La fede giovane
PARLARNE TRA AMICI - Il Conclave è stato un grande evento social che ha appassionato anche tante ragazze e ragazzi che non frequentano (più) le chiese. Come si spiega?
Sono andata a catechismo dalla prima elementare, ho fatto la confessione, la comunione e la cresima. Ho fatto l’animatrice nei Grest parrocchiali, volontariato per le Piccole Apostole della Carità. Eppure non vado a Messa da qualche anno, non ne sento il bisogno. Alla domanda “Credi in Dio?”, risponderei di no
Sofia Sossai
Il Papa muore e la reazione istintiva di noi ventenni è verificare le condizioni di salute delle rispettive nonne a seguito della notizia e, dal momento che i social battono sul tempo i telegiornali non è stato raro che fossimo proprio noi gli araldi di mala sorte, a godere della reazione live con la stessa trepidazione del giornalista di cronaca che arriva per primo sulla scena del crimine.
Poi, da bravi figli dell’algoritmo quali siamo, il passo a intossicarsi di qualsiasi notizia provenisse da quella stessa Chiesa dei cardinali ingioiellati che fino a ieri guardavamo con scherno è stato breve.
I social pullulano di meme su Papa Francesco (e l’Internet sorprende sempre per quel sostrato di clip e immagini che senza pudore diffonde), sul filippino Tagle che canta Imagine e c’è pure una fanpage di Matteo Maria Zuppi.
Come nota Elisa Giudici su Rivista Studio a proposito della recente ossessione collettiva per il nuovo Circolino (quello dei cardinali, alias Conclave), “Spogliato da ogni significato spirituale e da una partecipazione profonda e personale, un conclave cos’è se non un grande evento live di intrattenimento, di quelli capaci di scatenare una Fomo (nel gergo “Fear of missing out”, tradotto “paura di restarne fuori”) irresistibile?”
E infatti un amico, per scherzo (o forse no), aveva proposto di trovarci come a Sanremo a seguire il Conclave (che però, malauguratamente per noi, non gode delle stesse telecamere del Grande Fratello). Peccato per le porte chiuse, insomma.
Anche se poi, è forse proprio per la “scenografica procedura ecclesiale” (come l’ha definita lui stesso) che l’attesa per la fumata bianca (durata poco, ma i cardinali sanno bene che la soglia di attenzione di questo secolo è notoriamente scarsa) ci ha tenuti incollati allo schermo con un coinvolgimento da battere di gran lunga le elezioni politiche.
Al di là dell’impazzimento collettivo per il Conclave (e Berger quanto se la ride ora) la morte di Papa Francesco è stata un’occasione per chiedermi quale sia il ruolo della religione cristiana cattolica nelle nostre vite.
Un po’ di dati: secondo Settimana News, i praticanti assidui tra gli adolescenti (14-17 anni) sono passati dal 37% del 2001 al 20% del 2019 e al 12% del 2022; mentre, tra i 18-19 anni, la pratica regolare che coinvolgeva nel 2001 il 23% dei soggetti, è scesa all’11% dei casi nel 2019 e all’8% nel 2022.
Una tendenza generale che coinvolge un po’ tutte le classi di età, ma è più marcata tra i più giovani con un calo di oltre ⅔ a fronte di una riduzione del 50% dei praticanti assidui tra le persone adulte e mature e del 30-40% tra la popolazione anziana.
Siamo comunque più praticanti di buona parte dell’Europa: il 19% degli italiani va in Chiesa o in un altro luogo di culto ogni settimana, una delle percentuali più alte. In questo ci facciamo notare, insieme a Portogallo e Polonia, rispetto ai Paesi del Centro-Nord Europa, dove i numeri si aggirano solo tra il 3% e l’8%.
Ma ad essere barometro dei nuovi umori è anche l’ora di religione, figlia dei Patti Lateranensi del 1929, obbligatoria fino al 1984, poi diventata facoltativa.
In linea con il lento, ma costante calo (mediamente lo 0,5% annuo), nell’anno scolastico 2023-2024 a compilare il modulo IRC per l’astensione sono stati 1,3 milioni di studenti su un totale di 7,8 milioni.
Il 17% ha quindi optato per lo studio di altre materie, un aumento significativo rispetto al 2018 dove la percentuale era di poco superiore al 12%.
Considerata persino dall’84% che la frequenta come un’ora ricreativa, priva di qualunque insegnamento di dottrina, è diventato uno spazio di confronto e dialogo sulle religioni, sulla Chiesa, ma anche sui più scottanti temi di attualità come inizio e fine vita.
Sono andata a catechismo dalla prima elementare, ho fatto la confessione, la comunione e la cresima. Ho fatto l’animatrice nei Grest parrocchiali, volontariato per le Piccole Apostole della Carità. Eppure non vado a Messa da qualche anno, non ne sento il bisogno. Alla domanda “Credi in Dio?”, risponderei di no.
Eccoci qui, dunque. Nell’uomo savio non c’è più spazio per gli affetti, per la religione. L’ennesimo segno della decadenza dei costumi, urlerebbero i conservatori, la traccia riconoscibile del nostro ego smisurato incapace di pensarsi umile servo di qualcuno.
In questo contesto di generale disaffezione dalla religione, credo che sia interessante capire quali siano i motivi che spingono chi decide di restare legato ad essa.
Chi rimane
Martino è un amico che sopporta con la pazienza di un santo le nostre battute irriverenti da non credenti irrispettosi (le sensibilità che siamo attenti a non urtare sono altre). Scout, partecipa al gruppo giovani della parrocchia, fa l’animatore al Grest, va a Messa regolarmente.
Riconosce che oggi essere praticanti sia un po’ controcorrente: i coetanei che vanno a messa la domenica sono pochissimi, li può contare sulle dita di una mano. All’inizio sentiva il peso di essere l’unico, ma, crescendo, questo peso si è fatto più leggero.
“Io sono credente perché non ho mai trovato motivi per non esserlo. La religione è l'oppio dei popoli, ma io penso che non ci sia nulla di male nell'avere una forma di conforto nella vita, a maggior ragione se è una che spinge addirittura (se interpretata nel modo giusto) a fare del bene agli altri e ad essere una brava persona. Sì, la messa ogni tanto è lunga e stanca, ma quando esco dalla chiesa io sono più sereno e tranquillo”.
Ma non è solo l’ora della domenica mattina: tra i motivi di allontanamento dalla Chiesa pesano soprattutto le posizioni antiabortiste e antigay. Ma anche gli abusi, una piaga che per quasi 7 italiani su 10 mina la credibilità della Chiesa (6 su 10 tra i praticanti), secondo il Censis.
“Secondo me quello che tanta gente non coglie è che la Chiesa e la fede sono due cose diverse: la Chiesa, in quanto fatta da uomini, è intrinsecamente destinata a sbagliare. Dunque bisognerebbe distinguere le due, ma in ogni caso la Chiesa ha fatto tanto bene e ci sono legato”, chiosa Martino.
Valori e coerenza
Certo è che i fedeli fanno riferimento pur sempre alla Chiesa. Secondo Gabriele, infatti, una Chiesa che vuole salvarsi da sé stessa deve accettare di far entrare il cambiamento:
“I moti femministi, la liberazione sessuale, il movimento LGBTQ ecc. sono lotte con cui la Chiesa deve misurarsi perché incarnano valori che noi giovani sentiamo particolarmente. La Chiesa è troppo legata a quella che è stata”.
Una Chiesa non al passo coi tempi è tra le ragioni che l’hanno allontanato dal selciato cristiano cattolico. “Non riuscivo a vederci il vero cristianesimo, quello che professa l’amore e l’accettazione di tutti. Ci dicevano che il cristianesimo doveva essere amore e compassione per il prossimo, poi erano i primi a mancare di questi valori”. Ma forse la ragione è più profonda:
“Crescendo mi sono reso conto di non essere mai stato effettivamente credente, seguivo gli insegnamenti e andavo a messa (quando obbligato), ma non ho mai percepito una vera connessione con la fede cristiana, anzi, mi procurava disagio e timore.
Fin da piccolo mi sentivo oppresso da questo senso di colpa e di pentimento che mi veniva instillato, ogni pensiero e sentimento filtrato secondo le ‘parole di Dio’ e giudicato aspramente.
Per me uscire da quegli ambienti è stata una liberazione e oserei dire che mi ha permesso di accedere veramente ad un contatto onesto e genuino con la fede”.
Secondo Martino il pontificato di Francesco andava in quella direzione di apertura auspicata da Gabriele:
“Certo, ha detto e fatto la sua buona dose di cose brutte come dire che c’è troppa frociaggine o che i medici abortisti sono sicari, ma sono più le volte che ha unito che diviso. Francesco non poteva trasformare la Chiesa come molti la vorrebbero in così pochi anni. Se così dal nulla avesse aperto al sacerdozio alle donne o revocato l'obbligo di celibato per i sacerdoti sarebbe diventato l'Anticristo in tempo zero. Semplicemente i cambiamenti, che siano religiosi, burocratici o culturali, hanno bisogno di tempo.”
Jessica Groose, editorialista per il New York Times, nell’articolo In Americans under 30 don’t trust religion - or anything else si rivolge a Ryan Burge, politologo della Eastern Illinois University, pastore e autore del libro “The Nones: Where They Came From, Who They Are and Where They Are Going”.
Il punto più interessante su cui Burge insiste è la natura indefinita di questi nones (cioè persone che non si riconoscono in alcuna religione organizzata).
“Si classificano come ‘nulla in particolare’ piuttosto che come atei o agnostici. Se sei ateo o agnostico, hai una visione del mondo ben definita. Mentre molti giovani americani’, ha spiegato Burge, ‘guardano tutte le opzioni religiose e dicono: ‘Non voglio davvero scegliere una parte.’ Ed è questo il significato di ‘nulla in particolare’. Non è religioso, ovviamente, ma non è nemmeno secolare. È una sorta di: ‘No, grazie. Passo sulla questione religiosa.’”
La spiegazione sembra essere legata a un marcato livello di sfiducia nei confronti delle istituzioni e dei leader, non solo religiosi.
Mi aiuta a capire meglio questo punto Martino:
“L'uomo occidentale, che in linea di massima si trova in una condizione di crescente agiatezza, considera la religione come qualcosa di superfluo, che potrebbe limitare i suoi desideri o mettere in discussione uno stile di vita. Come fa un multimiliardario a credere in un Dio che gli dice ‘... se vuoi seguirmi, lascia tutti i tuoi averi ai poveri?’”.
Anche per Andrea, sempre credente, tra le cause c’è la “volontà di ricevere risposte veloci e comprensibili e la fede è proprio l’opposto, a volte non dà neanche risposte. In Paesi più poveri si è meno abituati a volere tutto subito e questo si riflette poi sulla fede.”
Il fatto che la società si stia via via sempre più nonesizzando non lo preoccupa particolarmente, ma riconosce comunque alla Chiesa un ruolo positivo e importante soprattutto sul piano educativo e nel funzionare ancora oggi come punto di aggregazione sociale grazie alle parrocchie:
“Quando diventiamo più grandi possiamo benissimo credere ad altro, però crescere all’interno di una comunità è qualcosa di molto utile in fase di crescita”.
Tra filosofia e fede
In ogni caso Martino ricorda che non tutte le notizie sul fronte sono così catastrofiche: nella laicissima Francia la notte di Pasqua si è registrato un boom di battesimi, 10.000 adulti e 7.400 adolescenti, un numero che è più che raddoppiato negli ultimi due anni.
Non per tutti sarebbe un bene. Nicolò è molto duro nei confronti della religione e della Chiesa:
“Per me la religione e la Chiesa sono il male. Se si parlasse di filosofia sarebbe un’altra cosa: ti dico che c’è questa possibilità di vita, se ti piace seguila pure. La morale cristiana ha devastato questo mondo, tutta basata sul peccato, sul pentimento, sulla vergogna.
La differenza con una filosofia greca che magari diceva le stesse cose in modo diverso è che noi non assistiamo a un’esaltazione di una ‘dottrina’ romana o greca, ma vengono viste giustamente per quello che sono: culture del passato, con cose positive e negative.
Il cristianesimo purtroppo è stato istituzionalizzato e c’è gente, tra le altre cose, che ancora oggi non riesce a godersi la propria vita terrena perché ne aspetta una ultraterrena e si fa andare bene i soprusi perché è giusto soffrire perché siamo dannati dalla nascita”.
Giacomo è l’amico teologo, che ribatte:
“Pensare che il messaggio di Gesù non sia attuale è una follia. Una persona 2000 anni fa ha rotto con i comandamenti attraverso il Nuovo Testamento, ha cancella quell’ossequio, quel senso di superiorità di chi si sentiva migliore degli altri solo perché osservava dei formalismi. Il Dio che non perdona del Diluvio Universale non c’è più. Ed è l’inizio di una nuova religione.
Lui odiava i farisei, odiava chi chiedeva la grazia. E’ vero, Dio ti ricompenserà, ma è una ricompensa che tu già avrai nella vita terrena sentendoti bene sulla terra.
Non è per la promessa del Paradiso, visto che tra l’altro secondo la mia interpretazione se Dio è misericordioso perdona tutti e quindi Inferno e Purgatorio non esistono. Quello che ci ha costruito sopra la Chiesa è una bellissima storia di chi voleva il potere universale per sé. La religione è una cosa diversa”.
Nicla, infastidita dal clamore mediatico intorno al Papa di questi ultimi giorni, la pensa così:
“Per me quanto scritto sulla Bibbia non è vero, però molti filosofi hanno riflettuto sull’idea del divino, hanno parlato di questa entità.
Sono d’accordo che esistano dei buchi neri che riempiamo con figure onnipotenti, ci credo. Però al di là del credo personale la Chiesa è un sistema che detesto, per me andrebbe abbattuta.
La stessa Chiesa che si presenta come caritatevole ha tutti i soldi per risolvere la fame nel mondo quindi un Papa che prova pietà per i bambini di Gaza senza aiutarli coi miliardi che ha per me non è credibile”.
Ci sono sempre discussioni che infervorano più di altre: quelle legate alla Chiesa e alla religione rientrano in questa categoria.
I miei studi letterari non possono non farmi pensare a Dante che con la Divina Commedia ci consegna la visione di un mondo profondamente segnato dalla visione cristiana dell’uomo, della natura, del destino integrato coi lineamenti razionali del pensiero (filosofico quantomeno) che aveva ereditato dall’Europa greco-latina.
Lo spirito profondo di quella cultura continua ad ispirare, spesso inconsapevolmente, l’Occidente nei suoi ideali fondamentali, le “ragioni interiori del suo stesso esistere”, come scriveva la dantista Anna Maria Chiavacci Leonardi.
“Il valore primario e intangibile della persona – da cui discendono tutti gli altri: la fedeltà, la pietà, il perdono, il diritto alla libertà, i ‘diritti umani’, come si suole dire -, valore su cui si fonda oggi ogni aspetto del vivere civile”.
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Il nemico
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Articolo sincero sui vari approcci dei giovani alla religione. Forse però manca quello fondamentale: la religione è una possibile risposta alla domanda sul senso della vita. Chi è indifferente alla religione è anche indifferente all'idea di dare un senso alla vita propria e del genere umano? Oppure ha già una visione diversa da quella proposta dal Cristianesimo? Sarebbe utile capirlo in un prossimo articolo.
Il pezzo sui rapporti dei giovani e giovanissimi con la fede e con la chiesa è interessante, abbastanza significativo ma non rivela situazioni gia non ampiamente conosciute. Piuttosto, a proposito delle percentuali di persone che frequentano le sacre funzioni e quindi si suppone alla chiesa siano in qualche modo legate, percentuali in costante e progressivo calo, mi viene in mente una domanda: ma come si sostenta la chiesa cattolica? Non si è sempre detto che tale sostentamento è dovuto alla generosità dei fedeli (ricordo il famoso obolo della vedova..). Ma se tali fedeli sono in costante calo? Si è sentito dire che a ridosso del conclave sono arrivati alle casse vaticane 14 milioni di dollari da un'associazione religiosa americana, incaricata appunto di raccogliere fondi per l'uopo. Qualcuno ha ragionevolmente precisato che si tratta di una normale ed annuale raccolta fondi, relativa al 2024 e che quindi non vi era sotteso un gradiente economico atto ad ungere le ruote dello Spirito Santo. Si disse anche che negli ambienti del cattolicesimo conservatore, sempre statunitense, serpeggiava l'ipotesi di mandare a Roma ben un miliardo di dollari. Andrew Spannaus dice che era appunto un'ipotesi, ma al di là di queste cospicue emergenze, da chi e da dove arrivano i denari alla chiesa cattolica? Domanda a Feltri: Appunti dedica, sacrosantamente, largo spazio agli abusi sessuali di preti e prelati con scandali coperture insabbiamenti connessi. Potrebbe dedicare una ricerca alle finanze del vaticano. E al modo che ha il vaticano di gestire i suoi denari. Grazie.