Il teorema dell’elettore mediocre
Da Berlusconi a Peppe ‘o melaro: a ogni voto si ripropone l'elettore per il quale non contano i fatti ma la loro rappresentazione. Però è importante ricordarsi che si può sempre scegliere
Anche in questa campagna elettorale per il Parlamento Europeo, siamo stati inondati di panini con le cavallette, uomini barbuti incinti, decreti-legge senza coperture… Però in fondo c’è sempre la possibilità di scegliere in questo mercato politico
Fabrizio Tesseri
Leggere le riflessioni di Stefano sul voto di oggi e domani, e la soluzione del suo personalissimo Cubo di Rubrik, mi ha fatto tornare in mente questa cosa di cui discutevo anni fa con Giuseppe Eusepi, il mio professore di Scienza delle Finanze.
In quella particolare branca della scienza economica che è la Public Choice ha un ruole “centrale” (aggettivo non casuale) la trasposizione nel campo delle scelte politiche dell’Equilibrio di Nash che prende il nome di Teorema dell’elettore mediano: in una votazione a maggioranza, ipotizzando la presenza di due soli partiti o candidati, nell’ipotesi che ogni elettore esprimerà la propria preferenza verso le politiche più vicine ai propri interessi, ogni partito o candidato sarà portato a spingersi verso il centro di una ipotetica distribuzione gaussiana.
Questa forma semplificata, a una dimensione, è tanto semplice quanto irrealistica ed è conosciuta come Teorema di Hotelling.
È irrealistico che i due candidati siano del tutto indifferenziati tra loro, è irrealistico che i candidati siano perfettamente a conoscenza di tutte le preferenze di tutti gli elettori e l’unica cosa che purtroppo è diventata molto realistica nel tempo è che i candidati non perseguano alti ideali politici ma vogliano semplicemente vincere le elezioni.
Ho tagliato con l’accetta, ma queste sommarie nozioni a mio avviso spiegano in gran parte il disastro degli ultimi trent’anni della vita politica italiana: di volta in volta si è pensato di piegare l’assetto istituzionale verso un sistema maggioritario (e non mi riferisco solo alla legge elettorale) o costruendo in laboratorio partiti “a vocazione maggioritaria” o disegnando leggi elettorali che finivano tutte in -ellum scimmiottando il latino e la nobiltà del diritto romano e, soprattutto, quella che forse è stata l’unica legge veramente moderna ed efficace che poteva sostituirsi al proporzionale puro e che non a caso portava il nome dell’attuale Presidente della Repubblica.
Peppe ‘o melaro
Chi ha fallito maggiormente in questi vari e variegati tentativi da piccolo chimico è stata la sinistra di questo Paese.
Gli esempi sarebbero numerosi e oltre che lungo rischierei di diventare troppo serio e noioso e invece voglio solo parlare di Peppe ‘o melaro.
Sì, perché Peppe ‘o melaro aveva capito l’involuzione del cittadino elettore molto prima di Silvio Berlusconi.
Berlusconi, applicando le logiche di segmentazione del mercato e di comunicazione manipolatoria che hanno fatto la fortuna di un’importante azienda pubblicitaria e di una banca costruita intorno a un tizio sulla sabbia (mi sa che a fare nomi di aziende potrei rischiare qualcosa e allora cercate di capire, tanto è facile) aveva capito che l’elettore, soprattutto quello italiano, non si distribuisce in modo “normale” ma somiglia più alla rappresentazione di onde radio, con tanti e diversi picchi di concentrazione lungo l’asse che va da destra a sinistra.
E allora lui era il presidente operaio, calzolaio, agricoltore, imprenditore, giovane, pensionato, e per ognuno aveva un messaggio e vinceva le elezioni. Nel frattempo, il primo segrtario del Pd Walter Veltroni giocava al piccolo chimico inseguendo i suoi miti giovanili d’oltreoceano.
Peppe ‘o melaro, dicevo, già alla fine degli anni ’80 mi aveva illuminato.
Un minimo di contesto.
Peppe ‘o melaro è uno dei figli di Carminuccio. Carminuccio, qui da me, significa Frutta e Verdura, dal dopoguerra.
Ci sono supermercati, diversi banchi al mercato settimanale in piazza, alcune frutterie, ma se a uno che vive qui parli di frutta e verdura, sono sicuro che immediatamente pensa a Carminuccio e ai suoi figli, nuore, generi e nipoti.
Tanto che Carminuccio è morto ormai da anni ma chiunque vada a comprare la frutta in quel negozio ancora dice che va “da Carminuccio”.
Beh, dei figli di Carminuccio, Peppe è quello con la passione politica. Fascista. Oh, lo rivendicava lui, oltre a essere iscritto al Movimento Sociale.
Peppe ‘o melaro è stato anche consigliere comunale e ricordo che una sera si presentò nell’aula durante un consiglio e rivolto al Sindaco e alla maggioranza del pentapartito, con una torta in mano esclamo: “magnateve pure questa!”. Insomma, antesignano delle monetine lanciate a Bettino Craxi davanti all’Hotel Raphael di Roma.
Comunque, della carriera politica di Peppe ‘o melaro a me è rimasto impresso un altro episodio, un comizio in Piazza Saffi, proprio dietro il comune vecchio, che è vecchio ancora oggi, tale e quale dopo 40 anni, ma all’epoca era l’unico palazzo comunale, dove lavorava mio padre e che io frequentavo fin dall’infanzia.
Oggi c’è un nuovo Palazzo Comunale, che è diventato vecchio pure lui, ormai. Ma d’altra parte nemmeno io sono più un ragazzino e quando ora vado in Comune conosco sì e no 3 o 4 impiegati.
In quel comizio, quella sera, Peppe ‘o melaro, in piena foga oratoria da oppositore popolano e populista, a un certo punto urlò: “Hanno fatto le fogne, è vero, ma le hanno fatte in salita!”
Ecco, per me quella frase ha preceduto Sergio Rizzo, Gianantonio Stella, il loro libro sulla Casta, e tutta la demagogia e il populismo che sono venuti dopo e in cui siamo ancora immersi.
Il teorema dell’elettore mediocre
Soprattutto, è stata inconsapevolmente l’enunciazione di quello che io chiamo Teorema dell’elettore mediocre.
Un elettore che è (a ogni vigilia elettorale però mi ritrovo a sperare che sia stato) poco interessato a capire, a ragionare, a scegliere secondo i propri interessi individuali e della propria comunità, piccola o grande.
Un elettore per il quale non contano più i fatti ma la loro rappresentazione (le fogne in salita).
Un elettore che è diventato così perché è stato plasmato come consumatore di proposte politiche prêt-à-porter, fast-fashion che inquina il dibattito ma che garantisce a chi le propone, i politici, di non dover rendere conto ai cittadini di misure sbagliate, scolorimenti, slabbrature.
E così, anche in questa campagna elettorale per il Parlamento Europeo, siamo stati inondati di panini con le cavallette, uomini barbuti incinti, decreti-legge senza coperture, proposte di legge dell’opposizione che sono poco più che un’enunciazione di principi, annunci di misure di sostegno al reddito che al paragone le scarpe di Achille Lauro (non il cantante) almeno arrivavano una prima e una dopo il voto, e non entrambe, forse, dopo.
Però in fondo c’è sempre la possibilità di scegliere in questo mercato politico. Escludere in blocco come fa Stefano e faccio anche io e, una volta delimitato il campo, vedere quale soluzione proposta risponde meglio alle nostre domande, consapevoli che non esiste l’abito su misura.
Per quanto mi riguarda, non sarà determinante il giudizio sulla candidatura o meno di un o una leader che a Bruxelles non andrà in ogni caso.
Perché, contrariamente a quello che diceva Enrico Cuccia delle assemblee dei soci, in democrazia e in politica i voti non solo si contano ma si pesano anche e in una competizione che inevitabilmente è una sorta di pit-stop della legislatura, qualcuno perderà la propria leadership anche se non è candidato e si è limitato a fare l’ufficiale di complemento, mentre qualcun’altra può provare a rafforzare la propria di leadership, per continuare a spostare e ridefinire l’orizzonte della propria parte, a dispetto di capi corrente e di quelli che nella loro vita si sono candidati sempre e soltanto quando sapevano di vincere.
Soprattutto, infine, perché gli equilibri nazionali sono importanti per far affermare un’Italia convintamente e seriamente europeista, nel vero interesse nazionale e per un futuro migliore per l’Europa tutta, nel contesto globale.
Da ultimo c’è da considerare che l’elettore mediocre ogni tanto si scuote dalla propria mediocrità.
Magari per rabbia o solo per dispetto e, come la Nazionale di calcio nel 1982, nel 2006 e nel 2020, si mette a vincere le partite contro i pronostici, fino a vincere il Campionato Europeo e addirittura la Coppa del Mondo.
Perché noi italiani non siamo come Jannick Sinner, tutto applicazione, serietà, lavoro e volontà (e talento, certo).
Noi italiani siamo come la nostra nazionale di calcio: tutto sommato, forse, come cittadini siamo abbastanza mediocri, ma a sottovalutare i mediocri, quelli che si sentono campioni, a Roma si dice che “se la sentono calla”, finiscono per esultare prima del traguardo. Troppo prima del traguardo.
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Per chi votare alle europee?
Buonasera, è molto letto e commentato il mio pezzo in cui spiego le implicazioni della scelta di ciascun partito e come sono arrivato alla mia personale sintesi. Lo ripropongo qui, visto che lo cita anche Fabrizio Tesseri nel pezzo che avete appena letto.
Buona serata,
Stefano
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Grazie dott. Tesseri, lei ci riconcilia con l'Italia e con la politica, magari ci fossero amministratori pubblici come lei!!