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È importantissimo parlarne, pretendere di essere ascoltate. Io sono una mamma lavoratrice, ho avuto un compagno intelligente che mi ha aiutato con i soli suoi mezzi a realizzare la nostra famiglia. Lo stato fa molto poco. Non ci sono sufficienti polithe in aiuto alle famiglie. Ma ho due figlie femmine e colgo qualche piccolo segnale nei loro compagni che mi fa sperare. Ma sono troppo deboli. Quando si vota bisogna pretendere queste cose e non solo perché scritte nei programmi elettorali che poi giacono nei cassetti.

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Mi sono appuntato i temi affrontati in questo articolo, come sempre provocatorio: denatalità, discriminazioni, aborto, società, emancipazione, politiche per la famiglia nelle varie declinazioni, mobbing, social. Le tematiche non seguono un filo conduttore e si ripetono alternandosi. Ci sono tante considerazioni, alcune forse anche considivisibili, ma qual'e' l'idea che si vuole trasmettere?

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Il simbolo di questa VERSIONE CORRETTA è questa frase: "A Vincenza, la consigliera di parità, Francesca Lazzari, ".

Mi spiace ma lo trovo un post ideologico scritto male: se vai a fare un viaggio non paghi? O se inviti a cena qualcuno? allora perchè queste cose "ti fanno sentire bene" anche se ti svuotano il portafoglio ed un figlio no? Anche fare un figlio ha dei costi, ma sicuramente in Italia non ti svuota il conto in banca come fare trading online.

Chiedere allo Stato di regolamentare tutto significa solo rendere ancora più difficile a chi non ha i mezzi di accedere ai benefici ed ai servizi, oltretutto in un paese in cui sta cambiando rapidamente il mondo del lavoro significa favorire i pochi che hanno tutte le carte in regola, come nel commento del sig. Roberto.

In Francia hanno iniziato negli anni 90 a fare campagne contro la denatalità ed ora si ritrovano con Marine Le Pen....

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Ringrazio Anna perché ho trovato questo articolo molto reale; mi ha fatto ripercorrere come in un flashback la nostra esperienza familiare. Giusto una piccola presentazione. Padre di una ragazza di 14 anni, toscano, laureato, i 50 già superati, lavoratore dipendente da sempre. Si dice che i figli vanno fatti da giovani, e nel nostro caso sarebbe stato vero, dato che i miei genitori erano già piuttosto anziani quando nostra figlia è nata... se non fosse stato che un minimo di sicurezza sui fondamentali tradizionali della famiglia italiana (stipendio, casa, vicinanza con qualche familiare) doveva arrivare. Quindi, abbiamo aspettato che questi "fondamentali" si concretizzassero. Rammento che a fine anni '90 già si facevano contratti precari "a go go" e sia io che mia moglie ci siamo passati per lungo tempo, nonostante la laurea, ecc. ecc. Nei congedi pre e post natali ci hanno salvato due cose: la flessibilità di orario, perlomeno da parte mia (quando è nata mia figlia ero "quadro") e i rispettivi contratti di lavoro, mio e di mia moglie, che sono stati rispettati alla lettera dai nostri datori di lavoro. Purtroppo l'aiuto familiare era asimmetrico e limitato; i miei genitori troppo anziani per fare i nonni come è nello stereotipo del "nonno": sempre reperibile, sufficientemente in forze e magari con la patente di guida. Avevamo aiuto soltanto dai genitori di mia moglie, che però sono rapidamente peggiorati come salute; ma questo riguarda semmai il periodo di pre-adolescenza di nostra figlia. Andando indietro, la gravidanza di mia moglie si è complicata nel primo trimestre: ferma a letto. Poi andato tutto abbastanza bene. Però i problemi psicologici per me e mia moglie sono cominciati nei corsi pre-parto e subito dopo la gravidanza: il mantra era l'allattamento al seno, senza se e senza ma. Evidentemente l'input dell'ASL era quello per medici e infermieri. Sì, perché abbiamo capito bene che spesso le ASL vanno avanti a direttive a 360° senza contestualizzare caso per caso. Dopo il parto sono stati 4 mesi d'inferno, per la salute di mia moglie (mastite non diagnosticata per tempo, ragadi e altro che ometto) e nostra figlia che piangeva continuamente, forse per la fame! Per non parlare dell'assenza di sostegno da parte della stessa ASL che dava solo direttive e "aiutini" qua e là, affidati alla buona volontà di ostetriche, a volte a pagamento. Sul pediatra stendiamo un velo pietoso: ricorso al pediatra intra-moenia (e meno male che ce lo potevamo permettere) perché se dovevamo aspettare un po' d'ascolto da parte dei pediatri "condotti" si stava freschi. Anzi: se possibile creavano ancor più confusione. Ne abbiamo cambiati 3, finché non ne abbiamo trovato uno più sensibile degli altri. Insomma, un "fai da te" che ha portato alla decisione: basta figli, ne ho abbastanza. Con l'asilo nido non ne parliamo: per quanto si è ammalata nostra figlia abbiamo fatto tanta beneficienza, a oltre 500 euro al mese; e si sta parlando del 2011-2012 (anche qui: meno male che ce lo potevamo permettere, economicamente parlando). Per riprendere da scuola nostra figlia, altro problema: nelle nostre città sempre più dormitori, trovare un vicino che possa riaccompagnare tua figlia che non ha mai conosciuto è un problema e poi, in generale, come dice qualcuno: troppa responsabilità; "e se gli succede qualcosa?" E così continua il fai-da-te, a cercare un aiuto per permetterci di continuare a lavorare, portare a casa uno stipendio. Almeno finché tua figlia o tuo figlio non diventano abbastanza autonomi o hai un lavoro che ti permette una concreta flessibilità (che so: l'insegnante, il dipendente pubblico part-time, il libero professionista, o anche qualche dirigente d'azienda...). Sullo smart-working, lasciamo perdere: lì lo stereotipo del "voglio vedere l'uomo e la donna in viso" (scusate il toscanismo) è ancora lì pronto a riemergere. Mediamente in Italia, sia nel privato che nel pubblico, siamo lontani anni luce da modelli d'oltralpe o di alcune multinazionali (poi va da sé che il capo/dirigente non si faccia mai vedere, ma già la sensazione di avere dipendenti, potenzialmente nullafacenti, in ufficio evidentemente deve aiutare psicologicamente questi dirigenti...) In un quadro come questo, di riduzione del sostegno alle famiglie, di aumento della burocrazia per accedere a un aiuto economico, con politici sempre più distanti dalla realtà e dirigenti d'azienda ancora e sempre più uomini, forse mai stati padri presenti, con tagli continui da parte delle Regioni: che interesse c'è al mettere al mondo dei figli? Per la nostra esperienza: tornassimo indietro? Sicuramente ripeteremo l'esperienza della maternità, senza dubbio e magari con più incoscienza: partendo prima come età. Ma con la consapevolezza che sarebbe comunque un percorso in salita, da fare da soli e con i propri mezzi.

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