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Un altro caso da manuale del "ci siamo messi nelle mani degli altri" e' l'elettronica di consumo (implicitamente riferita nell'articolo come tecnologia): che succede se domani la Cina minaccia di interrompere la fornitura di tecnologia a bassissimo costo a tutto il mondo? Che succede se si prende Taiwan? Era appena ieri che a causa del COVID la produzione di auto aveva fortemente rallentato perche' non c'erano integrati per fare le centraline.

Siamo disposti a rinunciare a cambiare telefono o computer ogni 2 anni perche' improvvisamente l'elettronica di consumo raddoppia i prezzi perche' ci dobbiamo fare i componenti in casa (vedi Germania che sta mettendo su delle fab per fare microchip)?

La sicurezza negli approvigionamenti alimentari, cosi' in altri settori sembra partire dal presupposto che il nostro sistema economico non possa cambiare. Che non possiamo smettere di correre e consumare (e sprecare) come stiamo facendo oggi. Ogni acquisto su Alibaba "perche' costa meno" e' un regalo alla Cina. Ogni volta che accendiamo il riscaldamento, Putin ringrazia.

Ma e' proprio cosi' (domanda sincera, non retorica)? E se no, quanto potrebbe cambiare l'ago della bilancia della nostra dipendenza se cambiassimo di un po' le nostre abitudini?

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mag 21Messo Mi piace da Stefano Feltri

I suoi articoli sono preziosissimi al fine di far sì che le persone imparino a riflettere e soprattutto ad informarsi prima di esprimere giudizi avventati e pertanto forieri di disinformazione e aggressività

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D’accordo sul fatto che il diritto internazionale (e non solo)vale quando esistono le condizioni concrete per applicarlo, quindi, la domanda a cosa serva è lecita. Si esulta e ci si stracciano le vesti x Putin, invocando finalmente giustizia, e poi, quando si toccano gli alleati, allora si grida all’oltraggio. Capisco le difficoltà evidenziate dal direttore ma sono le stesse, perlomeno in parte, che avrebbero dovuto essere prese in considerazione per Putin, che, invece, a mio parere, meritava esattamente quel che gli è stato contestato. E penso anche alla distanza che non può non crescere col resto del mondo. Cosa devono pensare gli altri? Perseguiti per i loro crimini ma a mani nude nei confronti di quelli degli “altri “ , quelli dei “bianchi”.

La riflessione è doverosa ma mi chiedo cosa succederà se le regole d’ingaggio israeliane dovessero creare un precedente ed essere prese a modello, considerando che potrebbero non essere perseguite. Immaginate un conflitto tra due paesi che adottano quel tipo di “regole“Che faremmo? Grideremmo al massacro? E Gaza? Insomma, non ho risposte, ovviamente, solo domande, oltretutto confuse.

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Ah, meno male, mi sento confortato, pensavo di essere un cinico isolato a pensare che la pronuncia della ICC, per quanto possa essere considerata fondata, in questo momento di grande polarizzazione è destinata solo a peggiorare le cose. Tra l'altro Israele, Usa e Russia non hanno ratificato l'accordo per la costituzione della Corte e la Cina non l'ha nemmeno firmato. Un'istituzione non riconosciuta dalle principali potenze globali può essere nobile ma fa poca strada. Per applicare il diritto internazionale ci vuole, per parafrasare Chester Wilmot, una combinazione di pazienza e di potenza. Mi sembra che entrambe scarseggino.

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Sono assolutamente d'accordo. E aggiungo che mi ha infastidito sentire ancora Michele Santoro ieri sera. Non so se sia un ingenuo idealista o un furbetto che in età avanzata vuole ancora un po' di visibilità. Forse un mix delle due cose, ma con prevalenza della seconda.

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