11 Commenti

Trovo la testimonianza sconcertante. Partiamo dal fatto che il 90% della gente fa un lavoro per portare a casa la pagnotta, la roba di "follow your dreams" poteva dirla solo uno come Steve Jobs che aveva molte qualità ma non era esattamente un mostro di empatia e non aveva la psicologia tra le sue materie preferite. Se il nostro amico pensava che il lavoro di banca non fosse commerciale era un problema suo, è da decenni che le filiali bancarie sono fondamentalmente hubs commerciali. Peraltro trovo poco credibile che non possa trasferirsi in altri reparti, ovvio che magari al back office non hai gli incentivi commerciali che hai in filiale ma dubito che ci sia la fila per andarci. È vero che la pressione commerciale spinta è fortemente sbagliata ma vale per le banche come per tante altre attività (chiedere a qualunque rappresentante commerciale di qualunque settore)e comunque, ripeto, nessuno ti costringe a lavorare nel commerciale. Mah..

Expand full comment

Io invece credo che siano pochi coloro che veramente si realizzano sul lavoro. E' una fortuna immensa che una passione si traduca nel lavoro che si svolge per vivere. Credo però che la soddisfazione sul lavoro sia altamente sopravvalutata. Siamo portati a pensare che il lavoro sia la nostra vita e che noi siamo il lavoro che facciamo

Expand full comment

Dalla presentazione fatta sembra che la banca dipenda da quel consulente per via degli utili, mentre è in grado di sostituirlo benissimo con un' altra persona e di indirizzare il soggetto deluso verso altri compiti non riguardanti direttamente la vendita di prodotti al pubblico. Anche io rispetto chi fa gli altri lavori e mi scuso per non essermi spiegato in modo chiaro. Avendo trattato decine di casi simili in genere il problema è la mancanza di propensione alla mobilità. Grazie comunque per il suo commento.

Expand full comment

Complimenti a Valeria Croce per il progetto. Detto ciò chiedo : Avete mai guardato l’espressione di un bancario mentre vi parla dei prodotti che sono in quel momento sul bancone del suo istituto ?. Avete mai provato a dialogarci empaticamente ? Buona giornata

Expand full comment

Prima di tutto mi sembra uno dei tanti piagnistei che si sentivano anche trent'anni fa ma i modi per uscirne non mancano ad esempio spostandosi dal proprio paese a Torino o Milano dove la sua banca sarà certamente in grado di offrire al consulente laureato altri ruoli e altre posizioni meno pressanti dal punto di vista delle vendite, come i controlli i fidi le imprese. Certo bisogna uscire dalla propria zona di confort e accettare magari di tornare a fare il pendolare, del resto i figli non sembrano più piccoli e forse si potrebbe fare. Tra i prodotti non è che ci siano solo schifezze, se ti capita di trovare una famiglia che vive in una villetta a schiera senza alcun tipo di assicurazione e le vendi una polizza sulla casa e sulla responsabilità civile fai addirittura un favore alla società, così come se vendi un'assicurazione sulla vita al lavoratore di una famiglia monoreddito con figli minori. Certo che quando i mercati vanno bene i consulenti sono fenomeni perché sale tutto, quando le cose vanno male vengono accusati di ogni genere di nefandezza e incapacità, però che dire di un venditore di auto? Non ha forse pressioni commerciali? E se la sua casa madre esce con un prodotto nuovo che fa schifo può forse permettersi di sconsigliarlo ai suoi clienti? O trovando un cliente debole non lo indurrebbe a cambiare modello ogni volta che esce una versione nuova della sua auto magari sottoscrivendo ogni volta nuovi prestiti con tante polizze assicurative? E chi lavora nelle sale giochi o nelle tabaccherie? Si sente forse di rinunciare a parte dei suoi incentivi per dire alle persone di smetterla di giocare perché stanno distruggendo le proprie finanze?

Expand full comment

Ho letto con attenzione. E ringrazio per la schiettezza. Di tutto quello che ho letto un punto mi è mancato tremendamente: “so fare solo questo” e poi? In vent’anni un giovane laureato, poi adulto e con famiglia, non ha sentito la spinta intellettuale a studiare altro? Sperimentare altro? Rischiare un progetto diverso? Ha imparato molte cose e potrebbe utilizzare in altre direzioni e secondo diversi valori. Certo, dipende dal luogo in cui si abita, dai condizionamenti sociali e dalle responsabilità. Ma, nel futuro, prima o poi, queste persone vogliono tornare a sognare? Altrimenti non è un po’ vivere a metà?

Expand full comment