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Usare i complotti contro i complottisti

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Trump ha perso il controllo dei suoi sostenitori complottisti che vogliono la verità sul pedofilo Epstein. Gli anti-trumpiani non sanno se appoggiare trump o i complottisti

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Stefano Feltri
lug 18, 2025
∙ A pagamento
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Usare i complotti contro i complottisti
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Il dilemma che ci dovremo porre spesso in questa nuova fase di politica folle e irrazionale è il seguente: dobbiamo smontare le teorie del complotto, cercare di far prevalere la razionalità, o usarle per indebolire il fronte complottista e i suoi rappresentanti politici?

Questa faccenda di Jeffrey Epstein ci racconta una cosa importante, a prescindere dal merito: nel mondo di Donald Trump la politica funziona secondo logiche diverse, inutile cercare di ricondurre gli eventi a una qualche forma di razionalità.

Vale per gli Stati Uniti, ma anche qui da noi come abbiamo sperimentato durante la pandemia con le discussioni sui vaccini, e dopo con quelle sulle conseguenze economiche del Superbonus edilizio o ancora con i dibattiti sull’immigrazione.

Succede sempre più spesso che la politica si disconnetta da ogni logica e dalla realtà.

Ma anche questa politica impazzita segue un suo schema, che bisogna decodificare per poterla gestire.

I fatti, per quanto poco rilevanti, sono i seguenti.

Per anni un finanziere ricco e ben ammanicato soprattutto con il mondo Democratico, Jeffrey Epstein, invita amici potenti nella sua isola privata.

Li porta con l’aereo personale, il Lolita Express, e offre un'accoglienza che include spesso prestazioni sessuali da parte di giovani ragazze.

Jeffrey Epstein è un pedofilo, un abusatore seriale che coinvolge nel suo mondo di soldi e violenze un bel pezzo dell’élite globale che non si sa se e quanto partecipasse alle attività per le quali Epstein è poi stato arrestato.

Nel 2008 Epstein finisce nei guai con la giustizia la prima volta, trova un accordo con i procuratori di Palm Beach in Florida, pena di tredici mesi scontata quasi sempre fuori dal carcere, nessuna vera conseguenza.

Nel 2019 viene arrestato di nuovo, finisce in carcere a New York, questa volta le cose sono più serie, molti temono che Epstein - per salvarsi - inizi a parlare e metta nei guai i suoi potenti complici.

Con un tempismo sospetto, il 10 agosto 2019 uno degli uomini più noti degli Stati Uniti, uno dei più monitorati, riesce a impiccarsi nella sua cella del Metropolitan Correctional Center di New York.

L’impatto politico che Epstein non ha avuto da vivo, lo sta avendo da morto. Per riassumere anni di ossessioni: c’è un segmento di discussione pubblica, tra podcast, siti, newsletter, che da anni coltiva narrazioni di giganteschi complotti intorno al caso Epstein.

L’idea è che Epstein sia stato ucciso da qualcuno che voleva impedirgli di parlare e che tutto il “deep state” americano, la burocrazia, i “poteri forti”, diremmo in Italia, ha interessi inconfessabili da proteggere.

Nel costruire la sua coalizione elettorale, Donald Trump ha coltivato tutte le tribù di complottisti, inclusi quelli ossessionati da Epstein, che spesso sono gli stessi che già nel 2016 denunciavano una grande cospirazione Democratica.

Hillary Clinton era a capo di una setta di pedofili che si riuniva nel retro di una pizzeria dove consumava i suoi rituali. E dunque è ovvio che Epstein sia parte della storia.

Trump non si è mai fatto scrupoli a legittimare queste fantasiose teorie, al punto da nominare Pam Bondi a capo del dipartimento di Giustizia e Dan Bongino vice dell’FBI, dietro Kash Patel. Tutti nomi di punta delle campagne per ottenere verità sul caso Epstein.

Una volta arrivati nella posizione di aver accesso alle informazioni classificate, anche dopo aver aperto tutti i cassetti, i trumpiani non hanno trovato granché: hanno convocato un po’ di blogger di destra e hanno passato loro documenti privi di informazioni rilevanti.

Nessuna lista segreta dei complici di Epstein, nessuna prova che fosse una spia straniera che metteva uomini potenti in situazioni scabrose per poterli ricattare. Nessuna conferma che lavorasse per il Mossad israeliano.

Anzi, perfino l’amministrazione Trump conferma che Epstein si è davvero suicidato in cella.

Nel mondo delle follie complottiste, l’assenza di conferme è essa stessa la conferma, anzi, è la conferma suprema che il complotto è così gigantesco da aver imbrigliato perfino i più integerrimi sostenitori della cospirazione, come Pam Bondi.

O forse il deep state ha così paura di chi cerca la verità da aver infiltrato il movimento MAGA, Make America Great Again, di finti complottisti da spingere verso posizioni di potere in modo da preservare il segreto.

Trump non sa più come uscirne. Ha provato a difendere la sua ministra della Giustizia Pam Bondi, ha contraddetto anni di complottismi e ha detto che su Epstein non c’è altro da scoprire e che bisogna occuparsi delle vere priorità.

Ma poi, senza spiegazioni, la stessa amministrazione Trump ha licenziato la procuratrice federale di New York Maurene Comey, che aveva gestito il caso Epstein e che è figlia di James Comey, il capo dell’FBI licenziato da Trump nel 2017 dopo che aveva gestito il caso delle mail di Hillary Clinton.

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