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La ricerca di canali per utilizzare positivamente questa rabbia è interessante e condivisibile, ma temo rimanga un pio desiderio verso una società ideale mai esistita e utopica. Per esempio quando si progettano "spazi [che] dovrebbero [...] essere pubblici e non soggetti alle logiche del mercato, con l'obiettivo di promuovere il dibattito democratico e la partecipazione civica" non è che tecnicamente non sia possibile, ma si corre il rischio di creare bellissime strutture che rimarranno vuote, come i tanti edifici pubblici che vediamo abbandonati nelle campagne d'Italia, perché sono mancate le persone che avrebbero potuto dare vita a oggetti inerti. Le soluzioni calate dall'alto, e in special modo quelle che dovrebbero dar voce a questa rabbia così pervasiva, credo possano poco; semmai dovrebbe essere dato spazio progettuale a chi dal basso vive questa rabbia, e in questo spazio dovrebbe essere compreso il tempo necessario per pensare a come realizzare e come abitare tali spazi. La rabbia che sentiamo crescere appartiene spesso a persone stanche di dover correre senza avere davanti una meta (un progetto di vita, la pensione che sta diventando una chimera quando non una promessa di ulteriore povertà, una "stanza tutta per sè" metaforica di uno spazio che crediamo esista ma che viene negato), come criceti che corrono senza dosta lungo una ruota socuale che non ti fa spostare di un millimetro dal disagio in cui ti trovi. Senza un prospettiva creata da uno spazio progettuale concreto temo non si uscirà da questa situazione. Sono pessimista su questa possibilità. Soprattutto oggi. Soprattutto oggi in Italia.

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set 17·modificato set 18

Io mi chiedo però, poniamo anche che tutti questi buoni propositi per rendere questa rabbia costruttiva vengano concretizzati e abbiano successo, ma quale spazio per il vero cambiamento è concesso nella società che abbiamo costruito? Perdonate il pessimismo e anche quella che forse potrebbe apparire come una mia fissazione, ma non credo che ci possa essere alcun cambiamento sostanziale - di cambiamenti solo di facciata invece ne abbiamo visti molti - all'interno del perimetro dell'Unione Europea i cui Trattati non prevedono assolutamente di poter deviare dalla traiettoria del neoliberismo? Secondo me ( sì sono molto di parte) l'unica speranza per il genere umano viene dal socialismo ecco perchè detesto questa Europa creata esattamente al fine di tacitare, mettere all'angolo, neutralizzare la gente che lavora e dare mano libera al capitale finanziario internazionale di razziare come più gli conviene nei paesi europei. Non dico niente di nuovo visto che negli anni Cinquanta del secolo scorso esistevano ancora politici coerenti che questi pericoli li avevano perfettamente individuati e avevano esattamente previsto che le cose sarebbero andate in questo modo pessimo.

E per questo mi fanno anche sorridere tutti i discorsi su come rendere l'Europa più democratica, la non .- democraticità dell'Europa era il fattore essenziale per poter portare a termine quello che io considero un grandissimo crimine contro i lavoratori (per lavoratori nel caso italiano includo anche la piccola e media impresa). Questo per dire che secondo me tutte le soluzioni che vengono palesate se non affrontano questo nodo cruciale hanno solo l'effetto di aumentare questa rabbia perché, anche se non sempre consapevolizzata probabilmente si intuisce la presa per il sedere

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Condivido tutta l'analisi fatta da prof Boccia Artieri, ma la soluzione auspicata è debole nelle modalità di arginare il potere crescente della cd fringe democracy. Temo che essa sia ormai fuori controllo, anche a causa della politica che da un lato nutre e usa quella rabbia e dall'altra critica senza spiegare. Nel circolo vizioso entrano i media tradizionali, ampliando il gap tra centro e periferia. Un circolo che si autoalimenta

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La democrazia nasce proprio per incanalare la rabbia e trasformarla in uno strumento utile al cambiamento della società. Quando il dibattito democratico è ormai morto e le discussioni avvengono al chiuso dei palazzi, il più delle volte ormai solo all'interno della maggioranza, è inutile pensare che la rabbia possa diventare il motore del cambiamento quanto piuttosto la difesa ostinata dei propri "privilegi", vale a dire delle condizioni dignitose di vita.

Se la rabbia di cui parliamo è quella dei movimenti aggressivi, violenti, incapaci di ascoltare le ragioni altrui, occorre prendere atto che è necessario limitare e chiudere i luoghi, principalmente le piattaforme online, in cui comunicano e si indottrinano: abbiamo tanti esempi di movimenti che sono nati così come dice il professore e poi sono diventati più violenti di altri nel reprimere il dissenso, ne stiamo leggendo anche in questi giorni in Italia.

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A caldo, perchè forse questo lungo pezzo dovrebbe esere riletto e "rimasticato" probabilmente di più. Ed in sintesi: sinora, -ma faute certamente- non ho ancora capito bene che cos'è questa "rabbia". Ne conosco il significato lessicale, storico, mitologico ( Sibylla, rabido ore...) ma non ho capito a fondo a chi si applica, chi sono i soggetti rabbiosi e come nel concreto hanno manifestato e manifestano codesta rabbia. Qui non capisco bene, perchè mai definiti nel concreto, quali sono questi "gruppi marginali" che "rabbiosamente" disputano nella società reale (pochissimo) e sui social (pare prevalentemente e massicciamente): operai, studenti casalinghe, impiegati, ferrovieri, allevatori di polli, avvocati, pescatori di vongole e quant'altro. Sarebbe opportuno definirli meglio, altrimenti è difficile capire perchè sono "rabbiosi". Sono gruppi "marginali" perchè qualcuno o qualcosa li "emargina"? Entrare nel dettaglio con nomi e cognomi (metaforicamente parlando) forse ci aiuterebbe a capire meglio. Ultimo macigno: le conclusioni cui arriva il dottor Boccia Artieri. Propone diverse iniziative, di tipo educazionale, addestrativo, atte a far usare meglio le piattaforme, a crearne di nuove, efficaci etc. Conclude così: "Attraverso politiche di alfabetizzazione mediale, lo sviluppo di spazi digitali alternativi e una regolamentazione attenta e inclusiva, possiamo lavorare per trasformare questi ambienti in risorse preziose per una democrazia più partecipativa e resiliente." A parte l'orrenda parola "resiliente", che mediata da un semplice requisito fisico dei materiali, specie da costruzione, ha imperversato, buona per tutte le stagioni ed occasioni, e a quanto pare continua ad imperversare nella politica ed ahimé anche nella cultura -ma possiamo perdonargliela- ci dica il dottor Boccia Artieri CHI (soggetto operante, anche plurimo) debba mettere in atto quelle politiche, far sviluppare gli spazi alternativi, creare una regolamentazione attenta ed inclusiva etc? Il governo Meloni? Soros, Zuckerberg, Elon Musk? Mi si perdoni l'irrisione, il recentemente famoso Durov? O la Casalinga di Voghera col suo laptop obsoleto? Perdoni il sarcasmo, ma è un po' disincantato, e se vuole anche malinconico...

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set 17Messo Mi piace da Giovanni Boccia Artieri

Condivido tutto, a partire dall'abuso della parola "resiliente".

Grazie sig. Destefanis!!

p.s.: la "rabbia" di cui si parla qui è quella dei trattori che bloccano le strade e le tangenziali, quella dei "no vax" che manifestano quando non si può, quella dei movimenti per l'ambiente che imbrattano i monumenti.

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