Prova di debolezza
APPUNTI DI GEOPOLITICA - ANALISI FLASH: Netanyahu attacca l’Iran per spostare l’attenzione da Gaza e dai suoi problemi domestici. Ora dipende tutto dagli Stati Uniti
Per indebolire il regime, sarebbe stati utile allargare il divario tra forze armate e pasdaran; l’attacco di stanotte, invece, non fa che ricostituire la coesione tra le varie branche delle forze armate e quindi consolidare – almeno temporaneamente – il regime.
Manlio Graziano
È troppo presto naturalmente per dare una valutazione completa dei fatti, delle cause e delle conseguenze.
Quello che si può dire è che il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha trovato un altro modo per distogliere l’attenzione dal resto dei problemi di Israele. Probabilmente cerca di adottare una tattica simile a quella usata da Donald Trump a Los Angeles: alimentare la tensione spingere l’Iran a reagire molto violentemente e coinvolgere gli Stati Uniti.
Stati Uniti che per ora sembrano intenzionati a restare spettatori, anzi a continuare i negoziati proprio sul nucleare iraniano direttamente con il governo iraniano; a meno che, è stato detto, non si debba intervenire per difendere la sopravvivenza di Israele.
Vedremo.
Ovviamente la reazione di Washington è decisiva per capire come andranno le cose, ma non è la sola che conta. Bisognerà vedere come risponderanno gli altri paesi arabi, i quali sono tutti diversi, divisi e in competizione fra loro, e quindi potrebbero anche avere risposte diverse; bisognerà anche vedere come risponderà la popolazione israeliana, da due anni e mezzo impegnata in una guerra senza fine e in un inedito momento di debolezza diplomatica del paese.
Si potrebbe dire che, malgrado l’esibizione dei muscoli, Israele non è mai stata così debole, sul piano interno e sul piano internazionale.
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