15 Commenti

Riflessione estremamente interessante! Complimenti 👏

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Utilissimo riflettere sulla azione dei social media nella democrazia in termini di spazio. Non credo sarà facile interagire con le società che gestiscono i social e portarle verso una maggiore trasparenza visto che loro sono entità sovranazionali e invece i diversi paesi, fossero anche i più grandi sono squassati da interessi e orientamenti diversissimi.

Cosa altro si potrebbe fare per aumentare la consapevolezza sui social? Forse studiarne a scuola in funzionamento e i meccanismi che genera. Magari anche questo un piccolissimo impatto lo avrebbe. Tutti a parlare di algoritmi ma chi ne ha fatto 1?

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Una valutazione molto interessante. Se da un lato e chiara la pesante influenza che hanno le fake news unitamente agli algoritmi che esaltano i messaggi di impatto emotivo, non è così immediato percepire l’effetto della instabilità, non registrabilità, non condivisibilità. Credo che questo aspetto per la sua importanza e la sua‘novità’ meriti ulteriore analisi ed esemplificazioni per essere ben metabolizzato. Quello però che era già auspicabile fino a 20 anni fa e che oggi è fondamentale, sarebbe la costituzione del quarto potere come istituzione dedita a proteggere la libertà di informazione ed espressione, ma soprattutto a provvedere e garantire un authority autonoma dagli altri poteri, dedicata esclusivamente a rendere disponibili gratuitamente a tutti, informazioni vere certificate. Senza un elemento del genere, con gli strumenti di comunicazione attuali e l’avvento dell’Intelligenza Artificiale, la democrazia si ridurrà ad un utopia facilmente contestabile dai grandi poteri interessati a smantellarla per ottenere maggiore libertà di azione.

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Mi spiace segnalare che questo problema in Italia purtroppo esiste da quaranta anni, il momento cardine fu la "discesa in campo" di un certo signore nel 1994 ma erano almeno 10 anni che si segnalava il problema.

Appunti nasce proprio per questo: il dott. Feltri fu "licenziato" all'improvviso dal giornale che dirigeva senza nessuna spiegazione: il fatto di prendercela con i social network solo perchè sono in mano agli americani non risolve un problema che si trascina da decenni e su cui probabilmente la classe dirigente di buona parte dei paesi del mondo ha investito molto.

Mi viene da chiedere ai lettori più anziani se non avevano idee simili quando succedeva qualcosa in Italia ed i giornali minimizzavano ma non smentivano mai le loro opinioni.

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Analisi chiarissima e dal mio piccolo punto di osservazione provo la sensazione inquietante di una incontrollabile manipolazione delle informazioni. I social appaiono sempre più inaffidabili mentre non si aveva così chiara tale percezione quando i mass media erano esclusivamente i giornali ed i notiziari. Se non sbaglio i social si sono diffusi alla fine degli anni novanta e ci ritroviamo come individui attraversati da un flusso di informazioni dove spesso è difficile discernere il vero dal falso.

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Mi spiace segnalarlo ma FB è stato il primo vero social che abbiamo conosciuto ed è nato solo nel 2004: in Italia è arrivato addirittura nel 2008!

Il primo social è stato SixDegrees. nato nel 1997 ma che in Italia non abbiamo mai utilizzato e MySpace è solo del 2003: in Italia ha avuto un successo molto limitato.

I social hanno quindi "conquistato" il mondo in 20 anni purtroppo, per questo ancora si fa fatica a regolarli.

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Bene. Ma come sviluppare una battaglia vincente su questo tema complesso (e ai molti incomprensibile,) per "adeguarne le modalità al controllo democratico che lo esige?

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Estremamente interessante. Grazie.

Ha focalizzato un aspetto centrale che viviamo ma che nel discorrere comune non viene evidenziato.

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Articolo illuminante, grazie. È una di quelle cose che è difficile non notare una volta spiegata.

Sono anche d’accordo sul fatto che dovrebbe essere il punto da cui partire per interpretare disinformazione, perdita di credibilità dei media, ecc.

Le solitudini che i social formano ne sono la causa, non l’effetto.

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Molto interessante. Me lo stampo per non perderlo :)

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Articolo prezioso. Grazie!

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Una riflessione profonda e - per certi versi inquietante - dello scenario in cui, alla fin fine, maturano decisioni che tutti subiamo. Ed aggiungo che - a mio avviso - non vi è la consapevolezza diffusa di quanto questo sia un modello anomalo che - di fatto - mona la democrazia per come la conosciamo. Utile parlarne e diffondere la conoscenza; sul cosa fare per - se non eliminare - almeno mitigare questa anomalia, io onestamente non ho molte idee ...lo confesso.

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Concordo. Ma questa è la parte del pessimismo della ragione. Resta da capire come fare. E questo è l'ottimismo della volontà: aver capito il problema è il primo passo. Ma non è facile.

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Articolo ben scritto e che apre ad una riflessione profonda sui meccanismi attraverso i quali ci informiamo

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Sì è convincente e direi che illustra condizioni ragionevoli, sia pure in modo troppo pedante per ricavarne un obiettivo politico. In quale misura e come, in concreto, il sistema "podcast" tipo substack o choramedia sarebbe già in linea con i requisiti proposti da Filippo Riscica ? a me pare di sì e questo mi dà fiducia.

Sono un utente decrepito (86 anni si sentono, anche se la fortuna mi assiste) e mi affanno a capire come questo sistema dei podcast potrebbe costituire uno strumento cognitivo essenziale nel sistema politico democratico.

Da 12 anni ho la fortuna di vivere nella mia seconda patria, la Svizzera, in cui riesco a impegnarmi nelle frequenti campagne politiche (iniziative popolari e referendum). Qui ancora si respira una gloriosa tradizione radical-liberale, anche se il Gran Consiglio è virato a destra !

Non capisco neanche bene come organizzare 'sti podcast (in italiano o francese, o mal che vada in tedesco). Chiedo scusa per quest'ultima lagna.

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