L’intelligenza artificiale può aiutare la democrazia?
Il crollo della partecipazione è un problema evidente, la tecnologia può offrire alcune soluzioni per coinvolgere di nuovo i cittadini, soprattutto i più giovani
Costituire sistemi di intelligenza artificiale, che pur nel rispetto della privacy, si basino su dati particolari e selezionati, potrebbe condurre alla realizzazione di sistemi ad alto valore aggiunto, che potrebbero favorire la conoscenza e la partecipazione democratica.
Laura Turini
«Da dove si inizia per cambiare il mondo, da dove si inizia per cambiare tutto, non lo so». È questa la frase ossessiva che Stefano Massini ripete nel corso del suo spettacolo teatrale Mein Kampf.
Difficile dire da dove si inizia per cambiare il mondo. Massini, che ha il grande merito di riempire il teatro di giovani con il suo monologo, mette al centro la parola, a cui però si potrebbe accompagnare anche un cambiamento, il famoso think different.
Le recenti vittorie in Emilia-Romagna e in Umbria sono state accolte come un grande successo dal centrosinistra e prima di loro sono state acclamate dal centrodestra le vittorie di Forza Italia e alleati, ma di che tipo di successo stiamo parlando? Può definirsi davvero un successo vincere con il voto della minoranza dei cittadini e con l’assenza roboante della maggior parte dei giovani?
Mi chiedo se quando la percentuale dei votanti scenderà al venti o al dieci per cento festeggeremo ancora e se avremo ancora il coraggio di definirci una democrazia.
C’è un silenzio inascoltato e non si tratta di portare loro da noi, ma di andare noi da loro.
Difendere i tassisti, gli imprenditori, i ricchi, gli operai (ma esistono ancora?), gli impiegati pubblici, gli insegnanti, messi tutti gli uni contro gli altri, ha senso solo nella logica della divisione e della lotta di classe che forse ha fatto il suo tempo, non certo nella prospettiva del bene del pianeta che richiede piuttosto una rinnovata coscienza e un’ampia condivisione di vedute su questioni fondamentali come l’ambiente.
Alla maggior parte dei giovani non importa della destra o della sinistra, ma interessano i grandi temi, sono preoccupati per il cambiamento climatico e molto meno per l’immigrazione che vivono come un’opportunità, anche perché loro, a differenza di tanti che ci governano, sono cresciuti insieme a bambini di nazionalità diverse e non fanno caso al colore della pelle.
C’è bisogno di maggiore partecipazione, non tanto e non solo per riportare gli astensionisti al voto, quanto per ascoltare e dare voce a chi vuole fare valere le proprie idee ma in modo diverso rispetto alle urne in cui ha perso fiducia o che sente lontane dai propri bisogni.
Le elezioni, del resto, non sono l’unica manifestazione di democrazia e la tecnologia potrebbe aiutare a trovarne altre.
Intelligenza artificiale e democrazia
Anche di questo si è discusso a Palermo nell’ambito del Festival delle Filosofie, dedicato quest’anno all’intelligenza artificiale. Ne hanno discusso, in particolare, il 24 Novembre Marco Carapezza, professore di filosofia e teoria dei linguaggi, oltre che direttore scientifico del Festival, e Marco Cappato, noto per le sue battaglie sul fine vita, impegnato con Eumans a tentare di coinvolgere le istituzioni in progetti che sfruttino l’intelligenza artificiale per favorire la partecipazione politica.
La proposta di Eumans, sottoscritta da molti intellettuali, prevede di realizzare sistemi di intelligenza artificiale che mettano a disposizione dei cittadini tutti gli strumenti che consentano loro di interagire con le istituzioni in modo attivo.
La tecnologia non dovrebbe solo facilitare l’accesso alle informazioni, ma anche rendere pubblici e controllabili i processi politici, consentire di monitorare se le promesse elettorali sono state mantenute e fornire i mezzi per potere far valere i propri diritti.
Attraverso le nuove tecnologie e l’intelligenza artificiale si potrebbero creare anche nuove forme di assemblee partecipative di cittadini chiamati ad esprimersi su progetti locali, come su questioni sovranazionali di grande rilevanza, in modo trasversale, indirizzando dal basso le scelte di chi ha il potere di decidere.
La lettera aperta di Eumans ha anche un altro ambizioso scopo, chiedere alle istituzioni di riappropriarsi del proprio ruolo esercitando il potere sull’intelligenza artificiale, non tanto attraverso la tecnologia in sé, che ha preso ampiamente il largo oltreoceano, quanto sull’altro importante fronte, quello dei dati.
Le istituzioni dispongono di dati spesso accessibili solo a loro o alla comunità scientifica, come dati sanitari, dati sulla sicurezza, dati relativi ai processi legislativi, dati afferenti il patrimonio culturale e scientifico.
L’idea di costituire sistemi di intelligenza artificiale, che pur nel rispetto della privacy, si basino su dati particolari e selezionati, potrebbe condurre alla realizzazione di sistemi ad alto valore aggiunto, che potrebbero favorire la conoscenza e la partecipazione democratica.
Un bel programma, che ha il merito di tentare una strada diversa per raggiungere chi è fuori dal processo decisionale, per scelta o per impossibilità, ma che potrebbe non essere abbastanza se non fosse affiancato dalla parola e quindi da un linguaggio nuovo. In questo, le brutali leggi del mercato potrebbero insegnare qualcosa.
Il gioco democratico
Forse un Minecraft in cui le cui regole del gioco siano quelle di una democrazia, che metta al centro valori come la giustizia, l’uguaglianza, la difesa dell’ambiente e il cui scopo sia trovare soluzioni convincenti, potrebbe coinvolgere di più di tante pagine esplicative e di questionari a cui rispondere.
Nelle recenti elezioni americane, ad esempio, è esploso il fenomeno di Polymarket, un portale che indovina l'esito di eventi politici, e che ha previsto la vittoria di Donald Trump raccogliendo le opinioni da un pubblico che non è chiamato a rispondere ad un sondaggio, ma che scommette su un risultato piuttosto che su un altro. Sono in tanti a chiedersi se non sia un modo furbo, e molto efficace, per testare l’opinione pubblica.
È vero che la scommessa presuppone un atteggiamento diverso dall’espressione di un’opinione, ma è anche vero che è pur sempre un modo di partecipare che può influenzare l’esito di una decisione o obbligare a cambiare certi atteggiamenti.
Non so se il gaming o il betting siano esempi da seguire, e non voglio neppure augurarmelo, ma certamente è importante trovare un modo per partire davvero dal basso, ascoltare, accogliere, interpretare le esigenze e su questo substrato ragionare, senza continuare a imporre gli stessi modelli utilizzando nuovi mezzi che possono solo abbassare il livello della discussione, come sta dimostrando l’uso dei social media nel dibattito politico. (vedi articolo Stefano Feltri sull’influencer politics)
È importante fare riemergere quella coscienza collettiva che, come insegna Slavoj Žižek, fa parte della nostra natura ma che è stata soppressa da un individualismo esasperante. Non è solo quello che dobbiamo fare ma è anche quello che ci chiedono di fare le nuove generazioni con forme di protesta che non ascoltiamo, preoccupandoci solo di reprimerle.
Non so da dove si comincia per cambiare il mondo, non so da dove si comincia per cambiare tutto, ma forse coniugare strumenti nuovi con parole nuove potrebbe essere un buon inizio.
In questo processo Eumans potrebbe essere un importante primo passo.
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Articolo molto bello e interessante. Sto facendo la scrutatrice in questi giorni per il ballottaggio amministrative della mia città e l'affluenza è bassissima (intorno al 15%). Sono molto stupefatta e mi chiedo cosa sia successo al senso di collettività e di dovere civico: il voto è espressione di democrazia e della volontà dell3 cittadin3.
Mi incuriosisce molto l'iniziativa di Marco Caparezza e Marco Cappato e spero che in qualche modo aiuti l3 cittadin3 ad avere accesso alle informazioni necessarie per una maggiore consapevolezza anche in sede in voto e per spingerl3 a una partecipazione politica più attiva.
Mi chiedo perchè l'ISTAT non venga coinvolta in queste analisi, magari con un sondaggio a risposta obbligatoria.
Mi spiego meglio: al momento mi sembra che mancano i dati per capire come mai le persone non vanno a votare, non fanno manifestazioni etc... Questi dati sono fondamentali per capire quali soluzioni adottare per coinvolgere maggiormente la partecipazione.