Tutta la vita in una valigia
Il nuovo fumetto di Vittorio Giardino rievoca un’Europa tragica - quella del 1938-1938, del nazismo, delle persecuzioni degli ebrei - pensavamo molto lontana e irripetibile. E invece…
Buon pomeriggio a tutte e tutti,
tra i grandi maestri del fumetto italiano ce n’è uno a cui tengo in modo particolare: Vittorio Giardino. I suoi romanzi disegnati hanno una densità e una profondità unica, e riescono a evocare atmosfere lontane che risultano fin troppo familiari in questi tempi oscuri.
I suoi personaggi si muovono in una Europa di spie, tragedie, intrighi che - come noi tutti - si trovano a subire le grandi dinamiche della Storia senza poterle davvero condizionare eppure non sono mai passivi, fanno la loro parte.
Ho avuto la fortuna di conoscere Vittorio Giardino di persona: davanti a un caffé in un bar di Bologna ho sfogliato una delle primissime copie del suo nuovo lavoro, I cugini Meyer, e gli ho chiesto di scrivere qualcosa per Appunti.
Leggete, e soprattutto leggete I cugini Meyer: Vittorio Giardino si è guadagnato il privilegio di scrivere e disegnare solo quello a cui tiene davvero, e con i tempi necessari alle opere destinate a restare. Quindi ogni suo nuovo libro è un evento.
Buona lettura,
Stefano Feltri
“Se foste costretti a lasciare il vostro Paese, forse per sempre, e poteste portare con voi solo una valigia, che cosa ci mettereste? “
Così comincia la prefazione al mio ultimo libro, I cugini Meyer. Una domanda che mi fu suggerita dalla lettura di un racconto di Sergej Dovlatov, un grande scrittore russo contemporaneo, intitolato appunto La valigia.
Per la maggioranza di noi, fortunatamente, è una domanda bislacca, un interrogativo futile a cui è (quasi) impossibile rispondere, buono al massimo per un gioco di società. Eppure ...
La mia prefazione continua così.
“Eppure per migliaia, milioni di persone (compreso Dovlatov), è stata, ed è ancora, una domanda drammaticamente concreta e urgente. Persone che superano montagne, attraversano deserti e affrontano il mare rischiando la vita per sfuggire a un destino già scritto.
Oggi, come sempre dall’inizio della Storia, ci sono state fughe di persone disperate, costrette a lasciare il proprio paese per sopravvivere.
Di solito devono percorrere un cammino incerto, faticoso e irto di pericoli spesso mortali, che nessuno intraprende alla leggera, e che in ogni caso lascia tracce indelebili. Di solito la meta agognata non li accoglie volentieri, spesso li respinge brutalmente.
Io ho avuto la fortuna di non aver mai dovuto rispondere a quella domanda, perciò ho deciso di dedicare a tutti loro questo libro. E’ il minimo che potessi fare.”
Sono solo un autore di fumetti e non dovrei esprimermi su temi tanto più grandi di me, ma non posso evitarlo. La prima spinta per mettermi al lavoro è stata sempre l’emozione provocata da importanti eventi avvenuti negli ultimi anni.
La guerra di Bosnia e l’assedio di Sarajevo mi hanno convinto a affrontare il tema della Guerra Civile con il libro No pasaran.
La caduta del Muro di Berlino mi ha, si può dire, obbligato a realizzare la storia di Jonas Fink.
In seguito, vedendo il comportamento del mondo “ricco” verso i richiedenti asilo, ho sentito il bisogno di occuparmene; così, dopo cinque anni di lavoro, ho finalmente dato alle stampe I cugini Meyer.
In generale non oso affrontare certi argomenti direttamente, riferendomi all’attualità, perché non conosco abbastanza la situazione.
Le informazioni che arrivano ai contemporanei raramente sono complete e non manipolate, in particolare oggi.
Spesso esistono Segreti di Stato che impediscono anche al più attento dei giornalisti di accertare i fatti e di arrivare alla verità storica.
Ma ci sono episodi del passato recente che, pur avendo analogie con i fatti presenti, sono sufficientemente lontani da aver permesso l’apertura degli archivi riservati; perciò posso utilizzare il prezioso aiuto degli storici e ricostruire una verità più convincente.
Insomma, della Conferenza di Monaco del 1938 oggi sappiamo tutto, mentre degli incontri in Arabia Saudita di questi giorni sappiamo solo quello che lasciano trapelare.
Per conoscere il resto bisognerà attendere almeno vent’anni. Ecco perché il libro è ambientato nel 1938-1939, all’epoca dell’invasione nazista dell’Austria.
Permettetemi ora di citare uno scrittore che amo molto, anche perché di formazione scientifica come me: Primo Levi.
In I sommersi e i salvati scrive:
“ … E’ avvenuto in Europa; incredibilmente, è avvenuto che un intero popolo civile, appena uscito dalla fervida fioritura culturale di Weimar, seguisse un istrione la cui figura oggi muove al riso; eppure Adolf Hitler è stato obbedito e osannato fino alla catastrofe. E’ avvenuto, quindi può accadere di nuovo: questo è il nocciolo di quanto abbiamo da dire.”
In effetti, non si potrebbe dire meglio.
Quando ho iniziato a lavorare a I cugini Meyer era il 2018.
Non c’erano ancora la guerra in Ucraina né era stato eletto Donald Trump alla guida degli Stati Uniti.
Non avrei mai pensato che, oltre alle evidenti differenze, oggi si verificassero tante analogie con quel periodo. L’augurio che tutti ci facciamo è che si fermino qui.
Qui sotto alcuni esempi delle pagine del libro.
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