8 Commenti

Parrà strano ma, gira e rigira, si torna al solito punto, indipendentemente dall’argomento trattato. Se le persone non sono formate e non esercitano spirito critico, i furbi e i narratori avranno il sopravvento. E gli altri a partirne le conseguenze: diritti non rispettati, economia mal gestita, governi sovranisti.

Expand full comment

Queste considerazioni hanno suscitato un bel dibattito a livello di unità di base. Il tema è molto sentito. Un punto che non ho visto rimarcare è il forte Calo di inquinamento nelle città cinesi. Con alte % di veicoli elettrici e trasporti pubblici loro c'è la stanno facendo. Il nostro sistema imprenditoriale balbetta.

Expand full comment
5 ore fa·modificato 5 ore fa

Sai cosa mi viene in mente? Un parallelo con l’effetto di quel fetente batterio che è lo Streptococco (beta emolitico) .

Se non trattato adeguatamente con antibiotici in fase acuta dell’’infezione lui lascia comunque una reattività autoimmune dell’organismo.

Anche quando non è più presente nell’organismo questi si comporta come se ci fosse ancora, facendosi del male!

Mutatis mutandis seguita anche lui a credere alle fake news…🤷😀

Streptoporro? 😂

Curioso no?

Uranio

Expand full comment
6 ore faMesso Mi piace da Stefano Feltri

Grazie dell'articolo, io nel mio piccolo l'ho fatto girare.

Expand full comment

Porro adatta ai tempi concetti vecchi come il mondo (dai testi sacri a goebbels), insomma fa propaganda. Propaganda che funziona perché in Italia, specie nell’apparato produttivo padano, vi è la credenza di poter limitare la transizione tecnologica ex lege e con l’illusione di continuare a stare sul mercato (globale, salvo ripensamenti epocali) senza investire in tecnologia. Questo forse varrà per il CEO di turno ma sul medio periodo le bugie non basteranno. Europa ed Italia sono marginali nella corsa all’innovazione tecnologica e culturale mai come dal medioevo in poi. Difficile invertire questo trend. Raccontandoci palle senza guardare la realtà sicuramente non ci si riesce.

Expand full comment

Condivido. la tecnica del ripetere bugie per farle entrare nell'universo mentale delle persone ha una sua indubbia efficacia e quando a praticarla sono persone intelligenti e acculturate è evidente la strumentalità. Aggiungo tuttavia che anche il solo limitare le reazioni alla contesa verde/non verde consente ai sostenitori del rallentamento Green di avere più forza. Due esempi tipici, l'auto e la plastica. Per l'auto tutto ruota attorno ai problemi delle industrie del settore (elettrico contro combustione interna; limiti alle emissioni, concorrenza cinese). Le imprese sono private e ovviamente sono interessate al profitto. Non si capisce invece perché non ci si faccia entrare con maggiore vigore nel discorso la necessità di una diversa e impegnativa politica sociale: più trasporto pubblico, più linee sul ferro cittadine anche esterne (saranno pure brutte , quelle sospese, ma ci sono in diverse grandi città del mondo e le Metro in un'Italia con un sottosuolo archeologico sono difficili da fare), più aree pedonali. Quel che voglio dire è che limitare il dibattito a limiti Green contro rallentamento rende più facile il lavoro dei negazionismi per interesse e il peso degli interessi in gioco. Ci vuole più politica. Lo stesso vale per la plastica: limiti contro rallentamento dei limiti, con in gioco gli interessi della filiera italiana degli imballaggi. E tutto si ferma. Sarebbe meglio introdurre anche qui un discorso più generale sui sistemi di rifornimento e sugli imballaggi, con sgravi fiscali per i cittadini sugli acquisti che usano materiali riciclabili o riutilizzabili al 100 per cento (per esempio l'Iva più bassa).

Expand full comment

Concordo con il lettore Lanfranco, ma mi spingerei oltre, togliendo qualche punto interrogativo. Carta stampata, reti televisive, prima "private" (come Mediaset) ed ora anche quelle "pubbliche" applicano da anni questo principio, della ripetizione del falso, a volte mascherandolo con mezze verità, ma due mezze verità fanno comunque una bugia. Talvolta in buona fede (chissà forse) e molto spesso, appunto per le ragioni per cui lo fa il falsario Porro, in mala fede, per scopi più concreti e sostanziali. Aggiungerei che i fabbricanti e sostenitori di falsi, quando mentono sapendo di mentire, si ingegnano di mentire bene, accuratamente, in modo professionale, per far cascare nella menzogna anche i meno inclni a crederci. Il babbeo che spara una "cazzata" lo sbugiardiamo facilmente, ma l'astuto giornalista ben attrezzato, molto meno. In ogni caso la conclusione è desolante: sì, c'è una maggioranza che continua a credere ai falsi, ripetuti e tenacemente riproposti oltre ogni evidenza, e li indossa come abito mentale per poi fare scelte politiche che coinvolgono tutti. Basta vedere la valanga di falsità che dopo il disastro alluvionale emiliano-romagnolo ha invaso Facebook, tenace e resistente a qualsiasi argomentazione contraria. Del resto che cosa vuoi rispondere a chi posta un video in cui un signore, sotto la pioggia, pulisce un tambino e così la pozzanghera si svuota? Didascalia: Ma che c...o di cambiamento climatico, pulite i tombini! Voila.

Expand full comment

Grazie dell´articolo, ho letto anche le sue osservazioni puntuali nella newsletter "A Fuoco" sul libro di Nicola Porro. Mi viene una domanda: i nostri quotidiani, in questi anni, hanno avuto un ruolo nella "ripetizione" di certi temi vicini alla disinformazione? Penso ai crimini, che calano progressivamente eppure ci sentiamo sempre meno sicuri. Ma puó valere per diverse altre cose. Esistono studi che abbiano mostrato come la "ripetizione" di temi apparsi sui quotidiani orienti l´opinione pubblica?

Expand full comment