Appunti - di Stefano Feltri
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Napolitano ha cambiato la politica in meglio o in peggio? - con Andrea Morrone
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Napolitano ha cambiato la politica in meglio o in peggio? - con Andrea Morrone

Lo chiamavano “Re Giorgio”, perché mai un presidente della Repubblica si era stagliato in modo così preminente sui partiti che lo avevano eletto.

Giorgio Napolitano è stato molte cose, ma prima e più di tutte un presidente forte.

Non abbastanza forte per chi sperava che guidasse i partiti a completare le riforme istituzionali che aveva avviato.

Troppo forte per chi, invece, pensa che il ruolo del capo dello Stato sia di garante della Costituzione e del rispetto delle regole, non di indirizzo dell’azione dei partiti e perfino della loro vita interna.

Molto è stato scritto in questi giorni dopo la scomparsa, a 98 anni, di Napolitano. Colpisce la difficoltà di arrivare a un giudizio di sintesi. Vengono elencate una serie di caratteristiche di Napolitano - comunista, migliorista, europeista, riformista - ma qual è davvero il bilancio del suo (doppio) mandato da presidente della Repubblica?

Ne ho parlato a lungo con Andrea Morrone, costituzionalista dell’Università di Bologna, autore per il Mulino de La Repubblica dei referendum.

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