VIDEO - Make America Great Again?
COSE LETTE, VISTE E SENTITE - La lezione di Manlio Graziano con l'analisi geopolitica del risultato elettorale + le idee di Francis Fukuyama, David Runciman e Peter D. Feaver su Trump
La classe operaia ha percepito che i partiti di sinistra non difendevano più i loro interessi e ha cominciato a votare per i partiti di destra
Francis Fukuyama
Buon pomeriggio a tutte e tutti,
prima di tornare sugli Stati Uniti, due parole sul caso di Christian Raimo, un amico mio e di Appunti.
Ci eravamo già occupati dell’assurdo procedimento disciplinare per le sue parole sul ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara e l’uso di una metafora presa da Star Wars. Raimo ha detto che Valditara era come la Morte Nera, cioè il punto più debole di attacco alla cultura e alle politiche di questo governo.
Una massa di deficienti in malafede ha visto “Valditara” e “Morte” nella stessa frase e ha accusato Raimo di incitare alla violenza. Risultato: ora lo hanno sospeso per 3 mesi con stipendio tagliato del 50 per cento.
Raimo è la persona meno attaccata ai soldi che conosca, per lui il problema non è certo lo stipendio ma quello che questo attacco significa, cioè una intimidazione del potere a un intellettuale libero, che viene colpito sul suo punto debole, cioè essere anche un insegnante, un dipendente di uno Stato che abusa del suo potere per silenziarlo.
Annalisa Camilli, una giornalista seria e competente, ha promosso una raccolta fondi per dimostrare un po’ di solidarietà e alleviare almeno le conseguenze economiche di questo provvedimento ingiusto.
Se volete contribuire, la trovate qua:
Valditara e il governo Meloni, peraltro, hanno lo stesso approccio di Donald Trump alla pubblica amministrazione: anche l’ex e futuro presidente pensa che i dipendenti pubblici debbano essere allineati con chi è al potere, altrimenti devono essere licenziati.
Su Trump oggi pomeriggio vi propongo due cose: una selezione di estratti dalle analisi più interessanti che mi è capitato di leggere e un nuovo seminario video di Manlio Graziano per lo Spykman Center, seguito di quello che abbiamo presentato nei giorni scorsi.
E’ disponibile per abbonate e abbonati qui sotto (in inglese) ed è una analisi geopolitica del perché ha vinto Trump, inserendo le elezioni nel contesto e nelle dinamiche di lungo periodo che determinato il declino relativo degli Stati Uniti (che rende così attrattivo per molti la promessa di make America great again).
Fateci sapere se questi video vi piacciono e sono utili,
Buona giornata
Stefano
Le conseguenze del neoliberalismo
di Francis Fukuyama - Financial Times
Il liberalismo classico è una dottrina fondata sul rispetto della dignità uguale di ogni individuo, protetta da uno stato di diritto che garantisce i diritti individuali e prevede controlli costituzionali sul potere dello Stato di interferire con tali diritti. Tuttavia, negli ultimi cinquant'anni, questa idea base ha subito due grandi distorsioni.
La prima è stata l’ascesa del “neoliberalismo”, una dottrina economica che ha glorificato i mercati riducendo la capacità dei governi di proteggere coloro che subivano le conseguenze dei cambiamenti economici.
Il mondo è diventato molto più ricco nel suo complesso, ma la classe operaia ha perso posti di lavoro e opportunità. Il potere si è spostato dai luoghi che hanno ospitato la rivoluzione industriale originaria verso l’Asia e altre parti del mondo in via di sviluppo.
La seconda distorsione è stata l’ascesa della politica identitaria, o di quello che si potrebbe chiamare “liberalismo woke”, in cui l’attenzione progressista verso la classe lavoratrice è stata sostituita da protezioni mirate per un insieme più ristretto di gruppi marginalizzati: minoranze razziali, immigrati, minoranze sessuali e simili.
Il potere statale è stato sempre più utilizzato non al servizio della giustizia imparziale, ma per promuovere specifici risultati sociali per questi gruppi.
Questi cambiamenti hanno portato a uno spostamento importante della base sociale del potere politico.
La classe operaia ha percepito che i partiti di sinistra non difendevano più i loro interessi e ha cominciato a votare per i partiti di destra.
Così, negli Stati Uniti i Democratici hanno perso il contatto con la loro base operaia, divenendo un partito dominato da professionisti urbani istruiti, mentre la classe operaia ha scelto di votare per i Repubblicani. In Europa, gli elettori dei partiti comunisti in Francia e in Italia hanno abbandonato i loro vecchi partiti a favore di leader come Marine Le Pen e Giorgia Meloni.
Tutti questi gruppi erano insoddisfatti di un sistema di libero scambio che aveva eliminato i loro mezzi di sostentamento, creando allo stesso tempo una nuova classe di super-ricchi, e di partiti progressisti che sembravano più preoccupati per gli stranieri e l’ambiente che per la loro condizione.
L’elezione podcast
di David Runciman - Past Present Future
Durante la campagna elettorale, Trump è apparso in molti podcast. In quelli che ho ascoltato, spesso solo in frammenti online, mi ha colpito come appariva: loquace, curioso, più rilassato di quanto sembri di solito sul palco, meno roboante. Naturalmente le domande erano sempre amichevoli e il tono di sostegno; aveva buoni motivi per sentirsi a suo agio.
Ha detto comunque molte cose strane, ma sembrava a proprio agio. Il formato gli calzava a pennello, non ultimo perché nessuno cercava di interromperlo. Poteva andare avanti quanto voleva.
Così come il 2008 è stata la prima elezione di Twitter, il 2016 è stata l’elezione di Facebook e il 2020 (in piena pandemia) quella di Zoom, il 2024 è stata definita come la prima elezione dei podcast.
Trump era decisamente un candidato da podcast: conversazioni informali, relativamente non filtrate, modi più diretti e spontanei per trasmettere il proprio messaggio. Trump è un politico “da ramblechat”. Funziona meglio su un divano in uno studio di registrazione, ma ora tornerà a farlo dallo Studio Ovale. E ci aspettano altri quattro anni di questo, senza che nessuno gli dica di smettere.
Come Trump cambierà il mondo
di Peter D. Feaver - Foreign Affairs
La vittoria di Trump nel 2016 è stata molto più sorprendente, e il dibattito nelle settimane successive alla sua elezione si è concentrato su come avrebbe governato e quanto avrebbe cercato di alterare il ruolo degli Stati Uniti nel mondo.
Sebbene lo stile imprevedibile di Trump e la sua mancanza di coerenza continuino a sollevare domande, abbiamo ora più informazioni dopo quattro anni di leadership, ulteriori analisi e un altro anno di campagna elettorale.
Con questi dati, possiamo fare alcune previsioni su cosa Trump cercherà di fare nel suo secondo mandato. L’incognita principale è come reagirà il resto del mondo e quale sarà il risultato finale.
Due cose sono chiare. In primo luogo, come nel suo primo mandato (e come in tutte le amministrazioni presidenziali), il personale plasmerà la politica e le varie fazioni lotteranno per ottenere influenza. Questa volta, tuttavia, le fazioni più estreme avranno il sopravvento e sfrutteranno il loro vantaggio per emarginare le voci più moderate, ridurre le fila dei professionisti civili e militari visti come “stato profondo” e forse usare le leve del governo per colpire gli oppositori di Trump.
In secondo luogo, l’essenza dell’approccio di Trump alla politica estera – un transazionalismo spregiudicato – rimane invariata. Ma il contesto in cui cercherà di realizzare il suo approccio conrattuale è cambiato drasticamente: il mondo oggi è molto più pericoloso rispetto al suo primo mandato.
Video: Make America Great Again - La lezione di Manlio Graziano
Ecco qua il seminario dello Spykman Center a cura di Manlio Graziano con una prima analisi geopolitica del voto del 5 novembre che ha consacrato Donald Trump 47mo presidente degli Stati Uniti.
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