Preti abusatori protetti dal Vaticano, Parolin sotto accusa
Ogni richiesta di informazioni su un ecclesiastico autore di reati sessuali proveniente da un altro Paese passava dall'ufficio del segretario di Stato Parolin. Che quasi sempre non collaborava
āNessuno nella Chiesa cattolica ha avuto un ruolo cosƬ fondamentale nel nascondere alle autoritĆ civili di tutto il mondo informazioni sugli abusi sessuali dei sacerdoti come il cardinale Parolinā
Anne Barrett Doyle
Venerdì 2 maggio 2025 Anne Barrett Doyle, leader di bishop-accountability.org , l'associazione internazionale che indaga e documenta le imprese dei preti pedofili, si è in un certo senso iscritta al Conclave, senza essere un cardinale e con l'aggravante di essere donna, per ricordare ai 133 prelati votanti il rischio di eleggere Papa un protettore degli abusatori.
Lo ha fatto a Roma in una conferenza tenuta in un piccolo hotel a cento metri dalla Cappella Sistina, in una sala affollata da giornalisti di tutto il mondo ma significativamente disertata dalla stampa italiana, interessata solo a ripetere in articoli molto somiglianti l'uno all'altro che il prossimo papa sarĆ italiano.
In modo beffardo, Barrett Doyle ha dedicato la conferenza stampa ai due candidati favoriti secondo le quote dei bookmakers inglesi, Parolin e il filippino Luis Antonio Tagle. Secondo l'esponente di bishop-accountability.org, Parolin e Tagle sono solo, tra i cardinali con la coscienza sporca, i due più in vista. Ma ha promesso che altri nomi verranno fatti prima di mercoledì 7 maggio, data di inizio del conclave.
La stampa italiana ha totalmente ignorato la denuncia di bishop-accountability.org, ampiamente riportata in tutto il mondo occidentale dalle principali agenzie di stampa e anche dai notiziari televisivi.
In questo modo i lettori italiani non hanno accesso a un'informazione decisiva, e cioè che le ambizioni di Parolin e degli altri cosiddetti papabili italiani (l'arcivescovo di Bologna Matteo Zuppi e il patriarca di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa) scontano un fatto incontrovertibile: la Chiesa italiana è notoriamente quella più opaca e "negazionista" sul tema della pedofilia, e questo non può non pesare nelle valutazioni del conclave.
Proprio venerdƬ 2 maggio, come ha riferito il portavoce vaticano Matteo Bruni, l'ottava Congregazione generale dei cardinali ha dedicato la discussione preparatoria del conclave agli abusi sessuali e agli scandali finanziari.
Si legge nel comunicato: āMatteo Bruni ha riferito che tali questioni sono state affrontate come āuna feritaā da mantenere āapertaā, affinchĆ© resti viva la consapevolezza del problema e si possano individuare percorsi concreti per la sua guarigioneā.
Quando i cardinali discutono di queste cose coprono con cortine fumogene di parole generiche il nodo della questione: se in tutto il mondo la Chiesa cerca di arginare l'onda di piena della pedofilia alternando trasparenza e opacitĆ , come dimostrano le ambiguitĆ di papa Francesco e dei suoi predecessori, Karol Wojtyla e Joseph Ratzinger, sicuramente ci sono i vescovi italiani alla guida del partito dell'opacitĆ .
Ma l'accusa contro Parolin non ĆØ lanciata in quanto italiano ma in quanto segretario di Stato. Ed ĆØ particolarmente severa. Qui vale la pena di riportare le parole esatte di Barrett Doyle:
«Ogni richiesta di informazioni su un ecclesiastico autore di reati sessuali proveniente da un altro Paese passa attraverso l'ufficio del cardinale Pietro Parolin, in quanto segretario di Stato vaticano dalla fine del 2013.
Australia. La Commissione Reale australiana ha avviato la sua inchiesta sulla gestione degli abusatori da parte della Chiesa cattolica poco prima dell'insediamento di Parolin. Gli australiani hanno chiesto alla Santa Sede informazioni sui preti che avevano aggredito sessualmente bambini australiani.
Al termine dei suoi lavori nel 2017, la commissione aveva contato 4.400 minori vittime di crimini sessuali da parte di circa 1.100 membri del clero cattolico.
La Santa Sede ha fornito loro i fascicoli di esattamente due ecclesiastici.
La decisione di non collaborare alla richiesta australiana ha ostacolato la capacitĆ dei procuratori australiani di assicurare alla giustizia i molestatori di minori. Si tratta di ostruzione alla giustizia. Il funzionario responsabile in ultima istanza di tale decisione ĆØ stato il cardinale Parolin.
Cile. Nel 2018, papa Francesco ha inviato l'arcivescovo Charles Scicluna e un sacerdote spagnolo a indagare sui crimini sessuali commessi da sacerdoti in Cile. Scicluna ha prodotto un rapporto di 2.300 pagine.
I magistrati cileni hanno implorato la Santa Sede di accedervi, per comprendere i crimini commessi contro i loro figli sul loro territorio.
La Santa Sede ha rifiutato. Si ĆØ trattato di ostruzione alla giustizia, di insabbiamento, e il funzionario responsabile ĆØ stato il cardinale Parolin.
Gran Bretagna. Nel 2018 e nel 2019, la commissione britannica incaricata della "Inchiesta Indipendente sugli Abusi Sessuali sui Minori", ha utilizzato i canali diplomatici ufficiali per richiedere informazioni. I commissari hanno chiesto all'ufficio del cardinale Parolin i fascicoli relativi agli abusi sessuali su minori all'interno della Congregazione Benedettina inglese.
Il cardinale Parolin ha rifiutato, affermando che la Santa Sede non esercitava giurisdizione su sacerdoti e istituzioni cattoliche al di fuori del Vaticano.
Il segreto pontificio. Nel dicembre 2019, il Papa ha rimosso il segreto pontificio sui casi di abuso. Speravamo ingenuamente che la mancanza di cooperazione della Santa Sede con gli altri Paesi si sarebbe fermata e che le informazioni sarebbero arrivate.
L'arcivescovo Scicluna ha certamente incoraggiato questa speranza, così come monsignor Arrieta, segretario del Dicastero per i Testi Legislativi. Entrambi hanno sottolineato che la rimozione del sigillo avrebbe accelerato la condivisione delle informazioni sugli abusi da parte della Santa Sede con le autorità civili.
Ecco cosa ha detto Scicluna: [la rimozione del segreto pontficio] "apre, ad esempio, canali di comunicazione con le vittime, di collaborazione con lo Stato... la legge va oltre: afferma addirittura che l'informazione ĆØ essenziale se vogliamo davvero lavorare per la giustizia. E quindi, la libertĆ di informazione verso le autoritĆ competenti e le vittime ĆØ qualcosa che viene facilitato da questa nuova legge".
Ma la nuova legge non sembra aver facilitato il flusso di informazioni sugli abusi dalla Santa Sede alle autorità civili. La responsabilità di ciò ricade sul cardinale Parolin.
Polonia. Nel 2021 e nel 2022, quando la Commissione statale polacca sulla pedofilia ha richiesto alla Chiesa informazioni sui preti polacchi che molestavano i minori, non ha ottenuto alcuna collaborazione.
I vescovi hanno detto: "Spiacenti, abbiamo consegnato queste informazioni al Vaticano".
Il presidente della Commissione statale ha affermato che le indagini sono state ostacolate dalla mancanza di collaborazione da parte della Chiesa. "La Chiesa cattolica sta facendo molto in termini di trattamento e prevenzione", ha affermato. Ma quando si tratta di accedere ai documenti, permane ancora un ostacolo incomprensibile.
Svizzera. Parolin rifiuta persino le richieste dei ricercatori incaricati dalla Chiesa. Nel 2022, i vescovi svizzeri hanno incaricato due storici dell'UniversitĆ di Zurigo di condurre una ricerca sugli abusi sessuali commessi da membri del clero svizzero.
Il loro rapporto finale ha citato oltre 500 autori di reati sessuali.
I ricercatori hanno affermato che l'ambasciata della Santa Sede in Svizzera ha respinto la loro richiesta di accesso ai suoi archivi. Hanno rilevato "gravi ostacoli" nel tentativo di consultare gli archivi del Vaticano stesso e hanno chiesto un migliore accesso in futuro.
Nel 2019 papa Francesco, con il motu proprio "Vos Estis Lux Mundi" ha condannato l'ostruzione deliberata della giustizia penale da parte della Chiesa. Rispetto all'applicazione della legge penale e al lavoro dei magistrati, ĆØ proprio quello che ha fatto il cardinale Parolin. Ha ostacolato gli sforzi per assicurare alla giustizia gli abusatori, rifiutandosi di fornire le prove in possesso della Chiesa ai paesi in cui i minori sono stati aggrediti sessualmente dal clero cattolicoā.
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Il rifiuto della Chiesa cattolica, e in particolare del segretario di Stato cardinale Parolin, di condividere con i giudici degli Stati che indagano sui casi di pedofilia è una evidente dimostrazione dell'ipocrisia papale ed ecclesiastica nell'azione volta a rimuovere, condannare, punire i colpevoli degli abusi. Da una parte condanna pubblica, dall'altra reticenza privata. Nei proclami pubblici si promette una bonifica dei costumi degli ecclesiastici ma l'azione si blocca se interviene un'autorità civile, alla quale non vengono consegnate le informazioni di cui si è in possesso. Il comportamento della Chiesa cattolica e dei suoi rappresentanti più importanti, a cominciare dal papa, si segnala per la sua aberrazione ed è motivo ulteriore per confermare l'avversione verso un'istituzione retta con criteri autoritari e verso un potere esercitato dittatorialmente. Detto ciò, la magistratura può ugualmente svolgere la sua azione per accertare, perseguire, condannare gli autori di abusi sessuali, a prescindere dalle informazioni che le può trasmettere la Chiesa, che, se pervengono, sono solo idonee ad avviare un procedimento ma non costituiscono prova del reato da perseguire. In altre parole la reticenza della Chiesa è un problema per la Chiesa stessa, che così corre il rischio di accuse di omertà , allontanando contemporaneamente da sé coloro i quali vedono tradito il messaggio evangelico, l'ultimo pensiero di molti ecclesiastici. Ma tale reticenza non può ostacolare l'azione della magistratura, che può svolgerla prescindendo dalla collaborazione ecclesiastica e che è ritardata solo nei casi di cui non è a conoscenza per altre vie. Tanto è vero che gli esempi citati di mancata trasmissione di fascicoli di indagini interne sembrano riguardare casi di cui le magistrature sono già a conoscenza e che possono lavorare, senza i materiali delle commissioni pontificie o vescovili. I quali materiali non costituiscono prova e la loro copertura e secretazione sono solo un danno per la Chiesa. L'autorità civile esercita la sua funzione a prescindere da attività di segnalazione e di collaborazione di quella ecclesiastica, che, se non ha i relativi obblighi giuridici, sembra non sentire nemmeno quelli propri del suo ministero.
Grazie. Il vostro lavoro ĆØ tanto accurato e attento quanto utilissimo e prezioso.