Appunti - di Stefano Feltri

Appunti - di Stefano Feltri

Share this post

Appunti - di Stefano Feltri
Appunti - di Stefano Feltri
Prendere il controllo
Copia il link
Facebook
Email
Notes
Più

Prendere il controllo

Trump attacca la Federal Reserve, ignora i tribunali, deporta innocenti e prova a sottomettere le grandi università: la temuta svolta autoritaria è in corso

Avatar di Stefano Feltri
Stefano Feltri
apr 18, 2025
∙ A pagamento
24

Share this post

Appunti - di Stefano Feltri
Appunti - di Stefano Feltri
Prendere il controllo
Copia il link
Facebook
Email
Notes
Più
Condividi

Quelli che si illudevano di dover sopportare il trumpismo solo per un paio d’anni in attesa che alle elezioni di metà mandato, nel 2026, perdesse il controllo del Parlamento, rischiano di aver sottostimato la rapidità di azione di Trump e del mondo che lo sostiene, che ha l’obiettivo di avere più potere e meno democrazia

Donald Trump ha violato uno degli ultimi tabù rimasti: ha iniziato ad attaccare in modo sempre più frontale Jerome Powell, il presidente della Federal Reserve, la banca centrale americana.

In un post su Truth, Trump ha scritto che Powell si muove sempre “troppo tardi e in modo sbagliato” (“too late and wrong”) e che la fine del suo mandato “non arriva abbastanza in fretta”.

Non è chiaro cosa Trump voglia dire: Powell, che è stato nominato proprio da Trump nel 2018 e poi confermato da Joe Biden, scade a maggio 2026.

I mercati adesso si interrogheranno per giorni sul significato delle parole di Trump: vuole licenziarlo? Vuole spingerlo a dimissioni anticipate? E Powell le darà?

Quello che è sicuro è che l’indipendenza della banca centrale americana - sempre oggetto di tensioni con il potere politico - non è mai stata così a rischio. Trump ha provato a ordinare a Powell di tagliare i tassi di interesse per scongiurare il pericolo della recessione.

Il problema è che a innescare la possibile, quasi certa, recessione dell’economia americana sono i dazi decisi da Trump e l’incertezza che hanno generato. I dazi sono una tassa sui consumatori americani che riduce il loro reddito disponibile per consumi, l’incertezza su quali dazi sono temporanei e quali permanenti paralizza gli investimenti.

Ma i dazi fanno salire i prezzi e quindi aumentano il rischio inflazione, mentre il mandato della Fed è limitarla. A marzo l’inflazione è stata più bassa delle attese, 2,4 per cento, ma ancora non incorporava l’effetto dazi.

La Banca centrale europea, nella giornata di giovedì 17 aprile, ha tagliato il costo del denaro dal 2,5 al 2,25 per cento proprio in risposta alle conseguenze della guerra commerciale. E ora Trump si aspetta che la Fed faccia lo stesso.

Minare la credibilità della Federal Reserve significa mettere a rischio la fiducia degli investitori nel dollaro come valuta di riserva globale, una fiducia che sta già vacillando, a osservare l’andamento dei tassi di cambio e dei rendimenti dei titoli di Stato americani.

Lo scontro con la banca centrale però è ben poca cosa rispetto a quello con i tribunali: l’amministrazione Trump non rispetta più le sentenze delle corti, neppure della Corte suprema a maggioranza conservatrice.

Contro la legge

Continua a leggere con una prova gratuita di 7 giorni

Iscriviti a Appunti - di Stefano Feltri per continuare a leggere questo post e ottenere 7 giorni di accesso gratuito agli archivi completi dei post.

Already a paid subscriber? Accedi
© 2025 Stefano Feltri
Privacy ∙ Condizioni ∙ Notifica di raccolta
Inizia a scrivere.Scarica l'app
Substack è la casa della grande cultura

Condividi

Copia il link
Facebook
Email
Notes
Più