Corpo tuo, scelta mia
NESSUNA - La rubrica di Anna Menale per Appunti su donne e questioni di genere: l'aborto non è più un diritto garantito, e con il ritorno di Trump andrà peggio
Il divieto di abortire non si limita a vietare legalmente un fatto, cioè l’atto in sé di abortire, ma obbliga le donne alla maternità, che è un ruolo socialmente imposto
Anna Menale
Nel 1969, sulle pagine del Boston Globe fu pubblicato un articolo in cui si parlava di una manifestazione pro-aborto davanti a un tribunale del Massachusetts. In quell’occasione, una delle manifestanti disse: "È il mio corpo, la scelta dovrebbe essere mia".
È questo il primo riferimento storico legato a quello che oggi è il motto più importante del movimento femminista pro-aborto nel mondo: Corpo mio, scelta mia.
È una frase semplice, diretta, che racchiude un solo principio: il diritto all‘aborto non riguarda nessuno se non la donna che decide di abortire, che si autodetermina in una scelta libera e consapevole sul proprio corpo.
La parola "autodeterminazione" è sempre centrale quando si parla di aborto, questo perché il diritto all’aborto non è soltanto la scelta di interrompere una gravidanza indesiderata, ma è la scelta di non diventare madri, o meglio, di non accettare di diventare madri in una società in cui la maternità è ancora concepita come la propensione naturale di ogni donna.
Il divieto di abortire non si limita a vietare legalmente un fatto, cioè l’atto in sé di abortire, ma obbliga le donne alla maternità, che è un ruolo socialmente imposto.
La retromarcia americana
Questo accade oggi negli Stati Uniti, da quando la Corte suprema nel 2022 ha ribaltato la sentenza Roe v. Wade — che stabiliva il diritto costituzionale all’aborto.
Due anni dopo, sono venti gli stati in cui l’aborto è vietato in tutte le circostanze o severamente limitato: Alabama, Arkansas, Idaho, Indiana, Kentucky, Louisiana, Mississippi, Missouri, Oklahoma, South Dakota, Tennessee, Texas, West Virginia, Florida, Georgia, Iowa, South Carolina, Nebraska, North Carolina, Utah.
In questo contesto, non soltanto alle donne è vietato il pieno esercizio di quello che dovrebbe essere un diritto, ma – spesso – anche le cure necessarie alla sopravvivenza in situazioni complicate.
Pochi giorni dopo che il Texas ha vietato l’aborto dopo le prime sei settimane di gravidanza, una donna di 28 anni è morta in una circostanza in cui i medici hanno ritardato il trattamento del suo aborto spontaneo per 40 ore.
Come riporta il Guardian, ciò è accaduto perché, sebbene i divieti all’aborto consentano tecnicamente la procedura nelle emergenze mediche, “i medici di tutto il paese hanno affermato che le leggi sono così vaghe che non sanno quando poter intervenire legalmente”.
Questo non è purtroppo l’unico caso in cui si è verificata la morte di una donna incinta a cui sono state negate delle cure. La giornalista Moira Donegan, che si occupa di questioni di genere per il Guardian, documenta spesso questi casi su X.
Corpo tuo, scelta mia
Da quando Donald Trump è stato rieletto come presidente degli Stati Uniti, la frase "Corpo mio, scelta mia" è diventata "Corpo tuo, scelta mia".
Una ricerca condotta dall’Institute for Strategic Dialogue ha infatti dimostrato che, dopo le elezioni americane con la vittoria di Trump, sono aumentati online gli attacchi sessisti e offensivi contro le donne americane.
Un post su X del nazionalista bianco e negazionista dell’Olocausto Nick Fuentes con la frase "Corpo tuo, scelta mia. Per sempre" è stato visualizzato più di 90 milioni di volte e condiviso oltre 35.000 volte. L’ISD ha anche registrato un aumento del 4.600 per cento nelle menzioni dello stesso slogan su X.
Nei giorni successivi alle elezioni americane, inoltre, diverse donne hanno raccontato su TikTok che i loro commenti sono stati inondati da utenti che riportavano la frase "Corpo tuo, scelta mia".
D’altronde, Trump è lo stesso che durante la sua campagna elettorale ha detto di voler "proteggere" le donne, "che loro lo vogliano oppure no".
Secondo questa visione, le donne sarebbero incapaci di decidere da sole cosa sia meglio per loro, e avrebbero bisogno di un uomo disposto a proteggerle dai pericoli che corrono. Un meccanismo su cui si sono basate epoche ed epoche di oppressione patriarcale.
Nel 1973, come spiegano la professoressa di storia contemporanea Sandra Gissi e la ricercatrice di storia contemporanea Paola Stelliferi nel libro L’aborto. Una storia (Carocci), la sentenza Roe v. Wade stabilì che la Costituzione "riconosceva alle donne — in nome del right of privacy tutelato — il diritto di interrompere la gravidanza secondo il loro libero giudizio".
Oggi, non è più così. Non solo non esiste più una legge che tuteli questo libero giudizio, ma c’è un presidente che sdogana completamente un’idea: che le donne siano incapaci di scegliere da sole.
Questo, scrive Moira Donegan, i suoi sostenitori lo sanno benissimo: "Corpo mio, scelta mia" afferma l’autonomia delle donne; "Corpo tuo, scelta mia", invece, ridicolizza la libertà delle donne. Con toni di scherno, questa espressione riafferma la supremazia maschile, che sotto la nuova amministrazione di Trump acquisirà forza nelle politiche e nelle leggi".
"Corpo tuo, scelta mia" significa anche rivendicare un dominio sul corpo femminile non solo sul piano del diritto all’autodeterminazione, ma anche sul piano sessuale — la concezione del corpo femminile come oggetto dedito al piacere maschile nell’ambito dei rapporti sessuali — e sul piano dei ruoli sociali patriarcali imposti. Un altro slogan molto diffuso, secondo la ricerca dell’Institute for Strategic Dialogue è, non a caso, "Torna in cucina".
Donegan ha infatti aggiunto che ci sono due ruoli imposti alle donne in base al genere, che la retorica "Corpo tuo, scelta mia" cavalca: quello di oggetto sessuale o quello di madre.
Una realtà che, con Trump e i suoi sostenitori, rischia di peggiorare ulteriormente
questione enorme. siamo in attesa che finalmente si arrivi ( e ci si arriverà) alla singolarità quantistica di svincolare la generazione di esseri umani non solo dal corpo di una donna ma dall atto sessuale stesso.
Nel frattempo per i prossimi 200 anni, che avranno anche fasi dure, suggerirei di svincolare in parte la dialettica femminista ( ma io sono un maschio , quindi direi dialettica umanista) dal "controllo" del corpo da parte delle donne, argomento anche sacrosanto ma che non copre il fianco dall'obiezione più forte che molti fanno anche in buona fede: nel tuo corpo c'è un altro essere umano che ti prescinde e di cui non puoi disporre.
il punto è che non c'è un'alcun essere umano finchè non appare il vero mistero dell'universo, l' autocoscienza. un feto non è un essere umano, il problema è che lo sembra. lo è in potenza e nel desiderio , lo è come proiezione altrui, ma il tal senso lo è anche non solo uno cellula uovo o spermatozoo ma anche il pensiero stesso di un essere umano genera un umano, ma in potenza. considerare un feto un umano è solo una proiezione umana, solo la coscienza rende umano in un qui e ora un organismo biologico. in tal senso l'aborto, in senso non solo etico ma anche logico, non solo è analogo ed equipollente a qualsiasi anticoncezionale ma anche al fatto stesso di scegliere di non generare.
Michele Chiusi mette coraggiosamente in evidenza il grande tallone di Achille…..”nel tuo corpo c’è un altro essere che ti prescinde e di cui non puoi disporre….” e con questo tallone si aprono infinite posizioni etiche e religiose.C’e’ però una argomentazione a favore dell’aborto che pare posta ai margini :la violenza e la solitudine del mondo clandestino delle interruzioni di gravidanza a cui le donne dovevano ricorrere prima del 79.Questione di memoria corta o cosa?