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Mi risulterebbe che l’attuale sistema ETS presenta parecchie criticità e sarebbe prevista una sua revisione.

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Scrivo con qualche conoscenza di causa a commento dell'interessante pezzo di Marco Ponti. Ho lavorato per 20 anni alla Commissione Europea e sono stato responsabile del programma di ricerca europeo sui cambiamenti climatici che finanziava anche la ricerca sulle soluzioni e sugli aspetti economici della decarbonizazione. La letteratura economica concorda che una tassa sul carbonio sarebbe il sistema più efficiente per accompagnare la transizione, e negli anni '90 la Commissione aveva elaborato un progetto per introdurre una carbon tax, ma la feroce opposizione del Regno Unito ancora fortemente Thatcheriano fece tramontare il progetto e nascere quello dell'ETS, introdotto poi nel 2005, che negli anni ha ottenuto i risultati attesi, facendo scendere secondo le previsioni le emissioni nei settori energivori. Alcuni paesi, come la Finlandia e la Svezia, hanno aggiunto una tassa nazionale sul carbonio, ma è significativo che l'unica proposta del Green Deal europeo che sia ancora in discussione dopo 3 anni dalla sua presentazione sia proprio quella sulla revisione della tassazione energetica, tema sul quale la gran parte dei governi nazionali non vuol sentire parlare di approcci comuni. Non concordo con Ponti sul punto che la transizione energetica verso l'abbandono dei combustibili fossili sia sempre un costo per la collettività in quanto l'auto elettrica ha già oggi in molti casi per chi fa lunghe percorrenze un costo totale di possesso pari o inferiore alle auto tradizionali (e un costo sociale molto inferiore per i benefici sull'inquinamento dell'aria nelle città), oppure la sostituzione delle caldaie a gas con pompe di calore 3-4 volte più efficienti, o la produzione elettrica con eolico e fotovoltaico al posto del gas, molto più costoso oltre che emissivo e inquinante. Per tutti questi cambiamenti tecnologici non basta solo il prezzo a vincere posizioni oligopolistiche (lo strapotere dell'oil&gas) o anche semplicemente di abitudine, ci vuole anche l'intervento regolatorio dei governi, di governi che credano nella transizione, che informino i cittadini e promuovano il cambiamento e non remino contro come fa purtroppo il nostro (sic).

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