Secondo Sam Altman l’automazione prodotta dall’intelligenza artificiale renderà necessario redistribuire ricchezza. Dunque serve una identità biometrica univoca. E tutto questo è pericoloso
Mi interesserebbero degli approfondimenti su questa parte dell'articolo: "Il rischio maggiormente avvertito è quello delle conseguenze sociali di avere parte della popolazione nullafacente e non in grado di gestire il tempo libero, per mancanza di risorse culturali, economiche e psicologiche, che potrebbe determinare crisi collettive di identità e una percezione di inutilità della propria esistenza.". Vorrei conoscere pareri auterevoli in merito a questa possibilità.
Ciao! Non so se si qualifica come "autorevole", ma in un articolo precedente su Appunti (https://appunti.substack.com/p/si-puo-lavorare-meno) avevo menzionato un libro di David Graeber in cui credo si prova a dare una risposta.
Qua un link all'articolo originale di Graeber del 2013 (da cui poi nacque l'idea del libro):
La tesi dell'autore sarebbe che l'utopia teorizzata da Keynes nel 1930 ("entro la fine del secolo, la tecnologia sarebbe stata sufficientemente avanzata da permettere a paesi come UK o USA [...] una settimana lavorativa di 15 ore") si scontra con la realta' di un sistema economico capitalista che per funzionare deve tenere occupate le persone, anche a costo di tenerle a fare niente di oggettivamente produttivo. Una popolazione libera da obblighi lavorativi diventerebbe un problema sociale ed economico.
Il tema interessa anche a me, quindi ben vengano ulteriori fonti :-)
In sostanza, il Garante italiano vorrebbe impedirmi di usare i miei dati come voglio, negando che il mio consenso possa essere una base giuridica valida per il trattamento dei miei dati biometrici. Naturalmente, con questa iniziativa del Garante svanirà nel nulla (come quelle contro TiK Tok prima e contro ChatGPT poi).
Se lei volesse togliersi un rene per venderlo la fermerebbero allo stesso modo, le sembra strano che vogliano fermare una società di questo tipo? In Europa la legislazione è univoca ed anche troppo estesa al riguardo.
la legislazione è univoca, certo. Ma la sua applicazione non lo è. E il Garante italiano in carica si è distinto per iniziative volte più a colpire l'attenzione dei madia che a risolvere davvero i problemi.
Un Garante della Privacy aiuta anche in casi come "23andme", in cui 14 milioni di persone negli USA hanno mandato un campione del proprio DNA a una societa' privata (la cui missione e' di fornire un'analisi su predisposizioni a malattie genetiche) che nel 2023 ha sofferto un furto informatico di questi dati e che proprio in questi giorni pare essere in cattive acque:
Adesso la domanda e': dove finiranno tutti questi campioni di DNA (che ovviamente rappresentano il principale "asset" e fanno gola)? 23andme non spedisce in Italia, per esempio.
Non conoscevo questo caso; interessante, grazie. Ma , secondo me, al di là dei proclami di principi, la mia domanda è: che cosa può davvero fare il Garante in un caso come questo?
Non c’è nulla di particolarmente sorprendente in questo processo di innovazione tecnologica. Nel corso della storia ci sono stati scalini simili, spesso ben raccontati dall letteratura e quasi sempre preceduti da enormi timori per lo status quo. Le considerazioni da fare a min avviso sono due:
- tutto questo succederà ancora una volta negli USA che da centro pulsante imperiale hanno ancora la capacità di fornire la direzione detenendo l’esclusiva tecnologica. Gli unici che forse possono contendere loro tale scettro sono i rivali cinesi, va da sé che per noi europei è meglio che i poli non si invertano :)
- non è vero che inutile affrontare questo grande processo dal punto di vista normativo, anzi è proprio il contrario. Non potendo noi in Italia, né in Europa, competere ormai sulla frontiera tecnologica e dell’innovazione semplicemente perché non ne abbiamo la forza e’ bene provare a incidere in altro modo. L’Europa è ancora una potenza globale su aspetti regolatori e ambientali in molti campi (es. nella chimica) e quando prende una decisione influenza tantissimo nel resto del globo. La stessa cosa è bene che si faccia anche nel caso in questione provando a limitare gli eccessi che sono tipici del modello culturale di oltreoceano o eventualmente peggio per l’impostazione autoritaria che potrebbe venire da levante.
Noi siamo americocentrici ma nel sud-est asiatico ci sono tanti altri paesi che provano le stesse cose: penso sopratutto al Giappone ed all'India (ma anche all'Australia ed alla Corea del sud).
Gli americani hanno il difetto di voler imporre i nuovi standard, questo li rende poco condivisibili, ma hanno il pregio di proporre almeno un dibattito.
Ricordiamoci che oggi i trapianti sono normali solo perchè un medico sudafricano era libero di provare e di trovare il successo mentre in Inghilterra la normativa impediva di fare questi "esperimenti"
A me manca molto Asimov. Devo comunque riconoscere che molto dei racconti di fantascienza della mia gioventù si stanno verificando al peggio.
Mi interesserebbero degli approfondimenti su questa parte dell'articolo: "Il rischio maggiormente avvertito è quello delle conseguenze sociali di avere parte della popolazione nullafacente e non in grado di gestire il tempo libero, per mancanza di risorse culturali, economiche e psicologiche, che potrebbe determinare crisi collettive di identità e una percezione di inutilità della propria esistenza.". Vorrei conoscere pareri auterevoli in merito a questa possibilità.
Ciao! Non so se si qualifica come "autorevole", ma in un articolo precedente su Appunti (https://appunti.substack.com/p/si-puo-lavorare-meno) avevo menzionato un libro di David Graeber in cui credo si prova a dare una risposta.
Qua un link all'articolo originale di Graeber del 2013 (da cui poi nacque l'idea del libro):
https://web.archive.org/web/20240721104326/https://davidgraeber.org/articles/on-the-phenomenon-of-bullshit-jobs-a-work-rant/
La tesi dell'autore sarebbe che l'utopia teorizzata da Keynes nel 1930 ("entro la fine del secolo, la tecnologia sarebbe stata sufficientemente avanzata da permettere a paesi come UK o USA [...] una settimana lavorativa di 15 ore") si scontra con la realta' di un sistema economico capitalista che per funzionare deve tenere occupate le persone, anche a costo di tenerle a fare niente di oggettivamente produttivo. Una popolazione libera da obblighi lavorativi diventerebbe un problema sociale ed economico.
Il tema interessa anche a me, quindi ben vengano ulteriori fonti :-)
A me sembra uno schema alla Ponzi nascosto dietro una cortina fumogena di innovazione tecnologica e di proclami pseudo redistributivi
In sostanza, il Garante italiano vorrebbe impedirmi di usare i miei dati come voglio, negando che il mio consenso possa essere una base giuridica valida per il trattamento dei miei dati biometrici. Naturalmente, con questa iniziativa del Garante svanirà nel nulla (come quelle contro TiK Tok prima e contro ChatGPT poi).
Se lei volesse togliersi un rene per venderlo la fermerebbero allo stesso modo, le sembra strano che vogliano fermare una società di questo tipo? In Europa la legislazione è univoca ed anche troppo estesa al riguardo.
la legislazione è univoca, certo. Ma la sua applicazione non lo è. E il Garante italiano in carica si è distinto per iniziative volte più a colpire l'attenzione dei madia che a risolvere davvero i problemi.
Un Garante della Privacy aiuta anche in casi come "23andme", in cui 14 milioni di persone negli USA hanno mandato un campione del proprio DNA a una societa' privata (la cui missione e' di fornire un'analisi su predisposizioni a malattie genetiche) che nel 2023 ha sofferto un furto informatico di questi dati e che proprio in questi giorni pare essere in cattive acque:
https://www.npr.org/2024/09/25/nx-s1-5123633/23andme-is-in-trouble-what-happens-to-all-the-dna-data
Adesso la domanda e': dove finiranno tutti questi campioni di DNA (che ovviamente rappresentano il principale "asset" e fanno gola)? 23andme non spedisce in Italia, per esempio.
Non conoscevo questo caso; interessante, grazie. Ma , secondo me, al di là dei proclami di principi, la mia domanda è: che cosa può davvero fare il Garante in un caso come questo?
Non c’è nulla di particolarmente sorprendente in questo processo di innovazione tecnologica. Nel corso della storia ci sono stati scalini simili, spesso ben raccontati dall letteratura e quasi sempre preceduti da enormi timori per lo status quo. Le considerazioni da fare a min avviso sono due:
- tutto questo succederà ancora una volta negli USA che da centro pulsante imperiale hanno ancora la capacità di fornire la direzione detenendo l’esclusiva tecnologica. Gli unici che forse possono contendere loro tale scettro sono i rivali cinesi, va da sé che per noi europei è meglio che i poli non si invertano :)
- non è vero che inutile affrontare questo grande processo dal punto di vista normativo, anzi è proprio il contrario. Non potendo noi in Italia, né in Europa, competere ormai sulla frontiera tecnologica e dell’innovazione semplicemente perché non ne abbiamo la forza e’ bene provare a incidere in altro modo. L’Europa è ancora una potenza globale su aspetti regolatori e ambientali in molti campi (es. nella chimica) e quando prende una decisione influenza tantissimo nel resto del globo. La stessa cosa è bene che si faccia anche nel caso in questione provando a limitare gli eccessi che sono tipici del modello culturale di oltreoceano o eventualmente peggio per l’impostazione autoritaria che potrebbe venire da levante.
Noi siamo americocentrici ma nel sud-est asiatico ci sono tanti altri paesi che provano le stesse cose: penso sopratutto al Giappone ed all'India (ma anche all'Australia ed alla Corea del sud).
Gli americani hanno il difetto di voler imporre i nuovi standard, questo li rende poco condivisibili, ma hanno il pregio di proporre almeno un dibattito.
Ricordiamoci che oggi i trapianti sono normali solo perchè un medico sudafricano era libero di provare e di trovare il successo mentre in Inghilterra la normativa impediva di fare questi "esperimenti"