La peggior versione dell’Occidente
La legge del più forte gode di grande fama: è normalmente declinata al maschile da maschi alfa che temono per il loro livello di testosterone, e imitata da donne che non se ne discostano
L’idea che la natura sia essenzialmente competizione è da sempre bilanciata da quella della natura come cooperazione, che ha avuto grande successo con gli studi recenti sulla simbiosi che mostrano l’importanza della collaborazione tra singoli e tra specie pur nel quadro complessivo della selezione naturale darwiniana
Paola Giacomoni
Con tutto quello che succede, con le molte guerre in corso decise da despoti e sostenute da altri tiranni sedicenti democratici, Giorgia Meloni afferma che Donald Trump è un leader «coraggioso e schietto come me», con cui ci capiamo bene.
Ancora c’è chi sostiene che le uscite di Trump siano espressione di autenticità, di forza di carattere e di capacità di leadership e non esempi tipici delle caratteristiche del dispotismo, che non riconosce il diritto internazionale, né la correttezza del linguaggio. Che la presidente del Consiglio pensi questo ci dice molto di lei, dalle sue inclinazioni autoritarie, solo mitigate dall’immagine di giovane donna sorridente e suadente.
L’Occidente non sa che fare di fronte al fatto che le guerre, le difficoltà economiche e gli effetti del cambiamento climatico spingono tante persone a cercare riparo da noi nelle zone un tempo considerate temperate e soprattutto ricche.
Non sa che fare perché si tratta di questioni di portata epocale che come tali vanno affrontate, a cui si risponde invece in chiave militare, con espulsioni, guerre e soprattutto con l’ostentazione del potere economico, con l’arroganza, normalmente tipica dei nuovi ricchi che non sopportano la perdita dei propri recenti privilegi.
La mancanza di rispetto reciproco, prodromo di conflitto, avviene sotto i nostri occhi, non è nascosta, è ostentata, gridata, si va di spintoni e di insulti, come in una rissa da cortile. Non è una questione di buona educazione, o di galateo istituzionale, roba fatta apparire oggi paludata e falsa.
In questo caso è evidente come la forma sia sostanza: ci si sottrae al dialogo razionale come roba inutile, che fa perdere tempo e può essere sbeffeggiata come ipocrisia, ma senza la consapevolezza che il rispetto è un valore, che il tatto consente la convivenza, la strada verso ogni guerra è spalancata.
È la peggior versione del cosiddetto Occidente, oggi rappresentato da individui spregiudicati, senza chiare strategie e senza un lessico decente: sembra di essere tornati ai tempi di Pizarro e dei conquistadores, dimenticando Voltaire o Diderot, cui alcuni di noi sono ancora affezionati.
L’aura del duro
È una tendenza mondiale che conferisce il potere a chi pensa che fare il proprio interesse significhi essere i più competitivi, i più spregiudicati, i più duri, quelli che non hanno paura di rischiare.
L’immagine del duro senza paura, che non teme di dire quello che pensa e di agire per il proprio tornaconto è diventata un’immagine potente, quasi eroica.
In questo caso agire per il proprio interesse non equivale a egoismo ma rappresenta l’aura del vincente, di chi, agendo senza scrupoli, ottiene ciò che vuole. Usando anche le parole come armi e generando imitazione anche tra i leader non adusi a questo, che si sentono spinti a misurarsi anche su questo piano scivoloso.
La legge del più forte gode di grande fama in questo momento di conflitti esplosivi: è normalmente declinata al maschile da maschi alfa che temono per il loro livello di testosterone, e imitata purtroppo da donne che non se ne discostano.
Si pensa che si possa scomodare persino Charles Darwin a sostegno di questo tipo di comportamento, facendogli dire che il conflitto e la guerra della natura sono lo stato normale delle cose e che questo favorisce i migliori e quindi il progresso.
È noto che Darwin ha detto una cosa diversa: e cioè che la lotta per la sopravvivenza non è un conflitto diretto tra individui o tra specie che ingaggiano battaglie tra loro, ma il risultato del successo riproduttivo di alcuni che favorisce i più adatti in ogni singolo ambiente, e non i migliori.
L’idea che la natura sia essenzialmente competizione è da sempre bilanciata da quella della natura come cooperazione, che ha avuto grande successo con gli studi recenti sulla simbiosi che mostrano l’importanza della collaborazione tra singoli e tra specie pur nel quadro complessivo della selezione naturale darwiniana
Il dilemma del prigioniero
Sono stati studiati paradossi come quello denominato “il dilemma del prigioniero”, in cui nell’ambito della Teoria dei giochi su base matematica si dimostra che il miglior modo di fare il proprio interesse, la migliore strategia per salvaguardare il proprio tornaconto sia quello di cooperare e non quello di tradire o distruggere l’avversario. Sempre che i protagonisti siano individui razionali, che sanno pesare costi e benefici. Cosa non frequente di recente.
L’odio e l’arroganza non portano mai a un nuovo equilibrio gestito dai più forti, non sul lungo periodo.
Nessuna società solida può basarsi sul conflitto, anche se il conflitto è elemento endemico di ogni democrazia, ma non certo il suo fondamento.
L’ostentazione dell’odio e del mancato rispetto sta distruggendo il diritto internazionale che ha consentito ottanta anni di pace in Europa. Stiamo tristemente uscendo da quella situazione e l’Europa, la patria dei diritti, sembra incapace di parlare, è afona.
Non è in questo modo che si creerà un nuovo ordine mondiale, ma eventualmente un caos che non ci auguriamo.
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La domanda fondamentale è : perché sono stati votati Trump,Modi,Erdogan e tutti gli altri autocrati; perché c'è così tanta rabbia e sfiducia negli altri , nella democrazia e soprattutto nel futuro, non può essere solo colpa di fattori cognitivi o educativi. C'è, secondo me, una responsabilità profonda dell'ideologia neoliberale che ha frantumato le collettività, trasformando i cittadini in gente anonima, tradendo le aspettative democratiche di un miglioramento progressivo
Questi, i cosiddetti alfa, sono il frutto della democrazia malata. Chi ha frequentato l’America profonda anche solo per poco tempo, conosce il livello di consapevolezza dei cittadini.Lo stesso dicasi della Russia, con le dovute differenze. Una democrazia sana e funzionale vorrebbe cittadini informati, che partecipino attivamente alla vita politica e siano in grado di valutare criticamente le azioni dei propri rappresentanti e le diverse opzioni politiche.
Quanto siamo lontani ormai da tutto ciò?