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Sofia ci da' un resoconto delle piu comuni forme di ansia e depressione che colpiscono i giovani di oggi.

Penso che sia prima di tutto utile individuare rimedi tecnici. L' ansia e la depressione lieve sono abbastanza agevolmente curabili non da uno psicologo qualsiasi , ma da metodi cognitivo-comportamentali, che solo qualche psicologo applica , nonostante essi abbiano le evidenze scientifiche migliori. Per partire, anche un buon manuale di auto-aiuto (che segua questa metodologia) puo' essere utile.

Quanto alle cause esse sono molteplici e complesse e non saro io ahime a risolvere questa matassa. Mi piace ricordare la frase dela figlia del grande Psichiatra Insel , tratta dal suo libro. Questa ragazza, che ha subito anche essa un disturbo psichiatrico non leggero, ha reagito creando un gruppo di donne che lavorano manualmente insieme. Ella dice al padre: piu che l'aiuto "face to face" (della psicoterapia classica) e' servito a me e alle altre il lavoro spalla a spalla

Francesco Del Zotti - blog : qualereteinsanita

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Io non ho una risposta naturalmente. Capisco l’ansia e mi dispiace molto che sia così comune. Io ritengo che i primi cinque anni nella vita di un bambino siano importantissimi. Più si riesce ad assicurare uno sviluppo graduale, armonioso, in quella fase, adatta alle esigenze del bambino (differenti per ogni bambino), più c’è la possibilità di formare una piccola persona equilibrata. Significa tempo per ascoltare il bambino, giocare con il bambino. Credo che la chiave sia il tempo. Tempo di perdere tempo, imparare a fare cose da soli - mangiare, vestirsi, fare amicizia al parco … - senza che un adulto intervenga sempre. Piano piano l’autostima aumenta. Il bambino si sente “grande”. È meno vulnerabile. Non mi dilungo e magari nessuno sarà d’accordo.

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Ci sono due passaggi che hanno 'acceso' una spia in me; entrambe perché già presenti nelle mie riflessioni personali su questo argomento attuale ed interessante.

La prima è l'accenno di Stefano nella introduzione: il rapporto di questa generazione (ma aggiungerei anche dei loro genitori) con la psicoterapia. Siano passati dal trattare il ricorso alla psicoterapia come evento eccezionale (chi lo faceva ai miei tempi veniva guardato con sospetto) ad un hype - a mio avviso eccessivo - dello stesso: ora è talmente diffuso che gli strani sono quelli che non hanno mai visto uno psicologo. Ritengo assolutamente positivo il fatto che le nuove generazioni abbiano incluso anche la mente nel quadro clinico del benessere ( come il dentista, il ginecologo, il dermatologo etc etc) ma ho il sospetto che sia diventato in facile placebo per dire (a se stessi prima che agli altri) che affrontiamo la questione, con il rischio di delegare ad altri la cura e - nel caso peggiore - esser con la coscienza a posto sul risultato (i e. è così, non ci posso fare niente).

La seconda "lampadina' mi si è accesa su un passaggio del pezzo di Sofia ovvero: ma non è che le colpe (inconsapevolmente ed in buona fede) le abbiamo noi genitori che non abbiamo preparato a dovere i nostri figli ad affrontare autonomamente il mondo?

Ps: sono un boomer/X con due figlie in due generazioni diverse (30enne e 20enne).

PS2: mi sono reso conto solo ora di quanto sia lungo questo commento :-O a mia parziale attenuante l'interesse per il confronto su questi temi.

Grazie

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Sofia saggia e informata, come non sono la maggior parte dei suoi coetanei e degli adulti. Temo che abbia ragione quando dice che i giovani(ssimi) di oggi sarebbero meno ansiosi se vivessero a Gaza (o in Ucraina). Ma forse qualche risultato anti-ansia lo si avrebbe anche adottando le misure suggerite da Haidt, che lei stessa cita. Purtroppo è difficile che questo accada in paesi liberal-democratici come gli USA e quelli europei, e anche l'indecisionista Italia. Spero (per lei) di sbagliarmi, ma temo che a meno di eventi geopolitici traumatici il destino ansioso della sua generazione sia segnato.

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Concordo, soprattutto notevole la maturità che mostra nell'affrontare ed esporre la questione in modo imparziale ed oggettivo. Chapeau!!

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Ho 73 anni quindi non sono giovane ma l’ansia (e talvolta anche le crisi di panico) mi ha accompagnato, più o meno, per tutta la vita. Ho visto con grande simpatia Inside out ed ho attaccato l’immagine dell’Ansia sulla mia board ben in vista in casa. Questo per dire che l’ansia attuale dei giovani c’è sempre stata, anche “se non siamo a Gaza”. Le cause le attribuiamo a cose diverse a seconda dell’epoca. Ho avuto conforto dalla psicoterapia che non è medicalizzazione ma un modo per conoscersi meglio e per essere sostenuti. Abbraccio con tanta vicinanza ed empatia i ragazzi e le ragazze ansiosi/e.

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Proprio ieri al film Ecce bombo è stato assegnato un premio alla mostra del cinema di Venezia, come miglior restauro. È un film del 78 e rappresenta le manie, i tic, le ansie dei ragazzi di quel tempo, Moretti ha peraltro sempre raccontato la sua contemporaneità, diventando una sorta di testimone di una generazione che è pure la mia.

Pensare a quel film mi è venuto naturale leggendo il dibattito fra le generazione che si sta svolgendo qui su Appunti e che molto mi interessa.

Quei ragazzi degli anni 70 protagonisti del film, avevano gli stessi dubbi, le stesse paure dei ragazzi di oggi. Gli esami erano uno spauracchio tremendo, la maturità, le responsabilità che ne conseguivano, i rapporti con i coetanei, i turbamenti dei primi amori, il futuro. Ci sono molte battute divenute iconiche che rappresentano in modo magistrale quei dubbi ‘ mi si nota di più se vado e me ne resto da parte, o se non vado per niente’ oppure anche la mitica ‘ vado in giro, faccio cose, vedo gente’ che dava tutto il senso all’attesa del futuro.

Ma quale è allora la differenza fondamentale fra questo mondi?

Io credo che sia la cornice in cui i giovani di muovono.

Nel film di Moretti si sentono ancora vivi gli ideali che la cultura del 68 , nel bene e nel male, aveva portato e resi popolari fra le giovani generazioni e non solo.

Dopo l’insuccesso scolastico, dopo la figuraccia alla festa, ci si poteva dedicare ‘a salvare il mondo’ ritrovando motivi di fiducia e autostima. Anche se erano illusioni, fantasie, sono stati fondamentali per quelle generazioni.

Forse oggi è una cornice di sogni che esulino dal proprio singolo destino che manca terribilmente, senza sogni, senza progetti che vadano oltre la nostra sfera privata, la vita è più povera e fa più paura.

Spero di non essere stata troppo paternalistica, anzi maternalistica. Grazie ai giovani e ai meno giovani e…ai quarantenni per questo stimolante dibattito.

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Forse i ragazzi di oggi non credono di poter salvare il mondo..

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Molto interessante l'articolo, condensa dati con impressioni "in diretta" di ragazzi e ragazze coinvolti, "persone oltre i numeri" per parafrasare una nota pubblicità. Io ho un figlio di 12 anni e stiamo vivendo, lui in prima persona ed io come "spalla", situazioni di ansia in anticipo di anni, rispetto all'età qui coinvolta, dal'irrimediabile solitudine prodotta dal Covid. Tutto è cambiato, in effetti, "nulla sarà come prima" si diceva, ma in peggio e forse si immaginavano già gli esiti. Possiamo dare la colpa allo smartphone, ai genitori, agli insegnanti, ma assegnare colpe a destra e manca farà stare meglio le persone? Ripartiamo da ciò che abbiamo, nel bene e nel male, e proviamo a passare oltre. Non ho ricette pronte, ma spero spalle adatte a sollevare a sufficienza mio figlio affinché possa guardare più lontano.

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Dio ti salvi da Gloria Origgi

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