Il pensiero magico sulla crisi climatica
L'idea di piantare miliardi di alberi per ridurre le emissioni ha un certo fascino, ma non è quello che serve per fermare il riscaldamento. Le soluzioni miracolistiche piacciono, ma non funzionano
Dovremo piantare tanti alberi, ovunque sia sensato farlo. Ma non possiamo illuderci che questo ci aiuterà a “salvare la Terra dalla crisi climatica”
Ferdinando Cotugno
Buona Pasqua,
in questo weekend mi prendo un po’ di pausa, ma non vi lascio privi di cose interessanti da leggere.
Ferdinando Cotugno è tra i giornalisti più bravi che conosco, da qualche anno si occupa di clima, argomento sul quale tutti hanno qualcosa da dire ma pochi ci ragionano davvero.
Di recente mi ha raccontato due cose interessanti.
La prima è che, secondo lui, è ora di smetterla di presentare la crisi climatica e le sue risposte come un argomento settoriale. Ormai è un po’ assurdo considerare il clima un argomento come gli altri e l’ambientalismo una dei tanti “ismi” nella nostra discussione pubblica.
C’è una transizione in corso, tutto si deve adeguare, dal fisco ai nostri consumi, alle politiche energetiche.
Raccontare tutto questo come l’ossessione di una minoranza - di giovani, o di radical chic - che pensa ai gas climalteranti invece che ai posti di lavoro e alla crescita economica significa fraintendere il cambiamento più importante nel quale siamo immersi, tutti.
La seconda cosa interessante che mi ha detto Ferdinando è che da qualche tempo si è messo a pubblicare quasi ogni giorno un post Instagram, come esercizio di autodisciplina, un impegno con sé stesso per cercare di pensare ogni giorno e condensare nelle poche righe disponibili una analisi, un pensiero, un’idea.
Lo trovo un tentativo stimolante di andare contro la logica dei social, invece che assecondare la piattaforma che ci spinge a fruire passivamente, a condividere per segnalare adesione o stima, a mettere qualche cuoricino utile solo a profilarci meglio. Ferdinando invece prova a immettere ogni giorno qualcosa di originale, per dare il suo contributo a migliorare un poco una conversazione social pare una grande camera dell’eco.
Mi sembrava interessante sostenere questo sforzo di Ferdinando e condividere ogni tanto - con il suo consenso, ovviamente - le sue riflessioni social anche con il pubblico di Appunti che è sempre molto ricettivo alle idee originali.
Vi ricordo poi che è disponibile la terza puntata del podcast La Confessione, la trovate su Spotify e su tutte le piattaforme. Sta continuando a far discutere, come vi racconteremo a breve.
Di nuovo buona Pasqua a tutti,
Stefano
Piantare alberi
di Ferdinando Cotugno
Il pensiero magico contro i problemi complessi è come l'erba cattiva, torna sempre. E quindi ogni conversazione è il remake di un'altra conversazione, in cui si dicono sempre le stesse cose.
Quindi, è vero, dovremo piantare tanti alberi, ovunque sia sensato farlo (e in molti posti, contrariamente a quanto uno pensi, non è sensato farlo). Ma non possiamo illuderci che questo ci aiuterà a “salvare la Terra dalla crisi climatica”.
La tesi dei mille miliardi di alberi come “proiettile d'argento” era uscita nel 2019 dal Politecnico di Zurigo, era stata ritrattata dagli stessi autori, ma nel frattempo aveva cominciato il suo viaggio da numero feticcio del realismo capitalista: Donald Trump, Mario Draghi, il G20 di Roma, il World Economic Forum.
Un numero che rimane falso.
E non perché non dobbiamo piantare nuovi alberi, ma perché il mondo non è un vivaio dove comprare le piante il sabato mattina quando siamo tristi.
Si perdono 4,1 milioni di ettari di foresta primaria all'anno per fare mangimi o spazio per allevamenti intensivi, gomma, miniere, legname pregiato, e forse potremmo partire da lì.
Ma partire da lì mette in discussione il modello in modi più profondi, quindi meglio ascoltare chi dice: è sabato, vai al vivaio, compra miliardi di alberi e tu e il tuo modello economico sarete a posto.
Una nuova ricerca parla di alberi perirubani: offre numeri importanti, utili, il problema è cosa ne facciamo, se li usiamo bene o male.
C'è spazio per 106-241 miliardi di alberi entro 10 chilometri dalle città.
Si parla di spazio perché il debunking sui mille miliardi di alberi partiva da: ragazzi, non c'è spazio, a meno che non vogliate spazzare via decine di milioni di indigeni per le vostre piantagioni di eucalipti.
Però le zone periurbane sono spesso agricole. E quindi il numero scende a 34 - 101 miliardi.
Spero che lo faremo, sarebbe una grande opera pubblica, ma ricordandoci che non basta piantare, serve curare, gestire, pianificare, la parte noiosa senza numeri magici.
Senza contare che niente di tutto questo «ci salverà dalla crisi climatica». Il mondo va verso un aumento di temperatura di 2.8°C, in Europa il doppio, +5.2°C.
Non un posto accogliente né per gli umani né per miliardi di alberi.
Ferdinando Cotugno
Giornalista. Napoletano di origine, vive a Milano. Per il quotidiano Domani cura la newsletter Areale. Scrive - tra l’altro - per Vanity Fair. È autore di Primavera ambientale. L’ultima rivoluzione per salvare la vita umana sulla Terra (Il Margine, 2022). Gira l’Italia per parlare di clima e raccontare come si evolve la galassia di movimenti intorno alla crisi climatica.
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Il Podcast: La Confessione
Ascolta La Confessione, il podcast di inchiesta che rivela per la prima volta da dentro come funziona il sistema di copertura e insabbiamento degli abusi sessuali nella Chiesa cattolica italiana. Un podcast realizzato da Stefano Feltri, Giorgio Meletti e Federica Tourn, realizzato grazie al sostegno della comunità di Appunti. Con la collaborazione di Carmelo Rosa e la consulenza per musiche ed effetti di Stefano Tumiati.
Gli Eventi di Appunti
L’appuntamento: Torino, 3 aprile
Mercoledì 3 aprile alle 21, con Federica Tourn Antonio Messina e Francesco Zanardi, presentiamo il podcast La confessione a Torino.
Presso Libreria Trebisonda, Via Sant'Anselmo 22, a Torino.
L’appuntamento: Milano, 4 aprile
Per chi c’è, ci vediamo a Milano giovedì 4 aprile al secondo evento di un ciclo di incontri che organizziamo con l’Institute for European Policymaking della Bocconi con Il Grand Continent ed Egea, per parlare delle questioni più urgenti di geopolitica da una prospettiva europea.
Un’occasione per incontrare anche la comunità di Appunti! Dopo l’evento si continua a chiacchierare all’aperitivo… Il primo evento è andato benissimo, quindi vi consiglio di registrarvi qui per non perdere l’occasione di discutere con noi delle cose più rilevanti: LINK
L’evento del 4 aprile sarà in inglese e dedicato al tema della disinformazione:
Speakers
STEFANO DA EMPOLI i-Com
BILL EMMOTT, già direttore The Economist
GLORIA ORIGGI Institut Nicod, Ecole Normale Supérieure
MATTEO PUGLIESE University of Barcelona
GAIA RUBERA Bocconi University
Moderatore
STEFANO FELTRI
Il mito della Torre di Babele narra di un tempo in cui l'umanità parlava un'unica lingua e, spinta da un'ambizione smisurata, decise di costruire una torre talmente alta da raggiungere il cielo. Secondo il racconto biblico (Genesi), la costruzione della Torre avveniva nella terra di Sennaar, in Mesopotamia ("Chants of Sennaar" anyone ?). I cittadini, uniti nel loro intento, utilizzavano mattoni e bitume come materiali edili. Ma Dio, vedendo la loro superbia, decise di confondere le loro lingue, rendendo impossibile la comunicazione e costringendoli ad abbandonare il progetto.
Vi ricorda nulla ?
A parte Dio, sicuramente stiamo "peccando di superbia" e la nostra Torre è la tecnologia. La scienza è probabilmente la nostra "unica lingua" e adesso le nostre comunicazioni, grazie ai social media e all'avidità capitalistica, sono ben più che confuse. Di fronte alla crisi climatica, non c'è molto da essere ottimisti.
Tutto mi sarei aspettato di vedere nella mia vita che vivere il mito di Babele sulla mia pelle.
p.s. sono tutt'altro che credente, cattolico o religioso.
Punto di vista impopolare ma interessante , da approfondire....certo che scoprire che la temperatura in Europa , ogni anno, si innalzi al doppio della velocità rispetto al resto del mondo mi ha gettata nello sconforto...non stiamo facendo niente per rallentare il fenomeno.