La Scomunica: Quanti processi ha Rupnik?
Il Vaticano aveva provato a silenziare le accuse al gesuita amico del Papa, dopo le denunce delle vittime è ripartito il processo. Ma non si sa che fine ha fatto
A molti la decisione di Francesco di togliere la prescrizione sul caso di Marko Rupnik era sembrata una svolta, dopo mesi di ambiguità e di silenzio. Invece da allora tutto tace, in perfetto stile vaticano, forse nell'attesa, dicono i più critici, che ci si dimentichi della vicenda
Federica Tourn
Quanti sono i processi che il gesuita Marko Rupnik deve affrontare? Abbastanza da far tremare tutta la Chiesa cattolica. A cominciare da papa Francesco, che da questa storiaccia riceve quotidiani imbarazzi, e dagli altri confratelli gesuiti.
«Il caso Rupnik è uno tsunami di ingiustizia, di mancata trasparenza, di gestione discutibile, di attività bacata, di opera personalizzata, di comunità apostolica sacrificata al leader, di disparità di trattamento». Padre Gianfranco Matarazzo, gesuita e già provinciale d'Italia della Compagnia, il 7 dicembre 2022 commenta così su Twitter la notizia che il gesuita padre Marko Rupnik, teologo amico di papa Francesco e mosaicista celebrato in tutto il mondo, è accusato di abusi sessuali su alcune religiose.
Le ripercussioni dello "tsunami" sul mondo cattolico sono subito enormi. Nel giro di pochi giorni si viene a sapere che gli abusi riguardano più donne, e che per questi fatti è stato aperto e poi chiuso per prescrizione un processo canonico alla Congregazione per la dottrina della fede.
Soprattutto, si viene a sapere che non è la prima volta che Rupnik si trova davanti a un tribunale vaticano. E che la sua è una storia molto lunga da raccontare.
Il precedente
Il 2 dicembre 2022 la Compagnia di Gesù conferma (con qualche reticenza) la notizia, apparsa su alcuni blog e su Left, che il famoso artista è stato coinvolto in un procedimento ecclesiastico per abusi.
In particolare, il delegato per le Case e le Opere internazionali di Roma dei gesuiti, Johan Verschueren, dichiara che il Dicastero per la dottrina della fede ha ricevuto nel 2021 una denuncia nei confronti di padre Rupnik «per il suo modo di esercitare il ministero» ma che nell'accusa non sono coinvolti minori. Aggiunge anche che Rupnik è sottoposto a misure cautelari e non può confessare o dirigere esercizi spirituali.
Passa ancora qualche giorno e, dopo qualche altra dichiarazione imbarazzata, il 18 dicembre il padre generale della Compagnia, Arturo Sosa Abascal, si decide a lanciare la bomba, divulgando una cronologia del caso Rupnik in cui si viene a sapere che il famoso artista è stato scomunicato nel maggio 2020 per “assoluzione del complice in confessione”, e cioè per aver assolto una donna con cui aveva avuto un rapporto sessuale.
Non solo: questa donna, abusata sessualmente da Rupnik, è stata congedata con un accordo economico, probabilmente con il vincolo del silenzio. Lo dice fra le righe lo stesso papa Francesco durante un'intervista ad Associated Press del 24 gennaio 2023: è l'unica volta in cui Bergoglio parla dell'amico Rupnik.
Si decide a farlo per negare decisamente di aver avuto alcun ruolo nella incredibile operazione con cui la scomunica al suo amico è stata revocata nel giro di un paio di settimane.
La scomunica revocata
Ma torniamo al curriculum da abusatore di Rupnik, come viene illustrato dalla cronologia fornita dai gesuiti.
Nell'ottobre 2018 la Compagnia riceve una denuncia e avvia un'indagine preliminare, sulla base delle «accuse di molestie sessuali e di assoluzione di una complice da parte di padre Rupnik nel peccato contro il sesto comandamento»; nel maggio 2019 l'indagine valuta credibili le accuse e il dossier è trasmesso alla Congregazione per la dottrina della fede (oggi Dicastero).
Da quel momento, tutto si svolge abbastanza rapidamente: a giugno vengono imposte restrizioni cautelari al ministero di Rupnik, il mese successivo la Congregazione per la dottrina della fede chiede al padre generale dei gesuiti di istituire un processo amministrativo penale; Sosa incarica un delegato e due assessori esterni alla Compagnia che, nel gennaio 2020, «affermano all’unanimità che c’è stata effettivamente l’assoluzione di una complice».
Nel maggio dello stesso anno, la Cdf conferma l'assoluzione del complice e dichiara che Rupnik è «in stato di scomunica latae sententiae»: il sacerdote, secondo quanto stabilisce il diritto canonico, è cioè incorso nella sanzione «per il fatto stesso di aver commesso il delitto».
La scomunica viene però revocata con un decreto della Cdf nello stesso mese «dopo che p. Rupnik ha ammesso i fatti e chiesto perdono»: i gesuiti non dicono da chi ma non può essere altri che il papa ad aver tolto una sanzione così grave, e in così poco tempo.
A Marko Rupnik vengono imposte restrizioni amministrative per tre anni e le dimissioni da direttore del Centro Aletti, che ha fondato all'inizio degli anni Novanta a Roma per approfondire il dialogo fra Oriente e Occidente cristiano. La questione della molestia sessuale e della donna che l'ha denunciata, invece, viene archiviata senza ulteriori spiegazioni.
Non è finita: nel giugno 2021, nel corso del commissariamento della Comunità Loyola, fondata in Slovenia alla fine degli anni Ottanta proprio da Marko Rupnik e dalla sua amica Ivanka Hosta, emergono altre accuse di violenze sessuali a carico del gesuita.
Il commissario incaricato, il vescovo ausiliario di Roma Daniele Libanori, riporta infatti alla Cdf le testimonianze di diverse consacrate ed ex suore della Comunità; la Compagnia di Gesù avvia un'indagine preliminare in merito che conferma le accuse e raccomanda alla Cdf di istruire un processo penale a carico di Rupnik. Poco più di un anno dopo, però, il Dicastero (ex Congregazione) per la dottrina della fede «dichiara che i fatti segnalati sono da considerarsi prescritti per decorrenza dei termini»: il processo quindi non si farà.
Parlano le vittime
Siamo arrivati alla fine dell'ottobre 2022 e del lato oscuro dell'artista celebrato in tutto il mondo non si sa niente e neppure si verrebbe a sapere niente se non fosse per il coraggio delle vittime.
Prima fra tutte, Gloria Branciani, ex sorella della Comunità Loyola, che il 18 dicembre 2022 in un'intervista a Domani racconta sotto pseudonimo gli abusi subiti da Rupnik per nove anni, in Slovenia e a Roma, e il muro di gomma eretto a difesa di Rupnik dalle autorità ecclesiastiche a cui si era rivolta. Dopo di lei, altre donne decidono di parlare.
Rapporti a tre a immagine della Trinità, cinema porno e abusi sessuali, manipolazione, violenza psicologica e spirituale, costrizione fisica e morale: il racconto delle ex religiose restituisce l'immagine di un uomo violento, narcisista, arrogante, che usa l'autorità del sacerdote per imporsi sulle sue vittime.
La Compagnia di Gesù, intanto, nel febbraio 2023 dichiara che l'indagine del team referente, una commissione istituita per raccogliere le testimonianze delle vittime, ha stabilito che «i comportamenti di padre Rupnik hanno avuto luogo in diversi periodi dalla metà degli anni ’80 al 2018 e coprono un arco temporale di più di trent’anni».
Le testimonianze delle vittime, una quindicina, sono ritenute altamente credibili. Rupnik, invitato dai suoi superiori a dare la sua versione dei fatti, non si presenta. Bloccato da nuove restrizioni, il sacerdote non potrebbe né oltrepassare i confini del Lazio, né accettare commissioni per nuovi mosaici, ma è sordo a qualsiasi imposizione.
Il 14 giugno 2023 è espulso dalla Compagnia di Gesù per disobbedienza, decisione confermata in via definitiva un mese dopo. A fine agosto viene incardinato nella diocesi di Capodistria – una volta estromesso dai gesuiti, infatti, Rupnik ha bisogno di di entrare nella squadra un vescovo per proseguire nel ministero sacerdotale – ma in Slovenia non lo vedono mai: continua a vivere nelle strutture del Centro Aletti, a Roma e nella vicina Santa Severa.
Il 15 settembre 2023, intanto, Maria Campatelli, che è subentrata nella direzione del Centro dopo “l'inciampo” della scomunica, viene ricevuta in udienza privata da papa Francesco, un esplicito segnale di sostegno.
Tre giorni dopo, il vicario di Roma, il cardinale Angelo De Donatis, comunica che una visita canonica al Centro Aletti ha riscontrato un clima positivo nelle persone che lo animano, addirittura rafforzate nella fede dalla “prova” che stanno attraversando.
L'incaricato, don Giacomo Incitti, dichiara infatti che nel Centro Aletti dove, secondo quanto dice Gloria Branciani, Rupnik ha messo in atto alcuni degli abusi, «è presente una vita comunitaria sana e priva di particolari criticità».
Nella stessa occasione il visitatore, esaminato il corposo dossier processuale, segnala «procedure gravemente anomale» nell'indagine ecclesiastica che ha portato alla scomunica poi revocata.
E nell’ultimo anno?
Le parole di Incitti, intuitivamente ispirate dall'alto, spingono le vittime a reagire: «Riconosciamo che la “tolleranza zero sugli abusi nella chiesa” è stata solo una campagna pubblicitaria, a cui hanno invece fatto seguito azioni, spesso occulte, che hanno sostenuto e coperto gli autori di abusi», scrivono cinque di loro in una lettera aperta a De Donatis, al presidente della Cei Matteo Zuppi e al cardinale João Braz de Aviz, prefetto del Dicastero per gli Istituti di vita consacrata.
Un mese dopo, incalzato da Seán Patrick O'Malley, segretario della Pontificia Commissione per la Tutela dei minori, che gli chiede di ascoltare le vittime dell'ex gesuita, papa Francesco scarta nuovamente e toglie la prescrizione per permettere che si celebri il processo per gli abusi attribuiti a Rupnik negli anni Novanta.
Ma nell'ultimo anno trascorso niente, apparentemente, si è mosso. Rupnik resta in silenzio mentre il Centro Aletti, resistendo alle polemiche emerse in Francia e negli Stati Uniti sull'opportunità di rimuovere le opere di un artista abusatore, continua a produrre e vendere mosaici.
Lo scorso maggio è stata inaugurata la facciata Sud del Santuario nazionale di Aparecida, in Brasile, e anche in Italia sono stati portati a termine nuovi mosaici con il marchio Rupnik, da Conegliano a Bologna.
A Capodistria, intanto, il papa ha appena nominato il successore di monsignor Bizjak, il vescovo Peter Štumpf, fino a ieri a capo della diocesi di Murska Sobota, nel nord-est del paese. A quanto dicono in Slovenia, un altro amico di Rupnik.
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Nei mesi scorsi con Giorgio Meletti e Federica Tourn abbiamo realizzato un podcast che ha avuto grande successo e impatto, La Confessione: un'inchiesta sugli abusi nella Chiesa italiana partendo da un processo a Enna.
Una storia che - grazie agli audio dei preti e del vescovo coinvolti - ci ha permesso di capire come pensano i preti abusatori e come funziona l’istituzione che li protegge.
Già in quella vicenda, all’apparenza laterale, una delle tante di abusi in Italia, si partiva da Enna e si arrivava direttamente a papa Francesco: il sommo Pontefice si era speso, a processo in corso, per difendere il vescovo che rivendicava - intercettato - di aver “insabbiato questa storia”.
Oltre otto mesi dopo una sentenza del tribunale di Enna che ha condannato la Curia guidata da monsignor Rosario Gisana a rispondere sul piano economico in solido con il prete abusatore, don Giuseppe Rugolo, papa Francesco non ha mai trovato tempo, modo o voglia di intervenire su quel vescovo.
Come è possibile che un papa a parole tanto severo contro gli abusatori poi tolleri omertà e insabbiamenti nella Chiesa che dirige da monarca assoluto?
Questa domanda è rimasta in sospeso al termine de La Confessione, e per questo abbiamo continuato a lavorare. Federica e Giorgio in questi mesi hanno raccolto documenti, parlato con preti, cardinali, vittime.
Abbiamo deciso di costruire un nuovo podcast, che cerchi di rispondere, partendo dalla vicenda di più alto profilo che riguarda il papa: quella del potentissimo artista-teologo Marko Rupnik, che per decenni ha abusato delle donne che raccoglieva intorno a sé nelle sue esperienze di comunità spirituali.
Rupnik è stato vicino agli ultimi tre papi, ma a Francesco in particolare. E proprio Francesco ha dovuto gestire il caso quando, tra 2021 e 2022, la portata degli abusi di Rupnik è arrivata sui giornali, grazie soprattutto a Federica Tourn che ha dato voce alle vittime e ha rivelato i dettagli di comportamenti continuati per decenni.
A un certo punto, nel 2020, Rupnik risultava anche scomunicato in automatico, perché aveva usato il sacramento della confessione per cercare di coprire i suoi abusi (confessando una delle donne coinvolte), ma poi qualcuno ha deciso che quella scomunica andava rimessa. Solo una persona poteva prendere una decisione simile: papa Francesco in persona.
Il pontefice inoltre ha deciso prima di lasciare che la prescrizione bloccasse il processo a Rupnik, poi ha cambiato idea e l’ha fatto ripartire.
Ecco perché è urgente lavorare al podcast La Scomunica, che sarà pronto nei prossimi mesi.
Come la Confessione, anche La Scomunica sarà sostenuta da Appunti e dalle somme raccolte con gli abbonamenti.
C’è però una novità importante: durante il percorso della Confessione molti ci hanno chiesto come sostenere le nostre inchieste anche con bonifici o altro, e usare soltanto Appunti era un po’ limitante. Per questo abbiamo deciso di lanciare un crowdfunding dedicato sulla piattaforma GoFundMe, lo trovate qui sotto:
Attenzione, dopo aver indicato la somma, la piattaforma chiede in automatico se aggiungere una “mancia” del 10 per cento per la piattaforma stessa. Non siete assolutamente obbligati, potete mettere zero.
Grazie,
Stefano Feltri
Oggi ho trovato sulla stampa locale (Trento) un trafiletto che parla del processo di Enna, intitolato Falsa testimonianza. Il vescovo ha coperto gli abusi del parroco. La procura indaga.
E’ la prima volta che appare sulla stampa locale e mi ha fatto piacere! Buon lavoro!