18 Commenti
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Avatar di Gloria Origgi

Si tratta semplicemente di un libro fascista. Il mito delle origini, il pensiero iniziatico arcaico (Evola) sono temi fascisti per eccellenza. Mi stupisco che una casa editrice seria come La Nave di Teseo, fondata, tra l'altro, da Umberto Eco, autore del volumetto Il fascismo eterno, che denuncia già questi tratti perenni del fascismo (ritorno alle origini, etc etc) abbia pubblicato simili pericolose fregnacce.

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Avatar di Alessandro Di Emidio

Quindi, mi par di capire (non avendo letto il libro) che per Giuli il terremoto del 2016 sia stato innescato da non meglio precisate forze "sovrannaturali" che in quella particolare area geografica avrebbero la loro sede "occulta". E che, causando un terremoto, avrebbero voluto lanciare un "segnale", un "avvertimento" agli uomini di oggi, troppo lontani e distaccati dal "senso del sacro" che muoverebbe il mondo. Insomma, la stessa visione di chi vede in ogni sciagura naturale (terremoti, eruzioni vulcanica, pandemie ecc...) il castigo divino sul popolo smarrito a causa del peccato. Se così fosse, ogni singolo terremoto sulla faccia della terra avrebbe la stessa origine "sovrannaturale"? Ogni epicentro (decine se non centinaia al giorno) corrisponde a un luogo sacro per qualche insondabile ragione? Ho idea che nel medioevo ci fosse più cultura scientifica che in questo libro. Il problema non sono gli argomenti (che posso anche condividere se si vuole proporre una riflessione sulla perdita dei "valori", tra cui anche la sacralità, nell'epoca contemporanea) ma la loro totale decontestualizzazione rispetto alla realtà in cui viviamo e la pretesa di voler trovare (e veicolare) una visione del mondo anacronistica e inapplicabile.

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Avatar di Giorgio Rappo

cosa rimane delle antiche civiltà? i monumenti progettati da abili architetti, realizzati da abili carpentieri, purtroppo quasi tutta la pergamena venne variamente imbrattata dalle caste sacerdotali così da perdere tutti i progetti dei cantieri. Certo a qualcuno piacerebbe ridurre al silenzio i Lavoratori avocando alla casta sacerdotale tutte le parole ma, urge ricordarlo, persino gli abiti dal taglio anacronistico indossati dal ministro sono frutto di lavoro, di intelligenza scientifica e tecnologica e noi lavoratori non ci lasceremo imbavagliare e asservire

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Avatar di Fabio Marri

Apprezzo la recensione; ma non avendo letto il libro, desidererei un contesto più ampio attorno alla frase "coloro che più si allontanano dal regno immanifesto delle cause", che stralciata così potrebbe anche riferirsi (che so) agli spiritisti. Quanto alla tesi finale del recensore, che vede un nesso necessario tra le opinioni filosofiche e l'agire pratico come ministro: allora obietteremo al Croce del Manifesto degli intellettuali le sue bizzarre idee sull'Essere o l'Atto, o al papa impegnato nelle trattative di pace per l'Ucraina rinfacceremo che siccome Dio non esiste è inutile che lui venga a cianciare di cose che fa risalire a Dio?

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Avatar di Filippo Riscica

Il contesto è, come riassumevo, un testo sul terremoto di Amatrice. A pagina 111, iniziando la sua ricognizione delle tracce del terremoto, Giuli scrive: "Il demone delle macerie cavalca fuochi impuri e sotterranei, giunge inavvertito ma non senza essere annunciato: sono i dormienti a ignorarne i sussurri, la grammatica ominosa che precede il suo passaggio". Tutto il testo elenca supposti presagi. In conclusione del testo, Giuli scrive: "Terza traccia. Come al giorno segue la notte, ai Volkanalia del 23 agosto tiene subito dietro uno dei tremomenti più delicati dell’anno solare (gli altri due sono il 5 ottobre e l’8 novembre): Mundus patet, si apre la volta di sotterra – specchio della volta celeste, in cui s’inciela come radice il caput divino dell’uomo-infinito –, ed è in queste viscere spalancate che il vir seppellisce le proprie scorie terrestri per poi trasformare il piombo nell’oro. Giorno anche di terremoti, a quanto pare: Pompei fu ricoperta dalla coltre magmatica del Vesuvio il 24 agosto del 79. E adesso il centro Italia dei Sabini e dei Piceni, della Sibilla appenninica e di Cotilia pelasgica. Detriti morenici atlantidei e lezioni atemporali per anime non ottuse dal mundus moderno. Coincidenze e fantasticherie, diranno e diremmo anche noi, potendo. Dopotutto non è che certe catastrofi avvengano puntuali e negli stessi momenti del ciclo annuale (la stessa zona centroitalica fu però colpita nel 1639, era il 7 ottobre, due giorni dopo il Mundus patet). Epperò i rapporti di causa ed effetto oggi sono per lo più indagati da coloro che più si allontanano dal regno immanifesto delle cause, perciò sono così spesso fraintesi".

A me sembra che la lettura più plausibile del passaggio sia che l'indagine dei rapporti di causa ed effetto che si allontana dal regno immanifesto delle cause di cui parla Giuli sia riferita alla scienza. Lo conferma anche il "per lo più".

Per quanto riguarda la lettura della mia posizione conclusiva, in realtà non è quella che supporto. Io non ho parlato di rapporti necessari tra posizioni filosofiche e l'agire pratico. L'assunzione implicita è che *tendiamo* ad essere motivati dalle nostre credenze quando compiamo azioni. Ovviamente, il rapporto non è necessario. È perfettamente possibile che tra le nostre credenze e le azioni che compiamo si inseriscano considerazioni che ci portino ad agire altrimenti. Però, fino a quanto possiamo agire in una maniera che si discosta da quello che crediamo (o diciamo di credere)?

Per quanto riguarda i controesempi che porti, i motivi per i quali non credo che presentino un problema per la mia posizione sono i seguenti:

1. Quando Croce scrive il Manifesto, non agisce da ministro della Repubblica, ma da privato cittadino. Quando il Papa media per la pace, non agisce da ministro della Repubblica o capo di stato di uno stato liberale, ma (i) da sovrano assoluto di uno stato teocratico, (ii) da guida spirituale di un gruppo di persone identificato da un sistema di credenze specifico. Un ministro della Repubblica di una democrazia liberale pluralista, sebbene sia liberissimo di orientare la sua azione di governo come meglio crede, è responsabile delle sue azioni e delle sue affermazioni di fronte a una comunità che può benissimo dissentire dalle sue assunzioni di base e chiedergli di renderne conto.

2. Anche se credo che Croce sia stato motivato all'azione da credenze false, ho ragioni indipendenti per condividere quello che ha scritto. Similmente per il Papa. Dunque, posso dare peso a considerazioni di opportunità quando considero se valutare positivamente o negativamente un intervento pubblico. Soprattutto in considerazione del fatto che, negli esempi che porti, la posta in gioco è altissima.

Spero che questa risposta chiarisca quello che ho scritto. In ogni caso, grazie per aver letto il pezzo e per avermi dato l'occasione di articolare meglio le assunzioni implicite di quanto scritto.

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Avatar di Fabio Marri

Grazie della sua risposta, ampiamente esauriente anche per il contesto d'autore che contiene. Non sposo certo queste idee di Giuli, ma (a parte che - suppongo - siano apparse sul Foglio non in quanto fosse ministro, ma libero pensatore, e dunque perfettamente legittime e non-discutibili sul piano politico) credo che attengano alla sua sfera privata, del tutto staccata dalla prassi politica. Certamente Moro e Fanfani, prima di andare ai ministeri, andavano a messa e facevano la comunione, dunque mostravano di credere in cose nelle quali altri non credono (magari credevano anche a Lourdes e Medjugorie). Ciò inficiava la loro politica? Quando Giuli compirà un atto dipendente dalle sue credenze, lo si potrà attaccare. Prima, la mia impressione è che nell'ambiente dell'intelligentsja di sinistra, secolarizzato, ateo, gaudente, iper-razionalista salvo incrementare gli incassi degli astrologi, avere un ministro che pensa a un aldilà sia spiazzante. A parte il fatto che qualsiasi membro di questo governo viene attaccato qualunque cosa faccia o non faccia.

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Avatar di Filippo Riscica

Per rimanere breve, gli ultimi paragrafi del pezzo danno un'impressione forse troppo netta della mia critica.

In primo luogo, quando parlo di legittimità, parlo da un punto di vista di giustificazione delle credenze. Certamente, siamo tutti liberi (da un punto di vista politico e legale) di credere quello che vogliamo, siamo anche liberi (politicamente e legalmente) di orientare la nostra azione alla luce di qualsiasi cosa crediamo, posto che quest'azione non sia illegale. Però, è anche possibile valutare la legittimità razionale di quanto si sostiene. E soprattutto chiedere di rendere conto – che non vuol dire attaccare – di quando scritto a chiunque pubblichi un testo. A me sembra che se si insinua che vi siano dei nessi tra fenomeni naturali e date sacre, si stiano violando parecchie norme della razionalità: una su tutte, che i fenomeni sono così rari che fare inferenze è completamente ingiustificato.

In secondo luogo, quando Moro e Fanfani sostenevano posizioni politiche che non potevano essere sostenute senza essere cattolici, allora mi sembra assolutamente legittimo dire che le loro credenze avrebbero potuto inficiare la loro politica. Almeno, se questa politica riguardava questioni di indirizzo generale. Almeno, avrebbero legittimato le critiche da parti – non necessariamente di "sinistra" – che non condividevano le premesse cattoliche. Allo stesso identico modo, una posizione di Berlinguer giustificata unicamente da un'assunzione marxista sarebbe stata esposta a simili critiche. Questo non vuol dire che io sostenga che si potesse criticare ogni azione da loro fatta.

Quanto alla considerazione finale, sia chiaro che io non ho inteso criticare alcuni aspetti del libro di Giuli in quanto religiosi, ma perché mi è sembrato che alcune considerazioni "sacre" invadessero il campo della razionalità.

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Avatar di Mario D'Adamo

Se mi è permesso aggiungere una considerazione sul vasto mondo della politica, delle istituzioni e della cultura del ministro Giuli, vorrei riferirmi alle sue parole, pronunciate in non so quale nicchia, circa il fatto che alla sinistra non restano che i comici, essendo questa ormai priva non solo di appeal ma di quell'egemonia culturale di cui vantava tanto il possesso. E' ovvio che una visione così complessa e articolata meriterebbe da parte, perché no?, di Filippo Riscica alcune puntate di Appunti, e non basterebbero. Voglio solo insinuare il dubbio che il ministro Giuli non apprezzi il comico e che releghi all'ultimo posto la comicità nella sua personale classifica delle arti e dei mestieri. Se potesse, Egli nasconderebbe, scusate il banale richiamo al Nome della rosa, qualsiasi trattato in merito, qualsiasi intervento, qualsiasi battuta in un fondo inaccessibile della sua e delle altrui biblioteche. Scopriamo così che esiste nella mente del ministro della cultura una gerarchia del pensiero umano, da quello sublime, che solo Egli sa esprimere con dotta eloquenza e ricercato vocabolario, a quello pedestre e da pollaio di Geppi Cucciari, senz'altro ascritta a una qualche setta di sinistra, incapace di balbettare il più banale sillogismo. Non aggiungo altro, provo una pena infinita.

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Avatar di Mario D'Adamo

Bisogna ringraziare Filippo Riscica, che si è preso il disturbo di leggere pagine di un libro dal tenore e dal contenuto di cui offre luminosa citazione. Confermandomi nell'opinione che Giuli ha diritto di interpretare i fatti in termini ascientifici così come ha diritto di indossare gli abiti di Francesco Giuseppe ed esibire le stesse basette. Mi confermo anche nell'opinione che stiamo discorrendo di ciarpame culturale e di ciarlataneria. Se non fosse un ministro a farsene portavoce ma un Carneade qualunque, quel libro non lo leggerebbe nessuno e nessuno lo recensirebbe.

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Avatar di VITTORE DA RIN BETTA

ha fatto bene a raccogliere gli articoli in un libro perchè chi mai legge Il Foglio?. Forse Cerasa e Ferrara. No io non leggerò neppure il libro nonostante la aricolata e colta recensione di Risica. Poi solo a pensare a Giuli mi indispongo, non lo sopporto.

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Avatar di GMG

Grazie a Filippo Riscica, ora so che Alessandro Giuli ha scritto una summa di articoli dotati di una visione che li unisce.

Questo significa, come suggerisce lo stesso Riscica, che Giuli dispone di un retroterra omogeneo, che egli può riversare nell'interpretazione dei fatti i più apparentemente diversi, potendoli così rappresentare sotto una stessa luce che li rischiara tutti.

In sostanza, se capisco bene, egli intende contrapporre ad una interpretazione scientifica consolidata un'altra sua interpretazione scientifica. Dato che non è Giuli un uomo che voglia contraddirsi, è un'interpretazione che intende porre al servizio del suo ministero della cultura.

Il tema interessante che sgorga da questa riflessione è che, superata la costruzione scientifica corrente dell'interpretazione della storia - quella che sornionamente si può supporre che consideri "di sinistra" - il ministro intenda sostituirla con un'altra interpretazione scientificamente più appropriata e veritiera. Si tratta quindi di capire quale siano le basi su cui questa visione poggia, e come essa, essendo scientifica, possa dimostrare la proprie verificabilità e riproducibilità.

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Avatar di Mario D'Adamo

Il punto è che la visione di Giuli è sì coerente e unitaria ma non scientifica. E fino a prova contraria ogni interpretazione scientifica dei fatti non si può dire di sinistra o di destra, categorie inapplicabili a qualsiasi scienza.

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Avatar di Antonella

Grazie per l'acuta recensione che mi ha più che appagato rafforzando la mia volontà di non leggere il libro. Io credo che Giuli è un Evola che non ha avuto lo stesso successo. Almeno Julius Evola fu contrapposto a Marcuse per i suoi contenuti teorici. Io non vedo nel ministro dei contenuti di pari interesse.

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Avatar di Stefano D'Amico

Grazie Risica, ora mi immergo nel magico sacrale del rito e mi sentirò in sintonia col mondo, appagato perfino. Glielo dica al ricercatore dell'egemonia.

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Avatar di Bruno

Non ho letto il libro quindi non posso giudicare nemmeno la recensione, che è senz’altro interessante e perciò rende interessante anche il libro.

Mi azzardo a fare un paio di considerazioni sparse.

Per capire il mondo antico non basta “preservare il fascino delle tradizioni romane (e greche)”. Non si può prescindere dal riconoscere che gli antichi credevano veramente ad una dimensione magico-sacrale del mondo. E non è certo Giuli né il primo né il solo a sostenerlo.

Quindi non è possibile “riscoprire la cultura religiosa che sta dietro al nostro passato” senza cercare di capirne gli aspetti profondi, inclusi quelli misterici ed iniziatici.

Secondo, mi pare che Giuli nella sua operazione di recupero del sacro si trovi (forse involontariamente) in buona compagnia, ad esempio con la Chiesa Cattolica. Ma, direi anche, con tutte le altre religioni contemporanee, soprattutto quelle orientali.

Da agnostico “convinto” (per quanto possa essere convinto un “vero” agnostico) non posso non riconoscere che la ricerca del sacro è connaturata all’essere umano.

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Avatar di Lanfranco Pellesi

Si poteva risolvere tutto in poche righe? Forse si

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Avatar di Cristina_M

Gustosissima questa analisi di Riscica, specie di primo mattino. Un sincero grazie.

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Avatar di Mario D'Adamo

Io penso che Filippo Riscica abbia dedicato troppo spazio al libro di Giuli, che poi libro originale non è, essendo una raccolta di articoli pubblicati anni addietro sul Foglio. Articoli che non ho mai letto e che non leggerò nella loro riedizione non solo per quel che ne scrive l'ottimo Riscica ma per una pervicace idiosincrasia verso la rappresentazione che offre di sé stesso il ministro. Non è solo un tradizionalista ma, scopro ora, uno incline a cogliere del mondo una indimostrata dimensione misterica, come se i riti che con passione descrive delle antiche genti italiche fossero l'espressione di una realtà nascosta, inattingibile ai più, l'unica vera, e non semplicemente la manifestazione di superstizioni prescientifiche di popolazioni ancora poco civilizzate, alla ricerca di un senso da dare alle cose che solo la scienza ha saputo cogliere pur con i limiti oggettivi della mente umana. Detto ciò mi chiedo anche se la pretesa di dare spiegazioni mistiche e di attribuirvi un rilievo prevalente nella costruzione di un'idea di mondo non sia oggi solo ciarpame culturale. Ammesso che io abbia capito la lettura che del libro ha fatto il recensore.

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