16 Commenti
mag 26Messo Mi piace da Stefano Feltri

Sono una ragazza incinta e lavoro a Modena in un'azienda svedese. La maternità (e la paternità) è vista come una naturale fase della vita. Il mio manager svedese si è fatto 6 mesi di paternità per ognuno dei suoi 3 figli. Le mie amiche e conoscenti che lavorano in azione con mentalità italiana? Ho sentito diverse casi. Ti fanno firmare un contratto a tempo determinato se vuoi il part-time, ti invitano a dimezzare le ore lavorative (part time forzato), ti lasciano a casa se sei incinta e hai il contratto in scadenza. Per non parlare del fatto che in poche aziende ancora hai flessibilità oraria e possibili di home working. Come diceva Michela Murgia "l'Italia è un paese in cui devi fare figli come se non lavorassi e devi lavorare come se non avessi figli".

Expand full comment
mag 25Messo Mi piace da Stefano Feltri

Sono una donna che lavora da 36 anni ho due figlie e mi indegno quando penso che la generazione delle ragazze che ora hanno 29 e 23 anni come le mie figlie stiano ancora combattendo per questa parità e per vedersi riconoscere diritti e sostegno dalla politica che parla e non fa. Per questi problemi si andava in piazza nel 68. Adesso ci si indegna se uno protesta. Ma signori seduti al governo e alla opposizione forse non avete presente che le vostre scelte o il nostro non mettere in atto politiche a sostegno delle famiglie condiziona la nostra vita e tristemente anche quella dei nostri figli. È troppo lento il mutare delle cose é troppo lento. Dobbiamo far capire che abbiamo urgenza di leggi che ci sostengano, di datori di lavoro illuminati. Basta slogan. Grazie Stefano per tenere alta l attenzione sull argomento. Nel leggerla ti pensavo indaffarato tra articoli illuminanti e cambi di pannolini. Tua figlia avrà un ottimo esempio. Agli autori dell articolo che dire..... Perché nessuno vi ascolta seriamente. Grazie

Expand full comment
mag 24Messo Mi piace da Stefano Feltri

Parto a riflettere dalla mia esperienza: io e mia moglie coetanei, classe 1987, entrambi laureati in ingegneria a Padova, lavoriamo dallo stesso numero di anni e quindi l'esperienza accumulata è circa la stessa. Due figli di 5 e 2 anni, da quando ci sono abbiamo cercato un po' alla volta di creare delle condizioni favorevoli ad una gestione quasi paritaria della famiglia: aziende vicino a casa, orari favorevoli, posti di lavoro dove gli orari sono rispettati e gli straordinari retribuiti. Per fortuna qui l'offerta per due profili tecnici è abbastanza ricca. Da poco meno di un anno mia moglie ha ottenuto un part time, per poter aggiungere qualche ora nel pomeriggio e rinunciare alla baby Sitter quotidiana. Sembra quasi tutto condiviso e voluto, resta però una differenza di fondo, ovvero che la maggior parte dei datori di lavoro si aspettano certe richieste da una madre, ma sono abbastanza sorpresi quando arrivano un padre (es. part time, periodo di congedo facoltativo, assenze per malattie dei figli). Credo che un po' di coraggio in più debba esserci, i papà non devono aver timore di mettere sul tavolo le proprie esigenze da genitori, una spinta dal basso è fondamentale, ma non basta, servono anche politiche che facciano da traino, come la scelta della Spagna per il congedo per i papà e le proposte riportate nell'articolo. Non ci sono soldi? Faremo i conti tra 30 anni quando due terzi della popolazione sarà a casa sperando che qualcuno lavori per pagargli la pensione e di avere abbastanza risparmi per pagarsi le cure private.

Expand full comment

Signor Vittore che belle parole, ma noi abbiamo capito che nessuno puó scegliere il suo destino se non ha indipendenza economica. È vero, siamo bravissime. E allora riconoscetelo dandoci il giusto.

Expand full comment

non capisco perchè le donne vogliano rinunciare o sminuire quel meraviglioso dono e privilegio che hanno di essere donne. Tenetevelo caro anche se diventa un onere e vi fa rinunciare a qualcosa. WW la differenza. Non cercate di imitare il maschio da cui non avete nulla da invidiare: è più brutto, meno sensibile, meno intuitivo, è stato creato con maggior competitività e combattività solo per portare mescolamento genetico e maggior selezione della specie. Diversamente un sesso solo avrebbe potuto bastare. Ogni volta che possono e ne hanno il destro i maschi si accoppano fra loro e poi trovano le scuse per giustificarsi se non per inorgoglirsi. Tanti nemici, tanto onore ovverossia più ne ho competitivamente vinti, metaforicamente accoppati più eroe sono.

Certo, a parità di prestazione lavorativa, giusto che vi sia parità di compenso e di riconoscimento, Certo ci sono tanti ruoli e tante mansioni dei maschi che sapete fare anche voi ed alle volte anche meglio ma i maschi non sapranno mai farne altre come le sapete fare voi e solo voi. Ovviamente parliamo di generalità dei casi non della singolarità che ci possono essere anche le eccezioni come sempre nei gruppi. Non sacrificate il vostro ruolo di madri se avete la fortuna ed il privilegio di esserlo, non abdicatelo perchè è inimitabile insostituibile. Noi uomini dovremo essere migliori padri ed anche migliori mariti per condividere di più e meglio l'onere d'una famiglia soprattutto se ci sono dei figli. Dovremo dimostrare di amarvi veramente partecipando al vostro impegno non dimenticando mai di riconoscerlo. Dovremo cercare di controllare sempre di più e meglio il messaggio che il testosterone ci manda di essere competitivi fino alla combattività. Ma non eguaglieremo mai la qualità di una madre. Mamma è la parola che anche uomini anziani nei momenti più difficili o tragici, invocano, non papà anche se pur l'hanno amato ed è stato un ottimo padre.

Expand full comment

ritengo che "quando i datori di lavoro la smetteranno di remunerare eccessivamente gli individui che lavorano tante ore, in certe particolari fasce orarie e con disponibilità senza limiti. " sarà la fine del capitalismo. che può essere un bene, ma finora tutti i sistemi alternativi sono falliti miseramente. chi lavora di più e meglio guadagna di più. tutte le altre soluzioni, finora, hanno portato a disastri

Expand full comment

Niky, sono eccezioni. E nel mondo dei mammiferi non si covano uova e non funziona così, purtroppo. Possiamo e dobbiamo cambiare, ma se non teniamo conto delle nostre origini faremo solo "wishful thinking". (PS: i gatti maschi non solo non si curano dei piccoli, ma se li magnano pure per avere le femmine più presto disponibili.)

Expand full comment
author

Il punto del pezzo è che dare le condizioni biologiche di partenza, poi si possono fare sclete di policy diverse. Non mi sembra che un congedo paritario e obbligatorio dipenda dalla biologia. O la percentuale di stipendio mantenere in maternità

Expand full comment

Io credo purtroppo che si tratti di un circolo vizioso, e per questo sia difficile uscirne. È vero che la tradizione predilige la donna dedicata alla cura, ma i giovani hanno ampiamente superato questa concezione. Il problema centrale parte dalle retribuzioni. Finchè ci sarà disparità non solo negli stipendi ma anche nella scelta del prestigio della professione, ogni coppia sacrificherà la posizione che porta meno entrate in famiglia, a beneficio di tutti. Quando una mamma guadagnerà più di un papà le scelte cambieranno sicuramente. La sola parità di congedo imposta è un sacrificio per tutti.

Expand full comment

Premesso che sono a favore della parità uomo-donna e contro il vecchio patriarcato (ben difficile trovare fra i lettori abituali di Appunti dei convinti maschilisti!), non credo che ritenere il patriarcato solo un retaggio culturale senza basi biologiche, come dicono gli autori, aiuti ad affrontare il problema. Il nostro prezioso essere culturale poggia su basi animali, che condividiamo con altri mammiferi. E nel mondo dei mammiferi il patriarcato è ben radicato: guardate ad esempio i nostri amati gatti. Dobbiamo continuare anche noi così? Ovviamente no. Ma se vogliamo cambiare, dobbiamo avere il coraggio di riconoscere il problema in tutti i suoi aspetti. Altrimenti arriveremo alla parità davvero solo nel 2218.

Expand full comment

Signor Spinelli guardi invece i pinguini. Lei depone l’uovo e poi sparisce per settimane. Lui lo cova e poi accudisce il piccolo. E i pinguini restano in coppia per la vita.

Expand full comment

Cerchiamo di vedere anche i lati positivi. Nel 60% delle famiglie c'è una corresponsabilità dei genitori nella gestione dei carichi. Personalmente, abito in Sardegna -regione non tra le più avanzate- e non conoscono nessuno che cresca i figli in modo diverso rispetto alle figlie. Sempre personalmente, sono nato negli anni '70 in una famiglia di impostazione serenamente tradizionale, ma con mia moglie abbiamo sempre condiviso tutte le responsabilità familiari. Credo che il tema sia molto più ampio. Include ad esempio valutazioni di work/life balance o implicazioni giuridiche in caso di separazione, e non è detto che sotto questi punti di vista la posizione della donna sia di svantaggio.

Expand full comment

Scrivo come donna, come mamma di due figli maschi e come moglie. Se vogliamo nel futuro cambiare qualcosa dobbiamo farlo soprattutto noi donne. Oggi, siamo noi che all’interno della famiglia dobbiamo modificare il nostro atteggiamento e fino a quando ci saranno mamme che educheranno i propri figli mantenendo ruoli distinti tra padre e madre la parità genitoriale non potrà mai esistere. Come per tutti gli insegnamenti bisogna educare, sensibilizzare e formare i giovani e l’esempio in casa e’ l’elemento fondamentale per dare inizio al cambiamento.

204 anni sembrano tanti, io spero che siano sufficienti. Il problema è sociale e culturale e talmente atavico che ci vorranno tantissimi anni ma sono e dobbiamo credere per il bene della società che tutto ciò possa esser realizzabile . Tanti dovrebbero essere i libri scritti e tanti i dibattiti ed incontri nelle scuole per sensibilizzare e far crescere i giovani con un idea di genitorialita diversa rispetta a quella di oggi e riuscire a pranzare ad un genitore interscambiabile in grado di operare a 360 gradi .

Expand full comment

Spero che queste proposte si avverino il più tardi possibile. Non è possibile non capire che queste regole imposte dall’alto del 50-50 “perché è giusto così” non servono a niente. Le famiglie sono troppo eterogenee per essere imbrigliate dai vostri principi “di sinistra”. Se un padre/madre richiede di farsi tutta la paternità/maternità per esigenze famigliari e in accordo con il partner, cosa fate? Obbligate il partner a farsi la sua giusta dose di maternità/paternitá? Immagino gli autori siano dei grandi ammiratori delle quote rosa, ovvero di aggiungere donne in posti di potere senza una chiara valutazione de merito. In più, dove si tirano fuori i soldi per rendere gli assegni più generosi? Tagli a chi/cosa? Vi ricordo che siete in Italia, dove ad un investimento corrisponde ormai certamente un taglio ad un altro servizio. Speravo di leggere qualcosa di nuovo e stimolante, e invece sono stato smentito.

Un saluto da Copenhagen, dove tra poco trascorrerò la mia meritata paternità.

Expand full comment

Non entro nel merito di quanto un assegno può valere, so bene come sono messe le casse italiane (male). Però ho pensato ultimamente al parental leave (non Maternity o paternity, bensì condiviso). Senza dare % fisse ai genitori, ma condividendo il tempo totale rispetto ai bisogni della famiglia e a quelli del genitore.Anche in Svezia 2/3 delle donne prende più tempo rispetto all'uomo, perché ci sono dei limiti fisici (la donna allatta, l'uomo no), ma ad oggi il papà in Italia ha solo 10 giorni di paternità, che sono davvero pochi.

Expand full comment

Di nuovo, credo che mettere dei paletti non serva a niente. Cosa vuol dire che 10 giorni “sono pochi”? Per chi? Conosco coppie in Italia in cui il papà si fa tutto il parental leave perché la madre ha la partita Iva e non può smettere di lavorare. Dovremmo lamentarci perché la mamma fa meno di due settimane? A me non interessa, sinceramente. La vita delle famiglie è più complessa di quello che pensiamo.

Expand full comment