La violenza delle classi dirigenti
Luigi Mangione ha assassinato un manager assicurativo per protestare contro un sistema sanitario ingiusto, negli Stati Uniti. L’Italia è davvero diversa?
Politici, manager e giornalisti godono tutti di privilegi e garanzie che li proteggono dai pericoli insiti in un sistema sanitario nazionale che si sta sfasciando. E siccome rifuggono dall'ideologia come strumento di analisi della realtà ma hanno come riferimento solo gli affari propri, non comprendono che cosa sta covando sotto la cenere
Giorgio Meletti
In un discorso pubblico impazzito, in cui le opinioni sovrastano i fatti, il merito storico del 26enne americano Luigi Mangione è di aver imposto alle nostre cronache un fatto incontrovertibile: lui l'amministratore delegato della United Healthcare Brian Thompson l'ha ammazzato per davvero, a Manhattan, con alcuni colpi di pistola all'alba del 4 dicembre scorso. E con questo fatto adesso dobbiamo fare i conti.
Se pensate di aver appena letto un'ovvietà, fermatevi un attimo a riflettere su un fatto: ogni volta che la cronaca ci suggerisce l'esistenza di un conflitto o semplicemente della rabbia di qualcuno per come vanno le cose, arrivano immediatamente, a sirene spiegate, gli opinionisti pompieri che imbracciano i loro editoriali come estintori: spiegano che l'azione compiuta non è solo criminale ma anche talmente insensata, sbagliata, ingiustificata e illogica da non dover essere presa in considerazione, in quanto priva di significato razionalmente intelligibile. Mangione è un matto e quindi il suo agguato a Thompson non fa punteggio, non vale, non conta. Come se non fosse avvenuto.
Ciò che l'editorialista non condivide non è reale, secondo il peculiare neohegelismo di opinionisti assediati da una realtà che non gli piace. E chiunque si limitasse a constatare che l'assassinio di Brian Thompson è una pietra miliare nell'evoluzione dell'occidente sarebbe automaticamente accusato di apologia.
Tuttavia
Sul Corriere della sera Federico Rampini, ritenuto molto esperto della realtà americana, ci spiega che i giovani americani "sono ricchi" (tutti, par di capire) e che Luigi Mangione "è ricchissimo e rampollo di una famiglia del Maryland non benestante ma proprio molto, molto ricca. Si è convinto tuttavia che questo sia un mondo di capitalisti infami, malvagi, così oppressivi che addirittura bisogna prendere le armi contro di loro, farsi giustizia da soli fino ad arrivare all'omicidio. Ma questo non c'entra niente con la situazione reale, con le condizioni socio economiche della sua generazione che sta molto, molto bene. Quello che ha portato sulla cattiva strada Luigi Mangione è l'ideologia. L'ideologia è sempre stata capace di prescindere dalla realtà dei fatti".
Richiamo l'attenzione del lettore sul "tuttavia". Per Rampini se sei ricco di famiglia devi per forza credere di vivere nel migliore dei mondi possibili e che i capitalisti non sono infami e malvagi ma, al contrario, uomini molto buoni e generosi. Se ti perdi nella critica alla società in cui sei un privilegiato, è l'ideologia che ti ha portato sulla cattiva strada, perché l'ideologia "è sempre stata capace di prescindere dalla realtà dei fatti".
A parte che Mangione non ha detto di essere povero ma solo di aver fatto il suo dovere, e che l'ideologia che prescinde dalla realtà dei fatti è solo quella degli altri (la nostra la chiamiamo "valori"), ogni ideologia è per definizione profondamente radicata nella realtà dei fatti e questa vicenda lo dimostra pienamente.
L'ideologia di Mangione è talmente intrecciata alla realtà americana che, oltre a togliergli la vita, ha tolto al povero Thompson anche la scena: l'assassino è diventato il protagonista, della vittima non parla nessuno.
Nessuno ha detto che era una brava persona.
Anzi, chiunque in tutto il mondo ha subito capito le ragioni e il significato dell'omicidio commesso da Mangione, un'altra constatazione che si presta scivolosamente all'accusa di apologia da parte di chi pensa (ideologicamente) che si debba comunque condannare, capire non importa.
Wanted
Dopo l'agguato mortale del 4 dicembre la polizia di New York ha dato l'allarme, avvertendo tutti i manager delle assicurazioni sanitarie di essere nel mirino.
Sui social network, oltre ai messaggi inneggianti all'eroismo di Mangione, hanno cominciato a circolare liste di nomi di manager con relativi mega stipendi, di alcuni la foto con la scritta "Wanted". Per la polizia di New York l'effetto emulazione è un pericolo concreto.
Di fronte a questo, il ruolo della libera stampa è quello di esorcizzare una prospettiva che non piace o di avvertire l'opinione pubblica che tutto questo sta semplicemente accadendo?
Sarà anche ideologia, ma per l'ideologia, da millenni, si mette in gioco la propria vita e quella degli altri.
I nostri eroi del Risorgimento erano tutti giovani ricchi di buona famiglia che si sono fatti impiccare in nome del sacro imperativo di liberare il suolo patrio dall'odiosa dominazione austriaca. Gli storici hanno poi capito che il regime austriaco era tutt'altro che odioso e retrogrado, ma nell'800 quella idea risultò convincente.
Anche tra i terroristi degli anni '70-'80 c'erano numerosi figli di papà. Risulterebbe ozioso chiedersi perché non si sono goduti il benessere familiare anziché andare in giro ad ammazzare. Lo hanno fatto e, per chi vuol capire la cronaca e la storia, servirebbe a poco sostenere che sono stati così stupidi da prescindere dalla realtà.
La diagnosi del problema
Luigi Mangione ha spiegato in un breve testo la realtà su cui è fondata la sua ideologia:
“Francamente, questi parassiti se l’erano semplicemente cercata. Gli Stati Uniti hanno il sistema sanitario più costoso al mondo, eppure siamo all’incirca al 42esimo posto per aspettativa di vita.
United Healthcare è la più grande azienda negli Stati Uniti per capitalizzazione di mercato, dietro solo ad Apple, Google, Walmart.
È cresciuta e cresciuta ancora, ma ha fatto lo stesso la nostra aspettativa di vita? No, la realtà è che questi sono semplicemente diventati troppo potenti e continuano ad abusare del nostro Paese per un profitto immenso, perché il pubblico americano ha permesso loro di farla franca.
Ovviamente il problema è più complesso, ma non ho spazio e, francamente, non pretendo di essere la persona più qualificata per esporre l’argomento completo. Ma molti hanno fatto luce sulla corruzione e l’avidità (ad esempio: Rosenthal, Moore), decenni fa e i problemi semplicemente rimangono.
Non è una questione di consapevolezza a questo punto, ma chiaramente di giochi di potere. Evidentemente sono il primo ad affrontarlo con una tale brutale onestà".
La United Healthcare non è un simbolo, è un pezzo enorme della salute degli americani. Fattura 350 miliardi di euro (quasi il doppio della spesa sanitaria dello stato Italiano), fa oltre 20 miliardi di utile netto e vale in borsa 450 miliardi, dieci volte il colosso assicurativo italiano, le Assicurazioni Generali.
Luigi Mangione dunque non è un matto, è l'ennesimo protagonista dell'omicidio politico. Centra un problema reale e riscuote il consenso di molti degli americani che sono rimasti truffati dalle assicurazioni sanitarie.
Sabato 14 dicembre, durante il talk show In altre parole condotto da Massimo Gramellini su La7, la giornalista Giovanna Botteri ha dato la sua testimonianza diretta.
Quando era negli Stati Uniti per la Rai pagava 1.250 dollari al mese proprio alla United Healthcare di Brian Thompson. Un giorno, in preda a tremendi dolori alla schiena, è andata per fare una risonanza magnetica ma l'assicurazione gliel'ha vietata, cioè non gliel'ha pagata, “perché sono arrivata camminando”, ha detto, e quindi non stava abbastanza male da giustificare per la United Healthcare l'oneroso esborso che avrebbe inciso negativamente sugli utili e sui bonus di Thompson e colleghi.
Botteri non ha sviluppato ideologie omicide a partire da quell'episodio, ma ha capito al volo le profonde radici nella realtà americana dell'azione criminale di Mangione.
Accanto a lei Achille Occhetto, 88 anni, ultimo segretario del Partito comunista italiano, ha parlato senza mezzi termini di "violenza delle classi dirigenti", precisando di non condividere in nessun modo l'idea di ammazzare qualcuno per nessuna ragione, ma alludendo al fatto che la rabbia sociale non è un prodotto dell'ideologia ma, appunto, della violenza delle classi dirigenti.
I problemi rimossi
Osserviamo lo scenario storico e strutturale in cui si svolge l'omicidio di Manhattan: tutto l'Occidente (e l'Italia in particolare) sta comprimendo istruzione e sanità pubbliche per finanziare un colossale riarmo.
Perciò, come ha scritto Daniela Ranieri sul Fatto, “la notizia dello sparo e della simpatia che ha generato non è solo di cronaca, almeno quanto non lo era l’attentato di Sarajevo per mano di Gavrilo Princip, e segna un momento apicale di crisi delle democrazie liberali”.
La classe dirigente italiana aderisce alla realtà secondo la trigonometria di Rampini: non avendo problemi di assistenza sanitaria, non vedono problemi nell'assistenza sanitaria.
Politici, manager e giornalisti godono tutti di privilegi e garanzie che li proteggono dai pericoli insiti in un sistema sanitario nazionale che si sta sfasciando.
E siccome rifuggono dall'ideologia come strumento di analisi della realtà ma hanno come riferimento solo gli affari propri, non comprendono che cosa sta covando sotto la cenere.
Quando parlano nei talk show di tagli alla sanità e di liste d'attesa infinite, in realtà cantano un ritornello di frasi fatte che hanno imparato a memoria (e ormai anche noi). Recitano un manuale di conversazione politica completamente scollato dalla realtà.
Posso citare un'esperienza personale recente. Dopo un esame ecografico un medico mi ha segnalato una significativa stenosi (restringimento) di una carotide, con rischio di ictus o peggio, che imponeva forse con urgenza un intervento chirurgico.
Lo specialista mi ha consigliato di fare prima possibile una Tac delle carotidi e delle coronarie per avere una situazione più chiara. Occhio alle date: il 5 dicembre mi è stata vivamente raccomandata la Tac, lunedì 9 dicembre ho avuto l'appuntamento per farla, con esito per fortuna rassicurante. Quattro giorni, due lavorativi.
Benché goda dei privilegi sanitari della casta giornalistica, spinto dall'ideologia, come direbbe qualche buontempone, ho chiamato il Cup (centro unico di prenotazione) della regione Lazio, dove risiedo, e ho chiesto un appuntamento per la Tac alle carotidi e alle coronarie per vedere quale sarebbe stata la mia sorte se fossi stato povero (avete notato come questa parola, per decenni al bando per un senso di decenza, sia tornata nell'uso quotidiano?). "Non abbiamo niente", mi dice il gentile signore. "Che significa?". "Nessuna possibilità". "E io che faccio?". "Richiami, richiami spesso, magari qualcuno rinuncia".
Se io non fossi stato protetto dalla assicurazione sanitaria dei giornalisti (che non è un privilegio a carico del contribuente ma reddito differito) e fossi stato un pensionato da mille euro al mese sarei stato destinato a trascorrere i prossimi mesi al telefono con il Cup (tutte le settimane o tutti i giorni?) con l'angoscia dell'ictus incombente.
La situazione è questa: se mi danno appuntamento dopo un anno per un esame o una terapia che sarebbe ragionevole attendere non più di un mese, significa che la capacità di erogare assistenza del servizio sanitario nazionale è 12 volte inferiore al necessario.
Questa è la realtà truculenta raccontata nei talk show con le canzoncine sulle liste d'attesa descritte come un fenomeno meteorologico mentre di tratta di una grande operazione politica (su cui destra e sinistra sono d'accordo) per spostare le risorse dalla sanità alle armi.
Il dato è agghiacciante e pone, anche a chi potrebbe fottersene, una domanda drammatica: quanta disperazione genera negli strati poveri della sempre più anziana società italiana? Questa categoria di poveri e disperati non va in piazza con Maurizio Landini, con buona pace di Giorgia Meloni. Ma qualcosa succederà.
L'articolo di Ranieri citato prima si conclude in maniera molto netta: “La vicenda Mangione-Thompson ci dice che in assenza di reale democrazia la violenza privata diventa l’unica forma di difesa dalla violenza sistemica”.
I nostri opinionisti a gettone si consoleranno considerando anche questa un'affermazione apologetica. E invece è solo una ragionevole previsione, e ci segnala che a volte l'ideologia di un assassino ci prende più del sedicente empirismo degli editorialisti. It's the reality, stupid!
Ringrazio Meletti per aver portato alla superficie sentimenti e intuizioni che sentivo nel profondo, ma che non avevo ancora razionalizzato. La classe dirigente, politica e imprenditoriale, è completamente scollegata dal resto del paese, dai problemi quotidiani, angosce per il futuro, senso di oppressione per la mancanza di via di fuga. Che si riversa nel non voto oppure, a turno, nell'ennesimo partito percepito come "di protesta" per scoprirlo poi "fedele alla linea", la linea che aumenta ancora di più le distanze fra chi fa le regole del gioco e chi deve sottostarvi.
Chiaro e condivisibile. Una analisi simile potremmo farla anche per altri settori ( scuola ad esempio) o ambiente. Questa società costruita attorno al profitto e alla crescita - del valore di borsa - ad ogni costo, apparentemente senza limiti, a favore di pochi, sta mostrando sempre più i suoi limiti. Qualcosa accadrà di ideologico o meno, con buona pace di qualsiasi analisi psicologica che, ricordiamolo, costa anch’essa e speriamo sia coperta da assicurazione.