Grazie per aver raccontato anche questo genera di storia, in cui non nasci nella sfortuna ma è il tuo corpo a perdere una partita di roulette russa a cui non sapeva di star giocando. Paradossalmente è quasi "rassicurante" sapere che ci sono così tanti modi in cui la vita può mettertelo in quel posto, senza badare a quante volte l'abbia già fatto in passato o a quanto sia giá in profonditá lì dove non batte il sole: quantomeno questa consapevolezza ti fa essere grato che le cose non vadano peggio, il che non è poco.
Questo racconto mi pare non sia proprio legato al tema della frustrazione giovanile, qui si parla di malattia e del modo di reagire alla sofferenza, che può riguardare e riguarda anche gli adulti.
A proposito invece del tema relativo al pessimismo, alla mancanza di fiducia nel futuro e della conseguente forma di apatia che spesso assale i ragazzi oggi, quando nulla pare più possibile realizzare, sia in ambito lavorativo che personale, mi domando da un po’ di tempo se sia tipica soprattutto dei giovani italiani, se coetanei francesi, tedeschi o europei in genere, soffrano della stessa sindrome che annichilisce. Fondamentalmente è una questione psicologica o culturale?
No, certo. Non tutti i racconti vanno intesi come esempi paradigmatici di frustrazione giovanile o incasellati in modo così rigido. La vita non è disegnata con squadra e goniometro e queste sono storie di vite vere, che potrebbero essere la mia.
Come ho scritto ne La mia voce inutile, con questi testi, tento di offrire sfumature alternative all'imperante narrazione monocroma (portata avanti da persone che non hanno la modestia per ammettere di non sapere di cosa parlano) su chi siano, cosa vogliano e come vivano i miei coetanei. Sono storie “non proprio normali”, ma, allo stesso tempo, vicine e più comuni di quanto si creda. Le persone della mia età sono anche questo e, non per forza, o neuroingegneri o “giovani Maramao”/“giovani svaccati”, per citare una nota filosofa.
Sul tema della malattia, mi permetto di rimandarLa a quanto scrivevo in risposta al commento di Rita Gallo, sotto a questo racconto.
Per quanto riguarda gli altri Paesi, non saprei dirLe.
Se fosse solo un problema culturale - quindi interiorizzato - e non ci fossero concause sociali, i giovani italiani che vanno all’estero troverebbero ad attenderli ovunque e sempre uguale il loro pessimismo, come la nera signora di cui canta Vecchioni in Samarcanda. Le risulta che sia così? A me no e non sono esterofilo.
Una cosa è certa: in un Paese dove esistano appositi centri specializzati e un supporto diverso, una persona giovane (o non giovane) con la malattia di Cecilia si sentirebbe meno abbandonata e tutti noi potremmo essere un poco più ottimisti.
"Due insetti che provano a pungersi" per descrivere due schermidori è un'immagine stupenda, che descrive così bene quello che mi affascina della scrittura di Guido Giuliano: una capacità incredibile di rendere immagine le emozioni e i fatti del mondo, con grande dolcezza. Così come nel "passaggio a livello abbassato per un treno che non arriva" ci sono desolazione e speranza, vuoto e attesa, senza pietismo, senza retorica. Un'immagine che appena letta diventa vita negli occhi della mia mente.
Grazie tantissime a Giuliano per tutti questi formidabili racconti, che mi emozionano sempre in modo diverso, e grazie davvero anche a Stefano per averci permesso di conoscere questo giovane talento.
Sono in pausa pranzo. E sto cucinando. Inizio a leggere il pezzo, poi scorro per capire quanto sia lungo. Troppo mi dico. Poi però mi dico anche che non siamo più abituati a prenderci oltre quei pochi secondi di attenzione. Allora mi forzo a proseguire. All'inizio non immagino la storia di Cecilia ma quando inizio a capire oramai è troppo tardi. Sono già troppo coinvolta. Ne voglio sapere di più. Come va a finire. Se riesce a scoprire di che si tratta, se riesce a guarire.
Bellissimo racconto, scritto molto bene.
Certo, mi rimane l'ansia che d'improvviso tutto possa cambiare e che quello che si è dato fino a quel momento per scontato, scontato non lo sia più. E l'angoscia per un immobilismo che comunque permane, nonostante si abbia questa consapevolezza.
Ma, bando alle chiacchiere, ancora complimenti e no, Cecilia non si piange addosso, decisamente.
Grazie per questo toccante racconto scritto molto bene. Trovo che sia una triste storia di una malattia piuttosto che una storia di giovani, insomma una malattia che potrebbe accadere a chiunque a qualsiasi età. Nel racconto ho apprezzato tanto la capacità di speranza di Cecilia, la sua “leggerezza nonostante”, la sua ricerca di qualcosa per cui “accontentarsi”. Mi ha insegnato tanto. Vorrei sapere qualcosa sulle immagini: sono anch’esse opera di Guido? Mi sono piaciute. Complimenti a Guido per la sua scrittura.
La ringrazio per avermi letto. No, non mi sono occupato io delle immagini.
È vero, si tratta di una malattia che può essere contratta a qualsiasi età e che metterebbe in crisi un'idea di futuro in chiunque, ma in una ragazza così giovane, per la quale questo futuro è la maggior parte della vita, ha un peso ancora diverso. È questo quello che ho provato a raccontare insieme a dinamiche familiari e interpersonali, difficoltà legate ai suoi studi di fronte a istituzioni talvolta sorde e a come ciò che le è accaduto abbia ricalibrato tutte le sue aspirazioni di ventenne.
Questa storia, rispetto alle altre tue che ho letto, è probabilmente emotivamente la più pesante; io in alcuno passaggi sono stato assalito dalla tristezza confesso. Detto questo, il tuo modo di scrivere è accattivante, coinvolgente e stimola la fantasia del lettore. Bravo davvero!
Grazie per aver raccontato anche questo genera di storia, in cui non nasci nella sfortuna ma è il tuo corpo a perdere una partita di roulette russa a cui non sapeva di star giocando. Paradossalmente è quasi "rassicurante" sapere che ci sono così tanti modi in cui la vita può mettertelo in quel posto, senza badare a quante volte l'abbia già fatto in passato o a quanto sia giá in profonditá lì dove non batte il sole: quantomeno questa consapevolezza ti fa essere grato che le cose non vadano peggio, il che non è poco.
Grazie Guido, è sempre un piacere leggerti <3
Questo racconto mi pare non sia proprio legato al tema della frustrazione giovanile, qui si parla di malattia e del modo di reagire alla sofferenza, che può riguardare e riguarda anche gli adulti.
A proposito invece del tema relativo al pessimismo, alla mancanza di fiducia nel futuro e della conseguente forma di apatia che spesso assale i ragazzi oggi, quando nulla pare più possibile realizzare, sia in ambito lavorativo che personale, mi domando da un po’ di tempo se sia tipica soprattutto dei giovani italiani, se coetanei francesi, tedeschi o europei in genere, soffrano della stessa sindrome che annichilisce. Fondamentalmente è una questione psicologica o culturale?
No, certo. Non tutti i racconti vanno intesi come esempi paradigmatici di frustrazione giovanile o incasellati in modo così rigido. La vita non è disegnata con squadra e goniometro e queste sono storie di vite vere, che potrebbero essere la mia.
Come ho scritto ne La mia voce inutile, con questi testi, tento di offrire sfumature alternative all'imperante narrazione monocroma (portata avanti da persone che non hanno la modestia per ammettere di non sapere di cosa parlano) su chi siano, cosa vogliano e come vivano i miei coetanei. Sono storie “non proprio normali”, ma, allo stesso tempo, vicine e più comuni di quanto si creda. Le persone della mia età sono anche questo e, non per forza, o neuroingegneri o “giovani Maramao”/“giovani svaccati”, per citare una nota filosofa.
Sul tema della malattia, mi permetto di rimandarLa a quanto scrivevo in risposta al commento di Rita Gallo, sotto a questo racconto.
Per quanto riguarda gli altri Paesi, non saprei dirLe.
Se fosse solo un problema culturale - quindi interiorizzato - e non ci fossero concause sociali, i giovani italiani che vanno all’estero troverebbero ad attenderli ovunque e sempre uguale il loro pessimismo, come la nera signora di cui canta Vecchioni in Samarcanda. Le risulta che sia così? A me no e non sono esterofilo.
Una cosa è certa: in un Paese dove esistano appositi centri specializzati e un supporto diverso, una persona giovane (o non giovane) con la malattia di Cecilia si sentirebbe meno abbandonata e tutti noi potremmo essere un poco più ottimisti.
Grazie del suo commento.
Grazie a Lei per aver dedicato del tempo alla storia di Cecilia.
"Due insetti che provano a pungersi" per descrivere due schermidori è un'immagine stupenda, che descrive così bene quello che mi affascina della scrittura di Guido Giuliano: una capacità incredibile di rendere immagine le emozioni e i fatti del mondo, con grande dolcezza. Così come nel "passaggio a livello abbassato per un treno che non arriva" ci sono desolazione e speranza, vuoto e attesa, senza pietismo, senza retorica. Un'immagine che appena letta diventa vita negli occhi della mia mente.
Grazie Guido, grazie Stefano.
Grazie tantissime a Giuliano per tutti questi formidabili racconti, che mi emozionano sempre in modo diverso, e grazie davvero anche a Stefano per averci permesso di conoscere questo giovane talento.
Grazie a Lei per aver dedicato il Suo tempo alle mie parole.
Sono in pausa pranzo. E sto cucinando. Inizio a leggere il pezzo, poi scorro per capire quanto sia lungo. Troppo mi dico. Poi però mi dico anche che non siamo più abituati a prenderci oltre quei pochi secondi di attenzione. Allora mi forzo a proseguire. All'inizio non immagino la storia di Cecilia ma quando inizio a capire oramai è troppo tardi. Sono già troppo coinvolta. Ne voglio sapere di più. Come va a finire. Se riesce a scoprire di che si tratta, se riesce a guarire.
Bellissimo racconto, scritto molto bene.
Certo, mi rimane l'ansia che d'improvviso tutto possa cambiare e che quello che si è dato fino a quel momento per scontato, scontato non lo sia più. E l'angoscia per un immobilismo che comunque permane, nonostante si abbia questa consapevolezza.
Ma, bando alle chiacchiere, ancora complimenti e no, Cecilia non si piange addosso, decisamente.
Grazie da parte mia e anche da parte di Cecilia, che ha letto il Suo commento.
Grazie per non essersi fatta spaventare dalla lunghezza, se qua ci sono cose che richiedono tempo è perché valgono quello sforzo di pazienza
Grazie per questo toccante racconto scritto molto bene. Trovo che sia una triste storia di una malattia piuttosto che una storia di giovani, insomma una malattia che potrebbe accadere a chiunque a qualsiasi età. Nel racconto ho apprezzato tanto la capacità di speranza di Cecilia, la sua “leggerezza nonostante”, la sua ricerca di qualcosa per cui “accontentarsi”. Mi ha insegnato tanto. Vorrei sapere qualcosa sulle immagini: sono anch’esse opera di Guido? Mi sono piaciute. Complimenti a Guido per la sua scrittura.
Le immagine sono prodotte dall’intelligenza artificiale Midjourney sulla base del racconto
La ringrazio per avermi letto. No, non mi sono occupato io delle immagini.
È vero, si tratta di una malattia che può essere contratta a qualsiasi età e che metterebbe in crisi un'idea di futuro in chiunque, ma in una ragazza così giovane, per la quale questo futuro è la maggior parte della vita, ha un peso ancora diverso. È questo quello che ho provato a raccontare insieme a dinamiche familiari e interpersonali, difficoltà legate ai suoi studi di fronte a istituzioni talvolta sorde e a come ciò che le è accaduto abbia ricalibrato tutte le sue aspirazioni di ventenne.
Questa storia, rispetto alle altre tue che ho letto, è probabilmente emotivamente la più pesante; io in alcuno passaggi sono stato assalito dalla tristezza confesso. Detto questo, il tuo modo di scrivere è accattivante, coinvolgente e stimola la fantasia del lettore. Bravo davvero!
Grazie per l'attenzione con la quale mi legge. Spero di essere all'altezza della Sua stima anche nei prossimi racconti.