12 Commenti

Se mi posso permettere, quest'orrore e paura della tecnologia è tipicamente italiota. Nessun inglese metterebbe mai in discussione il proprio diritto alla privacy eppure in G.B. ci sono migliaia di software house che sviluppano questo tipo di software.

Capisco la preoccupazione dell'autore nei conforonti dei più deboli e lo condivido, ma posso dire al mio comune di togliere le telecamere davanti alla sede comunale perchè non voglio essere ripreso? Questa deriva della privacy esiste da un sacco di tempo, le prime centraline elettroniche nelle auto sono degli anni 90 e le prime leggi sono del 1996: è possibile che anche allora ci spiavano e registravano quando il motore era stato acceso e spento e quanti km avevo fatto?

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Sulla casa connessa c'è un bellissimo racconto di Cory Doctorow, "Unauthorized Bread", nella raccolta "Radicalized" (2019).

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founding

Qualche mese fa ho valutato decine di videocamere di sorveglianza consumer per un progetto di ia. Non sono riuscito a trovarne una che non prevedesse la connessione a un cloud cinese o americano e l'utilizzo di una app blindata.

La conseguenza è duplice:

- invito un terzo in casa mia, che può vedere tutto quello che vede e sente la cam

- non posso disporre del dispositivo (etimologicamente paradossale) perché non esiste alcuna interfaccia per gestirlo programmaticamente, solo una app opaca.

Questo sega le gambe a tinkering e creatività. Come quando, con mio immenso dispiacere, smisero praticamente di vendere reagenti chimici in farmacia... Una perdita per l'umanità.

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L'idea che sia senza "effetti collaterali" la possibilità di osservare casa propria dal telefonino è veramente ingenua in maniera imbarazzante, stupefacente invece che a portare in casa l'occhio del Grande Fratello (come metafora, ovvio) siamo noi stessi con la presunzione di aver esercitato una libertà che ci sarebbe dovuta...per quale motivo?

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Questo contributo di Jacopo Franchi mi è piaciuto molto perché ci ha ricordato quanti compromessi abbiamo - quantomeno ho - accettato mano a mano che ho ampliato negli anni l’uso di tecnologia digitale. Per quanto riguarda il contenuto del libro curioserò per capire se ci fornisce strumenti pratici per proteggerci.

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Ho letto i commenti precedenti e la critica all'autopromozione. Mi sembra che l'autopromozione e' un mezzo in cui in maniera diretta l'autore ci trasmette alcune articolate importanti considerazioni che , senza l'autopromozione, non potremmo mai leggere. Ed e' un metodo per rendere questo "appunti" vivo e continuo.

Ma torniamo al tema fondamentale del libro. Esso ci ricorda che stiamo accettando , da ignoranti-complici, una sorta di ius primae noctis ( esteso ad ogni secondo e luogo della casa) dei padroni feudali della tecnologia in Rete.

Mi viene in mente un aneddoto: un ingegnere e professore univeristario che ha avuto rapporti con la politica ci ha raccontato in una riunione pubblica che quando e' invitato a cena a casa di amici prima di tutto chiede di spegnere gli eventuali Alexa o similari; altrimenti torna a casa sua. E oramai gli Alexa sono anche presenti nelle tv cosiddette *moderne*, in realta estensioni dell'antica logica di potere, ora riverniciata dai nostri tecno-baroni.

Dovremo inventare un mercato di oggetti sconnessi, a costo di pagarli un po di piu rispetto a questi ennesimi cavalli di Troia, che ci cavalcano e ci scavalcano

Francesco Del Zotti

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Sì, digitale decisamente invadente. Sul mio telefonino arriva un articolo di Jacopo Franchi che si autorecensisce e si elogia, suggerendomi di acquistare il suo libro.

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author

Non è quella la logica: il punto è che chi lavora su un libro di solito ha dedicato anni a studiare un tema, a ragionarci, a capirci qualcosa. Invece che fare recensioni - che presuppongono peraltro che qualcuno legga il libro, ne scriva ecc - io preferisco chiedere all'autore di spiegarci cosa ha capito, come ci ha lavorato, una specie di making of, non certo un'autorecensione. E neanche un estratto, che finisce per essere un po' avulso. Chi scrive libri di solito ha piacere di farlo, e per i lettori credo sia utile (a prescindere che poi qualcuno decida di comprare il libro)

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Io invece, a differenza di Spinelli, apprezzo le recensioni/autorecensioni. Le trovo oneste e interessanti.

Anche perché Stefano Feltri non ci scrive che è un libro fantastico di cui non se ne può fare a meno: ci propone una sintesi accurata e completa, e non fine a se stessa, bensì un commento critico. Non siamo nemmeno obbligati a leggere l’inserto e non lo trovo nemmeno un messaggio invasivo stile #adv.

Non stiamo un po’ esagerando con il politicamente corretto?

Saluti

SF

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Non mi convince ma non insisto. D'ora in poi starò zitto. Promesso.

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commento e-p-i-c-o

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Mah, non è da stamattina che Appunti ospita interventi di esperti che scrivono articoli a partire da loro libri, di cui immagino condividano le tesi (e che poi mettono un pulsante per l'acquisto: anche qui, niente di trascendentale)

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