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Inchiesta: Monsignor Zuppi e il mosaico dello scandalo a Bologna
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Inchiesta: Monsignor Zuppi e il mosaico dello scandalo a Bologna

Mentre a Lourdes discutono se rimuovere le opere del gesuita accusato di violenze su una ventina di religiose, a Bologna si ultimano le sue opere pagate con i soldi dei fedeli

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Federica Tourn
ago 08, 2024
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Il gesuita Marko Rupnik e il capo dei vescovi italiani, Matteo Maria Zuppi

Secondo quanto racconta don Albertini, la decisione di scegliere questo soggetto per l'opera è stata presa in onore del cardinale Zuppi che, prima di essere eletto arcivescovo di Bologna, era parroco nella chiesa di Santa Maria in Trastevere a Roma, dove si trova un altro esempio di incoronazione di Maria “sposa di Cristo” in un mosaico della prima metà del XII secolo

Federica Tourn

Buongiorno a tutte e tutti, 

come sapete da tempo qui su Appunti portiamo avanti un lavoro di inchiesta sugli abusi nella Chiesa, condotto da Federica Tourn, che ha generato anche il podcast La Confessione, realizzato assieme a me e Giorgio Meletti. 

Abbiamo pubblicato da poco un episodio speciale legato alle motivazioni della sentenza sul caso al centro del podcast, che mettono sotto accusa il vescovo di Piazza Armerina Rosario Gisana, protetto del Papa. 

Nessuna storia dimostra la passività della Chiesa italiana di fronte alla crisi morale e istituzionale degli abusi e dell’omertà sulle violenze di quella di Marko Rupnik.

Teologo, leader spirituale, fondatore di comunità e atelier, artista di livello mondiale, Rupnik è una figura la cui portata è difficile da cogliere per chi non conosce le dinamiche interne della Chiesa. 

Federica Tourn ha contribuito a innescare la sua caduta, quando ha dato voce ad alcune delle religiose delle quali lui per vent’anni ha abusato fisicamente e spiritualmente. Alla fine anche i gesuiti lo hanno cacciato nonostante fosse protetto - anche lui - dal Papa in persona. 

Mentre nel resto del mondo si è aperto un dibattito complesso sul che fare delle sue opere che adornano decine di Chiese con giganteschi mosaici, in Italia si continua come se niente fosse. 

Federica Tourn è andata a Bologna - la città del cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo e capo della Conferenza episcopale - per raccontare un mosaico dell’atelier di Rupnik inappropriato per mille ragioni: perché pagato con i soldi dei fedeli, perché dedicato allo stesso Zuppi, perché ispirato alle pagine più sensuali della Bibbia, quelle del Cantico dei cantici (scelta discutibile per un molestatore seriale), perché in via di completamento nonostante gli scandali. 

Qui sotto trovate il suo pezzo di inchiesta. Vi ricordo che questo tipo di giornalismo ha un costo e che se volete sostenerlo potete abbonarvi ad Appunti, ve ne saremo davvero grati. 

Buona giornata, 

Stefano

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I mosaici dello scandalo a Bologna

di Ferica Tourn

Il 2 dicembre scorso l’arcivescovo di Bologna Matteo Zuppi aveva solennemente consacrato nella parrocchia Maria Regina Mundi un mosaico dell'ex gesuita Marko Rupnik. E proprio in questi giorni nella chiesa bolognese è in corso l'installazione di un'ulteriore parte del mosaico.

Mentre in tutto il mondo la Chiesa cattolica è scossa dal dilemma se smantellare o no i mosaici del sacerdote sloveno al centro di un clamoroso scandalo sessuale, il presidente della Conferenza episcopale italiana sembra aver fatto la sua scelta. 

Il nuovo mosaico disegnato da Rupnik in fase di installazione nella parrocchia Maria Regina Mundi fa parte di un’opera in tre parti commissionata all'atelier artistico del Centro Aletti di Roma, fondato dall'ex gesuita.

Rupnik è sotto processo canonico con l'accusa di aver abusato di una ventina di religiose quando era assistente spirituale della Comunità Loyola, negli anni Novanta. Non solo: un’indagine della Compagnia di Gesù, conclusa nel febbraio 2023, ha ritenuto “altamente credibili” diverse vittime del sacerdote, che hanno testimoniato di aver subito violenze spirituali e sessuali in un arco di tempo che va dalla metà degli anni Ottanta al 2018.

Rupnik nel 2020 aveva anche ricevuto la scomunica latae sententiae per aver assolto in confessione una novizia con cui aveva appena avuto un rapporto sessuale, scomunica poi revocata due settimane dopo.

In questi primi giorni di agosto la chiesa bolognese, gestita dai padri missionari del Preziosissimo Sangue, è chiusa per i lavori e le funzioni si tengono nel locale parrocchiale.

Anche se nessuno ha dato spiegazioni ufficiali sulla temporanea chiusura, i fedeli che hanno assistito alla messa prefestiva del 27 luglio hanno potuto vedere le impalcature montate davanti alla parete sinistra del presbiterio e le tessere del mosaico nella cappella adiacente. Perché tanto mistero?

Non è obbligatorio impedire l'accesso a una chiesa quando viene installato un mosaico, a meno che non ci siano lavori di ristrutturazione dell'edificio; per esempio, sempre a Bologna, quando furono  realizzati dal Centro Aletti i 250 metri quadri di mosaico che ricoprono le tre pareti absidali della chiesa del Corpus Domini, la parrocchia è rimasta aperta.

In questo caso sembra piuttosto una misura di prudenza da parte dei committenti per evitare i curiosi – e i giornalisti – data la polemica in corso sull'opportunità di smantellare i mosaici del sacerdote accusato di abusi. “Questioni di sicurezza”, taglia corto il parroco don Francesco Bonanno, che non ha voluto aggiungere altro. 

L’imbarazzo mondiale su Rupnik

La discussione su cosa fare delle opere di Rupnik, nel frattempo, non accenna a smorzarsi. Se in Brasile continua la monumentale opera di rivestimento del Santuario di Aparecida con i mosaici del Centro Aletti, come abbiamo raccontato su Appunti, altrove cresce la determinazione a sbarazzarsene.

Negli Stati Uniti la reazione di repulsione delle vittime di violenza di fronte alle opere dell'ex gesuita è stata talmente forte da convincere i Cavalieri di Colombo, un’influente organizzazione caritatevole cattolica, a coprire i suoi mosaici nel Santuario nazionale Giovanni Paolo II a Washington e nella Cappella della Sacra Famiglia a New Haven, nel Connecticut.

A Lourdes, in Francia, il vescovo Jean-Marc Micas, che un anno e mezzo fa aveva incaricato una commissione di decidere della sorte dei mosaici di Rupnik che rivestono la facciata della Basilica del Rosario, ha comunicato a inizio luglio che per ora i pareri sono troppo contrastanti per arrivare a una soluzione condivisa ma che per lui “sarebbe preferibile rimuoverli”. 

Si capisce quindi in quale clima si è deciso di procedere all'installazione di una nuova opera di Rupnik a Bologna, una mossa sicuramente a conoscenza dell'arcivescovo Zuppi.

L’abbraccio in onore a Zuppi

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Un post ospite di
Federica Tourn
Giornalista, mi occupo di diritti umani, religioni, femminismi. Conduco Protestantesimo su Rai3. Sono coautrice, con Stefano Feltri e Giorgio Meletti, dei podcast di giornalismo d'inchiesta La Confessione e La Scomunica
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