Per la pace occorre la fiducia
Dalle promesse di tregua mai mantenute di Putin alle oscillazioni di Trump alle rassicurazioni di Netanyahu: impossibile fidarsi, ma senza fiducia non c’è collaborazione
La fiducia è performativa: si ottiene con l’azione e il comportamento strategico, non con i proclami. Qualcosa si comincia a intravvedere della volontà di superare lo stile del conflitto e del confronto tra “maschi alfa”. L’Europa del Dopoguerra in fondo è nata da questo
Paola Giacomoni
Si osserva ovunque una situazione di mancanza di fiducia. In un mondo in cui ognuno difende esclusivamente il proprio interesse ignorando le regole e contando sulla logica del più forte, il valore della fiducia scompare.
Uno potrebbe dire: certo, ma restano altri valori: l’intelligenza, l’astuzia, la capacità di comunicare, l’abilità di leadership che sanno tenere insieme comunità e nazioni.
Quello che si affievolisce con il venir meno della fiducia è la tenuta nel tempo non solo di valori sociali e di solidarietà, ma anche di quelli, normalmente molto solidi, che reggono l’economia e il credito. E si toglie terreno alla pace e si finisce per fornire il terreno al proliferare di conflitti e guerre.
La fiducia dei consumatori e delle imprese è un indice misurabile fornito dall’Istat, che, contrariamente a quanto asserito dalla premier Giorgia c Meloni, non è purtroppo in crescita nel nostro paese, ma in leggero calo, come ha già ricordato su Appunti Stefano Feltri. E infatti l’andamento dell’economia italiana non è splendido come affermato dal nostro governo, ma segna un rallentamento nella produzione industriale, una diminuzione del PIL mentre i consumi arrancano.
La diminuzione della fiducia aggrava i dati disponibili: si adottano comportamenti prudenti dato che non ci si fida del futuro e del modo in cui lo stanno preparando i nostri governanti.
La fiducia come ragionamento induttivo del sentimento
La fiducia è una dimensione essenziale di ogni società e se si incrina molte cose possono rovinarsi. Georg Simmel ne parla come di un’ “interiore mancanza di riserve nei confronti di qualcuno”, come di un’aspettativa di verità e di veracità da parte dell’altro. Non ci si riferisce in questo caso a una fiducia cieca che si affida totalmente al comportamento o alla guida altrui e toglie capacità critica e trasforma facilmente in sudditi.
Vorrei parlare invece di un atteggiamento che si basa su una precisa, anche se non totale, conoscenza dell’altro e della sua capacità di tener fede alle parole date e agli impegni assunti.
La fiducia si basa su una valutazione, spesso immediata e talvolta inconsapevole e tuttavia accurata, del grado di stabilità del comportamento altrui, soprattutto in situazioni di incertezza. In altre parole, avendo preso nota in passato della tenuta psicologica e morale di qualcuno, sentiamo di poterci attendere un comportamento simile anche in futuro, senza sentire il bisogno di doverlo controllare ogni volta.
Nel momento in cui mi fido di una persona rinuncio a priori alla verifica perché il sentimento positivo nato dall’esperienza mi consente ragionevolmente di attendermi il bene.
La fiducia è un’ipotesi, non è basata su una certezza: ha valore probabilistico. Si situa in un punto intermedio tra completa conoscenza e completa ignoranza. Se si sapesse tutto perfettamente non ci sarebbe bisogno di fidarsi, se invece non si sa nulla non si può ragionevolmente farlo. La fiducia si basa sulla conoscenza parziale di una situazione o di una persona, da cui trae, per una sorta di “ragionamento induttivo del sentimento”, la ragionevole presunzione di potersi attendere che tale comportamento continuerà nel tempo, a prescindere dalla possibilità di verificarlo regolarmente.
Senza un certo grado di fiducia le relazioni sociali sarebbero impossibili. Senza questa sorta di concessione di credito all’altro la vita quotidiana diventerebbe un rebus; non potrebbe sussistere ad esempio lo scambio in denaro, che si basa proprio sulla fiducia al portatore: il denaro si scambia a vista senza ogni volta aver bisogno di dimostrare il suo valore, soprattutto oggi quando non lo si vede nemmeno più con il sistema delle carte di credito.
La sfiducia in politica il ruolo dell’Europa
La fiducia è dunque un sentimento che si avvale di una conoscenza dell’altro che non si fonda sulla certezza, ma su una scala instabile di valori, che può diminuire drasticamente se il comportamento non corrisponde più alle attese. Chi pensa che basti imporsi per ottenere ciò che si vuole, anziché cercare il consenso che si attribuisce a chi ispira la fiducia, lacera proprio il legame in base al quale era stato scelto. Per questo le guerre nascono quando quel “sentimento raziocinante” viene a mancare e ognuno gioca solo in difesa di se stesso, sapendo di non potere più contare sull’altro.
Nel caso dei giorni nostri: il presidente russo Vladimir Putin, bontà sua, ogni tanto propone tregue di uno o tre giorni, secondo come gli aggrada, che viola ogni volta, fino ad arrivare a non partecipare a un incontro per la pace da lui stesso proposto, e a depotenziare ogni occasione di negoziato e tentativo di pacificazione.
Ovviamente Volodymyr Zelenski non si fida: e come potrebbe, sulla base del comportamento precedente, trarre conclusioni induttive, cioè provenienti dall’esperienza, sulla correttezza del despota di Mosca? Come potrà non crescere in tal modo un risentimento sempre più radicato che ostacola ogni sforzo di pace?
E come è possibile fare affidamento sul premier israeliano Benjamin Netanyahu in vista di una pace continuamente rinviata mentre organizza l’occupazione di Gaza e addirittura lo sterminio per fame della popolazione palestinese? E infatti lui resta al comando solo d’autorità, privato ormai di ogni fiducia e supporto internazionale se non quello degli oltranzisti religiosi.
E ancora: chi può ragionevolmente fidarsi del comportamento di Trump, totalmente non prevedibile e non costante nel tempo? Per questo i mercati traballano e l’intera economia mondiale rischia la recessione, come ha sottolineato con toni allarmati Mario Draghi.
Anche il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha subito un calo di immagine per la mancata fiducia alla sua elezione al primo turno: l’antico rivale di Angela Merkel merita quell’interiore mancanza di riserva che sembra essenziale per affidare a lui il destino di un paese?
Dovrà lavorare molto per meritarsela.
Tutto questo produce un generale sentimento di disistima e di cinismo tra i leader e soprattutto tra i cittadini comuni. Non si tratta di un mero calcolo: è l’istinto primario che ti dice: pensa a difenderti, non aprirti a collaborazioni rischiose, l’ansia che l’assenza di fiducia genera lo impedisce.
La fiducia è il collante di società in buona salute: se viene meno i rischi di conflitti e di malfunzionamento di tutto il sistema diventano altissimi. Come fare a rinvigorire questo “sentimento raziocinante”? Difficile dirlo. Ma, di fronte ad attori internazionali che professano esplicitamente la logica del più forte, l’Europa può giocare un ruolo rilevante.
Se l’Europa proseguirà negli sforzi degli ultimi giorni e si mostrerà capace di incarnare i valori universalistici da cui è nata e di puntare a un’unione che gestisca il processo di pace, potrà recuperare un rapporto di fiducia oggi molto indebolito.
Qualche segno in direzione positiva viene dal riavvicinamento del premier inglese Keir Starmer all’Ue e dal lavoro del gruppo dei “volonterosi”, cui tuttavia manca l’apporto fattivo del governo italiano, da sempre purtroppo poco fiducioso verso l’Unione Europea.
La fiducia è performativa: si ottiene con l’azione e il comportamento strategico, non con i proclami. Qualcosa si comincia a intravvedere della volontà di superare lo stile del conflitto e del confronto tra “maschi alfa”. L’Europa del Dopoguerra in fondo è nata da questo.
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Per info su presentazioni, interviste, speech: appunti@substack.com (non sono in grado di organizzare altre cose fuori Roma, quindi non offendetevi se declino inviti a festival o presentazioni che richiedono trasferte)
Da leggere su Appunti
La Scomunica - Episodio 7: Timore e tremore
Sono stato scelto senza alcun merito e, con timore e tremore, vengo a voi come un fratello che vuole farsi servo della vostra fede e della vostra gioia, camminando con voi sulla via dell’amore di Dio, che ci vuole tutti uniti in un’unica famigli.
Aggiungo un punto, forse rilevante: la crisi di fiducia è massima quando la crisi di fede e altrettanto alta. Sarà che credere in qualcosa (Dio, la natura..) aiutasse ad essere più fiduciosi anche tra di noi?
“ la fiducia è una ipotesi “: ben scritto !
Egoisti, soli e individulisti, quali siamo, e poi sempre più arrabbiati, competitivi, narcisisti e tesi. Non ci fidiamo di noi stessi, come possiamo fidarci l’un l’altro ?
Monica