35 Commenti

Grazie all’autore per l’accurata quanto efficace analisi. La miopia della mia generazione che cerca di conservare quanto ottenuto mi fa sentire a disagio.

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Il mio commento ,pubblicato (che tra l'altro ha ricevuto 2 like), e' sparito. Come mai ?

Francesco Del Zotti

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Ci sono altre statistiche che ci dicono quanto siamo soddisfatti interiormente nel nostro malessere: i paesi poveri sono quelli in cui la gente è più felice, anche se mancano le cose essenziali, mentre nei paesi ricchi si scrive e si discute della rabbia di chi ha tanto.

Solo per restare in Italia, credo che nelle città del Sud ci sia molto più ottimismo, disponibilità e condivisione di quanto ce ne sia nelle città del Nord, dove tutti sono occupati a guadagnare, mostrare e sgobbare per 5 minuti di soddisfazione.

Carlo Azeglio Ciampi diceva "ti posso mettere nelle condizioni di vivere soddisfatto ma solo tu sai come essere felice": condivido l'opinione che alcuni hanno provato a scrivere qui e credo che tra i pochi che non si lamentano ci siano quelli che si impegnano, che non perdono tempo dietro i propri pensieri (o i social, ma questo è off-topic) ma trovano sempre un modo per sfruttare le occasioni per ritrovare l'ottimismo.

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Bello e triste. Disperato??

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Vorrei solamente ringraziare l’autore per aver saputo esternare il suo pensiero e per aver condiviso perfettamente, senza fraintendimenti, il suo animo. È riuscito a farsi interprete di un disagio che attraversa una parte del popolo italiano che a malapena riesce a essere compresa. Drammatico il presagio.

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Grazie a Lei per avermi letto.

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Ciao Guido. Io sono più grande di te (32 anni, quindi Millennial), ma condivido alcune delle paure della Gen Z: riscaldamento globale, situazione geopolitica, precariato, costo della vita altissimo, conti pubblici in malora e una visione di paese orientata al domani e non a lunghissimo termine. E questo nonostante la mia laurea in ingegneria, il mio lavoro e il mio contratto a tempo indeterminato. Nonostante la mia condizione fortunata, non vedo un futuro roseo e sono preoccupata per quello che verrà per la mia bimba che sta per nascere. Sono preoccupata di non poter offrire a lei quello che i miei genitori hanno offerto a me. Si dovrebbe provare a capire i ragazzi della Gen Z, anziché sempre criticarli e dare loro dei nullafacenti. Ci sono tantissimi ragazzi in gamba, ma questo contesto non li aiuta.

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ago 22·modificato ago 22Autore

Grazie per l'attenzione con cui mi hai letto. Sono contento che, per una volta, non si sia inscenata la solita gara a chi sta peggio tra due generazioni, ma ci sia spazio per un po' di empaita.

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Ciao Guido, grazie per questa condivisione. Anche se… Se non inizi tu, che hai 23 anni, a porre mattoni di cambiamento, non puoi attenderti che lo faccia (eventualmente solo) chi è demograficamente ‘grande’. Forza, partiamo da un punto ragioniamo, portando, vere nuove occasioni di cambiamento.

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Grazie a Stefano Feltri per avermi fatto conoscere Guido Giuliano. L’analisi di Guido è come una risonanza magnetica che rivela ai ciechi il tessuto corrotto di un’Italia malata, frutto di un egocentrismo radicato in un popolo che vive da mezzo secolo all'interno di una campana di vetro.

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ago 22·modificato ago 22

Io so che cio' che scrivo e' un poco fuori tema ed anche abbastanza naive. In generale la vita ha sempre offerto delle uscite di sicurezza. Sopratutto quelle che alimentano la curiosita'.Io nato dieci anni dopo la guerra in piu da una famiglia duramente colpita dalla stessa ho scoperto dopo circa 20 anni di sofferenze(molto relative rispetto a quelle vere viste in prima persona nei paesi con ridottissime speranze) mondi sconosciuti che mi hanno fatto vedere cammini che hanno rivoluzionato il mio modo di vivere la vita.Perche'.parliamoci chiari,la vita borghese e' un inferno. So di essere fuori moda, pero' continuo ad essere di questa idea. Cio' che ho da offrire non e' un consiglio,non ne ho nessund diritto e' solo una idea. Perche' non perdersi da qualche parte davvero lontano da casa e confrontarsi con mondi differenti? Vivere dove nessuno conosce il tuo passato ed il tuo presente potrebbe essere molto piu' funzionale che le sedute del psicoterapeuta. Rinunciare a cose che dai per scontate puo' aiutare ad apprezzarle quando torni. Se torni. Io consiglio posti dove il problema lingustico sia relativamente semplice da risolvere. Non e',pero', cosi indispensabile.

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Mi sembra di capire che il nocciolo del post sia: provare ad esprimere come si sente una generazione. E su come ci si sente credo nessuno possa permettersi di esprimere alcun giudizio, tanto meno fornire soluzioni o “ricette”. Io mi sento di ringraziare l’Autore per essersi messo così “in campo”.

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Grazie a Lei per l'attenzione. Ha colto perfettamente il senso di quanto ho scritto.

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Vorrei subito tranquillizzare Stefano Feltri, che mi considera un rompiscatole: questo è il mio ultimo intervento. Faccio parte di quello che, immagino, sia stato il nucleo iniziale di abbonati ad Appunti: lettori di Domani che hanno seguito Stefano dopo la sua improvvisa espulsione dal quotidiano. Ma se oggi migliaia di giovani si stanno abbonando per seguire i piagnistei di Guido Giuliano, beh, sono felice per Stefano, ma io non mi sento più a casa.

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Caro Antonio, questo pezzo è uscito mesi fa, quindi fa parte a pieno titolo del nucleo centrale di Appunti, lo ripropongo come lettura estiva in una ripubblicazione della serie di Guido.

Detto questo, credo che i disagi di una generazione diversa dalla nostra vadano ascoltati e capiti, con rispetto, anche magari per ridimensionarli, ma senza sminuirli o deriderli.

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Sì, ma una testimonianza del tutto atipica (quanti giovani fanno scuole di scrittura post-laurea e hanno sorelle con tre lauree e master?) a che serve? Secondo me solo a dare un piccolo sfogo alle ambizioni di scrittura del ragazzo. Se si vuole parlare di disoccupazione giovanile, si portano i dati: percentuali storiche in funzione dei vari parametri, a cominciare dall'indirizzo di studio (vedi l'osservazione di Gloria Origgi).

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Mi sembra Lei non abbia inteso la natura di un pezzo che punta a descrivere uno stato d’animo diffuso tra i miei coetanei e non mira a essere un articolo specifico sulla disoccupazione giovanile, né una mera testimonianza personale. Per carità, può non essere di suo interesse questo “piagnisteo”(chissà da dove viene il senso di irrilevanza di cui parlavo nell’articolo??), però si possono muovere critiche legittime in termini più misurati e senza ricorrere a provocazioni gratuite e offensive.

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laureato in Lettere, un master in tecniche della narrazione presso la Scuola Holden. Frequento il corso di laurea magistrale in Culture Moderne Comparate.

La sorella a 31 anni ha 3 lauree e un master, ma vive ancora con noi e si domanda se non sia il caso di congelare gli ovuli per poter avere figli quando e se avrà una stabilità economica e affettiva.

Che bisogno c'è di tutte queste lauree,corsi,master? magari cercarsi un lavoro, quello che si trova per mantenersi, magari manuale, no?

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lasci indovinare, laureato all'università della vita con specializzazione sotto la supervisione di Mario Giordano?

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Ma certo! Studiare è tempo perso e fatica sprecata

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Il ragazzo ha ragione, c’è una cappa insopportabile di interessi, priorità e visione del mondo dettata dalle generazioni nate prima degli anni 70/80.

Un paese che fa 60 mld di deficit annuo solo per l’INPS (signori è quasi il 3% del PIL) investendo e indebitandosi sul passato e che non riesce invece ad essere attrattivo per i nuovi e per i giovani italiani e’ ineluttabilmente un postaccio se hai 20 anni.

Una sola critica: anche se pochi numericamente scendano in piazza e con la forza vadano a prendersi quel pezzo di potere per garantirsi un futuro. Se sapessi fare politica farei un partito per giovani e immigrati di seconda generazione, forse arriverei al 15%. Ma non so fare la politica, magari qualcuno che la sa fare ci legge e mette su questa impresa.

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Leggo e ascolto, quando c'è l'occasione, sempre con molto interesse ciò che hanno da dire i giovani d'oggi. Sono una sessantenne e per ragioni familiari ho a che fare con una Millennial. Spiace sapere di tutte le difficoltà e anche vederle nitidamente quando si aprono gli occhi. Dobbiamo tenere sempre il dialogo aperto tra generazioni, non dobbiamo chiuderci nei propri àmbiti. Credo che la Generazione Z debba prendersi quello che le spetta. Non state divisi tra di voi, organizzatevi e alzate la voce. Non aspettate che vi portino il 'dovuto' nel vassoio d'argento. Si, confermo, molti di noi hanno faticato per raggiungere delle mete, in tutte le generazioni, anche la vostra avrà la sua 'dose' di sudore. Muovetevi, agite, parlate, chiedete, pretendete e usate la vostra cultura acquisita per progredire come è giusto che sia. Non aspettate tanto che siano i 'vecchi' a farlo per voi. Non lo faranno no, troppo egoismo, troppa cecità, troppo egocentrismo.

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Ma perché non studiate le scienze, le tecnologie ? Mai visto un ventenne restare disoccupato con studi scientifici. Le carriere umanistiche erano altrettanto rischiose ai miei tempi.

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La disoccupazione è solo uno degli aspetti citati e, in ogni caso, nel testo non ho mai fatto un riferimento specifico a studi umanistici in relazione a eventuali difficoltà a inserirsi nel mondo del lavoro.

Forse ha letto la mia breve presentazione e ha pensato che fosse tutto autoriferito, ma non ho necessità, né motivi di sfogare frustrazioni personali al riguardo.

Quello che ho provato a fare è un realistico quadro generale.

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se non ha visto un ventenne disoccupato con studi scientifici vuol dire solo che non ha mai guardato un grafico. Anche nel '500 le carriere umanistiche erano altrettanto rischiose, chieda a Pietro Aretino (le giuro che non è un ospite fisso alla Zanzara).

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Non credo che il problema sia solo di ordine economico/lavorativo. Avere un'occupazione, magari ben retribuita, sicuramente aiuta ma non ti grantisce una vita personale e familiare felice, non ti mette al riparo dal disastro climatico, non ti garantisce che casa tua non venga bombardata e che tuo figlio non nasca con 3 braccia. Ma soprattutto, quando il disagio è di ordine psicologico, il tuo buon impiego al massimo ti grantisce i soldi per pagarti le cure ma non ti assicura la guarigione

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Ciao ho due figli di 22 e 26 anni e non sono d’accordo con Guido.

Non dico che sia facile guardare per un giovane al futuro e che non possano avere ogni tanto pensieri negativi sulla loro vita e in generale sulla società; dico loro che anche noi quasi sessantenni questa paura e timore di non riuscire a raggiungere obiettivi e realizzare i ns sogni c’è l’abbiamo avuta.

Non tutti riusciranno a realizzarsi ma senza la forza e il coraggio nulla arriverà.

Forza e coraggio che non vedo nella generazione Z perché cresciuti nell’ombra e con un aiuto incondizionato dei genitori che non hanno permesso loro di cadere e imparare a rialzarsi , genitori troppi presenti a giustificare qualsiasi tipo di atteggiamento creando in questo modo persone incapaci di superare da soli anche l’ostacolo più basso. Genitori che hanno reso i propri figli deboli e dipendenti. Solo cadendo si impara a rialzarsi e a crescere.

Non c’è cosa più bella che cadere per poi rialzarsi.

Il problema è che se cadi da grande e prima non eri mai caduto rialzarsi non sara’ facile perché è un esercizio che non hai mai fatto prima e non sei preparato e pronto.

Impariamo a cadere da piccoli , impariamo a rialzarci da soli, cerchiamo la forza e il coraggio che è dentro di noi per affrontare la vita con più positività. Essere pessimisti non aiuta ad uscire da nessun tunnel. Sorridete perché siete giovani e davanti avete un futuro da poter cambiare in meglio.

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Cara Signora (nella speranza che non sia una di quelle persone che scrive il cognome prima del nome), inutile riempirsi di retorica. Sì, c'è chi ha insegnato l'etica del lavoro e dell'impegno, ma c'è gran parte che cade una volta e vive di invalidità e mezzucci. C'è anche un'altra parte (mi permetto di pensare che sia più anziana di Lei) che è andata in pensione con 15 anni 6 mesi e 1 giorno (donne), 19 anni 6 mesi e 1 giorno (uomini) e poi 25 anni 6 mesi e 1 giorno. Tutto questo per dire, se cado e la strada è in buone condizioni non mi faccio così male. Se è solo sassi, pezzi di vetro e manovre suicide anche una piccola caduta può essere devastante.

Auguri comunque ai suoi figliuoli, con le imperiture parole di Nereo Rocco "vinca il migliore? Speremo de no!"

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ago 21·modificato ago 21Autore

Gentile Signora,

una buona percentuale di quel che ho scritto sono dati di fatto e su questi non si può essere o non essere d’accordo. Non credo possa non concordare con quanto afferma l’OMS su disturbi mentali e suicidi, o con i dati statistici sull’età media in Italia, sull’occupazione giovanile, sull’astensionismo o la fuga dei cervelli, né sull’aggravarsi del climate change.

Non credo neanche possa dissentire dal fatto che questi fattori incidano sulla vita dei miei coetanei.

Su cosa dunque non è d’accordo? Su come questi dati di fatto ci facciano sentire?

“E sempre allegri bisogna stare

Che il nostro piangere fa male al re

Fa male al ricco e al cardinale

Diventan tristi se noi piangiam

Ah beh”

A ogni modo, io non mi sono permesso di dire che la Sua generazione non abbia affrontato ai tempi timori o difficoltà nel proiettarsi nel futuro. In compenso Lei si sente autorizzata ad affermare che la generazione Z non ha forza né coraggio e, non paga di questo, che i genitori a lei coetanei avrebbero sbagliato approccio nell’educarli.

Beata Lei! Quante certezze!

Mi domando se i suoi figli concordino.

"L’aiuto incondizionato dei genitori”, poi, mi sembra meno frequente di quanto Lei pensi. Il prossimo pezzo in uscita è proprio la storia di un ragazzo che si è rialzato da solo. I genitori, al massimo, lo hanno affossato.

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Signora, credo che la differenza tra le nostre 2 generazioni si possa riassumere nella prima frase da lei scritta.

Lei ha due figli.

Non so nulla di lei , non conosco la sua storia personale, né la professione/il reddito/il domicilio. So solo che su questa terra ci sono 2 esseri umani che la chiamano mamma. Io sono un po' più grande di Guido (millenial) e le garantisco che non sapere se avrò mai il privilegio di poter affermare una cosa simile vela con una grossa nube nera tutto il mio futuro. Non mi dilungheró sulla questione economica/sulla carenza di nidi/sul mancato sostegno alla maternità. Non mi metterò a frugnare sulla difficoltà di trovare un partner stabile e che voglia metter su famiglia (anche perché credo che questo sia stato un problema di tutte le generazioni e non solo della nostra) ma le farò presente che ogni cena tra amiche tra i 30 e i 35 anni sta diventando la dolorosa cronaca di falsi allarmi/visite specialistiche/tentativi infruttuosi/bombe ormonali/aborti spontanei e cattive notizie. Che fiducia può avere qualcuno nel futuro se nel suo futuro non c'è nessuno?

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