Un primo bilancio della geopolitica di Francesco
Mentre il Papa è ricoverato, il caos mondiale tocca nuovi vertici. Valutare la strategia globale del Vaticano con Bergoglio non è però facile
La Chiesa di Bergoglio è sicuramente meno potente di quella di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI per due ragioni, primo perché i tempi sono cambiati e poi perché il Papa è cambiato
Manlio Graziano
Diciamo che il tempismo è stato pessimo. Certo, papa Francesco ha 88 anni, e la sua salute è da tempo problematica, ma in questo momento la sua polmonite e il suo ricovero all’ospedale Gemelli di Roma assumono una rilevanza anche simbolica.
Nel momento di massima incertezza geopolitica, di suprema confusione morale, con Donald Trump che chiama il presidente ucraino Volodymyr Zelensky “dittatore”, che attribuisce all’Ucraina le colpe della guerra e lavora per riabilitare la Russia, ecco, in un momento così il Papa è fuori gioco mentre in Vaticano si discute del prossimo conclave.
Intendiamoci, il Papa nella gestione della crisi ucraina non è stato particolarmente efficace, le sue posizioni sono sembrate spesso dettate più da reazioni umorali agli eventi che da una strategia precisa.
Ma proprio per questo, perché condivide con Donald Trump una gestione molto personale e imprevedibile del potere, avere Francesco in piena condizione in questo momento avrebbe potuto generare qualche spiraglio inatteso se non su un piano diplomatico, almeno su quello umano, etico.
Il Papa nella guerra
Nella Pasqua del 2022 papa Francesco ha portato in processione, durante la via Crucis, una famiglia ucraina e una russa, un invito a non perdere la compassione neppure verso i nemici che però è stato letto dai critici come un’equiparazione tra aggredito e aggressore.
Continua a leggere con una prova gratuita di 7 giorni
Iscriviti a Appunti - di Stefano Feltri per continuare a leggere questo post e ottenere 7 giorni di accesso gratuito agli archivi completi dei post.