Il nemico
Elon Musk è un problema per tutti noi, perché è un problema per la democrazia. Il nuovo libro per Utet dal 10 giugno (ora si può pre-ordinare) e le iniziative su Appunti
Quando Giorgia Meloni parla del “mio amico” Elon Musk, quando ne coltiva il favore e incentiva il business, cosa sta facendo? Sta forgiando un’alleanza preziosa per l’Italia? O sta asservendo il Paese a uno di quei tecno-oligarchi che soltanto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella sembra avere il coraggio di sfidare?
In questi mesi ho scritto un libro su e contro Elon Musk, che esce il 10 giugno, trovate la copertina qui: mi fa piacere condividerla in anteprima con la comunità di Appunti mentre tutti gli altri sono concentrati sul Salone del libro di Torino.
Potete già pre-ordinare il libro qui sotto
Vorrei spiegarvi il processo produttivo di questo libro e il senso, poi ci sarà ampiamente modo di discuterne i contenuti.
Il libro è nato dalle discussioni con il mio editor di Utet, Mattia De Bernardis, circa un anno fa, sotto la pioggia del Festival della Letteratura di Mantova.
Ci siamo trovati a ragionare sul fatto che, per la prima volta, i grandi capitalisti più ricchi e potenti del nostro tempo avevano anche una cornice ideologica grezza ma potente che cercavano di imporci.
Questi non vogliono soltanto diventare ricchi, hanno un'idea di futuro che la loro ricchezza li illude di poter costruire, superando l’ostacolo della democrazia.
Poche settimane dopo quella chiacchierata a Mantova è diventato chiaro che Elon Musk era ormai il vero protagonista delle elezioni presidenziali americane e che, dunque, ogni riflessione sui pericoli del nuovo tecnocapitalismo doveva avere lui al centro.
Il problema è che su Musk c’erano già molti libri, altri ne sono usciti nel frattempo, altri ancora ne usciranno. Aveva senso provare a scriverne un altro? Ci siamo risposti di sì, e provo a condividervi il ragionamento.
Alcuni di questi libri - come la biografia di Ashlee Vance uscita in Italia per Hoepli - sono già superati e raccontano il Musk di un’altra epoca, quello che era - o sembrava essere - soltanto un grande innovatore. Basta vedere la titolazione scelta per l’edizione italiana: “Elon Musk - l’uomo che sta creando il futuro: Tesla, Space X, e la sfida per un futuro fantastico”.
Quella era ancora la lettura di Musk come Tony Stark reale, il supereroe della Marvel Iron Man che mette il suo genio al servizio del bene.




Il libro più problematico in circolazione è Elon Musk (Mondadori), la biografia ufficiale di Walter Isaacson: oltre 700 pagine, anni di lavoro, mille dettagli, ma il valore aggiunto di Isaacson è aver trascorso molto tempo con Musk, con la sua famiglia, ha avuto accesso perfino alle foto di Elon da bambino.
Il risultato è senza dubbio interessante, ma quasi agiografico: dove Isaacson non può celebrare il genio, cerca di giustificare le meschinità e i fallimenti del biografato.
E’ un libro dal quale non si può prescindere ma che crea più problemi di quanti ne risolve, visto che non risponde a nessuna delle domande cruciali che ci stiamo tutti facendo: ma chi è davvero Elon Musk?
E’ pericoloso o soltanto un genio allergico alle regole? E’ al servizio di Donald Trump o è il vero capo - non eletto - del governo americano?
Isaacson è troppo dentro i fatti che racconta, non c’è nessuna analisi. E per certi aspetti è lo stesso problema di un libro uscito dopo che avevo già chiuso il mio, Hybris Maxima di Faiz Siddiqui, per Sperling & Kupfer.
Siddiqui è un giornalista del Washington Post che segue da anni Elon Musk e costruisce un libro pieno di aneddoti, concentrato sulle vicende recenti che ha seguito, dagli incidenti con i sistemi di guida (poco) autonoma di Tesla al flop del Cybertruck, e con una tesi: Elon Musk non è un genio, ma un bluff, un pessimo manager e un pasticcione. Ha comprato Twitter per sbaglio, non per un disegno di potere, è impulsivo, le droghe lo hanno reso inaffidabile.
Ci sono due problemi con questo approccio: il primo, con il quale mi sono confrontato anche io, è che su Elon Musk ci sono troppe cose da dire, l’uomo ha una storia troppo ricca, è attivo in troppi settori, protagonista di troppe polemiche.
Ogni tentativo di raccontarlo richiede una scelta netta, drastica.
La scelta di Faiz Siddiqui è quella di concentrarsi sulle vicende che conosce meglio, ma non è affatto detto che siano quelle più rilevanti per il lettore (specie se italiano) e comunque il profilo che ne emerge è molto parziale.
Apro una parentesi: i reporter americani che scrivono questo tipo di libri - vale per Siddiqui come per Isaacson - seguono un po’ tutti lo stesso metodo, parlano con tantissime persone (spesso ne indicano il numero come se fosse garanzia di qualità, “questo libro si basa su 247 interviste” o cose così), e poi ricostruiscono nei dettagli riunioni, dialoghi, retroscena.
E’ un metodo che funziona per raccontare i grandi eventi della Storia, ma che con Musk risulta depotenziato: scendere nei dettagli impedisce di vedere il quadro di insieme.
Ricostruire ogni interazione con i regolatori preoccupati dei morti causati dalle tecnologie Tesla, come fa Siddiqui, ci impedisce di ricordarci che nel frattempo Musk stava lanciando razzi, facendo figli, ripensando la società.
Fabio Chiusi, ricercatore e giornalista italiano, forse proprio perché italiano e forte di un metodo diverso, ha scritto un libro più interessante, dedicato alle idee di Elon Musk: L’uomo che voleva risolvere il futuro (Bollati e Boringhieri, 2023), una “critica ideologica” di Elon Musk.
Qui Chiusi si confronta con un altro problema che attende chiunque approcci il tema Musk: Elon ha già una risposta per tutto, ha seminato negli anni una lunga serie di suggestioni, indizi, accenni che - uniti - vanno a comporre la cornice ideologica nella quale inserire le sue azioni.
La fantascienza, l’altruismo efficace, il lungotermismo, il miraggio di Marte. Chiusi analizza tutti questi aspetti, in modo originale ed efficace, perché con Musk ci sono soltanto due opzioni possibili: o aderire per intero alle sue premesse, diciamo così, filosofiche, o rifiutarle.
Nel primo caso, quasi tutto quello che fa Musk ha senso. Nel secondo ogni giudizio, ogni critica deve essere argomentata sia nel merito sia per quanto contraddice le spiegazioni che Musk ne dà.
Fabio Chiusi ha scritto il suo libro in una fase storica diversa, per quanto recente, quando Musk cercava di plasmare il futuro attraverso le sue aziende, ma non era ancora scivolato del tutto nel campo della destra estrema, non cercava di distruggere lo Stato federale da dentro e sostenere ogni partito emergente eversivo in Europa.
Dunque anche quel libro, per approccio (filosofico e culturale) e per momento di uscita (2023) lascia alcune grandi questioni aperte, soprattutto sull’intreccio tra le idee di Musk, la sua attività imprenditoriale e il suo improvviso e dirompente agire politico a fianco di Trump.
L’assalto del tecnocapitalismo
Con il libro che ho scritto per Utet, provo a riempire questo vuoto e a dare alcune risposte.
E’ un libro pensato per il pubblico italiano, perché a certe domande dobbiamo dare una risposta anche noi.
Quando Giorgia Meloni parla del “mio amico” Elon Musk, quando ne coltiva il favore e incentiva il business, cosa sta facendo? Sta forgiando un’alleanza preziosa per l’Italia? O sta asservendo il Paese a uno di quei tecno-oligarchi che soltanto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella sembra avere il coraggio di sfidare? O forse Meloni ha capito il suo potere e ne è intimorita? Musk può favorire ascese o accelerare declini, anche di primi ministri in carica.
La questione però va molto oltre Giorgia Meloni: Musk è l’esemplare più in vista di un tecno-capitalismo che considera la democrazia un ostacolo alla tutela dei propri interessi.
La Silicon Valley si è convertita al trumpismo perché, in questo momento, offriva una scorciatoia verso il vero obiettivo: riscrivere le regole della società per riflettere i veri rapporti di forza, e concedere ai titani del digitale il potere di stabilire in che direzione andare, archiviando tra i rottami della Storia parlamenti e funzionari pubblici.
C’è un solo argine a questa deriva che sembra aver ormai travolto la democrazia americana: l’Unione europea, con i suoi 450 milioni di consumatori che la rendono un mercato imprescindibile, e con un assetto di valori e istituzioni che è in grado di contrapporsi al tecno-capitalismo, che infatti teme molto le decisioni di Bruxelles.
Per costruire il libro, quindi, ho usato due ingredienti fondamentali: una tesi e un metodo.
La tesi è riassunta nel titolo: Il nemico. Elon Musk rappresenta tutto quello contro cui liberali, progressisti, o semplicemente cittadini che hanno a cuore la democrazia e i nostri valori costituzionali devono opporsi.
La struttura del libro rispecchia e sostiene questa tesi: non è organizzato in modo cronologico, o per aziende, ma per temi.
L’impatto di Musk sulla discussione pubblica, le sue visioni della società razziste, le sue giustificazioni della disuguaglianza estrema di cui è l’incarnazione, le prove di resistenza alla sua avanzata.
Il metodo è stato quello di intrecciare cronaca, analisi, la discussione delle sue idee, la sua filosofia, con le scelte delle sue aziende. A me interessa la visione di insieme, non il dettaglio, che è rilevante soltanto se illumina il quadro, non per il mero gusto del retroscena.
La copertina realizzata dai grafici di Utet è coerente con questo approccio: ci sono mille tasselli che vanno comporre l’immagine di Elon Musk che fa il saluto nazista all’inaugurazione della seconda amministrazione Trump della quale diventa subito membro.
Concentrarsi su ognuno di quei tasselli ci farebbe perdere di vista l’insieme, cioè l’uomo più ricco del mondo - che ha sempre avuto il Sudafrica dell’apartheid come mito da ricreare, sulla Terra o su Marte - che celebra con un gesto hitleriano l’inizio del governo di un presidente instabile e corrotto per riportare il quale alla Casa Bianca ha speso quasi 300 milioni di dollari.
Mai come in questo caso, un libro è un oggetto che si inserisce in un flusso, che deve sopravvivere all’evolversi degli eventi che racconta, e che serve soltanto se stimola discussioni, se apre dibattiti invece di chiuderli.
Per questo ho deciso di cominciare a discuterne qui con molto anticipo rispetto all’uscita: perché ormai il successo dei libri lo determina il cosiddetto pre-order, cioè l’acquisto anticipato sulle piattaforme o l’ordine in libreria, e perché Musk è un bersaglio mobile, che va analizzato e discusso in tempo reale.
Per me è anche un'occasione per sperimentare nuove forme di interazione con la comunità di Appunti, con le persone che scrivono Appunti e quelle che lo leggono.
Credo che investire tempo ed energie su Appunti sia il modo migliore per sostenere il libro piuttosto che frammentare le mie energie tra mille trasmissioni radio e televisive rivolte a un pubblico indifferenziato (qualcuna la farò, ma mi interessa soprattutto interagire con voi).
Ecco quindi cosa faremo.
Qui su Appunti ci saranno una serie di discussioni nel formato video delle dirette Substack che poi vengono condivise nella newsletter: con alcune delle firme di Appunti discuteremo dei temi che il libro affronta, da prospettive diverse. Così potrete anche conoscere meglio le firme di Appunti e le loro idee.
Questa la programmazione, in aggiornamento, segnatevi le date in agenda!
MUSK TALKS - in diretta su Substack
Mercoledì 21 maggio ore 17 - Musk e il nuovo potere digitale - Con Laura Turini e Stefano Feltri
Martedì 27 maggio, ore 17 - Musk e l’ideologia del tecno-capitalismo - Con Gloria Origgi e Stefano Feltri
Mercoledì 4 giugno, ore 17 - La crisi della democrazia nel tempo di Musk - Con Mattia Diletti e Stefano Feltri
Martedì 17 giugno, ore 17 - Musk e l’ascesa della tecnodestra - con Vincenzo Sofo (autore di Tecnodestra per Paesi edizioni)
Martedì 24 giugno, ore 17 - Musk, i satelliti e la geopolitica dello spazio - con Frediano Finucci (autore di Operazione Satellite per Paesi edizioni)
Dal vivo:
Sabato 31 maggio, ore 15, al Festival dell’Economia di Torino, al Circolo dei lettori: Contro Elon Musk - con Marc Lazar e Stefano Feltri, coordina Eva Giovannini
Giovedì 19 giugno, ore 18: A Roma, alla Libreria Testaccio, piazza Santa Maria Liberatrice 23, con Carlo Tecce
Per info su presentazioni, interviste, speech: appunti@substack.com (non sono in grado di organizzare altre cose fuori Roma, quindi non offendetevi se declino inviti a festival o presentazioni che richiedono trasferte)
Da leggere su Appunti
Il ritorno del soft power
Per Joseph Nye il soft power è “la capacità di ottenere quello che vuoi attraverso l’attrazione, invece che la coercizione o il compenso economico”
Sono molto interessata. Come al solito fate iniziative molto pertinenti. Mi potete confermare che gli incontri elencati prenderanno spunto dal libro? Grazie. Silana
Ottima iniziativa (quella delle dirette dico, per il libro te lo dico dopo averlo letto 😉); l'ennesima da parte tua direi! Well done 👍