I veri piani di Trump
Il futuro presidente Repubblicano non ha soltanto vinto, ha ricevuto il mandato per cambiare il Paese nel profondo. E questa volta ci sono i piani, dal Project 2025 all’America First Policy Institute
Donald Trump ha raggiunto il potere assoluto. E il suo primo obiettivo è trasformare la democrazia americana in uno Stato totalitario, con lui al vertice e nessuna opposizione lecita
Donald Trump non ha soltanto vinto, il suo successo va ben oltre il mero dato di aver conquistato più grandi elettori conquistando gli Stati in bilico. Ha ricevuto dagli americani un mandato inequivocabile a riplasmare la democrazia degli Stati Uniti a sua immagine e somiglianza.
Lui ha conquistato la Casa Bianca, il suo partto Repubblicano, che in realtà ormai è il movimento trumpiano Make America Great Again, ha la maggioranza sia alla Camera che al Senato.
Alla Corte suprema c’è una maggioranza trumpiana, eredità del primo mandato 2016-2020, che ha già cancellato il diritto federale all’aborto, le quote per le minoranze nell’ammssione alle università, e che ha garantito al presidente una immunità penale per i crimini commessi nell’esercizio delle sue funzioni.
Donald Trump è nelle condizioni di cambiare gli Stati Uniti nel profondo, almeno per due anni - cioè fino alle prossime elezioni di metà mandato che rimetteranno in palio una parte dei seggi del Congresso - ha qualcosa di simile a quei “pieni poteri” che il suo emulo Matteo Salvini auspicava all’apice del suo successo, nel 2019.
Può fare praticamente tutto quello che vuole, anche perché dall’altra parte ha un partito Democratico che non esce da queste elezioni soltanto sconfitto, ma umiliato, ridicolizzato, con due generazioni di leader che hanno consegnato il Paese a Trump una prima volta nel 2016 e una seconda nel 2024 più o meno con gli stessi errori, cioè con la presunzione di poter imporre nomi e temi dall’alto invece che con la costruzione di nuove coalizioni e candidati dal basso.
Otto anni fa, di questi tempi, dopo una vittoria a sorpresa tutti si chiedevano come Trump avrebbe usato il suo mandato presidenziale. Otto anni fa forse non lo sapeva nemmeno lui, che pensava di perdere, e intorno a quel personaggio così improbabile non c’era alcun establishment a cui attingere per le figure di vertice.
Questa volta è tutto diverso. Questa volta sappiamo cosa Trump vuole fare, e lo sappiamo sia perché ce lo ha detto lui molte volte nei comizi, con gli annunci di deportazioni di migranti, regolamenti di conti con giudici, funzionari e media. Ma lo sappiamo anche perché in questi anni intorno a Trump si è costruito un movimento e una classe dirigente, che ha dei programmi precisi per il nuovo governo Repubblicano (come ha spiegato su Appunti Filippo Riscica).
Ma non c’è soltanto questo. Il trumpismo è diventato movimento e cultura, certo, ma Donald Trump oggi è anche l’ariete per un mondo conservatore che si è riconfigurato intorno a lui e lo usa per la propria agenda.
Ascesa e declino del Progetto 2025
Uno dei think tank di area Repubblicana più noti, la Heritage Foundation, ha lavorato per mesi perché i conservatori americani arrivassero pronti a un nuovo mandato di Donald Trump.
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