Perché Giorgia Meloni stava con Assad
La premier ha sempre negato l'uso di armi chimiche da parte del regime e poi ha cercato di riprendere rapporti diplomatici, a novembre ha mandato un nuovo ambasciatore. Pessimo tempismo
Meglio Assad di Isis: chi fa distinguo è alleato dei tagliacole dell’Isis
Giorgia Meloni, 2015
Nel marzo del 2017 sono stato in Siria con un gruppo di Parlamentari europei, ci hanno portato ad Aleppo, a vedere la devastazione della città che il regime di Bashar al-Assad aveva appena riconquistato dai ribelli islamisti e poi a Damasco, dal presidente in persona, Assad.
Già all’epoca, quindi oltre sette anni prima della caduta improvvisa del regime di Assad domenica pomeriggio, la Siria sembrava sospesa in un fragilissimo equilibrio: ad Aleppo non era rimasto quasi niente, il nostro aereo aveva ripreso quota subito dopo aver toccato terra, con una manovra che pare dovesse confondere eventuali cecchini appostati a terra.
A Damasco giravamo con due piccoli van, identici, con i vetri coperti dalle tendine, così che eventuali attentatori non sapessero distinguere quello pieno di giornalisti invitati dal regime e quello vuoto. Meglio diversificare il rischio che essere un sicuro bersaglio.
Di Assad ricordo solo un paio di cose: era altissimo e parlava con un filo di voce, postura e personaggio erano rimasti quelli dell’oftalmologo che esercitava a Londra prima di ereditare il potere dal padre. Niente in lui lasciava trasparire la violenza spietata del suo potere.
Era ossessionato dai dettagli: solo le telecamere ufficiali potevano riprendere il presidente, non c’era un filtro preventivo sulle domande ma nessun taccuino o registratore era ammesso, lo staff del presidente ci avrebbe dato la trascrizione in inglese dell’incontro.
In quell’occasione gli ho chiesto come conciliava l’impegno a tenere unita la Siria con il rispetto dei diritti umani. Lui ha risposto, in modo sorprendentemente sincero, che prima viene l'integrità del Paese e poi, forse, i diritti umani.
Il viaggio in Siria era organizzato da parlamentari europei che volevano mantenere un canale di dialogo con il regime dopo che l’Unione europea aveva rotto ogni relazione diplomatica. Poiché l’unico appoggio diplomatico forte di Assad era già allora la Russia di Vladimir Putin, quei parlamentari in gran parte avevano posizioni dialoganti anche con Mosca.
C’era, tra loro, Stefano Maullu, nel frattempo transitato da Forza Italia a Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. E c’è una certa coerenza in questo perché proprio Meloni è sempre stata tra i principali sostenitori di Assad in Italia.
Il sostegno di Giorgia Meloni
Già da ministra della Gioventù nell’ultimo governo Berlusconi, era il 2008, Meloni aveva avuto modo di incontrare la first lady siriana, Asma. Ma quelli erano altri tempi, il regime di Assad sembrava ancora - per quanto non democratico - relativamente mite e tollerante verso le minoranze. La signora era in Italia addirittura per ricevere un'onorificenza dal Quirinale.
Poi è arrivata la guerra civile, dal 2012, con oltre mezzo milione di morti, nella stragrande maggioranza causati dallo stesso regime di Assad che ha usato armi chimiche sul suo stesso popolo.
Nell’agosto 2013, a Ghouta, un distretto di Damasco, Assad ha usato il gas Sarin sui civili: il Sarin è inodore e incolore, chi lo respira non si accorge di niente all'inizio, ma poi perde il controllo dei muscoli che consentono la respirazione e affoga nell’aria. Muoiono 1400 persone.
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