrema destra di governo (2018, con D. Tuorto). Scrive per il Corriere della Sera, Domani e l’Huffington Post. È spesso ospite in trasmissioni televisive e radiofoniche.
Oltre gli Stati, non ancora uno Stato
di Gianluca Passarelli
Oggi Stati Uniti d’Europa è diventato quasi uno slogan. E come tale talvolta privo di senso, ovvero una parola semantica che cambia di senso a seconda di chi la usa e di che progetto intenda perseguire.
L’Ue non è né uno Stato in senso stretto, né un’organizzazione internazionale, ma è dotata di una struttura istituzionale peculiare con tratti sovranazionali/intergovernativi, multilivello, una condivisione della sovranità su determinate materie e una governance a geometria variabile.
Indubitabili sono stati i progressi e palesi i successi dell’epopea dell’Unione europea: oltre sessant’anni in cui l’Europa è cresciuta, con una struttura istituzionale peculiare con tratti sovranazionale e multilivello, con proprie istituzioni, regole, procedure, rappresentanti e governo.
La prospettiva intergovernativa è ancora influente, ma tanti sono i passi compiuti verso un assetto federale e comunque sganciato dal peso degli Stati e soprattutto dei governi nazionali.
Dal progetto/sogno di Ventotene l’Europa è certamente più solida, vitale, coesa, ricca e pacifica. E con grandi prospettive di crescita sociale, economica e politica.
Rimangono però molte questioni irrisolte, e numerosi problemi aperti – vecchi e nuovi – sono sul tavolo della politica e delle istituzioni, attanagliando tuttavia anche la società nel suo complesso.
La crisi economica, le disuguaglianze tra paesi membri, l’ombra della guerra, la minaccia del nazionalismo e il veleno populista, l’enigma di una politica estera e di difesa ancora troppo sbilanciate sugli Stati ed esposte alle decisioni di Nato e Stati Uniti d’America.
E, ancora, le tensioni tra i paesi cosiddetti frugali e quelli che – non senza un accento razzista – vengono identificati con l’acronimo-epiteto pigs (Portogallo, Italia, Grecia, Spagna) sul patto di stabilità e in generale sulle politiche pubbliche, ma con particolare attenzione a quelle economico-finanziarie.
Per non dire della divisione tra paesi governati da forze politiche populiste – e in alcuni casi apertamente contrarie all’euro e all’Ue – e partiti che invece spingono per rilanciare l’integrazione europea (allargandone le prerogative e la condivisione di poteri) e la prospettiva pienamente sovranazionale.
Dunque, una contrapposizione sempre più rigida tra democrazie liberali e regimi quasi ibridi e con una tendenza all’autoritarismo, la cui matrice di differenziazione è appunto costruita – come accade per gli elettori – attorno all’atteggiamento nei confronti dell’Europa e del suo progetto. E tra critici sulle singole politiche, ontologicamente ostili all’Europa e alle sue istituzioni, e coloro che invece sono favorevoli all’Europa o addirittura sono eurofili.
Le fratture
L’Europa ha delle fratture sociali, dei cleavages identitari che risalgono alla nascita dei singoli Stati-nazioni, a sedimentazioni storiche, politiche, culturali e che difficilmente possono essere superate solo con l’afflato europeista/federalista. Per il raggiungimento del quale è indispensabile apportare delle modifiche, delle riforme che tengano conto dell’Europa plurale.
Un’Unione che sia unita e comune soprattutto circa la democrazia, sua vera forza d’«identità». Un po’ come avviene per gli Stati Uniti d’America, che hanno consentito a molte diversità (territoriali, religiose, economiche) di rimanere insieme democraticamente.
La differenziazione asimmetrica sul piano territoriale e demografico spinge per una governance non gerarchica e non egemonica, ma su pesi e contrappesi come appunto nel contesto statunitense.
Si tratta di tematiche rilevanti, non eludibili e che dovranno essere sviluppate a approfondite per far prevalere un vero pensiero di scelte radicali in chiave di sistema sovranazionale e federalista.
L’afflato federalista deve però debitamente tenere conto della complessità delle questioni da dirimere, del conflitto latente e potenziale, ma anche di quello palese che affiora regolarmente tra opzioni diverse, tra un approccio intergovernativo e uno sovranazionale, spesso descritto acriticamente quale utopista.
I riformatori, coloro che puntano a far procedere le istituzioni europee verso un approdo federale, di reale sistema sovranazionale, dovranno avere l’ambizione, il coraggio e l’intelligenza di sganciare la gestione e la riproduzione del consenso all’interno dei singoli paesi dall’agenda sul governo dei temi europei.
Per rilanciare l’Europa in una fase cruciale della sua crescita ed evitare che sul crinale della maturità scivoli verso un’involuzione intergovernativa o addirittura ipernazionalista, con conseguenze esiziali non solo per il progetto europeo, ma per tutti i paesi aderenti.
E con grande giovamento dei nemici dell’Europa, che non sono tali su basi (solo) ideali, ma minano le fondamenta dell’Europa unita sia perché hanno paura della «terra dei diritti», sia anche per bieche motivazioni economico-finanziarie, stante il ruolo crescente dell’Ue rispetto a Cina e Stati Uniti (e ovviamente Russia).
Il progetto federale-federalista, ovvero l’Europa quale sistema sovranazionale, è oggi in una fase decisiva, cruciale per il suo futuro.
L’àncora di salvezza dell’Europa unita passa attraverso un disegno istituzionale, culturale, economico e sociale effettivamente inclusivo, non solo attraverso i canali consueti della rappresentanza istituzionale, pur imprescindibile, ma via nuove forme di coinvolgimento.
Sia con strumenti e linguaggi contemporanei, sia anche su tematiche eterodosse, forse lontane dalle dinamiche consolidate, ma che necessitano adeguate, risolutive, radicali scelte per programmare il futuro, per anticiparlo e rispondere all’angoscia di un’intera generazione.
Le riforme necessarie investono diversi ambiti, su tutti la condizione dell’ambiente e la convivenza dell’essere umano sul Pianeta, agendo significativamente sui processi produttivi, sulla logica e sul concetto di «ricchezza», sul benessere e sulla centralità della persona, in un nuovo umanesimo.
Anche per evitare le distorsioni crescenti del capitalismo che, non bilanciato, non guidato, non domato da istituzioni, regole e forze politiche, rischia di debordare e derubricare le vite e il lavoro a mero numero. Specialmente con l’amplificarsi degli avanzamenti tecnologici, che sono uno strumento vitale per il progresso dell’umanità e la sua emancipazione, ma rischiano di diventare una trappola in assenza di contro-poteri.
L’Europa, il continente dove si rinnova la fiducia democratica, progetti una tutela nuova dei diritti civili e sociali, della natura, di genere, per una stagione veramente espansiva dell’umanità, che confermi l’Unione Europea faro della modernità e della promozione (non solo dell’enunciazione) dei diritti individuali e collettivi.
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Il video - L’impatto geopolitico delle elezioni europee
Qualche giorno fa alla libreria Egea di Milano abbiamo avuto una interessante discussione sull’impatto geopolitico delle elezioni europee. Un’oretta di idee e analisi molto concentrate e stimolanti: alla Ue serve una logica imperiale? Come sarà influenzata la guerra in Ucraina? E le grandi partite di regolazione del digitale quanto saranno influenzate? L’Ue oggi è più o meno forte di cinque anni fa?
Questi gli speaker: Marco Bassini (Università di Tilburg), Andrea Colli (Università Bocconi), Maurizio Ferrera (Università di Milano), Mara Morini (Università di Genova), Beda Romano (Il Sole 24 Ore). Moderatore: Stefano Feltri
Il Podcast: La Confessione
Ascolta La Confessione, il podcast di inchiesta che rivela per la prima volta da dentro come funziona il sistema di copertura e insabbiamento degli abusi sessuali nella Chiesa cattolica italiana.
Un podcast realizzato da Stefano Feltri, Giorgio Meletti e Federica Tourn, realizzato grazie al sostegno della comunità di Appunti. Con la collaborazione di Carmelo Rosa e la consulenza per musiche ed effetti di Stefano Tumiati.
Purtroppo caro Stefano, le tue e mie e nostre speranze sembrano andate in frantumi. Ma era prevedibile.
La UE dovrà diventare adulta e assumersi le proprie responsabilità, senza appoggiarsi a nessuno per sopravvivere. Siamo in una posizione geografica centrale per chiunque. Siamo una potenziale potenza economica. È ora di crescere politicamente, altrimenti temo che non sopravviverà (almeno è questo quel che penso io)