Il mega-condono a tappe
Ogni provvedimento del governo Meloni offre nuovi vantaggi alle partite Iva che non hanno pagato quanto dovuto al fisco. E nessuno protesta
Il governo da un lato fa pagare meno tasse agli evasori fiscali, anche ai più incalliti, riducendo così le entrate; dall’altro continua ad approvare sanatorie e condoni che spingono gli evasori a continuare per la propria strada perché se ne aspettano degli altri
Roberto Seghetti
La tecnica è sempre la stessa. Il governo prepara il fisco amico e i parlamentari della maggioranza, con il tacito assenso dei ministri competenti, si assumono poi il compito di trasformarlo addirittura in amante. Degli evasori.
L’ultimo capitolo, o meglio l’ultima capitolazione, riguarda ancora una volta le condizioni del concordato preventivo offerto alle partite Iva.
Piccolo riassunto per contestualizzare i fatti. La proposta di partenza era di offrire alle partite Iva con un voto di affidabilità alto la possibilità di concordare con lo Stato un percorso biennale in cambio della certezza e di nessun altro controllo.
Soprattutto su spinta della Lega, la possibilità fu quasi subito allargata anche alle partite Iva con ogni tipo di condizione. Dunque, via libera anche agli evasori, diciamo così, patentati.
Audizioni parlamentari, lamenti a non finire dei commercialisti per conto dei propri clienti e, zac, lavoro parlamentare per ridurre gli esborsi. In estrema sintesi, è finita così: le partite Iva più corrette, cioè con un voto Isa (indicatore sintetico di affidabilità) uguale o superiore a 8 (su dieci) potranno adeguarsi nel prossimo biennio pagando solo il 10 per cento del maggiore incasso (flat tax incrementale, la chiamano i tecnici).
Le partite Iva così così, dovranno versare il 12 per cento in più del maggior giro di affari. I contribuenti proprio inaffidabili dovranno versare il 15 per cento.
Un hard discount, l’ha chiamato Ferruccio De Bortoli sul Corriere della Sera.
Già, ma non era mica finita qui. In vista della scadenza in cui le partite Iva dovranno prendere la decisione (31 ottobre) è arrivata l’ultima zampata parlamentare sotto forma di un emendamento firmato da Massimo Garavaglia (Lega), Fausto Orsomarso (Fdi)e Dario Damiani (FI). Che cosa prevede? Quello che mancava per trasformare il fisco da amico in amante: l’ennesimo condono a sconto stellare.
Il meccanismo è semplice. I bravi giornalisti de Il Sole 24 Ore lo hanno sintetizzato così: le partite Iva che accettano il concordato potranno ottenere anche di mettersi in regola sui guadagni percepiti dal 2018 al 2023 che non hanno dichiarato e sui quali non hanno versato le imposte, cioè gli incassi sui quali l’amministrazione finanziaria può ancora fare controlli. Come?
Basta che paghino sui redditi nascosti al fisco le stesse percentuali già previste per i futuri incrementi di redditi proposti con il concordato: 10 per cento per i più onesti; 12 per gli intermedi e 15 per i più sfacciati. Non basta ancora. La trattenuta non si applicherebbe a tutta la somma incassata, ma solo a una quota.
Per esempio: le partite Iva con voti bassissimi, inferiori a tre, pagherebbero la mini aliquota solo sul 50 per cento dei guadagni emersi, gli altri si vedrebbero tassare quote ancora inferiori fino al minimo del 5 per cento previsto per chi ha un voto massimo nella scala degli indicatori sintetici di affidabilità. Cioè, paghi il 5 per cento sulle somme evase e sei a posto, con buona pace dei contribuenti che versano fino all’ultimo euro. E non è mica finita qui: per i periodi d’imposta 2020 e 2021, era Covid, l’imposta dovuta verrebbe ridotta di un altro 30 per cento.
Il governo, nella persona del vice ministro Maurizio Leo, superesperto e autore dell'intera riforma, ha assicurato che è una iniziativa solo parlamentare. Posizione prudente. Ma anche gli altri allargamenti erano cominciati con una iniziativa “solo” parlamentare. E con un lento scivolamento, imponendo un pezzetto alla volta, sul concordato siamo già arrivati a una manovra fiscale che se fosse stata presentata subito per intero avrebbe suscitato una rivoluzione.
Vedremo come andrà a finire grazie a questa tecnica sperimentata negli anni, di segmentare gli scivolamenti verso condoni e sanatorie sempre più spinti, per il concordato come per le altre misure che vengono presentate a mitraglia sempre dai parlamentari della maggioranza.
Basti pensare all’ultima sanatoria sui crediti di imposta attivati dalle aziende per la ricerca e lo sviluppo dal 2015 al 2019 proposta da Fratelli d’Italia con un emendamento al decreto Omnibus all’esame delle commissioni Finanze e Bilancio del Senato.
Ma comunque vada, una cosa è già certa: la fastidiosa ipocrisia di un governo che da un lato fa pagare meno tasse agli evasori fiscali, anche ai più incalliti, riducendo così le entrate; da un lato continua ad approvare sanatorie e condoni che spingono gli evasori a continuare per la propria strada perché se ne aspettano degli altri; e dall’altra si lamenta perché non sa dove trovare i fondi da mettere in più sulla Sanità, sulla scuola, sulla famiglia.
il non pagare le tasse è quanto di più desiderato e invidiato da chi non riesce a evadere e non gli interessa niente del proprio paese. Anche qui, come in tantissimi altri casi, il non punire severamente gli evasori e i commercialisti che li addestrano, fanno sentire sempre più "coglioni" coloro che per obbligo o per senso civico il loro dovere lo fanno! Comunque la ns classe politica(in grande maggioranza)è lo specchio del paese perciò la vedo sempre più difficile per figli e nipoti.Cosa lasceremo loro?Questa è nostra RESPONSABILTA'!!!!
Grazie per questo spaccato che rappresenta benissimo quanto il nostro sia un Paese miope. Non facciamo pagare le tasse a chi già le paga poco e poi facciamo debito per poter gestire i conti dello stato.