La Terra è suscettibile
Le temperature di questi giorni ci presentano il conto delle nostre dimenticanze, di tutto il tempo che abbiamo sprecato a ignorare la crisi climatica
Forse, anziché servirci della Terra come qualcosa di estraneo, di cui non facciamo parte, occorre immaginare e perseguire un’alleanza con il nostro pianeta, che potrà altrimenti sopravvivere anche senza di noi così come è capitato con le altre cinque estinzioni di massa mentre secondo alcuni ci stiamo preparando alla sesta, da noi stessi provocata
Paola Giacomoni
In un periodo in cui despoti senza freni costringono l’Europa a prevedere enormi e inusitate spese militari la questione climatica torna a farsi sentire in maniera diretta e da tutti percepibile.
Improvvisamente ci si rende conto che ciò che sembrava possibile mettere da parte per compiacere le follie finanziarie di Donald Trump - come se gli Usa di Biden prima di lui avessero fatto beneficenza - ricompare come emergenza assoluta che nessuno può sottovalutare.
È vero che qualche negazionista ancora prende la parola, soprattutto dalle parti della Lega, ma si tratta ormai di resti del passato.
Il cambiamento climatico si impone come questione ineludibile: si arriva al punto che addirittura l’asfalto si scoglie sulle autostrade veronesi, e si cominciano anche a contare i morti per il caldo.
Ci sono diversi gruppi di attivisti, come Extinction Rebellion, che si fanno sentire spesso con interventi provocatori e non sempre efficaci, ma che hanno il merito di non seguire le mode dell’informazione mantenendo intatto il loro impegno perché si inizino a prendere provvedimenti radicali sul tema. Ma con scarso ascolto, anche da parte dell’opinione pubblica.
Le questioni legate al cambiamento climatico sono finite nel dimenticatoio negli ultimi mesi ma è stata la Terra stessa a tornare protagonista della discussione presentando il conto delle nostre dimenticanze.
Ci sono questioni che non possono essere messe in fondo alla lista perché si tratta di problematiche fondamentali, che non riguardano un futuro lontano ma il nostro presente immediato
La Terra non è inerte
La Terra è suscettibile, si dice oggi, agisce e reagisce alla nostra azione che non ne tiene conto; non è più possibile considerarla impassibile, inerte, immobile, semplice base per la nostra azione nel mondo, fondamento inalterabile della nostra imprevedibile avventura storica.
Non solo a noi spetta il dinamismo, la trasformazione, come abbiamo sempre creduto: non possiamo più dare per scontata la Terra come qualcosa di stabile e inalterabile, un’entità indifferente e silenziosa, al nostro servizio, come l’abbiamo troppo a lungo considerata.
La Terra reagisce se non siamo fedeli alle sue leggi, se pretendiamo di usarle senza tenerne conto.
Soprattutto se la consideriamo come qualcosa che è a nostra disposizione, di cui possiamo servirci per i nostri scopi senza limiti e vincoli di alcun genere. Mentre ci ha fornito da sempre dei servizi gratuiti, come la sua capacità di stoccare, cioè di immagazzinare il carbonio, evitando che si disperda nell’atmosfera, o quello di fornirci alcuni dei farmaci che hanno cambiato la storia della medicina, come la penicillina o la streptomicina e anche farmaci anti cancro.
La Terra non è quel dato non problematico che abbiamo a lungo dato per scontato: oggi occorre pensare per la prima volta che abbiamo degli obblighi nei confronti del nostro pianeta, che è un ente vitale che non può essere usato semplicemente come strumento per i fini di una sola specie animale, la nostra.
Un’alleanza con il pianeta
Oggi finalmente alcuni economisti – come Partha Dasgupta in Inghilterra nella importantissima Dasgupta Review - hanno cominciato ad affermare a chiare lettere che occorre considerare la natura e quindi la Terra come un vero costo, da reintegrare se vogliamo che i suoi servizi, non più gratuitamente, ci siano assicurati in futuro, e non come componenti di un magazzino senza limiti di ogni bene.
Come ogni ecosistema, anche la Terra come suolo tende alla propria sopravvivenza e al proprio equilibrio interno, complesso e dinamico, ricco di biodiversità ancora oggi poco conosciuta, e non è quindi totalmente a disposizione di una specie predatrice come è diventata la nostra.
Se la geologia oggi ci consente di conoscere questi dati, non era però previsto che l’ecosistema terrestre reagisse in maniera tanto violenta a una manutenzione non rispettosa delle sue leggi fisiche e biologiche.
Nonostante molti fossero i segnali lanciati da scienziati e attivisti da anni per avvisarci dei pericoli che si correvano, il cittadino medio non si aspettava che la natura avrebbe tanto velocemente reagito a ciò che non tiene conto di lei.
Ciò che conta in questo caso non sono solo le disuguaglianze climatiche, o di reddito, che sono comunque enormi e spiegano anche molte migrazioni: è tutta l’umanità, la nostra specie homo sapiens a essere colpita.
Le soluzioni da pensare e da mettere in atto da subito devono tener conto di questa dimensione planetaria, che consiglia di superare guerre per i confini francamente ottocentesche di fronte a eventi potenzialmente catastrofici che ci riguardano tutti.
Forse, anziché servirci della Terra come qualcosa di estraneo, di cui non facciamo parte, occorre immaginare e perseguire un’alleanza con il nostro pianeta, che potrà altrimenti sopravvivere anche senza di noi così come è capitato con le altre cinque estinzioni di massa della sua lunga storia, mentre secondo alcuni ci stiamo preparando alla sesta, da noi stessi provocata.
Occorre evitare questa prospettiva - che alcuni peraltro danno per scontata e immaginano assurdamente di potersi impadronire di un altro pianeta, senza tener conto che Marte ha una concentrazione del 95 per cento di anidride carbonica nell’atmosfera ed è senza acqua.
Non c’è un pianeta B come gridavano già alcuni anni fa i ragazzi ispirati da Greta Thunberg. Occorre che qualcuno lo ricordi all’Europa e anche al nostro governo.
Intervento lucidissimo, stringente e direi così intelligente da "rischiare" di non essere ascoltato! Di fronte alla idiozia di quello che una decina di anni fa mi diceva il mio cugino californiano - che in America ci sono già persone in lista di attesa per andare a colonizzare la luna! - come non riflettere su quella frase di Pascal? "L'interesse degli umani per cose di nessun conto ed il loro disinteresse per cose di grandissima importanza è segno di un grave stravolgimento".Ecco, noi stiamo vivendo in un'epoca di grave stravolgimento.
Un effetto non secondario delle guerre in atto è di aver messo in secondo (o ultimo) piano la questione ambientale. Tuttavia penso che anche i nostri comportamenti individuali siano importanti e mi sembra che anche qui ci sia grande disinteresse. Perché non inserire la questione ambientale nei programmi scolastici, oppure lanciare messaggi formativi che sollecitano ciascuno di noi a rendere la nostra piccola vita ecologicamente più sostenibile. Per quel che mi riguarda compro detersivi alla spina, cerco di fare la raccolta differenziata al meglio delle mie conoscenze, preferisco comprare alimenti imballati nella carta piuttosto che nella plastica. Sono certa che potrei fare molto altro se qualcuno mi indirizzarsi.