INCHIESTA SUL TURISMO/2 Calo demografico, basse tasse di successione, trattamento fiscale di favore: ecco perché in Italia ormai conviene vivere di b&b e case vacanze. E perché è un problema
Mi sembra chiaro come questi commenti riflettano lo stato delle cose, non credo che tra gli abbonati ad Appunti ci siano molti meloniani o affini, eppure in pochi a sinistra si rendono conto che stiamo parlando di scelte morali. Nel quartiere semiperiferico di Roma in cui vivo è ormai praticamente impossibile trovare affitti a prezzi sostenibili, tantissimi gli sfratti a persone e famiglie sempre puntuali nei pagamenti per convertire le abitazioni in spazi ad uso turistico di breve termine gestiti da persone terze che sollevano i proprietari da tutte le incombenze di accoglienza e pulizia. "Mi conviene? Allora lo faccio". Questa è spesso l'unica domanda che si pone un proprietario che ha a disposizione uno o più appartamenti da affittare. Non si chiede l'impatto che avrà sulla sua città, sulla comunità, non si rende conto di quanto sia una scelta politica, delega ad altri le scelte che contano e si stupisce che non facciano quello che non farebbe neanche lui: agire per il bene comune. Siamo di fronte alla totale assenza di onestà intellettuale, non saprei come altro esprimermi.
Credo che la politica in toto sia succube dei proprietari di casa che rappresentano la maggioranza degli italiani. Non dimenticherei che a destra: 1) Berlusconi per anni ha fatto della cancellazione della tassa sulla prima casa un cavallo di battaglia per raccogliere consenso 2) opposizione a qualsiasi revisione delle rendite catastali che pure non riflettono i valori di mercato 3) mancanza di volontà per accatastare gli allloggi abusivi e sanatorie varie sugli abusi. 4) imposte di successione ridicole. A sinistra invece che sostenere la edilizia pubblica si è preferito varare lo sciagurato superbonus edilizio, senza che uno qualsiasi dei sostenitori dell'asse Pd/CinqueStelle abbia avuto da eccepire nel finanziare proprietari di case ed imprenditori edilizi scassando i conti dello Stato. Infine tutti sono favorevoli alla cedolare secca sugli affitti che è una aliquota bassa se comparata ad altri redditi da lavoro e/o capitale. Il punto è che il sostegno ai proprietari di casa è il "bene comune" nel senso comune.
Aggiungo. E' assolutamente un diritto delle persone avere affitti a prezzi accettabili, sia chiaro. Quindi, politica della casa vuol anche dire intervenire per consentire a chi non ce la fa di avere un aiuto. In alcuni paesi mi sembra che lo Stato intervenga per dare contributi alle famiglie che non possono pagare certe cifre e non essere costrette a lasciare appartamenti e zone in cui abitano. E' praticabile? Non lo so. Ma ora la situazione è...ARRANGIATEVI. Decidete voi se affittare e come. Vedete voi se potete pagare affitti oppure no (quasi sempre no). Affari vostri. E' una politica della casa, secondo voi?
Mi sembra che a tutte queste considerazioni manchi una questione abbastanza importante. Mettere un appartamento in affitto vuol dire affrontare un rischio, fare fatica a incassare regolarmente l'affitto, a volte non essere pagato. Per nulla protetto dalla legislazione. Problema tuo, puoi solo sperare di riuscire a riavere l'appartamento nel minor numero di mesi/anni possibile. Io non ho alcun appartamento in affitto, non ho alcun interesse da difendere. Ma è un problema che ho visto in passato quando i miei genitori che avevano un piccolo monolocale. E di cui sento parlare spesso. Affittare per turismo vuol, dire praticamente quasi nessun rischio di non incassare. Una politica della casa non può non tener conto di questo. Quale proprietario dovrebbe rischiare i due soldi (o quattro, non è la questione più importante) che guadagna per "risolvere il problema casa per la nazione"? Per contribuire ad alleviare una questione sociale? Se lo vogliamo chiedere ai piccoli proprietari, le certezze e i vantaggi devono essere bel altri. Altrimenti vincerà sempre il turismo.
Vedo commenti ostili ed indignati. Ovviamente dei redditieri. Io invece sono d'accordissimo con lei caro Seghetti. Ed aggiungo quello che lei non ha aggiunto: lei ha illustrato nel dettaglio la questione fiscale, ma quanti di questi affitti temporanei brevi, di fatto B&B, sono IN NERO? Quanto turismo residenziale evade serenamente il fisco? Basta una buon passaparola tra amici conoscenti collaterali e affini e il gioco è fatto. Sei amico della signora Guendalina di Venezia? Del signor Astorre di Firenze, del sor Checco di Roma? E che ci vuole? Qui in Piemonte Alta Langa, il fenomeno è ben noto e praticato. Lo straniero o il locale ristrutturano la vecchia cascina, ci ricavano graziosi appartamentini, camerette etc, e poi, guarda caso per tutta l'estate (ma anche primavera o autunno) ricevono continuamente "amici" prevalentemente dal Nord Europa. Li ospitano con tutti gli onori, pranzi, cene, escursioni. E' bello avere amici no? E che diamine. E se poi l'amicizia inizia un minuto prima dell'arrivo e finisce un minuto dopo la partenza e la riscossione della loro "gratitudine", che importa? Air Friendship...Cordiali saluti e tenga duro.
Aggiungo che non è vero che la successione è gratis: ci sono le tasse ipotecarie, imposte ipotecarie e catastali più altri 15 balzelli vari (basta leggere una dichiarazione di successione) che complessivamente cubano il 4% dell’ asse ereditario, quindi la persona che riceve 450000 di valore di asse, pagherà oltre 16 di balzelli vari.
Salveq, l’articolo non contempla alcuni voci di costo essenziali che abbattono la rendita, ossia i costi del canale di vendita. Se affitto a 100€ con Booking, il portale con la mano sinistra mi bonifica 100 e con la mano destra mi addebita quasi 45 (18% commissione + iva, 3% + iva per il servizio di pagamento, 21% sul lordo di 100 per la cedolare secca, quindi pago la cedolare secca anche sull’importo di spettanza a booking assurdo!). Quindi mi arrivano 55 con i quali devo pagare le pulizie, check-in, manutenzione e consumi energetici. E quando i clienti fanno danni (la tv sa quante volte l’ho sostituita?) o perdono le chiavi, allora io vado in perdita.
Le suggerisco di informarsi meglio, altri gestori di siti applicano tariffe molto più basse o lasciano alla persona la scelta di come adempieri gli obblighi.
Per appartamenti di quelle tagle gli affitti in zona Trieste e San Giovanni sono tranquillamente il doppio di quelli citati nell'articolo, spesso di più. Quanto a farci un B&B, in quelle zone le stanze le riempi facilmente per 250 e più giorni l'anno.
Complimenti per il bell'articolo anche perchè spiega come mai il risparmio italiano si indirizzi in misura prevalente verso l'immobiliare o sia lasciato come contante in banca e non venga utilizzato per finanziare lo sviluppo delle imprese.
Leggo sempre Appunti con grande interesse, ma questo pezzo mi ha sinceramente stupita e amareggiata. Trovo che l’analisi sia superficiale e trascuri aspetti fondamentali della gestione di un B&B.
Gestire un’attività di ospitalità non è affatto un gioco da ragazzi, come sembra suggerire l’articolo. Oltre all’impegno quotidiano, chi lavora in regola affronta numerose tasse, balzelli continui e spese fisse che rendono questa attività tutt’altro che una rendita facile. Chi ha personale di servizio deve sostenere tutti gli oneri previdenziali e assicurativi, oltre ai costi operativi di pulizie, colazioni, lavanderia e manutenzione costante degli ambienti per garantire un servizio di qualità. Tutto questo non è mai considerato quando si parla di “rendita”, ma è parte integrante della gestione di un B&B.
Il problema vero non è la mancanza di regole, perché il settore è già stato regolamentato con l’introduzione del codice CIN. Il punto è che le regole da sole non bastano se poi non vengono fatti i controlli. Chi lavora in regola paga tasse e affronta costi elevati per offrire un servizio serio e professionale, mentre chi affitta in nero continua a operare indisturbato, creando concorrenza sleale e danneggiando l’intero settore. Questo è il nodo cruciale: non si può parlare solo di “facilitazioni fiscali” senza distinguere tra chi segue le regole e chi le ignora.
Spero che ci sia spazio per un dibattito più approfondito su questo tema, senza semplificazioni che rischiano solo di alimentare luoghi comuni.
Mi sembra una visione parziale, probabilmente legata al fatto che è di suo interesse personale: l'articolo sottolineava solo come il governo favorisca la rendita piuttosto che il lavoro e come questa sia diventata una scelta di vita per tanti.
Se a questo aggiungiamo il fatto che è più semplice aggirare la legge in queste situazioni, come possiamo difenderci dagli evasori che tolgono risorse a tutti per il loro tornaconto?
Mi spiace dovermi dilungare più di quanto ritengo lecito in un commento, ma questo articolo sconta troppi pregiudizi e una visione radicalmente parziale. Non è possibile avviare un'attività di affitto breve, su più proprietà per centinaia di giorni e a ospiti stranieri senza avere delle competenze specifiche. Perché svilire la scelta di avere un'attività indipendente rispetto a chi lavora come dipendente? Non trovo socialmente più apprezzabile e degna di tutela la grande catena alberghiera o la compagnia crocieristica. E quale alternativa ha chi eredita un immobile residenziale, che costa in termini di tassazione e condominio? Se cerchiamo di spogliarci di una visione giudicante possiamo condividere che l'overturism è un problema così come lo è la deregulation.
Mi sembra una visione parziale, probabilmente legata al fatto che è di suo interesse personale: l'articolo sottolineava solo come il governo favorisca la rendita piuttosto che il lavoro.
Il fatto che sia possibile vivere di rendita piuttosto che di lavoro perchè non si tratta di un azienda, fosse anche solo un agriturismo, la dice lunga su tante politiche che in Italia latitano da anni: industriale, agricola, lavorativa etc..
È proprio questo l'errore, considerare l'affitto breve come rendita è pura ignoranza (absit iniuria verbis ) della materia. Ancor più per il B&b o l'agriturismo. Se mai è l'affitto a lungo termine più vicino alla rendita.
Caro Riccardo, sono d'accordo con te sulla difficoltà di affrontare in poche righe un argomento tanto complesso, ma continuo ad essere convinta del fatto che si tratti di una rendita anche nel caso degli affitti brevi così come si configurano in tanti quartieri residenziali e parlo per esperienza personale. Case messe a reddito senza muovere un dito, con una percentuale accettabile del ricavo lasciata a intermediari che a loro volta si avvalgono del supporto di lavoratori in nero o con contratti a termine rinnovati di tanto in tanto, purtroppo è così, è inutile girarci troppo intorno. In pochi si domandano quale sia il costo del guadagno facile che gli viene garantito da un simile uso delle proprietà che hanno ereditato o acquistato, bisogna ammetterlo, si tratta di una scelta, legittima e a quanto pare possibile in assenza di limitazioni prima e controlli poi, ma pur sempre di una scelta. Detto questo è chiaro che il peso di questo problema non dovrebbe ricadere tutto sul singolo, ma è altrettanto chiaro che il singolo spesso se ne frega.
Non capisco per quale motivo l'affitto breve non dovrebbe essere considerato una rendita, oltre al fatto che l'impatto dell'affitto breve sulla comunità è mille volte piu negativo di quello a lungo termine che si rivolge a nuclei familiari più o meno numerosi che nei quartieri ci vivono e contribuiscono alla sopravvivenza delle piccole e medie attività imprenditoriali presenti sul territorio impedendo la trasformazione delle aree urbane in spazi ad uso e consumo di avventori occasionali e di passaggio. Ritrovo qui la stessa incredibile riottosità di molti miei conoscenti, fortunati abbastanza ad aver ereditato uno o più appartamenti, nell'ammettere che siamo di fronte ad un uso speculativo ed individualistico di un privilegio.
Martina, intendiamoci sulle parole. Rendita è quando si incassa senza necessità di impegnarsi. È chiaro da tutti i messaggi postati che l'incasso da affitto breve non arriva senza impegno. In molti casi l'immobile gestito non deriva da immobili ereditati. Ho già detto che la deregulation è un problema per tutti, ma non bisogna pensare che tutti i problemi derivino dagli affitti brevi. La realtà è che vengono trattati molti aspetti, molto complessi e che le semplificazioni e i luoghi comuni non aiutano. Non esistono soluzioni semplici a problemi complessi e purtroppo il livello di approfondimento di Appunti, in questo caso, ha dato adito al qualunquismo.
Credo che tutti e due siano rendita se non è stata una scelta imprenditoriale ma semplicemente qualcosa che altri hanno comprato e ci limitiamo a gestire.
Lei come definirebbe il profitto di un figlio di imprenditori che affitta il capannone del padre ad altri e vive di quello?
che visione davvero piccola e bacchettona di un tema così gigantesco, e sarebbe un’inchiesta? praticamente bastava andare su wikipedia a vedere quante tasse di pagano sugli affitti in italia e prendere la calcolatrice. invece di solleticare l’odio e l’invidia verso chi sceglie di lavorare nell’accoglienza turistica forse la riflessione potrebbe essere più sbilanciata su quanto faccia schifo il mercato del lavoro in Italia? su quanto siano bassi gli stipendi? su quanto i luoghi di lavoro siano intrisi di veleno, volontà di prevaricazione e poco rispetto? su quanto poco si tenga in considerazione la vita privata delle persone che lavorano per qualcun altro? le persone che “invece di lavorare decidono di campare coi soldi di mamma e papà” sono le stesse che magari per fare sto lavoro la casa la comprano, sono quelle che spendono migliaia di euro l’anno per manutenzione, che magari se la casa in affitto ce l’hanno in posti molto frequentati hanno tutti i giorni a che fare con: check-in; check-out; gestione delle prenotazioni, gestione delle richieste di tutti i tipi degli ospiti o dei futuri ospiti, lavanderie o (se non lavano la biancheria da soli), adempimenti burocratici sui singoli soggiorni (registrazione, tassa di soggiorno, censimento Istat, comunicazione alla Questura degli arrivi)… in pratica lavorano, come le persone normali, e molto di più di tanti che occupano sedie per giocare al solitario. Poi ci sono anche quelli che fanno le cose male. Come in tutti i settori. Se la prenda con la politica che non riesce a gestire il fenomeno dell’over tourism o che banalmente non offre alternative altrettanto allettanti per fare i lavori “produttivi”. Come ad esempio garanzie su tempo libero, stipendi decenti e condizioni lavorative dignitose. Questa continua contrapposizione tra presunti privilegiati e poveri operai è ridicola, le do una notizia invece: tranne pochissimi, siamo quasi tutti nello stesso mare di m**** e chi non lo riconosce, ecco probabilmente il vero fighetto privilegiato è quello lì.
Mi sembra una visione parziale, probabilmente legata al fatto che è di suo interesse personale: l'articolo sottolineava solo come il governo favorisca la rendita piuttosto che il lavoro e come questa sia diventata una scelta di vita per tanti, come ho visto negli anni passati in tanti altri paesi (Polonia, Slovenia, Inghilterra etc...).
La scelta è legittima ma ci vuole un intervento per fermarla altrimenti già oggi nelle nostre città è sempre più difficile viverci ed avere un controllo del territtorio (vedi quanto successo a Parma nei giorni scorsi).
Il fatto che sia possibile vivere di rendita piuttosto che di lavoro (perchè non si tratta di un azienda, fosse anche solo un agriturismo), pagando meno di un terzo delle tasse che paga un lavoratore dipendente la dice lunga su tante politiche: industriale, agricola, lavorativa etc..
Mi sembra chiaro come questi commenti riflettano lo stato delle cose, non credo che tra gli abbonati ad Appunti ci siano molti meloniani o affini, eppure in pochi a sinistra si rendono conto che stiamo parlando di scelte morali. Nel quartiere semiperiferico di Roma in cui vivo è ormai praticamente impossibile trovare affitti a prezzi sostenibili, tantissimi gli sfratti a persone e famiglie sempre puntuali nei pagamenti per convertire le abitazioni in spazi ad uso turistico di breve termine gestiti da persone terze che sollevano i proprietari da tutte le incombenze di accoglienza e pulizia. "Mi conviene? Allora lo faccio". Questa è spesso l'unica domanda che si pone un proprietario che ha a disposizione uno o più appartamenti da affittare. Non si chiede l'impatto che avrà sulla sua città, sulla comunità, non si rende conto di quanto sia una scelta politica, delega ad altri le scelte che contano e si stupisce che non facciano quello che non farebbe neanche lui: agire per il bene comune. Siamo di fronte alla totale assenza di onestà intellettuale, non saprei come altro esprimermi.
Credo che la politica in toto sia succube dei proprietari di casa che rappresentano la maggioranza degli italiani. Non dimenticherei che a destra: 1) Berlusconi per anni ha fatto della cancellazione della tassa sulla prima casa un cavallo di battaglia per raccogliere consenso 2) opposizione a qualsiasi revisione delle rendite catastali che pure non riflettono i valori di mercato 3) mancanza di volontà per accatastare gli allloggi abusivi e sanatorie varie sugli abusi. 4) imposte di successione ridicole. A sinistra invece che sostenere la edilizia pubblica si è preferito varare lo sciagurato superbonus edilizio, senza che uno qualsiasi dei sostenitori dell'asse Pd/CinqueStelle abbia avuto da eccepire nel finanziare proprietari di case ed imprenditori edilizi scassando i conti dello Stato. Infine tutti sono favorevoli alla cedolare secca sugli affitti che è una aliquota bassa se comparata ad altri redditi da lavoro e/o capitale. Il punto è che il sostegno ai proprietari di casa è il "bene comune" nel senso comune.
Aggiungo. E' assolutamente un diritto delle persone avere affitti a prezzi accettabili, sia chiaro. Quindi, politica della casa vuol anche dire intervenire per consentire a chi non ce la fa di avere un aiuto. In alcuni paesi mi sembra che lo Stato intervenga per dare contributi alle famiglie che non possono pagare certe cifre e non essere costrette a lasciare appartamenti e zone in cui abitano. E' praticabile? Non lo so. Ma ora la situazione è...ARRANGIATEVI. Decidete voi se affittare e come. Vedete voi se potete pagare affitti oppure no (quasi sempre no). Affari vostri. E' una politica della casa, secondo voi?
Mi sembra che a tutte queste considerazioni manchi una questione abbastanza importante. Mettere un appartamento in affitto vuol dire affrontare un rischio, fare fatica a incassare regolarmente l'affitto, a volte non essere pagato. Per nulla protetto dalla legislazione. Problema tuo, puoi solo sperare di riuscire a riavere l'appartamento nel minor numero di mesi/anni possibile. Io non ho alcun appartamento in affitto, non ho alcun interesse da difendere. Ma è un problema che ho visto in passato quando i miei genitori che avevano un piccolo monolocale. E di cui sento parlare spesso. Affittare per turismo vuol, dire praticamente quasi nessun rischio di non incassare. Una politica della casa non può non tener conto di questo. Quale proprietario dovrebbe rischiare i due soldi (o quattro, non è la questione più importante) che guadagna per "risolvere il problema casa per la nazione"? Per contribuire ad alleviare una questione sociale? Se lo vogliamo chiedere ai piccoli proprietari, le certezze e i vantaggi devono essere bel altri. Altrimenti vincerà sempre il turismo.
Vedo commenti ostili ed indignati. Ovviamente dei redditieri. Io invece sono d'accordissimo con lei caro Seghetti. Ed aggiungo quello che lei non ha aggiunto: lei ha illustrato nel dettaglio la questione fiscale, ma quanti di questi affitti temporanei brevi, di fatto B&B, sono IN NERO? Quanto turismo residenziale evade serenamente il fisco? Basta una buon passaparola tra amici conoscenti collaterali e affini e il gioco è fatto. Sei amico della signora Guendalina di Venezia? Del signor Astorre di Firenze, del sor Checco di Roma? E che ci vuole? Qui in Piemonte Alta Langa, il fenomeno è ben noto e praticato. Lo straniero o il locale ristrutturano la vecchia cascina, ci ricavano graziosi appartamentini, camerette etc, e poi, guarda caso per tutta l'estate (ma anche primavera o autunno) ricevono continuamente "amici" prevalentemente dal Nord Europa. Li ospitano con tutti gli onori, pranzi, cene, escursioni. E' bello avere amici no? E che diamine. E se poi l'amicizia inizia un minuto prima dell'arrivo e finisce un minuto dopo la partenza e la riscossione della loro "gratitudine", che importa? Air Friendship...Cordiali saluti e tenga duro.
Aggiungo che non è vero che la successione è gratis: ci sono le tasse ipotecarie, imposte ipotecarie e catastali più altri 15 balzelli vari (basta leggere una dichiarazione di successione) che complessivamente cubano il 4% dell’ asse ereditario, quindi la persona che riceve 450000 di valore di asse, pagherà oltre 16 di balzelli vari.
Salveq, l’articolo non contempla alcuni voci di costo essenziali che abbattono la rendita, ossia i costi del canale di vendita. Se affitto a 100€ con Booking, il portale con la mano sinistra mi bonifica 100 e con la mano destra mi addebita quasi 45 (18% commissione + iva, 3% + iva per il servizio di pagamento, 21% sul lordo di 100 per la cedolare secca, quindi pago la cedolare secca anche sull’importo di spettanza a booking assurdo!). Quindi mi arrivano 55 con i quali devo pagare le pulizie, check-in, manutenzione e consumi energetici. E quando i clienti fanno danni (la tv sa quante volte l’ho sostituita?) o perdono le chiavi, allora io vado in perdita.
Le suggerisco di informarsi meglio, altri gestori di siti applicano tariffe molto più basse o lasciano alla persona la scelta di come adempieri gli obblighi.
Per appartamenti di quelle tagle gli affitti in zona Trieste e San Giovanni sono tranquillamente il doppio di quelli citati nell'articolo, spesso di più. Quanto a farci un B&B, in quelle zone le stanze le riempi facilmente per 250 e più giorni l'anno.
Complimenti per il bell'articolo anche perchè spiega come mai il risparmio italiano si indirizzi in misura prevalente verso l'immobiliare o sia lasciato come contante in banca e non venga utilizzato per finanziare lo sviluppo delle imprese.
Il risparmio viene lasciato sul conto corrente per pura e semplice ignoranza (absit iniuria verbis) finanziaria
Meglio così che farsi fregare dalla Borsa. Consapevoli della loro ignoranza finanziaria, fanno bene a tenerli in banca.
Leggo sempre Appunti con grande interesse, ma questo pezzo mi ha sinceramente stupita e amareggiata. Trovo che l’analisi sia superficiale e trascuri aspetti fondamentali della gestione di un B&B.
Gestire un’attività di ospitalità non è affatto un gioco da ragazzi, come sembra suggerire l’articolo. Oltre all’impegno quotidiano, chi lavora in regola affronta numerose tasse, balzelli continui e spese fisse che rendono questa attività tutt’altro che una rendita facile. Chi ha personale di servizio deve sostenere tutti gli oneri previdenziali e assicurativi, oltre ai costi operativi di pulizie, colazioni, lavanderia e manutenzione costante degli ambienti per garantire un servizio di qualità. Tutto questo non è mai considerato quando si parla di “rendita”, ma è parte integrante della gestione di un B&B.
Il problema vero non è la mancanza di regole, perché il settore è già stato regolamentato con l’introduzione del codice CIN. Il punto è che le regole da sole non bastano se poi non vengono fatti i controlli. Chi lavora in regola paga tasse e affronta costi elevati per offrire un servizio serio e professionale, mentre chi affitta in nero continua a operare indisturbato, creando concorrenza sleale e danneggiando l’intero settore. Questo è il nodo cruciale: non si può parlare solo di “facilitazioni fiscali” senza distinguere tra chi segue le regole e chi le ignora.
Spero che ci sia spazio per un dibattito più approfondito su questo tema, senza semplificazioni che rischiano solo di alimentare luoghi comuni.
Mi sembra una visione parziale, probabilmente legata al fatto che è di suo interesse personale: l'articolo sottolineava solo come il governo favorisca la rendita piuttosto che il lavoro e come questa sia diventata una scelta di vita per tanti.
Se a questo aggiungiamo il fatto che è più semplice aggirare la legge in queste situazioni, come possiamo difenderci dagli evasori che tolgono risorse a tutti per il loro tornaconto?
Mi spiace dovermi dilungare più di quanto ritengo lecito in un commento, ma questo articolo sconta troppi pregiudizi e una visione radicalmente parziale. Non è possibile avviare un'attività di affitto breve, su più proprietà per centinaia di giorni e a ospiti stranieri senza avere delle competenze specifiche. Perché svilire la scelta di avere un'attività indipendente rispetto a chi lavora come dipendente? Non trovo socialmente più apprezzabile e degna di tutela la grande catena alberghiera o la compagnia crocieristica. E quale alternativa ha chi eredita un immobile residenziale, che costa in termini di tassazione e condominio? Se cerchiamo di spogliarci di una visione giudicante possiamo condividere che l'overturism è un problema così come lo è la deregulation.
Mi sembra una visione parziale, probabilmente legata al fatto che è di suo interesse personale: l'articolo sottolineava solo come il governo favorisca la rendita piuttosto che il lavoro.
Il fatto che sia possibile vivere di rendita piuttosto che di lavoro perchè non si tratta di un azienda, fosse anche solo un agriturismo, la dice lunga su tante politiche che in Italia latitano da anni: industriale, agricola, lavorativa etc..
È proprio questo l'errore, considerare l'affitto breve come rendita è pura ignoranza (absit iniuria verbis ) della materia. Ancor più per il B&b o l'agriturismo. Se mai è l'affitto a lungo termine più vicino alla rendita.
Caro Riccardo, sono d'accordo con te sulla difficoltà di affrontare in poche righe un argomento tanto complesso, ma continuo ad essere convinta del fatto che si tratti di una rendita anche nel caso degli affitti brevi così come si configurano in tanti quartieri residenziali e parlo per esperienza personale. Case messe a reddito senza muovere un dito, con una percentuale accettabile del ricavo lasciata a intermediari che a loro volta si avvalgono del supporto di lavoratori in nero o con contratti a termine rinnovati di tanto in tanto, purtroppo è così, è inutile girarci troppo intorno. In pochi si domandano quale sia il costo del guadagno facile che gli viene garantito da un simile uso delle proprietà che hanno ereditato o acquistato, bisogna ammetterlo, si tratta di una scelta, legittima e a quanto pare possibile in assenza di limitazioni prima e controlli poi, ma pur sempre di una scelta. Detto questo è chiaro che il peso di questo problema non dovrebbe ricadere tutto sul singolo, ma è altrettanto chiaro che il singolo spesso se ne frega.
Non capisco per quale motivo l'affitto breve non dovrebbe essere considerato una rendita, oltre al fatto che l'impatto dell'affitto breve sulla comunità è mille volte piu negativo di quello a lungo termine che si rivolge a nuclei familiari più o meno numerosi che nei quartieri ci vivono e contribuiscono alla sopravvivenza delle piccole e medie attività imprenditoriali presenti sul territorio impedendo la trasformazione delle aree urbane in spazi ad uso e consumo di avventori occasionali e di passaggio. Ritrovo qui la stessa incredibile riottosità di molti miei conoscenti, fortunati abbastanza ad aver ereditato uno o più appartamenti, nell'ammettere che siamo di fronte ad un uso speculativo ed individualistico di un privilegio.
Martina, intendiamoci sulle parole. Rendita è quando si incassa senza necessità di impegnarsi. È chiaro da tutti i messaggi postati che l'incasso da affitto breve non arriva senza impegno. In molti casi l'immobile gestito non deriva da immobili ereditati. Ho già detto che la deregulation è un problema per tutti, ma non bisogna pensare che tutti i problemi derivino dagli affitti brevi. La realtà è che vengono trattati molti aspetti, molto complessi e che le semplificazioni e i luoghi comuni non aiutano. Non esistono soluzioni semplici a problemi complessi e purtroppo il livello di approfondimento di Appunti, in questo caso, ha dato adito al qualunquismo.
Credo che tutti e due siano rendita se non è stata una scelta imprenditoriale ma semplicemente qualcosa che altri hanno comprato e ci limitiamo a gestire.
Lei come definirebbe il profitto di un figlio di imprenditori che affitta il capannone del padre ad altri e vive di quello?
che visione davvero piccola e bacchettona di un tema così gigantesco, e sarebbe un’inchiesta? praticamente bastava andare su wikipedia a vedere quante tasse di pagano sugli affitti in italia e prendere la calcolatrice. invece di solleticare l’odio e l’invidia verso chi sceglie di lavorare nell’accoglienza turistica forse la riflessione potrebbe essere più sbilanciata su quanto faccia schifo il mercato del lavoro in Italia? su quanto siano bassi gli stipendi? su quanto i luoghi di lavoro siano intrisi di veleno, volontà di prevaricazione e poco rispetto? su quanto poco si tenga in considerazione la vita privata delle persone che lavorano per qualcun altro? le persone che “invece di lavorare decidono di campare coi soldi di mamma e papà” sono le stesse che magari per fare sto lavoro la casa la comprano, sono quelle che spendono migliaia di euro l’anno per manutenzione, che magari se la casa in affitto ce l’hanno in posti molto frequentati hanno tutti i giorni a che fare con: check-in; check-out; gestione delle prenotazioni, gestione delle richieste di tutti i tipi degli ospiti o dei futuri ospiti, lavanderie o (se non lavano la biancheria da soli), adempimenti burocratici sui singoli soggiorni (registrazione, tassa di soggiorno, censimento Istat, comunicazione alla Questura degli arrivi)… in pratica lavorano, come le persone normali, e molto di più di tanti che occupano sedie per giocare al solitario. Poi ci sono anche quelli che fanno le cose male. Come in tutti i settori. Se la prenda con la politica che non riesce a gestire il fenomeno dell’over tourism o che banalmente non offre alternative altrettanto allettanti per fare i lavori “produttivi”. Come ad esempio garanzie su tempo libero, stipendi decenti e condizioni lavorative dignitose. Questa continua contrapposizione tra presunti privilegiati e poveri operai è ridicola, le do una notizia invece: tranne pochissimi, siamo quasi tutti nello stesso mare di m**** e chi non lo riconosce, ecco probabilmente il vero fighetto privilegiato è quello lì.
Mi sembra una visione parziale, probabilmente legata al fatto che è di suo interesse personale: l'articolo sottolineava solo come il governo favorisca la rendita piuttosto che il lavoro e come questa sia diventata una scelta di vita per tanti, come ho visto negli anni passati in tanti altri paesi (Polonia, Slovenia, Inghilterra etc...).
La scelta è legittima ma ci vuole un intervento per fermarla altrimenti già oggi nelle nostre città è sempre più difficile viverci ed avere un controllo del territtorio (vedi quanto successo a Parma nei giorni scorsi).
Il fatto che sia possibile vivere di rendita piuttosto che di lavoro (perchè non si tratta di un azienda, fosse anche solo un agriturismo), pagando meno di un terzo delle tasse che paga un lavoratore dipendente la dice lunga su tante politiche: industriale, agricola, lavorativa etc..