Pronti alla guerra?
Il Consiglio europeo dei capi di Stato e di governo deve sciogliere i dilemmi strategici su Russia e Ucraina. Noi ne parliamo oggi, alle 18 alla libreria Egea, a Milano, con IEP@BU e Grand Continent
Buongiorno a tutte e tutti,
se oggi siete a Milano vi aspetto alle 18 alla libreria Egea, per il primo dei “dibattiti di geopolitica” che organizza l’Institute for European Policymaking della Bocconi con la rivista Il Grand Continent.
Qui trovate la presentazione dell’evento e la possibilità di registrarsi per ricevere inviti ai prossimi eventi del ciclo.
Sarà una discussione interessante, mai così urgente visto che si tiene nel giorno del Consiglio europeo dedicato alle scelte che l’Ue deve fare per decidere se e come continuare a sostenere l’Ucraina, mentre la situazione sul terreno diventa sempre più complicata (vedi qui sotto il mio pezzo).
Io farò il moderatore del dibattito, ecco gli speaker:
EUGENIO CAU Giornalista, Il Post
GILLES GRESSANI Direttore, Il Grand Continent
VIKTORIIA LAPA Lecturer, Università Bocconi
PASQUALE TERRACCIANO Ambasciatore ed ex consigliere diplomatico del governo Monti
NATHALIE TOCCI Direttrice, IAI
Modera STEFANO FELTRI
Vi aspetto più tardi!
Prima di andare nel merito dei dilemmi strategici e militari, un aggiornamento su La Confessione: la chiacchierata di ieri sera per discutere come i cattolici si pongono di fronte alla questione degli abusi rilanciata dal nostro podcast è stata un esperimento interessante. Oltre 60 persone hanno partecipato a un dibattito aperto e produttivo, appena riesco condividerò qui la registrazione video e alcuni approfondimenti.
Continuate a sostenere La Confessione e a farlo circolare: ancora stamattina risulta al terzo posto dei Top Podcast di Spotify Italia, più persone lo ascoltano, più difficile diventerà per i vertici della Conferenza episcopale (e del Vaticano) far finta di niente.
E adesso andiamo al tema di oggi: siamo pronti alla guerra?
Buona giornata,
Stefano Feltri
Para Bellum
Il presidente del Consiglio europeo, il belga Charles Michel, ha cercato di drammatizzare l’atmosfera della riunione dei capi di Stato e di governo che si apre oggi con un editoriale, pubblicato da vari media europei, che si chiude con questa frase: “Se vogliamo la pace, dobbiamo prepararci alla guerra”.
In realtà Charles Michel non espone una posizione unitaria, men che meno una sintesi di strategia. Ma è un fatto che i dilemmi sull’Ucraina non possono più essere rinviati: l’Ue punta a una “pace” come la intendono i sedicenti pacifisti italiani, cioè una riduzione del sostegno a Kiev che cristallizzi i rapporti di forza e incentivi Vladimir Putin a consolidare i suoi risultati, oppure una pace come la intendono gli ucraini, cioè una riconquista dei territori occupati o quantomeno la certezza che la Russia non sarà più una minaccia per il resto del Paese e del continente?
Come ha spiegato su Appunti l’analista geopolitico Manlio Graziano, il presidente francese Emmanuel Macron ha cercato di riprendere l’iniziativa per spingere verso un impegno congiunto senza limiti predefiniti, che possa arrivare anche all’invio di soldati. Una mossa per spingere soprattutto la Germania a scegliere, visto che il cancelliere tedesco Olaf Scholz è sempre incerto tra un superamento del passato de-militarizzato della Germania e il timore di perdere consenso perché troppo proattivo.
L’analisi più aggiornata della situazione la trovate sul Mattinale europeo curato da David Carretta e Christian Spillman:
“In vista c'è un'altra emergenza: i missili a lungo raggio. Francia e Regno Unito hanno fornito il grosso di questa tipologia di armi, ma le loro scorte si stanno esaurendo. Gli Stati Uniti, con gli ATACMS, e la Germania, con i Taurus, possono sostituirli. Ma per il momento non sta accadendo nulla.
I Taurus sono diventati un pomo della discordia tra Parigi e Berlino. Le tensioni si sono chiaramente attenuate al vertice dei leader del Triangolo di Weimar (Germania, Francia e Polonia) a Berlino, grazie in particolare al primo ministro polacco Donald Tusk. Olaf Scholz ha annunciato la formazione di una coalizione per i missili a lungo raggio. Farà qualche annuncio sui Taurus durante il vertice europeo? Tutti stanno aspettando.
Una soluzione potrebbe essere quella di consegnare i Taurus tedeschi al Regno Unito, che poi li fornirebbe all'Ucraina, ha detto Josep Borrell. Ma l'Alto rappresentante ha ammesso di non avere alcuna indicazione sulle intenzioni del cancelliere tedesco”.
Una guerra lunga
Passato il secondo anniversario dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, il 24 febbraio 2022, è diventato chiaro che la guerra non sarebbe finita presto. La controffensiva militare dell’esercito ucraino, condotta nella seconda metà del 2023, non ha ribaltato i rapporti di forza in modo significativo.
Come si fa a convivere con una guerra lunga che Vladimir Putin non può vincere, perché neppure la Russia riesce ad avanzare, ma che l’Unione europea può ancora perdere?
La guerra in Ucraina è entrata nella campagna elettorale americana, con Donald Trump e i suoi sostenitori che sembrano considerarla un problema europeo, che non può assorbire soldi e armi degli Stati Uniti.
Ma sul fronte europeo non si può tentare un analogo scaricabarile, al contrario, a Bruxelles e nelle capitali in tanti iniziano a fare i conti con scenari che prevedono un disimpegno, parziale o totale degli americani.
Per questo, in piena campagna elettorale per la rielezione, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha annunciato il primo passo per una Unione della difesa, cioè per mettere in comune una parte delle spese militari degli Stati membri.
Ai primi di marzo Von der Leyen ha presentato la prima Strategia industriale europea della difesa, che comprende anche una proposta legislativa per istituire un Programma europeo della difesa che dovrebbe trasformare l’auspicio di un coordinamento in qualcosa di concreto.
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