La Scomunica
Una nuova inchiesta podcast sugli abusi nella Chiesa italiana che parte dal caso di Marko Rupnik per indagare le responsabilità dirette di papa Francesco. Sostenete il progetto
A molti la decisione di Francesco di togliere la prescrizione sul caso di Marko Rupnik era sembrata una svolta, dopo mesi di ambiguità e di silenzio. Invece da allora tutto tace, in perfetto stile vaticano, forse nell'attesa, dicono i più critici, che ci si dimentichi della vicenda
Federica Tourn
Buongiorno a tutte e tutti,
Nei mesi scorsi con Giorgio Meletti e Federica Tourn abbiamo realizzato un podcast che ha avuto grande successo e impatto, La Confessione: un'inchiesta sugli abusi nella Chiesa italiana partendo da un processo a Enna.
Una storia che - grazie agli audio dei preti e del vescovo coinvolti - ci ha permesso di capire come pensano i preti abusatori e come funziona l’istituzione che li protegge.
Già in quella vicenda, all’apparenza laterale, una delle tante di abusi in Italia, si partiva da Enna e si arrivava direttamente a papa Francesco: il sommo Pontefice si era speso, a processo in corso, per difendere il vescovo che rivendicava - intercettato - di aver “insabbiato questa storia”.
Oltre otto mesi dopo una sentenza del tribunale di Enna che ha condannato la Curia guidata da monsignor Rosario Gisana a rispondere sul piano economico in solido con il prete abusatore, don Giuseppe Rugolo, papa Francesco non ha mai trovato tempo, modo o voglia di intervenire su quel vescovo.
Come è possibile che un papa a parole tanto severo contro gli abusatori poi tolleri omertà e insabbiamenti nella Chiesa che dirige da monarca assoluto?
Questa domanda è rimasta in sospeso al termine de La Confessione, e per questo abbiamo continuato a lavorare. Federica e Giorgio in questi mesi hanno raccolto documenti, parlato con preti, cardinali, vittime.
Abbiamo deciso di costruire un nuovo podcast, che cerchi di rispondere, partendo dalla vicenda di più alto profilo che riguarda il papa: quella del potentissimo artista-teologo Marko Rupnik, che per decenni ha abusato delle donne che raccoglieva intorno a sé nelle sue esperienze di comunità spirituali.
Rupnik è stato vicino agli ultimi tre papi, ma a Francesco in particolare. E proprio Francesco ha dovuto gestire il caso quando, tra 2021 e 2022, la portata degli abusi di Rupnik è arrivata sui giornali, grazie soprattutto a Federica Tourn che ha dato voce alle vittime e ha rivelato i dettagli di comportamenti continuati per decenni.
A un certo punto, nel 2020, Rupnik risultava anche scomunicato in automatico, perché aveva usato il sacramento della confessione per cercare di coprire i suoi abusi (confessando una delle donne coinvolte), ma poi qualcuno ha deciso che quella scomunica andava rimessa. Solo una persona poteva prendere una decisione simile: papa Francesco in persona.
Il pontefice inoltre ha deciso prima di lasciare che la prescrizione bloccasse il processo a Rupnik, poi ha cambiato idea e l’ha fatto ripartire.
Ecco perché è urgente lavorare al podcast La Scomunica, che sarà pronto nei prossimi mesi.
Come la Confessione, anche La Scomunica sarà sostenuta da Appunti e dalle somme raccolte con gli abbonamenti.
C’è però una novità importante: durante il percorso della Confessione molti ci hanno chiesto come sostenere le nostre inchieste anche con bonifici o altro, e usare soltanto Appunti era un po’ limitante. Per questo abbiamo deciso di lanciare un crowdfunding dedicato sulla piattaforma GoFundMe, lo trovate qui sotto:
Attenzione, dopo aver indicato la somma, la piattaforma chiede in automatico se aggiungere una “mancia” del 10 per cento per la piattaforma stessa. Non siete assolutamente obbligati, potete mettere zero.
La Scomunica è quindi un podcast in lavorazione, ma è anche una newsletter, come sezione di Appunti: ogni settimana o ogni volta che ce ne sarà bisogno, qualcuno di noi, di solito Federica Tourn, vi aggiornerà con pezzi di inchiesta, interviste, segnalazioni.
Perché La Scomunica, come la Confessione, è prima di tutto un percorso, un'inchiesta e un lavoro di denuncia, ma anche il tentativo di costruire una contro-comunità di persone informate, partecipi e attive che impedisca alla Chiesa (tutta, in particolare a quella italiana) di circondare con una cappa di silenzio gli scandali che cerca di sopire.
Nel primo pezzo che trovate qui sotto, Federica ricostruisce la storia del processo Rupnik, un anno dopo il suo inizio. Un processo del quale, sorpresa sorpresa, si sono perse le tracce, perché la giustizia vaticana spesso procede per dilatazioni temporali che hanno il sicuro risultato di ridurre l’attenzione e la pressione sul caso. Questa volta non ha funzionato e non funzionerà, perché La Scomunica è in arrivo.
Se volete accompagnarci in questo viaggio, fate girare gli articoli e sostenere l’inchiesta
grazie,
Stefano
Il processo a Marko Rupnik, un anno dopo
La Congregazione nel maggio 2020 aveva quindi emesso un decreto di scomunica latae sententiae. E qui c'è il colpo di scena: la scomunica a Rupnik è stata revocata dopo pochi giorni dal papa
di Federica Tourn
Il processo ecclesiastico per abusi sessuali all'ex gesuita Marko Rupnik è inspiegabilmente fermo da tempo. Perché? Secondo i vescovi e cardinali più critici verso la parte finale del pontificato di papa Francesco, questa è semplicemente la prova che il pontefice gesuita continua di fatto a proteggere il suo vecchio amico finito nei guai per un'apparentemente incontenibile esuberanza erotica.
Sicuramente il caso Rupnik è quello che in questo momento crea maggiore nervosismo nella Chiesa cattolica.
Un anno fa, il 27 ottobre 2023, papa Francesco ha tolto la prescrizione e ha permesso la riapertura del processo a Rupnik, ma ancora nulla si è mosso in Vaticano.
Espulso dalla Compagnia di Gesù nel luglio 2023 per disobbedienza, Rupnik è accusato di aver abusato di diverse suore della Comunità Loyola, un istituto religioso femminile di diritto diocesano che l'ex gesuita aveva contribuito a fondare in Slovenia all'inizio degli anni Novanta.
Le denunce erano emerse in seguito al commissariamento della Comunità ma il procedimento ecclesiastico, avviato nel 2021 dalla Congregazione per la dottrina della fede (oggi Dicastero), si era arenato nell'ottobre del 2022 nella prescrizione.
Bergoglio, però, un anno fa aveva deciso di consentire comunque lo svolgimento del processo, dopo che la Pontificia Commissione per la Tutela dei minori aveva ascoltato le testimonianze di alcune vittime e segnalato “gravi problemi nella gestione del caso di P. Marko Rupnik”.
A molti la decisione di Francesco era sembrata una svolta, dopo mesi di ambiguità e di silenzio. Invece da allora tutto tace, in perfetto stile vaticano, forse nell'attesa, dicono i più critici, che ci si dimentichi della vicenda.
Né una notizia, né un aggiornamento sono arrivati dal Dicastero per la dottrina della fede, dove è istruito il procedimento.
Nemmeno Laura Sgrò, avvocata di cinque vittime dell'ex gesuita, ha avuto riscontri: “Trovo molto irrispettoso questo atteggiamento: dopo un anno nessuna di loro è ancora stata sentita – sostiene – Non sappiamo nemmeno se c'è stata l'ammissione della richiesta di procedere contro Rupnik per abusi sessuali, psicologici e spirituali, né per quali imputazioni si procede”.
Fra le persone che hanno chiesto di essere ammesse come parte lesa per ottenere il risarcimento del danno ci sono Gloria Branciani e Mirjam Kovač, ex sorelle della Comunità Loyola. Le due donne avevano denunciato la condotta di Rupnik all'allora arcivescovo di Lubiana Alojzij Šuštar e ai superiori di Rupnik già negli anni Novanta, ma non erano state ascoltate.
La scomunica revocata
Per Rupnik, peraltro, non si trattava nemmeno della prima denuncia. Nell'ottobre 2018, infatti, i gesuiti avevano già ricevuto una segnalazione sul suo conto: il famoso artista era stato accusato di “assoluzione del complice in confessione” , e cioè di aver assolto in confessione una donna dal peccato di aver avuto un rapporto sessuale con lui; la Congregazione per la dottrina della fede aveva quindi incaricato i gesuiti di istruire un processo amministrativo penale, affidato a giudici esterni alla Compagnia, che avevano confermato l'accusa all'unanimità.
La Congregazione nel maggio 2020 aveva quindi emesso un decreto di scomunica latae sententiae. E qui c'è il colpo di scena: la scomunica a Rupnik è stata revocata dopo pochi giorni dal papa.
Il 25 gennaio 2023, quasi tre anni dopo il fatto ma solo pochi giorni dopo che la vicenda era diventata di dominio pubblico con ampia risonanza internazionale, Bergoglio ha negato recisamente di essersi occupato della scomunica del suo amico Rupnik in un'intervista televisiva all'agenzia americana Associated Press, senza però risultare credibile: nessuno se non il papa, infatti, avrebbe potuto revocare un provvedimento così grave in così pochi giorni.
L'imbarazzante caso Rupnik conferma che in Vaticano l'atmosfera resta opaca, nonostante le raccomandazioni di attenzione nei confronti delle vittime e trasparenza nei procedimenti ecclesiastici, caldeggiate nel rapporto della Pontificia Commissione sugli abusi appena pubblicato.
Non si è saputo nemmeno quale dicastero si stesse occupando del processo a Rupnik finché, il 29 maggio scorso, il segretario della sezione disciplinare del Dicastero per la dottrina della fede John Joseph Kennedy, in occasione di un convegno sugli abusi sui minori, ha confermato che il procedimento è stato incardinato sotto la sua giurisdizione.
“Stiamo tenendo conto di tutti gli aspetti, quello delle accuse contro di lui, l’aspetto delle vittime, quello dell’impatto sulla Chiesa. È delicato, non posso dire di più”, si è limitato a dire monsignor Kennedy ai giornalisti presenti.
Nella stessa occasione si è però appreso che Rupnik, che pure baciava Gloria Branciani come “l'altare dell'eucaristia” e induceva le suore a fare sesso in tre a immagine della Trinità, non è indagato per “falso misticismo” perché, ha spiegato Kennedy, “la strumentalizzazione di immagini spirituali a fini sessuali non costituisce una fattispecie giuridica nel diritto canonico e dunque non prevede una pena”.
Che fine ha fatto Rupnik?
Dov'è oggi Rupnik? Certo non in Slovenia, dove è stato incardinato nella diocesi di Capodistria ad agosto 2023 grazie alla compiacenza del vescovo Jurij Bizjak e all'appoggio del nunzio apostolico Jean-Marie Speich, che in molti suggeriscono essere vicino a papa Francesco. L'ex gesuita, quando non è in viaggio per promuovere i suoi mosaici, vive con ogni probabilità a Santa Severa, sul litorale romano, dove il Centro Aletti ha una residenza e dove continua a incontrare amici e fedeli in occasione di ricorrenze o ritiri per esercizi spirituali.
Superata all'inizio dell'estate la crisi di Lourdes (con il vescovo Jean-Marc Micas che sembrava intenzionato a smantellare i mosaici di Rupnik per rispetto delle sue vittime ma ha fatto marcia indietro dopo un incontro a quattr'occhi con il papa), l'atelier artistico del Centro Aletti, che non ha mai smesso di produrre e vendere mosaici in tutto il mondo, ad agosto ha terminato la seconda parte del progetto di decorazione della parrocchia Maria Regina Mundi di Bologna (la prima era stata inaugurata dal cardinale Matteo Zuppi il 2 dicembre scorso, come abbiamo raccontato qui).
Il tema dell'affresco, che ricopre interamente la parete della cappella, è l'uccisione di Abele, rappresentata con un impressionante getto di sangue che cola dal soffitto fino al pavimento.
La fascinazione di Rupnik per il sangue viene da lontano: già negli anni Ottanta, quando viveva a Gorizia nel centro dei gesuiti Stella Matutina, nel suo studio teneva un grande quadro, raffigurante Gesù insanguinato che bacia sulla bocca la Maddalena. A chi osava chiedergli ragione di un soggetto apertamente sensuale e al contempo così violento, dava sprezzante sempre la stessa risposta: “Tu non capisci la mia arte”.
Un lavoro importantissimo.
È bene che queste cose vengano alla luce del giorno!