32 Commenti

Sono d'accordo con la posizione di Stefani Feltri

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No, non abbiamo bisogno di Governi più forti, abbiamo bisogno di partiti più forti. Oggi, forse fatta eccezione del solo PD, gli altri sono tutti partiti personali. Addirittura, nel caso di Forza Italia, siamo in presenza di un partito familiare. La conseguenza di tale situazione è sotto gli occhi di tutti noi, a cominciare dall'elevata astensione a tutte le tornate elettorali. Bisogna organizzarsi, noi cittadini elettori, per "costringere" il Parlamento a legiferare dando attuazione all'art. 49 della Costituzione Italiana, garantendo un percorso democratico per tutti i cittadini che vogliono impegnarsi in politica. Personalmente ci sto provando. Ho recentemente fondato un Movimento in Abruzzo per la difesa e l'attuazione (a partire dall'art. 49) della Costituzione Italiana (www.difendiamolacostituzione.it) . Quindi, concludendo, dobbiamo avere in Italia partiti più forti, più democratici, che garantiscano a tutti i cittadini che vogliono impegnarsi in politica e sono capaci, di arrivare fino ai vertici degli stessi partiti e delle Istituzioni.

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Totalmente d'accordo con la posizione di Stefano Feltri. La democrazia ha bisogno di più democrazia, di maggiore rappresentanza e di creare uno spazio d'incidenza per i cittadini. Credo sia stato un errore diminuire il numero di parlamentari così come l'abolizione del proporzionale puro. Siamo così sicuri che eliminare intere fette di rappresentanza non abbia inciso sull'aumento dell'assenteismo elettorale? Se un cittadino non ha a disposizione uno spazio dove incidere fattivamente nella vita sociale e politica del proprio Paese, per quale motivo dovrebbe pure interessarsi agli stucchevoli giochetti delle parti di politici privi di una minima visione? E poi, tutta questa gente che parla, si può sapere che mondo ideale vorrebbe? Facciamo già una vita abbastanza faticosa, se non possiamo nemmeno immaginare un mondo migliore almeno per i nostri figli e nipoti, diventa davvero difficile interessarsi a qualcosa di diverso dal nostro naso.

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A mio avviso una riforma che poco impatta sulla Costituzione e non presenta rischi e quella di introdurre la sfiducia costruttiva vale la pena provare Secondo me Resort dei problemi della stabilità dei governi

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Non mi stupisco del fatto che per un manager che si trova a gestire una grande azienda non per i suoi meriti ma per questioni ereditarie la stabilità di un governo conti più di quanto esso sia più o meno rappresentativo della volontà degli elettori, niente di male, ognuno ha il diritto di esprimere la propria visione della società, ma è bene sempre chiarire di quali interessi è portatore. Nella vexata quaestio se sia da prediligere la stabilità di un governo oppure la sua rappresentatività io propendo per la seconda ipotesi. In ogni caso secondo me parliamo di niente visto che qualsiasi governo ci sia a guidare la Repubblica Italiana comunque si ritrova le mani legate dal fatto che abbiamo perso ciò che caratterizza da che mondo è mondo l'indipendenza, certo sempre entro certi limiti, di uno paese cioè la sovranità monetaria. Per me non è un caso che la mediocrità della classe politica italiana sia aumentata con la progressiva perdita di possibilità di manovra sul bilancio pubblico. Se un governo non ha la possibilità di determinare la propria traiettoria economica e di scegliere come garantire il proprio sviluppo è chiaro che serve a poco, nel caso degli stati membri dell'Unione Europea serve solo a garantire gli affari dei creditori privati che hanno investito nei titoli pubblici. In questo quadro quindi non deve stupire la disaffezione alle urne dei cittadini che hanno ben compreso che qualsiasi cosa votino comunque il pilota automatico di draghiana memoria impone solo e sempre un certo tipo di politica: quella che penalizza i cittadini a favore della speculazione privata. Quindi tanto vale votare partiti impresentabili che almeno promettono vendetta.

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Il dr. Drago è certamente un imprenditore di buona volontà e, come la buona volontà non è di destra né di sinistra, così lui vede le sue idee sulla società. Solo, però, dimentica di essere un imprenditore che parla non del governo di un'azienda, ma di quello di uno Stato. Non di una realtà priva di minoranze e di opposizioni ma di una che deve rappresentare la totalità dei cittadini (e non solo questi). Non si può confondere - e sono certo che il dr. Drago ne converrà - il "premierato" dell'AD di un'azienda con quello di un governo pubblico. Chiarito questo - come spero - un punto toccato dagli interventi precedenti come vero tema da affrontare per sanare la dimensione politica sarebbe la riforma elettorale. C'è del vero, o comunque si tratta di un tema serio che va certamente ripreso, ma forse c'è un tema più arduo da affrontare prima di essa. Lo straripamento dei partiti nelle molte istituzioni italiane (non ce n'è una che non sia gestita dai partiti pur trattandosi essenzialmente di enti al servizio della collettività e non solo di una sua parte), che il premierato renderebbe ancora più monopolizzante, è un'infezione che va risolta prima ancora di pensare ad un leader maximo cui assegnare il volto populista del rappresentante degli italiani. Già oggi il fatto che il capo del governo sia contemporaneamente il leader del partito (che porta il suo nome anche in Parlamento!) rende esplicita la sua rappresentanza solo degli interessi di quel partito e non di quelli di "tutti gli italiani" (che lo hanno eletto). E qui il tema si allarga al significato di politica: si tratta di una proprietà dei partiti, anzi oggi dei leader che danno loro la linea politica, oppure è una dimensione non certo naturale ma evolutiva di ogni persona che si scopre cittadina? Se, come è scritto nella Costituzione, ogni cittadino ha il diritto di esprimere la propria visione sociale attraverso un partito che più o meno la raccolga e la rappresenti, questo non significa che gliela affidi in toto per dedicarsi per suo conto a cose che esulano dal suo essere cittadino. Il tema preoccupante della rinuncia al voto da parte di molti cittadini non è cioè solo frutto dell'incapacità dei partiti di esser loro vicini e di raccoglierne le istanze nel modo più conveniente (cosa che è rimproverata più alla sinistra che alla destra a causa della loro differenza ideale ed etica) ma dello scorporamento della dimensione sociale e politica dalla cittadinanza per chiuderla nelle stanze dei partiti come se in questi non fossero presenti cittadini come gli altri. Non è un caso che nell'attuale governo come nei precedenti ad occupare significative cariche di governo sono state persone non significativamente dotate di senso civico ma sicuramente solidali con gli interessi della propria carriera di partito.

Occorre che chiarisca, per terminare un discorso che meriterebbe uno spazio che spero Stefano Feltri vorrà lanciare, che non sto promuovendo una visione 5stelle, di cui condivido poco, ma sto tentando di riportare alla realtà ciò che nel tempo, per ragioni un tempo comprensibili, è diventato un freno alla continua mobilità della democrazia e del diritto collettivo alla politica.

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Più che il contenitore conta il contenuto. Quando si identifica un blocco sociale coeso e che gode di ampio consenso allora diventa più semplice produrre azioni normative di vasta portata. Per 45 anni la DC è stata il fulcro del sistema e tante riforme sono state prodotte nonostante ci fossero addirittura i governi balneari. Un premier “sindaco” diventa inefficace o tendente alla deriva se non gode più del supporto. E non dimentichiamo mai che il nostro sistema mal si adatta al concetto di bipolarismo che sottintende un assetto istituzionale di quel tipo.

Più che il premierato ci serve un blocco sociale stabile e credibile, ideale sarebbe averne due in competizione tra loro. Ma sarebbe chiedere troppo.

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Io sono tra quelli che rimasero male nel sentire Cassese appoggiare l'idea del premierato e della autonomia differenziata. Lo credevo un difensore della costituzione haimè. E invece con un parlamento quasi esautorato, parlamentari della maggioranza proni e succubi che votano la "fiducia", con un presidente della repubblica costantemente costretto ad intervenire a difesa della Costituzione siamo ancora a discutere di poteri da accentrare. E la riforma elettorale? Quella ci vorrebbe. La risposta di Feltri mi è piaciuta.

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Concordo con Feltri; il problema non è il modello istituzionale, ma il modello operativo. Ho letto tempo addietro da qualche parte che la Democrazia è un modello per popoli maturi, noi dovremmo esserlo ma ....non mi pare.

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"E’ una scorciatoia cognitiva pensare che i problemi dell’Italia derivino dal Parlamento e che basta ridurne il ruolo per fare finalmente le riforme [...]".

Credo che meglio di così non si possa sintetizzare la fallacia della tesi a favore di esecutivi forti (per legge costituzionale, non per autorevolezza) e parlamenti deboli.

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Perfetta la risposta di Feltri

Sentir parlare un imprenditore di assetti economico politici fa sorgere quantomeno qualche perplessità essendo parte (forte) in causa. E che poi parli di bontà del premierato senza dirci i pesi e i contrappesi di potere che sono la chiave della democrazia fa diventare le perplessità sospetti.

Un illustre poeta di qualche anno fa sintetizzerebbe: Timeo Danaos et dona ferentes

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La citazione poetica mi ha fatto ridere, grazie

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Concordo con Feltri. Il premierato non esiste in altri paesi ed è stato introdotto in Israele rivelandosi fallimentare. Ci sono governi che hanno introdotto modifiche significative e positive come già ricordato: SSN, divorzio ma io ricordo anche le riforme introdotte dal Prodi 1 con Bersani

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Se fosse come dice Nicola Drago saremmo l'unico Paese senza premierato e invece esiste in pochissimi paesi e spesso non funziona . Probabilmente potrebbe funzionare in democrazie molto evolute dove il bene comune viene prima di qualsiasi cosa . In Italia tutti tirano per la giacca chiunque . Questo governo ad esempio annuncia un provvedimento e dopo un quarto d'ora lo ritira . Negli ultimi 30 anni il potere di acquisto dei salari è regredito del 30 % , chi se ne è occupato ? Basti pensare che il job's act lo ha proposto e realizzato uno che in teoria era anche un pò di sinistra . Chissà cosa avrebbe combinato con il premierato . Non oso pensarci .

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D'accordo con Feltri.

Ma come si fa a rendere la democrazia meno faticosa? Una educazione pubblica di qualità a ogni livello - oggi in Italia e non solo in Italia fortemente inadeguata - è la condizione imprescindibile. "Il mondo cambia ogni giorno" ma non nella velocità di diffusione della educazione di qualità, che anzi relativamente diminuisce.

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Nel corso di una trasmissione radiofonica il professor Sabino Cassese è intervenuto in difesa della riforma della Costituzione, che l’attuale maggioranza di centro destra intende far approvare per introdurre nel nostro ordinamento costituzionale il cosiddetto premierato, che a suo giudizio garantirebbe la presenza della stessa faccia per almeno cinque anni nelle riunioni condominiali alle quali l’Italia partecipa con la rappresentanza del presidente del consiglio, alias premier, consentendo, quindi, un maggior ascolto delle nostre posizioni ed esigenze. È paradossale che questo argomento sia avanzato nello stesso momento in cui agli incontri internazionali, spiritosamente chiamati condominiali, si presenta la stessa faccia, quella di Giorgia Meloni, destinata a riproporsi per almeno un triennio ancora. È paradossale, perché, a Costituzione vigente, si sta ottenendo lo stesso risultato che si afferma si potrebbe conseguire solo grazie all’anzidetta riforma costituzionale. A me pare evidente, invece, che una solida coalizione, grazie a una legge elettorale adeguata, sia in grado di assicurare, come in effetti è avvenuto con questa che non si può definire un’ottima legge elettorale, la stabilità del governo per la durata di un’intera legislatura. Conosco l’obiezione: con la riforma non sarebbe consentito far cadere il governo e farne nascere uno nuovo con una maggioranza alternativa, se non una volta sola, con la stessa maggioranza e con un nuovo capo del governo, che però non è stato eletto direttamente. Non mi pare gran cosa, a prescindere dal fatto che sembra contraddittorio affermare che i cittadini devono poter contare sul fatto che il presidente da loro votato governerà per cinque anni, quando si rende possibile che un parlamentare qualsiasi, sia pure della stessa maggioranza, possa sostituire il premier eletto a furor di popolo. Se la coalizione non è stabile e coesa, è meglio o andare a nuove elezioni o formare un nuovo governo con un’altra maggioranza, in nome della democrazia e dell’uguale valore che deve essere attribuito al voto di tutti i cittadini. Con il premierato, infatti, si corre il rischio di attribuire la maggioranza dei parlamentari a un partito, risultato magari minoritario nelle votazioni, grazie al trascinamento ottenuto con la vittoria del presidente neoeletto candidato in quel partito. Si attribuirebbe ai cittadini elettori del partito del presidente un valore superiore a quello degli elettori degli altri partiti. Il loro voto peserebbe diversamente, e sinceramente ciò non è democratico. La nostra Costituzione contiene meccanismi di compensazione della debolezza dei governi anche per superare lo stallo determinato dal disaccordo delle forze politiche e ne abbiamo avuto prova con gli ultimi due presidenti, che hanno comunque agito nel rispetto delle regole della democrazia, perché ogni governo anche tecnico, anche formato da non parlamentari ha sempre ottenuto la fiducia del Parlamento. Non è poi vero che non ci si ricorda di “riforme determinanti realizzate da un governo politico” o una serie coerente di posizioni mantenute e di decisioni prese da un esecutivo in un certo campo”. Il primo governo Prodi varò una serie di riforme legislative che hanno migliorato l’assetto del nostro paese e importanti riforme furono varate nel secondo dopoguerra dai molti ministeri che si sono susseguiti da Alcide De Gasperi ad Aldo Moro. Le riforme non si introducono tutte in una volta ma si implementano da una legislazione all’altra con un lavoro condiviso tra Governo e Parlamento. Il dilemma non è tra presidenzialismo/premierato vs parlamentarismo ma tra politiche di sviluppo e piccolo cabotaggio: non è detto che il premierato assicuri quelle ed eviti questo.

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A mio avviso, il problema è la selezione della classe dirigente e di una post democrazia che vive una totale confusione di ruoli tra i poteri (esecutivo che legifera al posto del parlamento, per esempio). Alla selezione della classe dirigente, oggi totalmente autoreferenziale, si potrebbe ovviare dando valore alla scheda bianca che, secondo la proposta di legge Tessari, comporterebbe una rappresentanza in parlamento di scranni vuoti pari alla percentuale di votanti che vanno a votare e non si riconoscono nè nei programmi e nelle persone che li raporesentano. 20% di schede bianche? 20% di parlamentari in meno. Forlani a commento di questa proposta disse testualmente: se gli italiani capiscono questa legge, non ci voterà più nessuno! La legge non è mai passata, a riprova che meno persone vanno a votare, più sono agevolate le elezioni dei personaggi proposti dai capi partito e dei populist alla Grillo e company. La proposta è molto ben congegnata (al di sopra di una certa percentuale si ritorna alle votazioni, costringendo così a migliorare programmi e a selezionare rappresentanti migliori. Viene imposta in questo modo un miglioramento di uomini e proposta politica). Mi rendo conto che questa soluzione ha il limite di non rincorrere i massimi sistemi... ed è contenuta in un libricino "Ascoltare il dissenso" che invito a leggere. Ad libidum

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