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Avatar di Edda Battigelli

Grazie di questo bell'articolo. Personalmente credo che il problema sia ancora più grave. Lo spirito di obbedienza ad esempio è considerato un valore da molti oggi - forse anche in contrasto al menefreghismo e all'individualismo che hanno devastato la cultura italiana per più decenni -.

Non serve ripetere (o forse sì...) che non c'è mai stata una reale presa di coscienza e di distanza (dalla mentalità coltivata) dal fascismo. Anche nella scuola. Tanti miei insegnanti negli anni Ottanta davano per scontato lo spirito di obbedienza. Era un valore, riconoscere chi sta sopra di te. Lo si distingueva dal servilismo, certo, bella giustificazione. Quindi sì, concordo pienamente: gli effetti del fascismo sulla scuola sono di durata molto lunga.

Educare alla libertà e contemporaneamente alla responsabilità e al rispetto dell'alterità è complesso, già verso una persona singola, tanto più verso un gruppo e tanto, tanto più verso un'intera società. Sarebbe l'essenza della democrazia. Io non l'ho ricevuto a scuola né l'ho visto o vissuto in tanti rapporti sociali.

Quello che a me è sempre pesato in tutti gli aspetti della vita sociale è l'ambiguità, la famosa distanza tra il dire e il fare. Che è una terribile conseguenza del fascismo ed è proliferato senza misura.

Sul piano personale si può decidere come si vuole essere e di chi si vuole avere fiducia.

Ma il problema è sul piano sociale e su quello delle strutture. Devono esistere strutture di controllo democratico, che permettano il confronto di posizioni diverse, posizioni che devono avere effetto diretto sull'agire. Non può essere solo la stampa, o i partiti, o i "movimenti" il luogo il cui esprimere la propria posizione. La loro funzione è quella di esprimere, non di agire.

Le strutture di controllo democratico dovrebbero cominciare dal basso, perché è lì che ci si allena alla prassi della democrazia. Al processo di prendere decisioni, al compromesso, alla pluralità, alle conseguenze del proprio operare sugli altri. Dovrebbero esistere anche nelle associazioni, nella scuola appunto, nelle strutture di lavoro, dappertutto.

Questo secondo me manca, anzi credo che si sia sgretolato sempre più nei decenni. O forse insieme al muro di Berlino. Oppure ci abbiamo rinunciato? Per evitare conflitti. Per semplificare le cose. Per mille motivi. Non lo so, dovrei fare una ricerca più approfondita.

La mia opinione è che un dirigente (o un suo gruppo di lavoro) può fare delle proposte, anche sbagliate. Ma deve renderne conto, prima o dopo. Non solo al proprio superiore; anche agli organi che sottostanno, visto che siamo in una democrazia; i cui membri non possono essere mai al 100% d'accordo.

Non possiamo perdere questa fiducia. Non dobbiamo. Sarebbe già un'adesione al fascismo.

E' vero che gli organi di controllo democratico funzionano male, a volte sono svuotati della loro funzione, è anche vero che la nostra società ha perso già la dimensione democratica per sfiducia, per convinzione, per immobilità, per individualismo, ma lo stesso:

la democrazia non è fatta da brave persone, da persone in gamba, da persone che pensano al benessere di tutti. La democrazia è un SISTEMA di governo, un sistema complesso che non si eredita. Forse abbiamo perso l'allenamento, dobbiamo solo ricominciare. Non seguendo il "maestro" di turno, quello che ha qualcosa da dire. Ma mettendoci in gioco, ognuno di noi. Sbagliando e riprovando. Vivendo sulla propria pelle che decidere per altri e con altri non è semplice, che si sbaglia ma si impara, che il pragmatismo e l'idealismo devono convivere.

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Avatar di Salvatore

Un articolo molto interessante e purtroppo c'è da dire che parlare di istruzione dovrebbe essere un argomento da trattare da tutti perché tocca le basi di ogni società . Tutti ci lamentiamo della bassa formazione e del fatto che le nuove generazioni ( ma anche le vecchie) non hanno una preparazione e non hanno conoscenza della storia . Nell'articolo c'è un passaggio dedicato proprio alle modalità di presentazione della storia e soprattutto della storia d'italia da cui traspare l'importanza dell'approccio del metodo da utilizzare nella scuola primaria. È lì che parte la formazione e l'approccio delle menti giovani. Non possono essere solo cronologia di date ed eventi ma anche "morale costituzionale " nel senso che vanno ribaditi i principi fondanti di un popolo o di tante popolazioni che sono unite in unica nazione ed oggi anche il valore aggiunto di essere parte di una comunità più grande l'Europa. Occorre ricordare quello siamo stati :piccoli e litigiosi.

Purtroppo non bastano le linee guida, ci sono i testi e quindi un'editoria che va per conto suo. C'è, quindi, la questione della validità dei contenuti la scelta dei testi e la variabile indipendente degli insegnanti.

Credo che la conoscenza della storia " raccontata" in modo semplice ma coinvolgente potrebbe preparare ad affrontare con spirito critico o almeno con attenzione la vita quotidiana fatta di relazioni continue che meritano il rispetto di tutti.

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