La nuova era fascista in Occidente
I valori alla base della vittoria di Donald Trump sono quelli di un fascismo eterno che è sempre presente sotto la patina della civiltà. Ma le donne devono ribellarsi
L’Ur-fascismo è ancorato all’uomo ancestrale, a un uomo pre-culturale, che ha evoluto risposte istintive a situazioni potenzialmente pericolose: gli altri sono un potenziale pericolo, le donne se non vengono dominate e controllate, sono un pericolo per la continuazione della specie, gli dèi, i riti magici sono l’unica protezione contro la paura della morte e dell’altro
Gloria Origgi
Il geniale Umberto Eco definiva Ur-fascismo o Fascismo eterno un insieme di tratti psicosociologici sempre pronti a riemergere che costituiscono lo “zoccolo duro” di qualsiasi regime che possiamo definire “fascista” anche senza gagliardetti e camicie nere.
Tra questi, il culto della tradizione (Make America Great Again), l’irrazionalismo e la diffidenza per la cultura, la paura della diversità, e quindi il razzismo, la frustrazione delle classi medie, l’ossessione per i complotti (They are eating the dogs and the cats in Springfield) e, last but not least, la misoginia e il machismo.
Mi sembra chiaro che questa rapida analisi permetta di concludere che oggi il mondo occidentale è entrato in una nuova era fascista.
Ci aveva già pensato l’Italia, sempre avanti nelle sue invenzioni politiche, con lo sdoganamento di un partito di estrema destra che certo, può negare ogni legame col fascismo storico (anche se lo nega normalmente con un “ni” più che con un “no”), ma che incarna pienamente l’Ur-fascismo di Eco con il culto della tradizione italica, l’ossessione della natalità, il controllo del corpo delle donne, il razzismo contro gli stranieri e l’odio assoluto per la cultura, tanto da affidare a una serie di analfabeti imbarazzanti il ministero della Cultura in un paese che possiede il più grande patrimonio culturale al mondo (ho avuto l’onore di ascoltare personalmente il ministro Alessandro Giuli a Venezia delirare sui libri fatti di acqua, sul pensiero solare, e sul trionfo del manga come formato culturale).
Il fascismo eterno è sempre pronto a rinascere: lo troviamo in qualsiasi epoca e non è disinfestabile attraverso l’educazione o la cultura democratica. Perché? Perché è un tratto mentale, una disposizione psicologica prima di essere una posizione politica.
Da dove salta fuori questa disposizione psicologica? E perché il buon Dio, o la selezione naturale, l’hanno lasciata in circolo invece di spazzarla via nel corso dei secoli?
L’origine del fascismo eterno
Mia madre soleva dire: “Gratti la vernicetta e dietro ogni essere umano c’è un uomo del Pleistocene”. Ecco la spiegazione.
L’Ur-fascismo è ancorato all’uomo ancestrale, a un uomo pre-culturale, che ha evoluto risposte istintive a situazioni potenzialmente pericolose: gli altri, che non appartengono al gruppo, sono un potenziale pericolo, le donne se non vengono dominate e controllate, sono un pericolo per la continuazione della specie, gli dèi, i riti magici sono l’unica protezione contro la paura della morte e dell’altro.
Tutto ciò che cerca di reprimere questi istinti, ossia l’educazione politica, la cultura, le forme nuove di socializzazione, la libertà delle donne, è un rischio per quel maschio bestiale, primitivo, ignorante e violento che sta dietro alla vernicetta anche del più chic professore di Harvard.
L’Ur-fascismo è insomma il rifiuto della civiltà: delle sue regole, dei suoi progressi incontestabili (l’uguaglianza di tutti gli esseri umani per esempio), della sua complessità (Hitler considerava la teoria della relatività di Einstein scienza degenerata, Donald Trump rifiutò i vaccini contro il Covid, si inventò non so quali teorie del complotto sulla Cina e ritardò in questo modo l’azione contro la pandemia negli Stati Uniti), del suo sviluppo morale e sociale.
I diritti delle donne sono frutto della civiltà, i libri, la scienza, la musica, l’arte, gli immensi progressi della medicina che se il mondo non fosse in mano agli Ur-fascisti potrebbero curare la maggior parte delle malattie nei prossimi anni, le città, le grandi aree urbane, sono frutto della civiltà (il divario aree-urbane e aree rurali nella vittoria di Trump non è un caso, infatti).
Le civiltà sono un insieme di fenomeni sociali e culturali che portano avanti una Storia, fanno evolvere gli esseri umani dallo stato brado in cittadini e spezzano il legame con la nostra natura di Homo Sapiens dandoci nuove identità.
Reprimere gli istinti
Già Sigmund Freud nel 1929, un periodo storico che ricorda in modo allarmante il nostro presente, scriveva ne Il disagio della civiltà, che il problema che abbiamo con la civiltà è che ci costringe a reprimere gli istinti, prima di tutti gli istinti sessuali e quelli violenti.
Questa repressione crea frustrazioni e varie nevrosi e aspetta solo che l’Ur-fascista faccia capolino per liberare le vele e scatenare le pulsioni tenute a bada dalla vernicetta della civiltà.
Ovviamente, la nozione di “civiltà” è altamente problematica, perché ogni civiltà pensa di essere la migliore, cerca di dominare le altre e le norme e le regole “civili” in cui tanta umanità è vissuta sono state spesso norme coercitive, che hanno impedito a interi gruppi, come per esempio le donne, di esprimersi come desideravano.
Il pensiero di sinistra americano degli ultimi trent’anni è stato interamente devoluto alla critica della cosiddetta “civiltà” attraverso importanti correnti di pensiero come il post-colonialismo e il femminismo, tra le altre.
Resta però che criticare la civiltà non significa uscirne: significa trovare nuove regole per andare avanti, ripensarsi, fondersi con altre prospettive.
Invece per l’Ur-fascismo la civiltà è roba per signore: l’uomo vero (perché l’Ur-fascismo è un’espressione psicologica tipicamente maschile, pace Giorgia Meloni) prende la donna per i capelli e la violenta senza il suo consenso, decide convinto di quello che lei debba fare con il suo utero, tratta il diverso a calci nella pancia, e non sta lì a perdere tempo con libri e balletti, perché c’è la partita, occasione nella quale si può magari spaccare la faccia a un avversario, e c’è la televisione, dove ci sarà sicuramente un canale che dice esattamente quello che lui già pensa.
L’occasione persa di Kamala
Dall’Ur-fascismo non ci libereremo mai. Ma combatterlo possiamo. E penso che la candidatura di Kamala Harris sia una grande occasione perduta.
Una donna sessantenne con origini etniche miste incarnava, solo con la sua esistenza, un nuovo mondo, una nuova civiltà: un mondo in cui le donne sono persone autorevoli da ascoltare, non bambine da aggredire sessualmente, un mondo già presente e inevitabile nel futuro dove le etnie e le identità sono mescolate e ricomposte e questa è una ricchezza culturale e intellettuale, non una perdita del sangue puro.
Le donne americane che hanno votato Trump sono le più colpevoli di questo risultato elettorale. Chi ha visto un uomo parlare delle donne così, trattarle in modo immondo, aggredirle, violentarle, e lo sceglie come suo leader è responsabile del destino disastroso a cui andrà incontro e a cui andranno incontro le proprie figlie.
Combattere l’Ur-fascismo significa combattere la paura della civiltà: certo, c’è tanto da cambiare, ma è dentro l’agorà che le battaglie si fanno, non è spaccando la piazza pubblica a manganellate.
Le donne hanno un ruolo cruciale da giocare, in America e nel mondo intero: l’Ur-fascismo incarna la battaglia più antica del mondo: quella della dominazione patriarcale.
Donald Trump è l’Ur-maschio che la nuova civiltà deve abbattere: osceno, dominatore, volgare, senza empatia, violento.
Le donne sono le prime a pagare i prezzi dell’Ur-fascismo: devono imparare a riconoscerlo, a ribellarsi, a battersi per avere posizioni di potere.
Un mondo pacificato da questo cancro, un mondo di civiltà nuova, può essere solo un mondo dove le donne smettono di sottomettersi all’oscenità del potere maschile.
Gli appuntamenti - oggi a Milano
Vi aspetto all’evento di analisi del risultato, giovedì 7 novembre alle 18, come sempre all’Egea di Milano, per un nuovo “dibattito di geopolitica”.
Discuteremo delle elezioni e delle conseguenze sull’Unione europea con Franco Bruni (IEP@BU e ISPI), Gianluca Passarelli (Sapienza University), Graziella Romeo (IEP@BU), Majda Ruge (ECFR), Thomas J. Schoenbaum (University of Washington in Seattle). Io sarò il moderatore.
Per info e registrarvi c’è questo link.
Per seguire l’evento da remoto, invece, c’è quest’altro link
Cara Origgi, leggo, e condivido, una indignazione che potrei dire quasi furente, nella disamina della situazione. Siamo veramente ad un ritorno dell' Ur-fascismo? Probabilmente sì. C'è un sottofondo di tribalità di violenza, di paura, di ricerca di protezione nei miti, di spregio per la cultura e la civiltà che alberga e sedimenta soprattuto in chi cultura non ha elaborato e civiltà ritiene estranea. Ma, mi consenta, la sua separazione di genere in questo è poco convincente. Tribalità e tutto il resto sono state nei millenni, anzi nelle centinaia di migliaia di anni dell'evoluzione della nostra specie, largamente ed equamente condivise tra uomini e donne. La donna non è un "altro da sè" rispetto all'uomo, il maschio e la femmina sono una specie unica. Maschi e femmine perpetuano nelle centinai di migliaia di anni non solo la specie ma anche la sua evoluzione, i suoi sviluppi di civiltà e di cultura dove ci sono, sempre con quella vernicetta. Complimenti a sua madre che grattando la vernicetta ci trovava l'uomo del Pleistocene. Ma sotto la vernicetta c'è anche la donna del Pleistocene. Le donne si saranno sentite per tutta l'evoluzione oggetto, vittime oppresse solo ansiose di liberazione? O avranno concorso invece in una molteplicità di ruoli alla perpetuazione di questa condizione? Lei dice che le donne che hanno votato Trump sono colpevoli, ed io condivido, ma lo sono tanto quanto gli uomini, con analoghi motivi e gradi di colpevolezza. Antropologicamente parlando, fino a ieri, fino a oggi, chi ha perpetuato i ruoli delle donne, che lei definisce così disdicevoli? Le donne stesse, come madri, come prime educatrici dell'infanzia, hanno sempre insegnato alle figlie ad essere quel tipo di donne e ai figli ad essere quel tipo di uomini. Il maschio violento aggressivo, stupratore che se vuole una donna se la piglia, e che è peraltro anche questo uno stereotipo un po' grottesco, non lo hanno inventato o se non inventato, mantenuto in vita come modello, le donne? Legga la biografia di Mussolini di Paolo Monelli, per la parte delle avventure erotiche del duce, e di quante, centinaia, migliaia di donne gli scrivevano, gli si offrivano sessualmente perchè vedevano in lui la realizzazione del loro immaginario erotico: virile rozzo brutale dominatore. Di quante passarono, tutt'altro che nolenti, per il suo letto, peraltro... Durante il fascismo le migliori educatrici fasciste erano le maestre, le più fervide, le più convinte. Non è paradossale immaginare che il fascismo si resse innanzitutto sulle passioni femminili, sul mito della madre, specie molto prolifica in cui molte donne si si compiacevano. Delle madri che benedicevano i figlioli che partivano a farsi ammazzare in guerra e che non mossero mai mezzo dito per far qualcosa contro quelle carneficine. Sia ben chiaro, la liberazione del XX secolo, il femminismo, la lotta per la parità dei diritti e l'uguaglianza di genere la reputo necessaria e sacrosanta, ma sono altresì convinto che un' ampia maggioranza di donne (sotto la vernicetta) sia ancora oggi e si senta la portatrice di utero del Pleistocene. Discorso lungo, cara Origgi. Ma Trump è stato eletto da una massa di donne americane, come Meloni da una massa di donne italiane. E Mattarella all'isediamento di colei le fece i complimenti, come modello di emancipazione femminile: la prima donna presidente del Consiglio. Davvero un gran guadagno. Kamala peraltro, e concludo, ha perso, e doveva perdere, ma sul ruolo della donna, di quella donna che dipinge lei, non mi pare si sia spesa più di tanto, anzi ha inseguito Trump sul terreno dello spregio degli immigrati, su quello dell'industria bellica etc. Se fosse stata convinta che le donne americane, l'avrebbero seguita in un discorso franco e schietto di liberazione femminile l'avrebbe fatto. Ma non ne era affatto convinta. E aveva ragione.
Grazie, avete scritto quello che in pochi tra stampa e programmi radio e tv sono riusciti a dire, più attenti a ricercare i legami dei componenti di questo Governo con il fascismo storico invece di mostrare il fascismo intrinseco (o universale per dirla alla Eco) che li caratterizza, che abbiano o meno tagliato i legami con le loro radici storiche. Trincerandosi dietro questa distanza storica confondono le idee agli elettori che diventano chiarissime qualora venissero messi davanti a prove schiaccenti del loro fascismo intrinseco. Con il solo rischio, in questo caso, di guardarsi allo specchio, di riconoscere il fascista che è in loro e, ahinoi, compiacersene.
Il fascismo mi fa paura per le sorti del mondo, ma ancora di più l'indifferenza e il disinteresse verso la politica di tutti qulli che non votano, in America come in Italia.